Normanni Storia
Normanni
Testo tratto da Siracusa 27 secoli di storia di Carlo Morrone Editore Maura Morrone
I Normanni (uomini del nord), di origine scandinava, erano ottimi mercanti, ma, soprattutto, temerari avventurieri, pirati di mare, valorosi guerrieri. Tra l'VIII e l'XI secolo, spinti da sconvolgimenti politici e da un innato spirito aggressivo, razziavano i centri marittimi e fluviali dell'Europa centrale,
Nel 911 il re di Francia Carlo III, il Semplice, assegnò loro il territorio dell'attuale Normandia. Da qui alcuni andarono in Inghilterra a fare conquiste, altri, intorno all'anno Mille, sceserò in Italia: nel 1038 aiutarono i Bizantini a liberare la Sicilia dagli Arabi. Guidali da Roberto il Guiscardo. dopo essere venuti in contrasto col generale Giorgio Maniace, lasciarono la Sicilia e si portarono in Puglia.
Nel 1059 Roberto fu nominalo dal papa duca di Puglia e di Calabria e nel 1060 era pronto per la conquista della Sicilia.
Furono gli Arabi stessi ad offrire ai Normanni una favorevole occasione: il principe di Siracusa Ibn Timnah, sconfitto dal cognato Alì-ben-Naamh principe di Castrogiovanni, si rifugiò in Calabria dove i Normanni si dichiararono disponibili ad aiutarlo a rientrare nella sua città...
L'operazione Sicilia fu affidata a Ruggero, fratello di Roberto che, nel 1060 occupò Messina, nel 1071 Palermo nel 1086 Siracusa. Una dopo l'altra caddero quelle che erano considerate inespugnabili roccaforti arabe: Girgenti. Castrogiovanni, Butera.
Con la presa di Noto, avvenuta nel 1091, la conquista della Sicilia da parte dei Normanni potè dirsi completata; Ruggero fu conte di Sicilia.
I nuovi "ospiti" fortificarono tutte le città potenziando le mura e costruendo castelli, ma diedero ampio risalto anche all'edilizia sacra; abbatterono le moschee innalzate dai loro predecessori e ridiedero l'originale aspetto a quelle costruzioni che gli Arabi avevano adattato al loro culto.
A Siracusa restaurarono i monasteri danneggiati e ne costruirono di nuovi un po' ovunque, affidandoli a prelati di indiscussa rettitudine. Sorsero le chiese di San Nicolò ai Cordari e S. Tommaso, mentre si ristrutturarono quelle di Santa Lucia al sepolcro, S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista, il Duomo.
Ai parenti del re e a quei cittadini che si erano distinti nella lotta contro i Musulmani, vennero assegnati castelli, villaggi, città e grandi estensioni di terre con doveri di vassallaggio, in diretta dipendenza dalla casa reale; nacquero i ducati, le contee, le baronie e i feudi.
Palermo fu la capitale del regno di Sicilia, così come lo era stata per gli Arabi; Siracusa, che fu una Contea comprendente molte baronie, fu affidata a Giordano, figlio del re.
Sarà uno stratigoto ad amministrare la città, in sostituzione del Conte; mentre un bajulo esaminava le controversie civili e riscuoteva i tributi.
Il "principio delle consuetudini" facilitò la convivenza di popoli tanto diversi fra loro; Greci, Lombardi, Franchi, Ebrei, Arabi e Normanni non avrebbero potuto essere governati da leggi comuni per cui, per effetto della consuetudine, ciascuna comunità ottemperava alle leggi e agli usi propri del paese di origine.
Ciascuna comunità, inoltre, aveva un proprio notaio che trascriveva gli atti nella propria lingua; i Normanni fondarono il primo Stato, nel senso moderno della parola.
A Siracusa, dopo duecento anni di assenza, fu ristabilita la Cattedra Vescovile e si delinearono i confini della nuova Diocesi che fu affidala al monaco benedettino Ruggero.
Il nuovo vescovo riconsacrò il Duomo ed adottò il rito latino gallicano.
Nel 1093 a Siracusa mori improvvisamente il conte Giordano ed il padre fece celebrare una solenne cerimonia funebre nella chiesa di San Nicolò ai Cordari facendo poi tumulare la salma nella abbazia di Santa Maria di Milo a Messina.
Tancredi, nipote del conte Giordano, gli succedette nella città aretusea. Ma, con la morte di quest'ultimo, Siracusa cessò di essere Contea, per divenire città demaniale.
