Plado Mosca Giuseppe - a-carabinierieroi

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Plado Mosca Giuseppe

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Tratto da:http://www.centomilastellesuldon.it/ricompense-valor-militare.html


Carabiniere Giuseppe Plado Mosca M.O.V.M. alla memoria,
n. 1918 ad Acquaviva Platani (Caltanissetta)




Data concessione
D.P.R. 6 febbraio 1951
Data e luogo di nascita
11 agosto 1918 Acquaviva Platani (Caltanissetta)
data e luogo di morte
23 dicembre 1942 Vallata di Arbusow (Russia)
Luogo e data del fatto
Vallata di Arbusow (Russia), 22 dicembre 1942

Motivazione
Addetto ad un comando di grande unità impegnata in difficile ed aspro ripiegamento, si distingueva per cosciente coraggio. Accerchiate le truppe della divisione e sottoposte a micidiale fuoco di armi automatiche e di artiglieria confermava il suo valore partecipando reiteratamente a disperati contrattacchi. Benché estenuato dalle privazioni e dal gelo, in un ultimo disperato sprazzo di energia, con un soldato a cavallo ed agitando il tricolore, caricava l'avversario, Trascinati dal loro magnifico eroismo, centinaia di uomini benchè stremati di forze, in un travolgente assalto all'arma bianca, riuscivano a spezzare il cerchio di ferro e fuoco che li stringeva, Nel raggiungere la posizione avversaria, cadeva colpito da una raffica di mitragliatrice, ma il suo cosciente eroismo consentiva alle stremate truppe della divisione di aprirsi un varco.

L'episodio che contribuì alla rottura dell'accerchiamento
Improvvisamente tra i soldati all'addiaccio, prostrati dal freddo e dalle privazioni, partirono al galoppo due cavalieri che li spronarono ad attaccare il nemico. Uno era il carabiniere Giuseppe Plado Mosca di appena 24 anni che sventolava un tricolore. Questo gesto diede coraggio ai soldati italiani che, raccogliendo le loro ultime energie, combatterono anche all'arma bianca riuscendo a rompere l'accerchiamento il 25 dicembre e a raggiungere Chertkovo il 26. Terminata la furia della battaglia, fu ritrovato il cavallo di Giuseppe Plado Mosca ferito e macchiato dal sangue del suo cavaliere. Alla sua memoria fu concessa una Medaglia d'Oro al Valor Militare. Solo ad Arbuzovka, chiamata la “Valle della morte”, caddero non meno di 10.000 soldati, si contarono 5000 fra feriti e congelati e altri 10-15.000 uomini vennero fatti prigionieri.

Durante la Campagna di Russia al seguito delle divisioni di fanteria vennero inviati numerosi reparti dell'Arma dei Carabinieri per un complesso di 82 ufficiali e 4050 fra sottufficiali e militari di truppa. Suddivisi in Sezioni, al comando di un ufficiale, furono capillarmente inseriti fra le unità dell'Ottava Armata.
Durante le operazioni, prezioso e insostituibile fu l'impegno dei Carabinieri verso i reparti che operavano in prima linea, un'opera prodigata con alto “spirito di dovere”, in silenzio, di giorno e di notte, talvolta apparentemente invisibile.
Un'opera fatta di molteplici interventi a favore dei nostri soldati e della popolazione russa, un lavoro svolto con grande umanità e generosità da essere ricambiata dai contadini russi con grande e sincero rispetto.
Compiti oscuri ma spesso determinanti, portati a termine da fedeli carabinieri impegnati a proteggere e a tutelare le spalle dei reparti schierati in prima linea da infiltrazioni nemiche, imboscate di partigiani, attentati a Comandi, a ospedali e magazzini.
Nel mese di dicembre 1942, le unità italiane schierate alla destra del Corpo d'Armata Alpino, dopo aver opposto una strenua resistenza, per evitare l'accerchiamento, dovettero ritirarsi verso ovest.
In quella drammatica odissea, i Carabinieri si trovarono fianco a fianco impegnati a combattere con  i fanti, i bersaglieri, gli alpini, gli artiglieri i genieri, con i quali condivisero la sorte, i combattimenti, le fatiche, le sofferenze e tutti gli spietati orrori della ritirata di Russia.
Conclusero così, lottando contro un nemico potente e feroce, la loro storia d'Arma combattente in terra di Russia. Impossibile rievocare tutte le gesta di quei valorosi e fedeli soldati disseminati nei vari reparti dell'Armata.
Si vuole ricordare questa sera un episodio emblematico di un piccolo reparto, di una Sezione, la 193ª, che divise ogni ora della terribile ritirata, iniziata il 19 dicembre 1942, con  la gloriosa Divisione Torino, che muoveva in colonna, sotto il fuoco nemico e le puntate dei carri armati russi.
Il 21 dicembre la colonna stremata dai combattimenti, dal freddo, dalla fame, raggiungeva Arbusow, un piccolo paese adagiato su una vasta vallata, un luogo desolato, che sarà ricordato dai superstiti col nome di “Valle della Morte”. Qui la colonna si asseragliò bivaccando per lo più allo scoperto fra la neve, essendo quasi tutte le isbe, ad eccezione di una piccola infermeria, occupate dai tedeschi.
Circondata dai russi vennero fatti numerosi tentativi per sfondare l'accerchiamento per dirigersi verso sud-ovest. Ma la morsa si stringeva sempre di più e sotto i colpi micidiali dei mortai  e dei cannoni cadevano migliaia di soldati; mancavano i viveri, le munizioni, mancavano gli indumenti per proteggersi dal gelo intensissimo che provocava migliaia di congelati.
In quelle condizioni disperate, dal gruppo dei soldati all'addiaccio, partiva al galoppo di un cavallo un soldato che stringeva nella mano destra una Bandiera tricolore  lanciandosi verso una postazione nemica, subito seguito da un carabiniere, Giuseppe Plado Mosca, il quale incitando a gran voce i combattenti, che con fatica avanzavano appiedati sulla neve, trascinati dal loro esempio, raccolte le ultime energie, con un travolgente assalto all'arma bianca, rompevano l'accerchiamento dei russi. Fu una giornata memorabile, il fronte nemico venne spezzato e migliaia di soldati riuscirono a salvarsi dalla morsa sovietica.
Per l'eroico comportamento al Carabiniere Giuseppe Plado Mosca, che si immolò per fedeltà alla Patria ed alla Bandiera, veniva concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione:

“Addetto al comando di grande unità impegnata in difficile ed aspro combattimento, si distingueva per cosciente coraggio. Accerchiate le truppe della Divisione e sottoposto a micidiale fuoco di armi automatiche e di artiglieria, confermava il suo valore partecipando reiteratamente a disperati contrattacchi. Benché estenuato dalle privazioni e dal gelo, in un ultimo disperato sprazzo di energia, per primo seguiva un soldato che, a cavallo e agitando il tricolore, caricava l'avversario. Trascinati dal loro magnifico eroismo, centinaia di uomini: benché stremati di forze, in un travolgente assalto all'arma bianca, riuscivano a spezzare il cerchio di ferro e fuoco che li stringeva. Nel raggiungere la posizione avversaria, cadeva colpito da una raffica di mitragliatrice, ma il suo cosciente eroismo consentiva alle stremate truppe della Divisione di aprirsi un varco”. Vallata di Arbusow (Russia), 22 dicembre 1942.

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