Castigliani
CASTIGLIANI (1412-1555)
LA DINASTIA DEI TRASTAMARE'
FERDINANDO il Giusto 1412 - 1416
ALFONSO il Magnanimo 1416 - 1458
GIOVANNI D'ARAGONA 1458 - 1468
FERDINANDO il Cattolico 1468 - 1516
GIOVANNA La Pazza (regina nominale) 1516 -1555
Testo tratto da Siracusa 27 secoli di storia di Carlo Morrone Editore Maura Morrone
La nomina di Ferdinando di Castiglia a re di Sicilia non entusiasmò i Siracusani, che avrebbero preferito la regina Bianca in veste di vicaria e non solo governatrice della Camera Reginale.
Il nuovo re, non solo richiamò in patria la regina, ma soppresse la Camera ed inviò a Siracusa il vicereè Giovanni.
La gloriosa Camera Reginale venne ripristinata con Alfonso V, successore di Giovanni, il quale nel 1420 la diede in dote alla moglie Maria di Castiglia.
Alfonso decretò, fra l'altro, che le più alte cariche della città fossero conferite a cittadini siracusani e che i vescovi della diocesi venissero nominati direttamente dal re e non più dal Capitolo.
Nel 1437 Antonio Bellomo, governatore della Camera Reginale ottenne dalla regina l'approvazione di un piano edilizio che introduceva il moderno concetto di "esproprio per pubblica utilità": chiunque avesse voluto costruire, alzare un palazzo o semplicemente estenderlo, ampliarlo o renderlo più elegante con l'acclusione di una "Casa vel domuncula, vel magazenio, vel apotheca, vel taberna, vel casaleno vacuo", avrebbe potuto ottenerne l'espropriazione. Tale provvedimento diede lar¬ghissimo impulso all'edilizia cittadina Prese il via fra i nobili della città una vera e propria gara, con l'introduzione di novità architettoniche che, spesso, si rivelavano riproduzioni integrali di palazzi o di particolari visti in Spagna.
Nel 1442, con la conquista del regno di Napoli da parte della Spagna, nasceva ufficialmente il Regn0 delle due Sicilie, di cui Alfonso fu il primo re.
L'applicazione di esose tasse fece rumoreggiare il popolo contro la Camera Reginale;
il malcontento divenne presto vera e propria rivolta e, nel 1448, da Messina fu spedito a Siracusa il capitano generale Giovanni Ventimiglia.
Preso alloggio al Castello Maniace, il Ventimiglia invitò ad un banchetto quei nobili che. secondo informazioni, erano i veri responsabili dell'insurrezione; invece della tavola imbandita, fece trovare loro il patibolo.
Il tumulto cessò di colpo ed il Venlimiglia, per la "geniale operazione", oltre al plauso della corte, ricevette in dono i due arieti di bronzo che da quattro secol i ornavano il portale del castello che lo aveva ospitato (vedi castello Maniace).
Alfonso punì i Siracusani abbandonandoli a se stessi durante la pestilenza che scoppiò lo stesso anno. La citta non riusciva a venire a capo di una siluazione disastrosa; sepolta stto una coltre di spazzatura e di ogni tipo di sporcizia, pagava giornalmente il suo tributo di morti. II re fece ripulire la città, controllare scrupolosamente acqua e cibo e rifornire i granai, solo quando una delegazione della città gli presentò ufficialmente le scuse della cittadinanza per la "ingiusta rivolta". Ci vollero comunque sette anni per avere ragione della peste.
Nel 1458 Spagna e Sicilia passarono a Giovanni, fratello di Alfonso; Napoli andò a Ferdinando, figlio di Giovanni. Fu questo un periodo molto triste per tutta la Sicilia, abbandonata nelle mani di Vicerè avidi e di baroni che innescavano disordini e guerre fratricide.
La Spagna invece attraversava uno dei periodi più floridi della sua storia ( Cristoforo Colombo con l'aiuto della regina Isabella di Castiglia approdava al nuovo continente.