Nel 1130 papa Anacleto incoronò Ruggero II re di Sicilia, Puglia e Calabria.
Regnando Guglielmo il Malo (così chiamato perché amante dei piaceri, violento e crudele), Siracusa ebbe uno stratigoto di eccezione; Sinibaldo, signore di Quisquina, padre di Santa Rosalia; secondo alcuni studiosi la Santa avrebbe avuto i natali proprio a Siracusa.
La domenica di Pasqua del 1140 una violenta scossa di terremoto fece crollare sui fedeli, raccolti a celebrare la funzione religiosa, la volta del Duomo. Si salvarono solo i sacerdoti celebranti, protetti dall'abside che miracolosamente, restò in piedi. I Normanni ricostruirono il Duomo e lo dotarono di un imponente portale gotico con rosone e di un alto campanile. Il vescovo Riccardo volle la volta ornata di dipinti.
Ma intanto nell'isola nascevano quei capolavori di architettura che ancora oggi possiamo ammirare: la Cattedrale, la Cappella Palatina e la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti a Palermo, la Cattedrale di Cefalù, il Duomo e l'annesso Chiostro di Monreale, il Duomo di Messina, solo per citare i più famosi.
Guglielmo II il Buono, favorì l'avvento degli Svevi; alla sua morte, infatti, l'unica erede naturale risultò essere la zia Costanza che egli stesso aveva fatto sposare ad Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa della casa sveva degli Hohenstaufen.
Come era prevedibile, quando il trono di Sicilia restò vacante, il Barbarossa avanzò delle pretese a favore del figlio, ma i Siciliani si affrettarono ad eleggere Tancredi, figlio illegittimo di Guglielmo.
Dopo appena cinque anni di regno, Tancredi all'età di 34 anni morì lasciando unico erede il figlioletto Guglielmo III. Fu a questo punto che Enrico VI, aiutato dalle repubbliche marinare di Pisa e di Genova, alle quali aveva promesso Siracusa, raggiunse la Sicilia e, avuta ragione dei Normanni, il 25 dicembre del 1194 si fece incoronare re con una imponente cerimonia, nel Duomo di Palermo.
Il nuovo re di Sicilia imprigionò il giovane Guglielmo, lo accecò, lo evirò e lo spedì assieme alla madre Sibilla in Germania.
La moglie di Enrico, postasi in viaggio dalla Germania per raggiungere il marito in Sicilia, a Jesi diede alla luce il figlio Federico (il futuro grande Federico II).
Nel 1197, rimasta vedova, fece incoronare imperatore il figlioletto di appena tre anni, assumendone la reggenza.
Nel 911 il re di Francia Carlo III, il Semplice, assegnò loro il territorio dell'attuale Normandia. Da qui alcuni andarono in Inghilterra a fare conquiste, altri, intorno all'anno Mille, sceserò in Italia: nel 1038 aiutarono i Bizantini a liberare la Sicilia dagli Arabi. Guidali da Roberto il Guiscardo. dopo essere venuti in contrasto col generale Giorgio Maniace, lasciarono la Sicilia e si portarono in Puglia.
Nel 1059 Roberto fu nominalo dal papa duca di Puglia e di Calabria e nel 1060 era pronto per la conquista della Sicilia.
Furono gli Arabi stessi ad offrire ai Normanni una favorevole occasione: il principe di Siracusa Ibn Timnah, sconfitto dal cognato Alì-ben-Naamh principe di Castrogiovanni, si rifugiò in Calabria dove i Normanni si dichiararono disponibili ad aiutarlo a rientrare nella sua città...
L'operazione Sicilia fu affidata a Ruggero, fratello di Roberto che, nel 1060 occupò Messina, nel 1071 Palermo nel 1086 Siracusa. Una dopo l'altra caddero quelle che erano considerate inespugnabili roccaforti arabe: Girgenti. Castrogiovanni, Butera.
Con la presa di Noto, avvenuta nel 1091, la conquista della Sicilia da parte dei Normanni potè dirsi completata; Ruggero fu conte di Sicilia.
I nuovi "ospiti" fortificarono tutte le città potenziando le mura e costruendo castelli, ma diedero ampio risalto anche all'edilizia sacra; abbatterono le moschee innalzate dai loro predecessori e ridiedero l'originale aspetto a quelle costruzioni che gli Arabi avevano adattato al loro culto.
