De Vita Ciro appuntato - a-carabinierieroi

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De Vita Ciro appuntato

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CIRO DE VITA APPUNTATO


Non decorato

 


http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Carabiniere/2006/06-Giugno/Militaria/038-10.htm

Ricordiamo un'altra vittima del dovere: Ciro De Vita
Alle recenti vittime del dovere in una terra lontana e travagliata dove erano andati per portare alle popolazioni una luce di speranza e la tangibile solidarietà del nostro Paese, se ne deve aggiungere un'altra, cui pure ha fatto cenno il nostro Direttore Editoriale sul numero di maggio: l'appuntato Ciro De Vita.
Il senso del dovere non è soltanto un correlato all'impegno professionale; né esistono diversi gradi di dovere. Esso è un'attitudine della mente ed un sostegno dello spirito per chi ha scelto un modello di vita in cui sacrificio, pericolo, disciplina, si coniugano con il convincimento e l'intima soddisfazione di spendere la propria vita per un bene collettivo superiore, come ogni servitore dello Stato e, in particolare, un appartenente ad una forza armata ben sa. Questo per dire che è possibile morire saltando su una mina in un'operazione di pace o in un agguato mafioso nella pervicace lotta alla criminalità, così come, ad esempio, in un qualunque "ordinario" servizio sulla strada. Una morte non per questo meno dolorosa o meno eroica; perché l'eroismo è appunto la conseguenza, eclatante di un momento o silenziosa di ogni giorno, nel senso del dovere.
E parliamo dell'appuntato Ciro De Vita, 47 anni di cui 26 di servizio, effettivo alla Stazione di Sommacampagna (Vr), che, la notte del 30 aprile, stava effettuando con il vice brigadiere Luca Bonora un posto di controllo a Lugugnano di Sona. Non lo sapeva il bravo graduato che, proprio quella notte, in un "normale" servizio avrebbe perso la vita. È bastato un attimo: mentre sta procedendo al controllo di un automobilista, un fuoristrada a forte velocità, condotto da un giovane ubriaco, lo travolge e lo uccide sul colpo.
STORIA
Ultimo saluto all'Appuntato Ciro De Vita
Verona,03/05/2006Mentre dall'ospedale di Kuwait City arrivano segnali positivi sulle condizioni del maresciallo Enrico Frassanito, ferito a Nassiriya nell'attentato del 27 aprile scorso, alle 19.00 di ieri si è chiusa la camera ardente allestita presso il policlinico Borgo Roma di Verona in onore dell'Appuntato Scelto Ciro De Vita. Il graduato di 47 anni, originario di Napoli, che domenica notte 30 aprile è stato investito e ucciso in servizio a Lugugnano di Sona (Verona), durante un posto di controllo, da un fuoristrada guidato da un giovane automobilista ubriaco.Stamattina, invece, nella chiesa "S. Michele Arcangelo" di Verona si è svolta la cerimonia funebre, alla quale hanno preso parte numerosi cittadini, colleghi ed autorità civili e militari della provincia, nonché il Comandante Generale dell'Arma, Luciano Gottardo. Molti i messaggi di cordoglio e solidarietà pervenuti alla famiglia dell'Appuntato De Vita ed all'Arma dei carabinieri, soprattutto da parte di giovani.
I familiari del militare deceduto, la madre e la vedova con i due figli sono stati accompagnati dal brigadiere Luca Bonora, il collega di pattuglia con De Vita la sera in cui è stato travolto. Il feretro è stato trasportato a braccia da sei colleghi e scortato da altrettanti Carabinieri in grande uniforme. Sul cuscino il cappello d'ordinanza e la croce per i 25 anni di servizio effettuati. Numerose le corone di fiori, tra le quali quelle del Capo dello Stato, del presidente del Consiglio dei Ministri, dei presidenti delle due Camere, dei Ministri della Difesa e dell'Interno e di autorità locali.
Contemporaneamente allo svolgimento delle esequie, in segno di lutto, nelle caserme dei Carabinieri del Veneto è stato osservato un minuto di silenzio.

La cerimonia è stata officiata dal cappellano dell'Arma don Antonio Cameran e dal Vescovo di Verona, Padre Flavio Roberto Carraro, che ha presieduto la cerimonia funebre concelebrata da una decina di sacerdoti. Tante le persone che sono rimaste sul sagrato nell'impossibilità di trovare posto all'interno della chiesa.
Il momento più toccante è stato durante la benedizione della bara, quando alcuni familiari dell'appuntato De Vita hanno letto brevi messaggi di cordoglio e ringraziamento. "Si è presentato a Dio con gli alamari insanguinati" - ha detto don Cameran - "ma Ciro ha fatto il carabiniere fino in fondo". Mentre il vescovo, al termine della cerimonia funebre conclusasi con un lungo applauso che ha accompagnato il feretro fino all'uscita dalla chiesa, ha sottolineato che "fare il carabiniere vuol dire mettersi al servizio degli altri, una missione cristiana come altre. In questo momento di dolore la famiglia, i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro presenti così numerosi oggi, devono essere orgogliosi del sacrificio del nostro fratello Ciro".
Il generale Gottardo, a margine della cerimonia, ha tenuto a precisare che quella di oggi è stata "una giornata di grande dolore" perché "l'Appuntato Ciro De Vita è la quinta vittima dall'inizio dell'anno per l'Arma". "Queste vittime", ha proseguito il Comandante Generale, "sono la testimonianza concreta del grande senso del dovere dei nostri uomini nonché la testimonianza dell'impegno profondo devoluto a favore delle popolazioni. Nello svolgimento dei compiti c'è sempre un rischio insito, talvolta questo rischio si trasforma in sacrificio estremo".
L'Appuntato Scelto Ciro De Vita, nell'Arma dal 1980, aveva prestato servizio inizialmente presso il Reggimento Carabinieri a Cavallo e dal 1991 alla Stazione Carabinieri di Sommacampagna, in provincia di Verona.
De Vita lascia la moglie Fernanda e due figli: Andrea e Giulia entrambi studenti.


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