Basadella Afro - Mostre Galleria Roma Siracusa

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Basadella Afro

GENIUS
Afro

La persiana, 1954


Afro
Senza titolo,1961
Afro

Afro Basaldella nasce a Udine il 4 marzo 1912. Fin da ragazzo dipinge aiutando il padre e lo zio pittori decoratori, mentre i due fratelli maggiori Dino e Mirko si dedicano alla scultura. Compie i suoi studi in parte al Liceo artistico di Venezia e in parte a quello di Firenze, per poi diplomarsi a Venezia nel 1931. La sua prima esposizione, tenuta con Alessandro Filipponi e i fratelli Dino e Mirko a Udine nel 1928, si presenta con intenti innovativi sotto l'insegna di Scuola friulana d'avanguardia. Nel 1929 vince una borsa di studio della Fondazione Marangoni che gli permette di recarsi a Roma dove conosce Scipione Mafai e Cagli. Soprattutto a quest'ultimo si legherà profondamente durante il suo secondo soggiorno nella capitale (1934-1935).
Nel 1932 è a Milano dove conosce Birolli e Morlotti e lavora saltuariamente nello studio di Martini con Mirko. L'anno successivo partecipa a una mostra collettiva alla Galleria del Milione esponendo opere tendenzial-mente romantiche. Sempre nel 1933 fa ritorno a Roma dove si unisce al gruppo dei giovani pittori della Scuola Romana (Capo-grossi, Guttuso, Leoncillo, Fazzini, Scialoja) che gravita intorno alla Galleria della Cometa dove terrà una personale nel 1937. In questo periodo egli pratica la tematica dell'antico in senso antiretorico e antimonumentale, aderendovi intimamente per quella possibilità lirica ed evocativa che il passato offre e che il tempo presente sembra negare. Nel 1935 Afro partecipa alla II Quadriennale romana. Nelle opere di questo periodo l'impasto cromatico riscopre le proprie origine venete, più precisamente tizianesche.
Nel 1936 realizza le decorazioni ad affresco per l'atrio del Collegio dell'Opera Nazionale Ballila (commissione assegnatagli tramite la vincita del concorso indetto dal Comune di Udine nel 1934) che subito vengono ritenute non sufficientemente rappresentative e per questo coperte con una nuova imbiancatura per ordine delle autorità. La letteratura critica tramanda il ricordo di un'opera di grandi dimensioni e di stile neoprimitivista in cui si rintracciano alcuni espliciti riferimenti a Luca Signorelli. Nel 1936 espone alla Galleria della Cometa di Roma una serie di ritratti e di nature morte. Nel 1937 compie un breve viaggio parigino durante il quale ammira impressionisti e cubisti e si reca a Rodi per decorare la villa del Profeta e il Grande Albergo delle Rose. Nel 1938 si stabilisce definitivamente a Roma.
Verso la fine degli anni Trenta, dopo aver eseguito numerosi affreschi in edifici pubblici e in residenze private, si dedica esclusivamente alla pittura su tela, dipingendo nature morte, ritratti e paesaggi. Il colore tonale e aereo, che risente dell'influsso della pittura barocca veneziana del Sei-Settecento, vela la fisionomia delle forme. Le terme di Caracalla, del 1938, sembra un chiaro omaggio al Tiziano più manierista mentre in altre tele il colore è decisamente tiepolesco. Soprattutto per i ritratti, che esegue numerosi fra il 1939 e il 1942, usa una pittura di tocco che restituisce un'immagine per niente descrittiva.
Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1938 e nel 1940. Dal 1941 incomincia a realizzare mosaici (sono di quest'anno i cartoni per le decorazioni del Palazzo dei Ricevimenti all'EUR di Roma) e a insegnarne la tecnica presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1942 tiene una personale alla Galleria di Roma a Roma.
Alcune opere del 1944 presentano una radicale e intima necessità di maggior rigore compositivo e di vigore costruttivo. Le nature morte e i ritratti testimoniano l'interesse per la forza plastica dei volumi di Picasso e l'attenzione per la ricerca spaziale di Braque amalgamati in un'impronta cézanniana diffusa. Natura morta del 1945 si riferisce ancora a Braque, ma soprattutto a Morandi. Il biennio 1946-1947 è essenzialmente propedeutico alla rifondazione dello spazio scandito rigidamente dall'alternanza di pieni e vuoti appena addolcita da tenui velature cromatiche. Pianeta della fortuna (1948), Natura morta (1948) e Scatola chiusa (1949) risentono, comunemente alla situazione italiana, dell'impianto spaziale desunto dalla lezione postcubista e documentano la meditazione su alcune forme astratte proposte da Klee, Mirò e Kandinskij.