A Siracusa restaurarono i monasteri danneggiati e ne costruirono di nuovi un po' ovunque, affidandoli a prelati di indiscussa rettitudine. Sorsero le chiese di San Nicolò ai Cordari e S. Tommaso, mentre si ristrutturarono quelle di Santa Lucia al sepolcro, S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista, il Duomo.
Ai parenti del re e a quei cittadini che si erano distinti nella lotta contro i Musulmani, vennero assegnati castelli, villaggi, città e grandi estensioni di terre con doveri di vassallaggio, in diretta dipendenza dalla casa reale; nacquero i ducati, le contee, le baronie e i feudi.
Palermo fu la capitale del regno di Sicilia, così come lo era stata per gli Arabi; Siracusa, che fu una Contea comprendente molte baronie, fu affidata a Giordano, figlio del re.
Sarà uno stratigoto ad amministrare la città, in sostituzione del Conte; mentre un bajulo esaminava le controversie civili e riscuoteva i tributi.
Il "principio delle consuetudini" facilitò la convivenza di popoli tanto diversi fra loro; Greci, Lombardi, Franchi, Ebrei, Arabi e Normanni non avrebbero potuto essere governati da leggi comuni per cui, per effetto della consuetudine, ciascuna comunità ottemperava alle leggi e agli usi propri del paese di origine.
Ciascuna comunità, inoltre, aveva un proprio notaio che trascriveva gli atti nella propria lingua; i Normanni fondarono il primo Stato, nel senso moderno della parola.
A Siracusa, dopo duecento anni di assenza, fu ristabilita la Cattedra Vescovile e si delinearono i confini della nuova Diocesi che fu affidala al monaco benedettino Ruggero.
Il nuovo vescovo riconsacrò il Duomo ed adottò il rito latino gallicano.
Nel 1093 a Siracusa mori improvvisamente il conte Giordano ed il padre fece celebrare una solenne cerimonia funebre nella chiesa di San Nicolò ai Cordari facendo poi tumulare la salma nella abbazia di Santa Maria di Milo a Messina.
Tancredi, nipote del conte Giordano, gli succedette nella città aretusea. Ma, con la morte di quest'ultimo, Siracusa cessò di essere Contea, per divenire città demaniale.
Nel 1130 papa Anacleto incoronò Ruggero II re di Sicilia, Puglia e Calabria.
Regnando Guglielmo il Malo (così chiamato perché amante dei piaceri, violento e crudele), Siracusa ebbe uno stratigoto di eccezione; Sinibaldo, signore di Quisquina, padre di Santa Rosalia; secondo alcuni studiosi la Santa avrebbe avuto i natali proprio a Siracusa.
La domenica di Pasqua del 1140 una violenta scossa di terremoto fece crollare sui fedeli, raccolti a celebrare la funzione religiosa, la volta del Duomo. Si salvarono solo i sacerdoti celebranti, protetti dall'abside che miracolosamente, restò in piedi. I Normanni ricostruirono il Duomo e lo dotarono di un imponente portale gotico con rosone e di un alto campanile. Il vescovo Riccardo volle la volta ornata di dipinti.
Ma intanto nell'isola nascevano quei capolavori di architettura che ancora oggi possiamo ammirare: la Cattedrale, la Cappella Palatina e la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti a Palermo, la Cattedrale di Cefalù, il Duomo e l'annesso Chiostro di Monreale, il Duomo di Messina, solo per citare i più famosi.
Guglielmo II il Buono, favorì l'avvento degli Svevi; alla sua morte, infatti, l'unica erede naturale risultò essere la zia Costanza che egli stesso aveva fatto sposare ad Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa della casa sveva degli Hohenstaufen.
Come era prevedibile, quando il trono di Sicilia restò vacante, il Barbarossa avanzò delle pretese a favore del figlio, ma i Siciliani si affrettarono ad eleggere Tancredi, figlio illegittimo di Guglielmo.
Dopo appena cinque anni di regno, Tancredi all'età di 34 anni morì lasciando unico erede il figlioletto Guglielmo III. Fu a questo punto che Enrico VI, aiutato dalle repubbliche marinare di Pisa e di Genova, alle quali aveva promesso Siracusa, raggiunse la Sicilia e, avuta ragione dei Normanni, il 25 dicembre del 1194 si fece incoronare re con una imponente cerimonia, nel Duomo di Palermo.
Il nuovo re di Sicilia imprigionò il giovane Guglielmo, lo accecò, lo evirò e lo spedì assieme alla madre Sibilla in Germania.
La moglie di Enrico, postasi in viaggio dalla Germania per raggiungere il marito in Sicilia, a Jesi diede alla luce il figlio Federico (il futuro grande Federico II).
