Cartaginesi - Storia

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Storia araldica monete
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Cartaginesi

RITORNANO I CARTAGINESI





dipinto soldati cartaginesi

Siracusa 27 secoli di storia di Carlo Morrone
La guerra tra Atene e Siracusa aveva messo in ginocchio gli eserciti di vinti e vincitori; tentò di approfittarne Cartagine che intervenne in Sicilia, invitata da Egesta, ancora una volta "disturbala" da Selinunte.
Nel 409, incoraggiati dalla neutralità espressa da Siracusa, i Cartaginesi eseguirono con rapidità la "missione Selinunte": trucidarono 16.000 soldati e raserò al suolo la città. Poi, anziché fare rotta verso l'Africa, come i più ingenui avevano credulo, posero nel loro mirino la città di Imera: Annibale intendeva vendicare, dopo settant'anni, la sconfitta che Siracusa, appoggiata da Agrigento e da Imera, aveva inferto al nonno Amilcare.
Fu a questo punto che Siracusa uscì dalla sua neutralità e corse in aiuto della consorella ma, dopo un inizio assai positivo, Diocle ricondusse l'esercito siracusano a casa, perché raggiunto dalla falsa notizia che una flotta cartaginese puntava su Siracusa.
Imera, lasciala sola, fu rasa al suolo: uomini, donne e bambini furono barbaramente trucidati. Furono risparmiati solo 3.000 soldati che, in catene, furono condotti da Annibale sul luogo ove il nonno aveva perso la battaglia e la stessa vita; qui, in una sorta di rito macabro offerto alla memoria di quei caduti, li fece trucidare uno per uno.
Sulle ceneri di Imera, una colonia cartaginese fondò la città di Therme.
Appena tre anni dopo, Annibale fece vela verso la Sicilia per regolare gli altri "conti in sospeso": restavano da punire Agrigento e Siracusa.
Agrigento fu rapidamente conquistata, nonostante il tiepido aiuto portato da Siracusa con il generale Dafneo. I generali agrigentini, accusali di alto tradimento, furono tutti giustiziati; stessa sorte toccò al generale Dafneo, accusato d'avere condotto un'azione pro-Agrigcnto non sufficientemente decisa.
Alla sentenza di colpevolezza pronunziata contro Dafneo, si pervenne grazie alla veemenza dell'arringa di un giovane promettente oratore, di cui la gente diceva un gran bene: Dionisio.
A Dionisio, che aveva dimostrato di possedere grandi capacità anche in campo militare, fu affidato il compito di organizzare la difesa della città, in vista dell'attacco punico; fu il ritorno alla tirannide.
Prima di condurre l'attacco su Siracusa, i Cartaginesi pensarono di indebolire la città di Gela che avrebbe certamente disturbato le operazioni di assedio. Questa volta fu lo stesso Dionisio a guidare gli aiuti, ma, constatata la superiorità numerica dell'avversario, fece presto ritorno a Siracusa conducendo con sé tutta la popolazione di Gela.
Sotto Dionisio I, Siracusa segnò l'apogeo della sua potenza, arrivando a dominare due terzi della Sicilia e quasi tutta la Calabria, mentre la città arrivò a contare 50 mila abitanti. Qualche autore parla di 100 mila, altri di 250 mila, di 800 mila e persino di oltre un milione di abitanti.
Dionisio fortificò la città innalzando poderose mura che, partendo da Scala Greca (in fondo all'attuale viale), giungevano al porto grande, passando su per l'altura dell'Epipoli. In cima a questa fece costruire quello che è considerato un prodigio dell'architettura militare greca: il Castello Eurialo, un'opera ciclopica per la cui esecuzione seimila operai lavorarono per circa sei anni.
L'assedio cartaginese giunse puntuale nel 397 a.C. e i lavori di fortificazione, sia pure incompleti, sostennero egregiamente l'impatto.
Giunse inaspettato l'aiuto della stagione estiva che fece sprigionare dai pantani micidiali esalazioni, mentre l'enorme quantità di morti insepolti diffondeva un fetore insopportabile: scoppiò la peste nell'accampamento punico e l'esercito in breve fu decimato. Dionisio completò l'opera attaccando l'accampamento divenuto in realtà un lazzaretto.
Nei trentotto anni di governo, Dionisio sì scontrò più volte con i Cartaginesi, ma non riuscì mai a debellarli del tutto.
Morì nel 367 a.C. a causa di una breve ma violentissima indigestione.
Il figlio Dionisio il fu il suo successore naturale, ma non ebbe la risolutezza del padre e la sua corte tu ricettacolo di danzatrici, cortigiane, attori, suonatori ed adulatori.
Feste e banchetti erano quasi quotidiani. Il cognato e genero Dione usò ogni mezzo per ridurre alla ragione il re, ma riuscì solo a procurarsi odio e disprezzo. Fu ugualmente tenuto a corte perche amato e tenuto in altissima considerazione dal popolo.
Dione, autorizzato da Dionisio, nel 364 a.C. fece giungere Piatone da Atene. In breve la corte divenne una palestra di intellettuali, ma poi, impaurito per il grande rispetto che tutti riservavano sia a Piatone che a Dione, Dionisio tenne il primo, come si direbbe oggi "agli arresti domiciliari" e allontanò il secondo dalla città, accusandolo di tramare contro di lui. Dione riuscì non solo a rientrare in città con la forza, ma a prendere anche il potere, Dionisio, che si trovava in Apulia, saputo che il giovane era stato accollo come "liberatore della patria", preferì fermarsi a Locri (la città di sua madre) e predisporre da qui le operazioni di rientro. I sostenitori di Dionisio riuscirono ugualmente a mettere Dione in cattiva luce e, nel 354 a.C., Callippo lo fece assassinare da sicari di Leontini.

