Bizantini
BIZANTINI (535-879)
Motto: "Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
vedi anche: Siracusa e Iasos di Caria nel V e VI secolo
Sicilia bizantina documento pdf
DA WIKIPEDIA
Impero bizantino è il nome con il quale gli studiosi moderni definiscono l'Impero romano d'Oriente, separatosi dalla parte occidentale dopo la morte di Teodosio I nel 395. Non c'è accordo fra gli storici sulla data in cui si dovrebbe cessare di utilizzare il termine "romano" per sostituirlo con il termine "bizantino". Le diverse impostazioni storiografiche condizionano anche la diversità di opinioni nella determinazione della datazione: il 476 (caduta dell'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augusto), ma anche il 395 (morte di Teodosio I), il 330 (fondazione di Costantinopoli da parte di Costantino I, mentre si cominciò a parlare di Impero d'Oriente dal 364), il 565 (morte di Giustiniano I e del sogno della Restauratio imperii).
La data prevalentemente accettata dal mondo accademico dell'inizio del "periodo bizantino" è tuttavia il 610, anno dell'ascesa al trono di Eraclio I, il quale modificò notevolmente la struttura dell'Impero, proclamò il greco lingua ufficiale in sostituzione del latino e assunse inoltre il titolo imperiale di basileus, al posto di quello di augustus usato fino a quel momento.
Resta comunque il fatto che per gli imperatori bizantini e per i propri sudditi il loro impero si identificò sempre con quello di Augusto e Costantino I dal momento che "romano" e "greco" fino al XVIII secolo furono sinonimi.
L'impero, dopo una lunga crisi, cessò di esistere nel 1453 (conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi ottomani guidati da Maometto II). Nato il 17 gennaio 395 e caduto il 29 maggio 1453, quello bizantino è l'impero che è durato più a lungo nella storia, con 1058 anni da stato sovrano. Se lo si intende come parte dell'Impero romano, di cui fu unico e legittimo successore, durò dal 27 a.C. fino al 1453, portando il computo a 1480 anni.
Testo tratto da Siracusa 27 secoli di storia di Carlo Morrone Editore Maura Morrone
Nel 535 Giustiniano, da sempre affascinato dallo splendore dell'antico ed ormai polverizzato Impero di Roma, affidò a Belisario il compito di farlo risorgere.
In soli tre mesi il generale riuscì ad annettere all'Impero d'Oriente la provincia d'Africa e la Sicilia; risalì lo stivale e quella che sembrava una facile operazione militare si trasformò in un inferno durato venticinque anni, perché gli Ostrogoti difesero caparbiamente le loro conquiste.
Fu l'eunuco Narsete, che aveva sostituito Belisario. a consegnare a Giustiniano l'Italia che era però lo spettro di ciò che l'imperatore ricordava: città distrutte, campagne incolte, fame e carestia.
Un'Italia così conciata si aspettava dai Bizantini aiuti concreti per risorgere (gli italiani conoscevano gli orientali dallo sfarzo che avevano profuso a Ravenna) ma presto si dovettero ricredere: i Bizantini avevano solo cambialo tecnica di spoliazione. Al saccheggio disordinato e brutale dei barbari, si era sostituito un saccheggio meno palese, ma sistematico.
BIZANTINI (535-879)
La Sicilia non soffrì la presenza Bizantina; fra tutte le province fu la meno travagliata.
Belisario occupò Siracusa il 31 dicembre del 535 e vi soggiornò per circa un anno, ma poi dovette ripartire per completare la conquista dell' Italia.
Siracusa divenne sede del vescovo metropolita, sotto la cui giurisdizione erano i vescovi di tutta la Sicilia; si registrò un risveglio artistico e culturale e siracusani furono alcuni tra i maggiori dottori della chiesa: Trajano fu vescovo di Malta; S. Metodio patriarca di Costantinopoli,Teofane patriarca di Antiochia. siracusani furono l'Innografo S. Giuseppe, e papa Stefano IV (noto anche come Stefano III: uno Stefano fu eletto a succedere a papa Zaccaria; ma, essendo morto tre giorni prima della sua consacrazione, molti non lo annoverano nella lista dei pontefici).
Siracusa era tornata ad essere greca; il rito liturgico latino lasciò il passo a quello greco e greco si riprese a parlare per le strade.
Il risveglio artistico culturale sì espresse sopratutto attraverso il rinnovamento di antichi edifici di culto: S. Marciano, S. Pietro intra moenia; il Tempio di Atena ed il Tempio di Artemide divennero basiliche cristiane; sorsero le chiese di Santa Lucia, di S. Pietro ad Bajas e della Cuba.
Flavio Eraclio Costantino III, noto come Costante II, uomo violento e sanguinario, perseguitò con inaudita ferocia i cristiani e, ucciso persine suo fratello, abbandonò Costantinopoli con tutta la corte e si trasferì in Italia (pare che al momento di lasciare la città si sia voltato verso di essa indirizzandole uno sputo di disprezzo).
A Costantinopoli la moglie ed il figlio furono trattenuti dal popolo come ostaggi.
Costante giustificò il suo trasferimento in Italia asserendo che doveva studiare da vicino i Musulmani, che con continue scorrerie terrorizzavano le città del Mediterraneo e minacciavano lo stesso impero.
Sbarcato in Puglia, si portò fino a Roma, la saccheggiò e si mise alla ricerca di una città sicura dove risiedere con l'intera corte: scelse Siracusa.
I Siracusani che speravano di ricevere da questa inattesa "promozione" onore, gloria e soprattutto ricchezza, dovettero presto prendere atto della realtà: furono costretti a sopportare soprusi di ogni genere e l'intera corte si dimostrò per la città un insopportabile peso finanziario.
Costante spogliò di ogni avere i monasteri e le chiese; ridusse alla più grama povertà gli uomini più ricchi della città (si racconta che parecchi di loro furono costretti a vendere come schiavi i propri figli e a fare prostituire le mogli per potere quietare l'ingordigia dell'imperatore).
II 15 luglio del 668 lo scudiere Andrea liberò Siracusa da questo peso: uccise l'imperatore proprio mentre lo aiutava a rinfrescarsi nel "Bagno di Dafne" (identificato nei ruderi sottostanti un moderno palazzo nella bassa via Arsenale).
Gli spaccò il cranio con un grosso vaso colmo di acqua calda.
Dopo un breve periodo di disordine post-Costante, da Costantinopoli giunse il figlio dell'Imperatore ucciso.
Questi giustiziò i responsabili della congiura e dei successivi incidenti, riportò la capitale nell'antica sede di Costantinopoli e abbandonò Siracusa e l'intera Sicilia nelle mani degli Arabi che già da parecchi anni veleggiavano lungo le coste dell'isola aspettando il momento buono.
Rientrando a Bisanzio, il figlio di Costante aveva portato con sé gran parte della guarnigione, lasciando solo pochi uomini che ovviamente non furono in grado di resistere alla pressione araba.