Nel 1197, rimasta vedova, fece incoronare imperatore il figlioletto di appena tre anni, assumendone la reggenza.
Dopo oltre un secolo di dominazione Normanna, la Sicilia passava alla dinastia sveva degli Hohenstaufen.
Federico secondo
RUGGERO SECONDO
IL PERIODO NORMANNO-SVEVO Testo tratto da galleria Roma
Furono i Normanni a cacciare gli arabi dall'isola; Siracusa fu espugnata nel 1105 dal conte Ruggero e da suo figlio Giordano.
Nel 1127, Ruggero II regnava su una Sicilia unificata e normanna, con un'amministrazione di tipo feudale, con principi, conti, ecc. che ricevevano le terre dal re in cambio dell'obbligo di fornire soldati. Con Enrico VI, il crudele, intorno al 1194 pisani e genovesi tentarono, di capovolgere la situazione; ma l'ancor giovane Federico II controllò la posizione svevo-normanna.
Questo periodo, conclusosi nel 1268, fu una fase di espansione economica, di sicurezza politica e di arricchimento culturale straordinari; attraverso la corte di Palermo la cultura greca e quella araba raggiunsero l'Europa occidentale. Morto Federico II, del trono siciliano si impadronirono gli angioini (1268-1302); tutta l'isola si oppose, però, ai soprusi dei francesi, li scacciò con la guerra dei «Vespri Siciliani», appoggiandosi alla casa d'Aragona (spagnola) che regnò, in seguito, sino al '700.
Istituito con la pace di Caltabellotta (1302) il governo dei re aragonesi, dopo un felice periodo iniziale, fu minacciato dalle lotte intestine tra feudatari (tra la fazione latina e quella catalana).
A Siracusa prevaleva il partito catalano; con la dominazione degli Aragona venne instaurata nel quattordicesimo secolo — e durò fino al 1536 la Camera Reginale: Siracusa ed altri 8 comuni costituivano un'organizzazione politica a parte che veniva data in dote alla regina di Spagna e affidata ad un Governatore.
La città ne trasse vantaggi economici soprattutto grazie ai traffici commerciali con tutta l'Europa che lasciarono il loro segno nel grande sviluppo architettonico della città.
Ma la prosperità non poteva essere stabile. Nel 1348 la popolazione subì la decimazione della peste. Le lotte feudali, d'altra parte, si susseguirono finché la Sicilia non passò direttamente sotto il dominio spagnolo che esercitava il potere attraverso i viceré (dal 1415 al 1712). E gli spagnoli acutizzarono le disuguaglianze sociali e i contrasti. Siracusa moriva stremata dalle carestie nel '400 e sconvolta dal terremoto nel 1542; verso la fine del secolo non la abitavano che 14.000 persone. Epidemie e carestie punteggiarono la storia della città anche per tutto il '600; a tutto questo si accompagnavano sempre più violenti i moti contro lo strapotere spagnolo (1649).
Prima della fine di questo secolo infausto, Siracusa subì anche la rovina del più catastrofico dei terremoti, il gennaio del 1693.
Sotto Carlo V, Ortigia subì radicali trasformazioni di carattere militare. Viene interamente cinta da mura a strapiombo sul mare e difesa verso la terraferma da tutto un sistema di forti e canali.
Purtroppo queste fortificazioni furono realizzate operando in massima parte la distruzione dei grandi monumenti greci che il tempo aveva risparmiato e che vennero utilizzati come cave di pietra. Venne completamente distrutta la ancora intatta scena del teatro greco; non si trattava più dell'antica scena greca ma di quella ricostruita in periodo romano; sempre nel teatro greco gli ordini superiori delle gradinate, realizzati in muratura, vennero demoliti. Uguale sorte toccò alle parti realizzate in blocchi di calcare dell'anfiteatro romano, che altrimenti, data la possenza della sua struttura, ci sarebbe arrivato del tutto integro. L'ara di Ierone venne smantellata, e ne fu lasciato il solo basamento. In pratica si lasciarono intatte solo quelle parti dei monumenti greco-romani scolpite nella roccia; il resto lo si asportò. In più, nel corso delle opere di fortificazione, venne distrutto quasi tutto il tempio di Apollo:
ogni blocco di pietra venne asportato e messo in opera nelle nuove mura di Ortigia..
