Maniace Giorgio
M
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GIORGIO MANIACE
chi fu:TRATTO DA: https://greekhistoryandprehistory.blogspot.com/2015/10/giorgio-maniace-un-grande-generale.html?m=1
Giorgio Maniace - Un grande generale bizantino di Sicilia
Giorgio Maniace (in greco: Γεώργιος Μανιάκης Macedonia, 998 –Tessalonica, 1043) è stato un generale bizantino. Fu magistros, strategos col grado di autokrator (στρατηγός αυτοκράτωρ) e catapano d'Italia. Con l'ascesa al trono di Costantino IX Monomaco, maturò l'idea, poi messa in atto, di usurpare il trono di Bisanzio. Nelle saghe scandinave (in particolare nella saga norvegese di Heimskringla) è noto come Gyrgir. Giorgio Maniace era nato nell'ultimo quarto del X secolo (forse nel 998) in Macedonia, figlio di Goudelios, forse discendente di una famiglia nobiliare microasiatica, o probabilmente homo novus, fattosi da sé.. Sposò la nobildonna Teopapa, della famiglia Crisafo, proveniente dalla regione tessalo-macedonica e da lei ebbe un figlio chiamato Crisafo Maniace. Nel 1029 o 1030 fu nominato protospatario e stratego delthema taurico di Teluch (al confine anatolico-siriano). In questo periodo le province orientali erano agitate dalla campagna condotta da Romano III Argiro con il fine di annettere l'emirato di Aleppo. Romano aveva già effettuato tale tentativo l'anno precedente (1030), ma era stato gravemente sconfitto. L'operazione riuscì a Giorgio Maniace, che riconquistò Aleppo ed il territorio limitrofo, e Romano poté constatarne le doti militari. Promosso stratego delle città dell'Eufrate, nel 1032 riconquistò
Edessa ai turchi selgiuchidi, opera, sotto il profilo militare, molto difficile, data la posizione collinare della città (tale impresa in passato era riuscita solamente a Giovanni I Zimisce). Successivamente fondò nelle vicinanze di Edessa la città di Romanopoli in onore dell'imperatore Romano III. Fu nominato quindi catapano del Vaspurakan (col rango patriziale) e dopodiché venne spostato sul fronte occidentale. Quando rientrò a Costantinopoli, invece di essere accolto con gli onori che ci si sarebbe attesi per un generale vittorioso, l'imperatore ordinò alle guardie variaghe di arrestarlo. Maniace fu processato davanti al senato di Bisanzio con accuse false da parte dell'Imperatore, forse nate da gelosia per la sua fama; il senato tuttavia non trovò colpe in Maniace, pertanto lo assolse. Il generale fu però allontanato dalla corte bizantina. Venuto a conoscenza dei disordini scoppiati nella Sicilia musulmana il basileus bizantino Michele IV il Paflagone ritenne conveniente, su sollecitazione degli stessi fuggiaschikalbiti (membri della dinastia islamica decaduta di Sicilia), di preparare una campagna di conquista, riesumando i progetti di annessione dell' Italia del grande Basilio II Bulgaroctono. Michele IV mise al comando della spedizione bizantina Stefano il Calafato, suo cognato. Zoe, moglie di Michele IV, consigliò a quest'ultimo di porre al comando il generale Maniace, che alla corte bizantina era caduto in disgrazia dopo la conquista di Edessa a causa della gelosia imperiale. Michele IV si fece convincere dalla moglie, anche se Maniace doveva condividere il comando (col titolo di stratego autokrator, στρατηγός αυτοκράτωρ, ovvero di generale supremo) con Stefano, al comando dell'unità di marina (αρχων τουῦστόλου) responsabile del trasbordo dell'esercito e Costantino Chagé, stratega del tema dei Cibirreoti. L'esercito era composto da truppe regolari (tra cui le milizie provinciali di Puglia e Calabria, nonché Armeni, Pauliciani e Macedoni), da 500 guardie variaghe guidate da Harald Hardrada (futuro re di Norvegia), truppe guidate da Arduino, arruolate con la forza in Puglia (i cosiddetti Konteratoi), scarsamente convinti della missione, nonché da 300 normanni (concessi da Guaimario IV di Salerno, vassallo di Bisanzio), questi ultimi comandati da Guglielmo d'Altavilla (detto Braccio di Ferro) e Drogone di Altavilla (fratello di Guglielmo). La spedizione salpò dalla Penisola balcanica all'inizio dell'estate del 1038 secondo le fonti locali, più tardi secondo Scylitzes. La missione usò come testa di ponte la base di Reggio Calabria e, verso la fine dell'estate del 1038, sbarcò in Sicilia, dove vi fu subito in brevissimo tempo l'occupazione di Messina. Dopo un'altra vittoria a Rhemata (oggi Rometta), a ca. 30 km da Messina, successivamente la spedizione si diresse verso l'antica capitale bizantina dell'isola,Siracusa, che resistette fino al 1040, prima di cadere nelle mani dei bizantini. Una sconfitta colse ancora gli arabi per mano dei bizantini a Drangina (1040). Maniace fu