Barbari - Storia

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Storia araldica monete
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Barbari

Statua di bronzo di Teodorico dal monumento dell'imperatore Massimiliano, nella chiesa francescana di Innsbruck

Palazzo di Teodorico a Ravenna, mosaico nella basilica di Sant'Apollinare Nuovo




Il Mausoleo di Teodorico a Ravenna

  
Mattone che reca inciso il nome di Teodorico, ritrovato a Roma



Testo tratto da Siracusa 27 secoli di storia di Carlo Morrone Editore Maura Morrone
Il V secolo segna la fine dell'impero Romano d'Occidente, invaso in ogni sua provincia da popoli germanici.
L'Italia è teatro delle scorrerie di popoli di ogni stirpe.
-Nel 401 i Visigoti di Alarico effettuano le loro scorribande in tutta la pianura padana.
- Nel 405 una banda (forse di Ostrogoti), guidala da Radagaiso, si spinge fino a metà penisola.
-Nel 410 Alarico torna in Italia e saccheggia Roma. Si dirige verso la Sicilia, ma, giunto in Calabria, muore nei pressi di Cosenza.
Nel 452 è il turno degli Unni di Attila.
Nel 455 Roma è saccheggiata dai Vandali di Genserico i quali si riversano poi in tutta la penisola.
Genserico si impossessa della Sicilia nel 468, ed in questa occasione i Siciliani provano tutta la violenza di questa banda di guerrieri selvaggi.
Nel 476 gli Eruli, che avevano proclamato il generale Odoacre "Patrizio Romano ", rovesciano Romolo Augustolo, ultimo imperatore, e concludono un trattato con i Vandali, che si ritirano in Africa. Non vi saranno più imperatori romani d'Occidente, e l'anno 476 segna la fine dell'Impero Romano.

Teodorico Museo del Prado





PARTE CONVENZIONALMENTE IL MEDIOEVO
A rovesciare Odoacre giunse dall'oriente Teodorico al comando degli Ostrogoti: nel 478 disperse gli Eruli e, ucciso Odoacre, si stabilì nell'Italia centro - settentrionale.
Cassiodoro, ministro di Teodorico, governò la Sicilia e fu conte di Siracusa.
I Goti erano cristiani, ma seguaci della dottrina di Ario ( Gesù Cristo non è Dio) e pertanto condannati dalla Chiesa Cattolica.
Cassiodoro, però, rispettò i cristiani, favorì le lettere e le arti, fortificò la città e per cinquant'anni garantì alla Sicilia un periodo di pace ininterrotta.
In Oriente, Giustiniano sogna la rinascita dell'Impero.
DA WIKIPEDIA
Teodorico, detto il Grande, più correttamente Teoderico (Thiudoric) (454 – Ravenna, 526), fu re degli Ostrogoti dal 474 e re d'Italia dal 493 al 526, secondo dei re barbari di Roma.
Teoderico (il cui nome in norreno e islandese è Þiðrik af Bern, mentre in tedesco è Dietrich von Bern, dove Bern è il nome di Verona nel tedesco altomedioevale) nacque in Pannonia, nell'attuale Ungheria.
Figlio del re ostrogoto Teodemiro e di una sua concubina, Erelieva, all'età di otto anni fu inviato come ostaggio, a garanzia della pace tra Bizantini ed Ostrogoti, presso la corte dell'imperatore Leone I, dove visse per dieci anni. Nella capitale dell'Impero romano d'Oriente venne educato e apprese il latino e il greco. Riscattato dal padre, si fece subito valere come comandante degli Ostrogoti in diverse battaglie, conquistandone ben presto la fiducia.
Teodorico succede al trono degli Ostrogoti dopo la morte del padre (474) e prosegue la politica di alleanza con il vicino Impero, dal quale otteneva compensi per i servigi di protezione dei confini. L'imperatore bizantino, alleandosi con Teoderico, sperava che questi riuscisse a porre sotto il controllo ostrogoto le nuove popolazioni barbariche che spingevano ai confini dell'Impero, assicurando così a Bisanzio una zona di influenza che fungesse da cuscinetto tra l'Impero e le popolazioni barbariche.
I successi di Teoderico portarono l'imperatore Zenone a riconoscere al re ostrogoto lo stato di federato romano e di eleggerlo a console nell'anno 484 (alcuni anni dopo gli fu anche eretta una statua equestre a Costantinopoli), ufficializzando in questo modo il predominio ostrogoto sull'area balcanica.
Teoderico varcò le Alpi orientali nel 489 con al seguito un esercito di circa 100.000 Ostrogoti e condusse le sue genti in una serie di cruenti scontri contro gli Eruli, scontri che terminarono dopo cinque anni (493), quando Teoderico fece uccidere a tradimento il suo rivale Odoacre e tutta la sua corte durante un banchetto che avrebbe dovuto sancire la pace tra i due re. L'eliminazione di Odoacre, che pare volesse a sua volta insidiare la vita di Teoderico, segnò l'inizio del dominio degli Ostrogoti in Italia, dominio che rappresentò un lungo periodo di pace e stabilità.
La presenza di Teoderico stava diventando però sempre più ingombrante per Zenone e nel contempo Odoacre in Italia stava allargando la sua zona di influenza minacciando gli interessi di Bisanzio. Zenone pensò di risolvere i suoi problemi mettendo l'uno contro l'altro i due re barbari, per cui, con l'aiuto di Bisanzio, nel 488 Teoderico preparò la spedizione verso l'Italia, intrapresa nell'autunno dello stesso anno.
Teoderico seguì le linee guida già tracciate da Odoacre, lasciando ai Romani, che gli si dimostrarono fedeli, gli impieghi amministrativi e politici che già possedevano, riservando nel contempo esclusivamente ai Goti i compiti di sicurezza e difesa. Inoltre, per pacificare l'Italia, riscattò i cittadini romani fatti prigionieri da altri popoli barbari e procedette alla distribuzione delle terre, destinando comunque ai cittadini romani i due terzi delle terre incolte o strappate agli Eruli e il restante terzo alla popolazione ostrogota. Tale liberalità e avvedutezza nella ripartizione dei terreni è da attribuire all'esiguo numero di Ostrogoti rimasti dopo aver varcato le Alpi. Teoderico affidò il compito al funzionario Liberio, affiancato nel suo compito da un tale Venanzio: sembra che i due abbiano mostrato grandissimo equilibrio nel delicato problema della spartizione. Si può affermare che, sostanzialmente, gli Ostrogoti non stravolsero il sistema del latifondo romano, per quanto sia ovvio che, in quel periodo, il fundus (arativo) avesse lasciato il passo al saltus (terreno boschivo) e che, dei fondi rimasti, Teoderico lasciasse la gestione ai villici e agli altri tecnici romani. Anche nel periodo teodericiano, prosegue dunque l'importante dialettica tra latifondo e piccola proprietà agricola che larga parte ha avuto nei destini successivi dell'Italia.[1]


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