Forte Campana (distrutto);
La Porta Marina;
Il forte del Collegio (distrutto);
Il forte Aretusa (visibile solo il basamento nei pressi della fonte);
Castello Maniace;
La batteria S. Domenico o Cannamela (distrutta);
Il forte Vigliena (in via Nizza; restaurato);
La batteria S. Giacomo (distrutta);
Il bastione S. Giovannello (tra le Orsoline e il carcere, ristrutturato);
La fortezza Casanova (dietro il palazzo della Posta - distrutto);
Il Bastione S. Filippo (distrutto); -
Il forte Gallo superiore (all'inizio del ponte nuovo - distrutto).
Questo periodo, conclusosi nel 1268, fu una fase di espansione economica, di sicurezza politica e di arricchimento culturale straordinari; attraverso la corte di Palermo la cultura greca e quella araba raggiunsero l'Europa occidentale. Morto Federico II, del trono siciliano si impadronirono gli angioini (1268-1302); tutta l'isola si oppose, però, ai soprusi dei francesi, li scacciò con la guerra dei «Vespri Siciliani», appoggiandosi alla casa d'Aragona (spagnola) che regnò, in seguito, sino al '700.
Istituito con la pace di Caltabellotta (1302) il governo dei re aragonesi, dopo un felice periodo iniziale, fu minacciato dalle lotte intestine tra feudatari (tra la fazione latina e quella catalana).
A Siracusa prevaleva il partito catalano; con la dominazione degli Aragona venne instaurata nel quattordicesimo secolo — e durò fino al 1536 la Camera Reginale: Siracusa ed altri 8 comuni costituivano un'organizzazione politica a parte che veniva data in dote alla regina di Spagna e affidata ad un Governatore.
La città ne trasse vantaggi economici soprattutto grazie ai traffici commerciali con tutta l'Europa che lasciarono il loro segno nel grande sviluppo architettonico della città.
Ma la prosperità non poteva essere stabile. Nel 1348 la popolazione subì la decimazione della peste. Le lotte feudali, d'altra parte, si susseguirono finché la Sicilia non passò direttamente sotto il dominio spagnolo che esercitava il potere attraverso i viceré (dal 1415 al 1712). E gli spagnoli acutizzarono le disuguaglianze sociali e i contrasti. Siracusa moriva stremata dalle carestie nel '400 e sconvolta dal terremoto nel 1542; verso la fine del secolo non la abitavano che 14.000 persone. Epidemie e carestie punteggiarono la storia della città anche per tutto il '600; a tutto questo si accompagnavano sempre più violenti i moti contro lo strapotere spagnolo (1649).
Prima della fine di questo secolo infausto, Siracusa subì anche la rovina del più catastrofico dei terremoti, il gennaio del 1693.
Sotto Carlo V, Ortigia subì radicali trasformazioni di carattere militare. Viene interamente cinta da mura a strapiombo sul mare e difesa verso la terraferma da tutto un sistema di forti e canali.
Purtroppo queste fortificazioni furono realizzate operando in massima parte la distruzione dei grandi monumenti greci che il tempo aveva risparmiato e che vennero utilizzati come cave di pietra. Venne completamente distrutta la ancora intatta scena del teatro greco; non si trattava più dell'antica scena greca ma di quella ricostruita in periodo romano; sempre nel teatro greco gli ordini superiori delle gradinate, realizzati in muratura, vennero demoliti. Uguale sorte toccò alle parti realizzate in blocchi di calcare dell'anfiteatro romano, che altrimenti, data la possenza della sua struttura, ci sarebbe arrivato del tutto integro. L'ara di Ierone venne smantellata, e ne fu lasciato il solo basamento. In pratica si lasciarono intatte solo quelle parti dei monumenti greco-romani scolpite nella roccia; il resto lo si asportò. In più, nel corso delle opere di fortificazione, venne distrutto quasi tutto il tempio di Apollo:
ogni blocco di pietra venne asportato e messo in opera nelle nuove mura di Ortigia..
Forte Campana (distrutto);
La Porta Marina;
Il forte del Collegio (distrutto);
Il forte Aretusa (visibile solo il basamento nei pressi della fonte);
Castello Maniace;
La batteria S. Domenico o Cannamela (distrutta);
Il forte Vigliena (in via Nizza; restaurato);
La batteria S. Giacomo (distrutta);
Il bastione S. Giovannello (tra le Orsoline e il carcere, ristrutturato);
La fortezza Casanova (dietro il palazzo della Posta - distrutto);
Il Bastione S. Filippo (distrutto); -
Il forte Gallo superiore (all'inizio del ponte nuovo - distrutto).