l'unico condottiero che riuscì, prima dei normanni, a liberare seppur temporaneamente (sino probabilmente al1043) la città dai saraceni ("Cartaginesi", come sono chiamati nell'opera di Scilitze). Anche il trafugamento dalle reliquie diSant'Agata avvenuto durante l'XI secolo avvenne probabilmente per mano delle stessa spedizione. Sembra che Maniace abbia tentato anche un assalto a Malta, in base all' interpretazione di una certa fonte araba. Nonostante le continue vittorie che stava conquistando sul campo, il morale dell'esercito era però basso a causa dei conflitti fra Giorgio Maniace e Stefano il Calafato. Maniace aveva una pessima considerazione di Stefano. Nel 1040 tra Randazzo e Troina sconfisse le truppe musulmane di ‛Abd-Allā'h, figlio del califfo di Kairouan. Nei pressi del luogo della battaglia, venne fondata l'abbazia di Santa Maria di Maniace. ‛Abd-Allā'h, pur sconfitto, riuscì a mettersi in salvo forse per un errore strategico di Stefano, che si rifiutò d'affrontarlo. Per questo fatto Maniace si adirò nei confronti di Stefano, scagliandosi con violenza contro di lui. Stefano a sua volta lo accusò di tradimento e Maniace, richiamato a Costantinopoli, fu immediatamente incarcerato. Michele Psello ipotizza che l'improvviso richiamo di Maniace sia da spiegare col timore delle autorità imperiali che tutta la Sicilia potesse finire nelle mani del formidabile - dunque pericoloso - guerriero. La partenza di Maniace fu un duro colpo per la spedizione bizantina, infatti in breve il lombardo Arduino si ribellò, per dei contrasti riguardanti la ricompensa, e durante questa rivolta Stefano fu ucciso in battaglia. Il comando delle truppe fu preso allora dall' eunuco Basilio che non riuscì a controllare la situazione e, con la spedizione in piena crisi, si trovò costretto ad abbandonare la Sicilia. Intanto in Puglia la situazione andava rapidamente degenerando: i longobardi si erano rivoltati e la marina bizantina si era ammutinata appoggiando l'insurrezione guidata da Argiro. Con l'esercito bizantino impegnato a soffocare la rivolta, gli arabi tornarono ad impossessarsi della Sicilia, tranne di Messina. Il 20 aprile 1042, l'imperatore Michele V il Calafato fu rovesciato e tornò al potere la famiglia macedone, sotto la guida della basilissa Zoe Porfirogenita, che immediatamente ordinò di liberare dalla prigione Giorgio Maniace. L'imperatrice ordinò al generale di tornare in Italia, inviandolo nelle terre bizantine sottoposte al catapanato di Bari. Maniace aveva il compito di stroncare non più i musulmani, ma le forze indigene latine, insorte col sostegno di milizie normanne (comandante dallo stesso Arduino, all'epoca topoterete di Melfi, da Guimario e da Guglielmo "Braccio di Ferro", che avevano appoggiato i bizantini in Sicilia) nel 1041, riuscendo a sottrarre ai bizantini Venosa, Monte Maggiore e Monte Siricolo. Fu quindi nominato dall'imperatrice catapano d'Italia, comprendente tutta l'Italia bizantina, venendogli attribuito il titolo di magistros (μάγιστος) e stratego autokrator (στρατηγός αυτοκράτωρ). Quando Maniace tornò in aprile nel sud Italia, sbarcato a Taranto, si rese conto che la situazione era completamente ribaltata. Di tutte le conquiste che egli aveva fatto in Sicilia i bizantini erano riusciti a conservare solamente la città di Messina, mentre il potere dei normanni stava aumentando e l'intera Puglia appariva in rivolta. La spedizione di Maniace andò però incontro al fallimento, non riscendo a risolvere l'emergenza normanna, ormai esacerbatasi a tal punto da essere riuscita a occupare l'intera provincia. Maniace si rese responsabile inoltre di un operato drastico e crudele. I suoi massacri e gli abusi compiuti a Matera e a Monopoli nel giugno del 1042 avevano gettato un'ombra sulle sue gesta e l'avevano reso fortemente ostile alla popolazione locale. Un nuovo intrigo a corte segnò l'ennesimo giubilamento di Maniace. Un parente dell' imperatrice, Romano Sclero, che deteneva dei possedimenti in Anatolia confinanti con quelli del Maniace, intendeva impossessarsi anche di quelli del generale, e difatti già da anni erano in corso forti dissidi personali tra i due. Tali notizie arrivarono in Italia a Maniace, il quale si trovava nell'impossibilità di abbandonare il paese. Pare che Costantino IX, intanto subentrato al trono di Bisanzio sposando Zoe, abbia prestato sostegno alle pretese di Romano. Costantino ordinò quindi nel settembre del 1042 a Romano di andare a sostituire il generale nel comando in Italia.Un'altra interpretazione del nuovo sollevamento dall'incarico di comandante supremo di Maniace, spiega la decisione di Costantino col fatto