Monteleone Antonio Enrico brigadiere
BRIGADIERE ANTONIO ENRICO MONTELEONE nato a Palermo il 06/01/1951 e deceduto a Palermo il 29/11/1985
Medaglia d'oro al valor Militare alla Memoria
con la seguente motivazione:
Il brigadiere Antonio Enrico Monteleone accorre, insieme ad un altro militare dell'Arma, presso un ufficio postale dove è in corso una rapina. Tre malviventi stanno tentando la fuga facendosi scudo con i civili. Di fronte ai rapinatori il brigadiere si rifiuta di consegnare l'arma in dotazione, nonostante sia impossibilitato ad utilizzarla per non nuocere agli ostaggi. Seppure "disarmato", Monteleone si scaglia contro i tre, ingaggiando una violenta colluttazione durante la quale, raggiunto da un colpo di pistola, rimane ferito mortalmente. Alla sua memoria verrà assegnata la Medaglia d'Oro al valor militare.
Isola delle Femmine (Palermo), 28 novembre 1985.
STORIA
Arruolatosi a soli 20 anni nell'Arma dei Carabinieri, Antonio Monteleone decide di partecipare al corso di Sottufficiale della durata di 2 anni, di cui il primo anno si svolgeva a Velletri ed il secondo a Firenze.
Terminato il corso si sposa e da questo matrimonio nascono due figlie, Fabiana e Nadia.
Monteleone decide pertanto di stare accanto alla moglie e le figlie dopo anni di lontananza dalla sua terra.
Il suo ultimo anno e mezzo di vita lo trascorre ad Isola delle Femmine in provincia di Palermo, un paesino che si affaccia sul mare. Questa località turistica in estate diventa meta di molte persone, che si trasferiscono in quel bel luogo per trascorrere le vacanze. Nel periodo estivo c'è pertanto molto lavoro in più da svolgere per i Carabinieri, che devono essere sempre pronti ed attenti a quello che succede nel piccolo centro, che era sempre stato un luogo tranquillo.
Fino al 28 novembre 1985 infatti, mai si erano verificati episodi di criminalità.
Quella mattina Monteleone esce di casa come sempre ed accompagna le sue due bambine a scuola. Quando arriva in caserma squilla l'allarme collegato con l'ufficio postale di Isola delle Femmine, immediatamente si precipita fuori insieme al collega e anziché fare la strada che conduce alle poste, insieme all'appuntato, decide, per fare prima, di scavalcare un muro alto 2 metri, che divide la caserma dall'ufficio postale. Subito viene individuato da uno dei quattro rapinatori, che nel frattempo aspetta in macchina.
Gli altri tre malviventi, che al momento si trovano dentro l'ufficio, vengono quindi avvertiti dal complice mediante un segnale in codice. I tre rapinatori repentinamente escono con alcuni ostaggi e intimano al Brigadiere Monteleone di buttare l'arma. Anche se già disarmato, il Brigadiere Antonio Monteleone viene ferito da un colpo di pistola al cuore, sparato da uno dei 4 balordi.
Muore l'indomani all'alba dopo aver subito un delicato intervento al cuore ed essere entrato in coma senza più poter rivedere i suoi cari per un'ultima volta.
I rapinatori vengono arrestati la notte stessa, ma al processo, proprio colui che ha ucciso Monteleone viene scagionato da uno degli altri tre malviventi, nonostante la testimonianza dell'appuntato, che quel giorno si trovava insieme a Monteleone e che riconosce l'assassino, autore dell'omicidio del sottoufficiale.
L'assassino viene prosciolto e rimesso in libertà.
Nel corso degli anni tutto ciò ha provocato alla famiglia rabbia e dolore per l'ingiustizia subita, dal momento che il colpevole è libero di vivere la propria vita, possibilità negata al povero Antonio Monteleone, strappato alla moglie e alle due piccole bambine, cresciute senza il loro padre.
L'anno dopo la sua uccisione viene intitolata al Sottufficiale una via del comune di Isola delle Femmine.
Alla moglie viene consegnata dall'allora Presidente Cossiga la Medaglia al Valor Militare per l'eroico gesto compiuto dal Brigadiere. Ogni anno viene ricordato con una messa dalla comunità di Isola, alla quale partecipano le Autorità, i colleghi, la moglie, le figlie e la piccola nipotina Sofia che ama ascoltare episodi della vita del nonno, che non ha potuto conoscere.
Le spoglie del sottufficiale riposano al cimitero S. Orsola a Palermo.
"La pratica della giustizia è per ognuno un obbligo morale per gli equilibri personali e sociali."
testo tratto dal sito dell'Associazione Vittime del Dovere www.vittimedeldovere.it