DIONISIO PRIMO


LA CITTA' IN MANO A TIRANNELLI
Morto Dione, regnarono a Siracusa tiranni di poco conto: Callippo, colui che aveva organizzato la congiura contro Dione, regnò per soli 13 mesi; finì ucciso, pare, con la stessa arma con cui era stato finito Dione: Ipparino. fralello di Dionisio II, gozzovigliatore e ubriacone, finì ucciso dopo soli due anni di regno; Niseo, altro fratello di Dionisio II, ancor più dissoluto e spregiudicalo dei precedenti, fu presto cacciato dallo stesso Dionisio ritornato da Locri.
Per liberarsi dì Dionisio, gli oligarchici siracusani chiesero aiuto a Iceta, tiranno di Lcontini. Nel 344 a.C. Iceta entrò a Siracusa; ma intanto giungevano da Corinto gli aiuti che i Siracusani avevano chiesto all"inizio del conflitto.
Tìmoleonte, che guidava la spedizione, sconfisse ad Adrano, Iceta che, nel frattempo, si era alleato addirittura con i Cartaginesi, mentre vedeva il suo esercito infoltirsi di volontari, fautori della dcmocrazia. Dionisio, vistosi perduto, nottetempo caricò i suoi tesori su una trireme e sparì da Siracusa e dalla storia.
Con Dionisio II si estinse la dinastia dei Dionisii.
All'arrivo di Timoleonte, Iceta ed il generale cartaginese Magone, abbandonarono le loro posizioni e fecero ritorno nelle rispettive città dì provenienza; Magone, accusato di codardia, fu condannalo a morte,
Timoleonte a Siracusa istituì la nuova repubblica; fece distruggere tutti quei monumenti che ricordavano la tirannide, e ripopolò la città, ridotta ormai a poco più di un villaggio, richiamando genti dalla Grecia, dall'Italia e dalle isole, pr0mettendo "agevolazioni fiscali".
Siracusa rifiorì, ripresero i traffici mercantili e anche i mari furono ripuliti dai corsari.
Nel 337a.C, ritenendo compiuta la sua missione, si ritirò nella villa di Tremilia, che i Siracusani riconoscenti gli avevano offerto.

DIONISIO SECONDO


I funerali di Timoleonte,
in un dipinto di Giuseppe Sciuti (1874)




l'Eurialo

 




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