Sironi Mario
GENIUS
Mario Sironi
Figura femminile 1926 ca.
Uomo seduto, 1929
San Martino, 1928
La pesca, 1928
Il tram, 1937
Composizione con cavallino bianco
Mario Sironi
Mario Sironi nasce a Sassari il 12 maggio 1885 e si trasferisce un anno dopo con la famiglia a Roma.
Nel 1903 abbandona gli studi universitari di ingegneria per iscriversi alla Scuola del nudo presso l'Accademia di Belle Arti. Incomincia a frequentare lo studio di Balla, tramite il quale apprende la lezione divisionista e conosce Boccioni e Severini. Nel 1905 è a Milano.
Nel 1908 si reca a Parigi e in Germania con Boccioni, con cui è legato da profonda amicizia. Nel 1909 torna a stabilirsi a Roma. Nel 1914 torna nuovamente a Milano per partecipare attivamente al gruppo dei futuristi con i cui espone nello stesso anno alla «Prima Esposizione libera futuristica» alla galleria di Sprovieri di Roma. Verso il 1912 la sua pittura, partendo dall'esempio boccioniano, elabora un futurismo alquanto atipico per le volumetrie solide e corpose e per la densa cromia soffusa e dimessa. Il futurismo lo attrae soprattutto per il portato di salutare svecchiamento nei confronti dell'arte italiana e non tanto per le scelte stilistiche. Sin dal principio Sironi sembra estraneo all'ottimistica idea marinettiana del progresso e al concetto di dinamismo, mentre appare incline a sottolineare il dramma esistenziale di uomini e cose. Al principio della guerra si arruola con Boccioni nel Battaglione dei volontari ciclisti. Dal 1915 al 1917 disegna moltissime testimonianze della guerra. Nel 1919 tiene a Roma la sua prima mostra personale alla Casa d'Arte Bragaglia che è stroncata dalla penna di Mario Broglio su «Valori Plastici». Nelle opere di questo periodo si rintracciano influenze cubo-futuriste essenzializzate attraverso una progressiva riduzione ai soli valori costruttivi plastico-geometrici partecipi di un gusto primitivo e arcaico. Firma nel 1920 il manifesto «Contro tutti i ritorni in pittura» assieme a Dudreville, Funi e Russolo. Nello stesso anno dimostra la propria solidarietà con gli artisti del primitivo nucleo di Ca' Pesaro partecipando alla «Mostra degli Artisti dissidenti di Ca Pesaro» tenuta alla Galleria Geri-Boralevi a Venezia. Sironi tra il 1920 e il 1922 dipinge paesaggi urbani e periferie che si valgono della reinvenzione del linguaggio cézanniano alla luce della tradizione arcaica e primitivista dell'arte italiana. Tali opere presentano ormai un'assoluta autonomia rispetto alle suggestioni futuriste.
Egli incomincia quindi a frequentare il salotto milanese di Margherita Sarfatti mentre collabora come disegnatore a numerosi quotidiani e alla «Rivista illustrata del Popolo d'Italia». Se in pittura la sintesi delle forme è attuata attraverso la modulazione tonale di una materia cromatica spessa, nelle prove grafiche risolte tramite forti contrasti tra il bianco e il nero Sironi presenta una stilizzazione ancor più rude e squadrata. Nel 1923 espone con Bucci, Dudreville Funi, Malerba, Marussig e Oppi alla Galleria Pesaro dando fisionomia al primo nucleo del Novecento che nell'anno successivo è presentato alla XIV Biennale di Venezia dalla Sarfatti. Diviene quindi membro del comitato direttivo del gruppo come responsabile di tutte le mostre, sia in Italia che all'estero.
Nel 1928 espone nuovamente alla Biennale. Nel 1929 partecipa alla II mostra del Novecento italiano al Palazzo della Permanente di Milano e tiene una personale alla Galleria Milano. I dipinti della fine degli anni Venti rivelano una vocazione al fare monumentale che Sironi concretizza durante gli anni Trenta nella pittura murale e nella scultura applicata all'architettura. Ma il suo senso monumentale ha accenti drammatici eroici e non trionfalistici: l'umanità, come cosa inanimata, composta di blocchi giganteschi, si accampa solitària in un mondo desolato, arido e tetro. Pitture che sono il monumento al «tragico quotidiano». Durante gli anni Trenta si acuisce la tendenza espressionista, mentre scompare ogni sospesa inflessione metafìsica e ogni richiamo neoclassico.
La saldezza compositiva resta l'interesse principale e costante della sintassi sironiana: gli oggetti, le figure e lo spazio stesso divengono masse poderose risolte in volumi cromatici cupi e pastosi.
Per la V Triennale di Milano del 1933 Sironi, curatore dell'intera sezione dedicata alla pittura murale, realizza il disegno (tradotto da Lodi) di cinque bassorilievi ornamentali per il Padiglione della Stampa di Baldessarri (tutti distrutti nel 1945 durante un bombardamento fuorché Tipografia). Nello stesso anno scrive e pubblica sul numero di dicembre della rivista «La Colonna» il «Manifesto della Pittura Murale», ferma testimonianza di fede nella funzione educativa dell'arte. Durante tutti gli anni Trenta realizza numerose decorazioni di edifìci pubblici, adempiendo al suo intento di pittore sociale e civile: nel 1935 l'affresco L'Italia fra le arti e le scienze per l'Aula Magna dell'Università di Roma, nel 1936 il mosaico Litalia corporativa destinato alla nuova sede del quotidiano «II Popolo d'Italia» progettata da Muzio, nel 1938 il mosaico parietale La forza, la giustizia, la legge, la verità per il Palazzo di Giustizia di Milano e la vetrata L'Annunciazione per l'Ospedale di Niguarda. Svolge anche un'intensa attività di scenografo, specialmente per il Maggio Fiorentino e si dedica a progettazioni architettoniche, cercando di attuare quella unità fra le varie discipline artistiche che sempre ha difeso dal punto di vista teorico. Nel 1943 torna a frequentare maggiormente la pittura da cavalietto e tiene una personale alla Galleria del Milione di Milano. Nell'immediato dopoguerra si trova isolato a causa del mutato clima politico. I dipinti, per lo più tempere, raggiungono espressioni concise, potenti e drammatiche attraverso sintetici contrasti plastici e cromatici. I valori spaziali vengono caricati dall'inspessimento quasi tattile dell'impasto. Le ultime composizioni dalla rigorosa scansione spaziale, libere interpretazioni di frammenti di bassorilievi arcaici, assumono un ritmo quasi astratto.
Sironi muore a Milano il 13 agosto 1961 dopo aver ricevuto il Premio Città di Milano per la pittura. (EL)