Scroppo Angelo
MOSTRE 2010
Oggetto: Mostra Personale
Titolo:"ANELITI DI VOLUTTA' E INCANTAMENTI "
Autore: Angelo Scroppo
Presentazione: Salvo Sequenzia
Luogo: via Maestranza 110 Siracusa
Data: venerdì 30 aprile 2009
Inaugurazione: venerdì 30 aprile ore: 18,30
Orario di Apertura:
dal martedì alla domenica 17,30 - 20,30
Organizzazione e
Direzione Artistica: Corrado Brancato
Addetto Stampa: Amedeo Nicotra
Info:
0931/746931
0931/66960 (orario apertura Galleria)
cell.338/3646560
corradobrancato@hotmail.com
www.galleriaroma.it
Venerdì 30 aprile alle ore 18,30 Salvo Sequenzia presenta la mostra personale di Angelo Scroppo
ANELITI DI VOLUTTA’ E INCANTAMENTI
Note sulla pittura di Angelo Scroppo
Versami, figlia dell’Etere, il succo più
cupo, il fluido cristallino, l’umore
che rapido scende dai picchi e
si scioglie dietro di te…
Rosita Copioli, Per Hölderlin
di Salvo Sequenzia
Dalla pittura di Angelo Scroppo il silenzio della forma si eleva in un canto lirico, voci di inquiete presenze attraversano le alture dell’Assenza, consumandosi nello specchio dell’infinito.
Angelo Scroppo dialoga tra il sapere dell’inconscio e il sapere dell’istinto.
La sua pittura è luogo dove la memoria sedimenta in substrati di sostanza amniotica, calda, avvolgente, grande "acqua primordiale" che suscita trame segrete di forme, di figure, di visitazioni o epifanie che irrompono con potenza simbolico-immaginativa in una narrazione figurativa intensa, vibrante, carica e consapevole di un assoluto coinvolgimento sensoriale.
Un intermezzo di muti fantasmi, che appartengono alla dimensione onirica dell’artista, proietta la psychè nel punto di sintesi tra altezza creativa e percezione di una interiorità ancestrale, e ogni cosa vive per misteriosa sympatheia, come a dimostrazione di un oscuro esistere oltre l’apparenza.
E’ una coscienza evocativa che traccia nello spazio la prospettiva di un impianto formale oscillante, sapientemente variato dalle tinte oscure a quelle più calde. Soluzioni pittoriche capaci di risaltare la visionarietà della forma raffigurata. Sguardi e aneliti di nudità flautate e smaganti, ineffabili oscula, gesti fermati nel tempo immemore, incontri sospesi come "agli orli della vita", nella liquescenza di un sentimento umbratile, ove donne attendono solitarie e silenti, sensuose e illusive, e ci chiamano, propiziando voluttà e incantamenti.
Sono recuperi mnestici di un universo tellurico, ctonio, femminile, percorso da energie sotterranee, rarefatte, brividate da arcane presenze che, fissate in una luce ferma, danno profondità, senso e misura allo spazio con la loro verticalità e custodiscono dentro di sé il mistero della generazione, del perenne e metamorfico ciclo della natura.
Lontana nel tempo, erratica e solitaria, l’indagine artistica di Angelo Scroppo si eleva scomponendo e ricomponendo rapporti di sintesi pittorica impossibili da coniugare se non fossero fondati su un’autentica consonanza poetica, capace restituirci visioni intense, esperienze di senso e di vita. Il pittore, qui, restituisce l’amplexus – all’abbraccio che si scioglie in fusione di corpi, di sguardi, di anime – alla sua dimensione panica, al suo ritmo primigenio, elaborando un ciclo figurativo sedotto da presenze incantate eppure traversate da una forza metamorfotica, densa e precisa, affilata e urgente.
La marcata espressività, affidata anche ai contrasti cromatici e a un metissage compositivo variato e ibridato, delinea le curve del pensiero, percorso frastagliato come le coste dell’insula – la Sicilia - cui Angelo Scroppo è legato, un perimetro interiore entro il quale risuonano vibranti pennellate: Labirinto, temenos, spelonca, bosco delle Eumenidi, spazio sacro disseminato di diluviante energia cosmogonia.
Un mondo anteriore e remoto, una physis incorrotta e aurorale, accostabile all’heilge Zeit di Hölderlin – il tempo sacro – è quello che Angelo Scroppo ci svela, seguendo un itinerario orfico in cui egli diviene peregrinus, viator incantato, rapito da abbracci tenaci di creature straniate.
Grande semplicità e forza visiva comunicano sfumature di sensazioni dormienti nella profondità. In essa scivola il silenzio della mente, del reale vissuto.
Tracce di realtà e aloni di sogni affiorano dalle pitture dell’artista senza mai dichiararsi, come memorie di cose viste, interiorizzate, assorbite e affidate, ora, al pennello, per "ragionamenti" di cuore, sul filo della riflessione riflessa nella percezione dell’immagine: labirinto sensitivo, incessante evocazione, intima persuasione, ipnosi. Passato, presente, labile vissuto.
Le opere di Angelo Scroppo sono sedimentazioni di attese e di ascolti silenti, capaci di portare allo scoperto significati latenti che si arricchiscono progressivamente nel tempo. In ogni quadro l’atmosfera è colore e il colore è atmosfera. Tonalità cangianti riverberano un’impressione di allucinata realtà, carica ora di consonanze armoniche, ora di morbide e drammatiche melodie, mentre superficie e profondità – deformate e complesse - sembrano allargare il campo d’azione per condurci inaspettatamente nei luoghi della percezione.
Da una teatralità aperta a un vasto spettro di suggestioni e presagi, oracoli e destini si animano nella loro maestosa natura, in cerca di entità perse tra i labirinti dell’inconscio. Il colore modula il corso delle immagini, tende a sostituirsi alla puntualità del tratto, suscita evocazioni lirico-evocative, e, sottesa alle figurazioni femminili, enigmatiche e beffarde, agisce in silenzioso delirio una rete di simboli che Scroppo distilla con antica sapienza e profondo sentire.
E’ una pittura che induce alla meditazione quella di Scroppo, che ci fa sentire un intimo senso di poesia, una plasticità luminosa capace di rischiarare la composizione. Il cromatismo costantemente appassionato seduce con un suggestivo lirismo in grado di insinuarsi nelle morbide linee corporee, e la sua anima è protesa verso l’infinito; ne percepiamo le vibrazioni, i palpiti, i fremiti che nascono da un silenzio introspettivo, dove la forma trasmuta e si fa «bocca d’aria che cerca bacio», si fa «mano di vento che vuole carezza».
Luminose ebbrezze, vertigini di culminazioni cromatiche, fantasie erotiche tenuissime creano una atmosfera barocca e surreale, ottenuta con giochi allucinati di chiaroscuri, con rimandi cifrati a una numerologia esoterica (il ritmo triadico che scandisce le presenze femminili), a un sapere allusivo, a un sentire che si fa balsamo di dolori e di angosce, di assenze, dolce memorare senza luogo né tempo, in cui l’universo e la vita sono colti in una circolare, lieve e ariostesca armonia, dove «mai tace il colloquio nascosto, mai posa la voce segreta»