Avolio Ignazio - Personaggi storici Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Personaggi storici
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Avolio Ignazio

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Ignazio Avolio, fratello di Francesco, nacque a Siracusa il 17 luglio 1765, tre anni dopo la nascita del fratello, al quale concesse, una volta ordinato sacerdote, i suoi averi.

Si rivelò, fin da piccolo, dotato di rare qualità mnemoniche e intellettive, ma soprattutto di volontà e di temperamento.. Compì la sua prima preparazione culturale sotto l’insegnamento del parroco Vincenzo Moscuzza, per poi entrare in seminario, dove ebbe valenti docenti, come il famoso Giuseppe Logoteta, sotto la cui guida apprese ogni genere di cultura, dalla letteraria alla filosofica, dalla teologica al scientifica e al diritto. Fu , comunque, un letterato dalla profonda cultura e dalla più viva sensibilità, ma fu soprattutto un uomo integro, che non si curava affatto dei beni materiali, convinto che valeva molto di più essere ricchi dei beni spirituali.. Di lui si ricorda il giudizio favorevole espresso nei confronti dell’avvocato poeta siracusano Giuseppe Mendozza, che criticava lo stile poetico del Chindemi e scriveva versi imitando il Petrarca, un sonetto del quale suscitò l’aspro giudizio negativo di Salvatore Chindemi, che dimostrò, con una meticolosa critica estetica come invece si trattasse di “ poesia evirata”…Il Vescovo Alagona riconobbe il talento del giovane sacerdote e lo ritenne sempre come il suo beniamino. Lo volle pertanto al suo fianco, nominandolo docente di teologia morale in seminario E nel delicato compito di docente e di educatore si dimostrò di rare qualità, applicando nell’insegnamento un nuovo metodo, basato sia nella chiarezza dei concetti e nella chiarezza dell’esposizione, sia nel rispetto e nell’affabilità dei rapporti tra docente e discente, tanto che i suoi giovani allievi, tra l’ammirazione del prelato esaminatore dimostrarono di avere appreso ad amare la difficile disciplina e a studiarla con il più vivo interesse, sì da assimilare conside- 101 revolmente il ricco patrimonio di sapere che da lui veniva loro impartito, non solo ma da imitarne anche le virtù morali. Ignazio Avolio filosofo e bibliotecario della Alagoniana In seguito gli fu affidata anche la cattedra di filosofia, in cui dimostrò uguale rara padronanza di conoscenze, uguale metodologia di insegnamento e di comportamento didattico e umano, per cui la sua figura di docente e di uomo divenne di esempio a tutta la diocesi, a tutta la cittadinanza. Nel 1809 partecipò al concorso indetto dal vescovo per l’attribuzione della titolarità nella parrocchia di S. Giacomo, che era la chiesa all’interno del Castello Maniace, di cui sono rimaste visibili oggi solo alcune tracce. L’anno successivo gli venne conferita anche la nomina di bibliotecario della Biblioteca Alagoniana., sulla quale scrisse una memoria divisa in tre parti Si adoperò molto anche lui, assieme ai più insigni uomini di cultura di quel tempo, all’arricchimento e all’ampliamento della suddetta biblioteca e alla istituzione del museo civico, Nel 1814 venne nominato monsignore, canonico del capitolo metropolitano. L’anno successivo fu nominato rappresentante di Siracusa al Parlamento e come tale gli vennero affidati dal Governo di quel tempo molti incarichi importanti. Come politico e amministratore dimostrò altrettante virtù, svolgendo la difficile attività con zelo e giustizia, attirandosi l’ammirazione di tutti, anche di coloro che non erano schierati dalla sua parte. La sua figura prestigiosa spiccava fra tutti per la sua correttezza morale, per il raro impegno con cui espletava le sue mansioni, per il suo eccezionale pluralistico sapere e per la sua saggezza. Per tali meriti intellettuali, politici e morali, il 25 novembre 1833 il Re Ferdinando II lo nominava abate di Santa Lucia del Mela: da non dimenticare che in Sicilia le cariche ecclesiastiche, fin dal periodo normanno venivano conferite non dal Papa ma dal Sovrano. Tale incarico lo obbligò ad affrontare, con coraggio e fermezza, aspre e continue lotte che, se non indebolirono minimamente il vigore dello spirito, ne logorarono gradualmente ma irrimediabilmente il fisico e ne minarono la salute, abbreviandogli sensibilmente la vita. Dopo appena quattro anni dall’incarico venne colpito da apoplessia , per cui dovette ritornare alla sua città, abbandonando per sempre quell’abbazia . Pure essendo riuscito a scampare al colera che proprio nell’estate del 1837 fece anche a Siracusa tante vittime, tristissimi furono gli ultimi suoi anni di vita a motivo di quella paralisi progressiva che lo costrinse a sospendere ogni pubblica attività, ma non l’attività di studioso e di scrittore.Numerose furono, infatti le sue pubblicazioni., tra cui meritano di essere ricordati: Sopra un antico bassorilievo che si conserva nel museo archeologico sulle pitture greche dell’età di mezzo ( 1827 ) Delle scuole e dell’Accademia di Siracusa dall’epoca greca fino al principio dell’era cristiana. ( 1829 ) Saggio sulla biblioteca di Siracusa Cenni sopra l’antico metropolitano di Siracusa ( 1832) Discorso di apertura della società economica della Valle di Siracusa (1832) Saggio sulle monarchie siciliane, sopra il bene e il male che produssero in Sicilia. Quest’opera venne continuata fino a trattare il Settecento. Orazione funebre in morte di Maria Cristina di Savoia ( 1836) Discorso per l’apertura del seminario di Santa Lucia del Mela (1836) Storia dei dazi di Sicilia nelle epoche antiche ( 1840 ) Gli elogi di vari illustri siciliani inseriti in riviste nell’opera biografica dell’Ortolani. E altre opere rimaste inedite. Morì il mattino dell’11 marzo del 1844. Di lui furono molti che scrissero, come Salvatore Chindemi e Giacomo Roll.
alla sua famiglia è intitolata la "corte degli Avolio" in via del Consiglio Reginale


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