Una breve parentesi per ricordare che nel 1503 in Italia, durante le lotte tra francesi e Spagnoli, il prigioniero francese La Motte, nei pressi della città di Barletta, accusò di codardia i soldati italiani che combattevano sotto la bandiera spagnola.
Ne seguì uno scontro in campo chiuso fra tredici soldati italiani e tredici soldati francesi, che passò alla storia col nome di Disfida di Barletta. Fra i tredici italiani che, capeggiati da Ettore Fieramosca, vinsero lo scontro, combattè il siracusano Francesco Salomone.
I Turchi corseggiavano già da tempo le coste del Mediterraneo e con la conquista di Costantinopoli divennero più audaci. Anche Siracusa si apprestò a respingerli rafforzando le opere di fortificazione sulle coste. Il governatore Margarith, che era stalo preposto alla difesa militare della città, per poter sostenere le spese di fortificazione, ritenne necessario abbattere chiese e conventi per venire in possesso di materiale da costruzione, oltre che degli arredi e delle doti.
II vescovo Dalmazio, per avere criticalo l'operato il governatore, ricevette da questi bastonale e carcere. Riacquistata la libertà, il vescovo si rifugiò a Noto da dove fece pervenire la scomunica al Margarith ed una protesta ufficiale al re di Spagna.
II Cordova, delegato dal re alla difesa dell'intera Sicilia, arrestò l'incauto governatore e lo spedì in Spagna.
Con la morte di Ferdinando. avvenuta nel 1516, si estinse la dinastia Castigliana: la figlia Giovanna, infatti, a causa della pazzia fu solo regina nominale.
ESPULSIONE DEGLI EBREI DALLA SICILIA
Nel 1431 agli Ebrei tu concesso di abitare in Ortigia, nella zona che da allora prese il nome di Giudecca. Sorsero alcune strutture caratteristiche della loro cultura: La sinagoga, il bagno di purificazione delle puerpere, la casa dei "limosinieri", oltre ad un grande ospedale e ad un mercato nella piazzetta antistante alla sinagoga (sul perimetro della sinagoga oggi sorge la chiesa di S. Filippo Apostolo).
I continui incidenti che vedevano coinvolti sempre più spesso gli Ebrei, portarono le autorità a prendere alcune misure di sicurezza: dal tramonto all'alba venivano chiusi i cancelli di accesso al ghetto e nessuno poteva accedervi ne tantomeno uscirne. Il perdurare degli incidenti che si verificarono anche di giorno, portò Ferdinando ad emanare nel 1492 l'editto di espulsione degli Ebrei da tutto il regno ( per questo motivo verrà chiamato il Cattolico).
L'espulsione degli Ebrei dalla Sicilia, che certamente avrebbe provocato gravi contraccolpi economici, essendo gli estromessi abilissimi artigiani e ottimi commercianti, fu mitigala da una deroga: furono autorizzati a restare nelle loro case tulli i convertiti al cristianesimo.
A Siracusa, le numerose conversioni registrale furono opera del vescovo Dalmazio da San Dionisio e i convertiti acquisirono gli stessi diritti degli altri cittadini.
L" integrazione delle due comunità fu, a questo punto, totale e ancora oggi nomi ebrei sono nel tessuto demografico della città; si tratta soprattutto di cognomi acquisiti per onorare le città che li avevano ospitati per primi: Ragusa, Palermo, Siracusa, Catania, Romano, Puglisi, Greco, Russo.
LE COMUNITA' ALBANESI
In Oriente l'impero romano si sbriciolava, la stessa Costantinopoli era caduta in mano ai Turchi (1453).
Migliaia di profughi abbandonarono la Grecia e l'Albania riversandosi in Puglia e in Calabria: Molte colonie si stabilirono in Sicilia, sopratutto nella località che oggi porta il nome di Piana dei Greci o Piana degli Albanesi; altre comunità si portarono a Contessa Entellina, Mezzoijuso, Palazzo Adriano, anch'esse in prossimità di Palermo; a Sant'Angelo Muxaro (Agrigento). Biancavilla e San Michele di Ganzaria ( Catania).