Nonostante l'inclinazione surreale, che porta il segno a grafismi liberi e leggeri, la pittura di Afro resta figurativa. Nel 1950 si reca per otto mesi negli Stati Uniti. Qui tiene una personale alla Galleria Viviano di New York, con cui avvia un rapporto espositivo cl^e continuerà assiduamente fino al 1968, e incontra la pittura soavemente evocativa di Gorky. Nella sospensione aerea delle forme dei suoi dipinti Afro riconosce probabilmente l'atmosfera che ha sempre cercato. Ben presto respinge ogni rischio di virtuosismo formale e recupera la sua ispirazione più intima.
Nei quadri eseguiti al suo rientro in Italia l'artista si libera di ogni suggestione esterna e di ogni rigida costrizione formale per seguire il filo della memoria. Il colore allora torna all'antica matrice veneta recuperando il tonalismo che da corpo a leggere forme lamellari che galleggiano sulla superfìcie in un movimento fluttuante dall'andamento per lo più orizzontale {Per non dimenticare, 1952, un titolo quasi programmatico). Le forme umbratili nascono dall'onda lenta e indistinguibile del proprio farsi realtà leggera e impalpabile. La scrittura pittorica si fa più corsiva e abbreviata, più informe, senza mai partecipare dell'automatismo surrealista per quel suo bisogno radicato di un pacato senso del fluire del tempo che non può coincidere con il caos dell'inconscio.
Nel 1952 l'artista fa parte del Gruppo degli Otto presentato da Lionello Venturi alla XXVI Biennale di Venezia. Nel 1954 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia ed esegue le decorazioni per la Banca del Lavoro e per l'Istituto Nazionale Finanziario per la Ricostruzione. Nel 1955 Afro partecipa alla prima edizione di «Documenta» a Kas-sel, alla VII Quadriennale romana e alla mostra «The New Decade» al Museum of Modern Art di New York. Sempre nel 1955 esegue le decorazioni per l'Istituto Nazionale Assistenza Infortuni sul Lavoro. Numerose le mostre collettive all'estero e in Italia. Nella seconda metà degli anni Cinquanta si fanno più numerose le prove su carta in seguito intelata. In tali opere si mostra in modo ancora più evidente che sulla tela il procedimento compositivo dell'artista è retto da una forte premeditazione operativa: l'accurata preparazione disegnativa del fondo è spesso arricchita dal collage usato in modo da precisare ulteriormente le diverse zone. Una riflessione senza improvvisazioni, quindi, quella di Afro, anche se la tessitura cromatica sembra adesso, almeno in superfìcie, essere più concitata e aggressiva. Una pratica lontanissima dalla gestualità.
Nel 1956 vince il Premio per la pittura italiana alla XXVIII Biennale di Venezia.
Nel 1958 Afro realizza il dipinto murale Giardino della speranza per il Palazzo dell'UNESCO a Parigi. Il lavoro è una meditazione sulla pittura come possibile schermo da cui far trasparire una luce sotterranea: ne risulta quasi un monocromo di sottili velature estremamente lievi e vaporose. Nel 1959 partecipa a «Documenta II» a Kassel. Nel I960 vince il Premio Guggenheim a New York con L'isola del giglio e partecipa con una sala personale alla XXX Biennale di Venezia. Nelle tele dipinte sul finire degli anni Sessanta il colore, che luminoso conquista lo spazio con le sue trasparenze atmo-sferiche, sembra bloccare maggiormente le forme nel flusso della luce.
Dal 1967 al 1973 Afro insegna pittura alla Accademia di Belle Arti di Firenze. Le prove degli anni Settanta presentano partiture spaziali ancor più rigorose, valenze formali e cromatiche nette ed esplicite bandendo ogni passato effetto slontanante. I toni si rabbuiano, dimessi, offrendo solo un minimo spessore di luce in sordina.
Dall'inizio degli anni Settanta, semiparalizzato, vive prevalentemente nel suo castello di Prampero (Udine).
Nel corso del decennio si dedica specialmente all'incisione all'acquatinta e studia composizioni da realizzare in arazzi.
Afro muore a Zurigo il 24 luglio 1976.
(EL)

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