che la sua gestione estremamente dura dell'ordine pubblico in Puglia, avrebbe reso inviso il potere bizantino in queste zone. In particolare poteva stare fortemente a cuore della corte imperiale la necessità di ristabilire il dialogo con Argiro, divenuto pedina fondamentale per la politica antinormanna dopo la riconciliazione con Bisanzio. Dopo aver appreso la notizia della nuova destituzione, Maniace, atteso l'arrivo di Pardo a Otranto, il nuovo catapano, lo eliminò, nonostante che questi portasse con sé una grossa somma di oro. Dopodiché si recò con l'esercito a Otranto, accampandovisi nel settembre 1042. Qui respinse le richieste di pace di un'ambasceria composta dall' arcivescovo di Bari e dal protospatario Tubakes, inviata per conto dell'imperatore, in un estremo tentativo di conciliazione. Ma, deciso a risolvere con la forza delle armi il conflitto con la corte imperiale e forte dell'appoggio dell'esercito, che lo adorava, si fece nominare addirittura basileus dei Romaioi tra il 12 giugno e il settembre del medesimo anno, mettendosi in marcia verso Costantinopoli, con il proposito di detronizzare Costantino IX. Sbarcò a Durazzo nel febbraio 1043, diretto verso Costantinopoli per la via Egnatia. È probabile che Maniace intendesse coordinare il suo attacco con un altro messo in atto dai Russi, che si presentarono infatti dinanzi a Costantinopoli in estate. Si mosse così alla volta della Macedonia, dopodiché presso Ostrovo (Bulgaria), affrontò l'esercito bizantino fedele all'imperatore legittimo. A quanto pare Costantino, che non disponeva di truppe nei dintorni di Costantinopoli, evitò di reclutare nuove leve e assoldare mercenari che avrebbero potuto facilmente defezionare. Stava per sbaragliare l'esercito dell'imperatore guidato dal sebastoforo Stefano, quando, sul termine della battaglia, morì inopinatamente (1043). La sua testa, infilzata su una picca, fu portata come trofeo a Costantinopoli.
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Maniace
Venne ampliato fra il 1232 e 1240, da Federico II utilizzando anche maestranze locali e saraceni abili intagliatori.
Alcune azioni poco accorte portarono presto il generale alla rovina: picchiò e ferì Stefano, un ufficiale che, di guardia lungo la costa, si era l'atto sfuggire il comandante delle milizie arabe; Stefano era nipote dell'Imperatore.
Maniace fu presto abbandonalo dai soldati lombardi e dai Normanni perché, oltre a mal pagarli, non li teneva nella dovuta considerazione quando c'era da designare i comandanti delle città conquistate.
Per questi motivi e forse perché stava tramando ai danni dell'Impero, fu richiamato in patria.
Per accattivarsi la benevolenza dell'imperatore. Maniace gli recò in dono i corpi di Santa Lucia, SanitAgata, S. Clemente e del vescovo Eutichio. Questa "lodevole" azione non gli risparmiò il carcere, con l'accusa di alto tradimento.
Nel 1060 i Normanni, che frattanto erano diventati nobili e potenti, avevano già occupato la Puglia e la Calabria e si erano portati sullo stretto intenzionati ad oltrepassarlo.
Maniace, rimesso in libertà, fu inviato a combatterli, ma, mentre si organizzava per lo scontro, fu dì nuovo chiamato a Costantinopoli.
Temendo dì essere nuovamente incarceralo, si ammutinò e lasciò l'Italia; raggiunto da un'armata bizantina, speditagli da Costantino Monomaco, fu sconfitto ed ucciso.
La Sicilia ricadde in mano araba, non essendo riusciti i Bizantini a predisporne adeguate difese né ad ottenere l'appoggio del popolo perché "... più barbari che gli stessi Saraceni, null'altro avendo di cristiano se non che il nome e di umano se non la figura" (Erchempert).
Ma i Normanni erano ormai pronti ad attraversare lo stretto.
Alcune azioni poco accorte portarono presto il generale alla rovina: picchiò e ferì Stefano, un ufficiale che, di guardia lungo la costa, si era l'atto sfuggire il comandante delle milizie arabe; Stefano era nipote dell'Imperatore.
Maniace fu presto abbandonalo dai soldati lombardi e dai Normanni perché, oltre a mal pagarli, non li teneva nella dovuta considerazione quando c'era da designare i comandanti delle città conquistate.
Per questi motivi e forse perché stava tramando ai danni dell'Impero, fu richiamato in patria.
Per accattivarsi la benevolenza dell'imperatore. Maniace gli recò in dono i corpi di Santa Lucia, SanitAgata, S. Clemente e del vescovo Eutichio. Questa "lodevole" azione non gli risparmiò il carcere, con l'accusa di alto tradimento.
Nel 1060 i Normanni, che frattanto erano diventati nobili e potenti, avevano già occupato la Puglia e la Calabria e si erano portati sullo stretto intenzionati ad oltrepassarlo.
Maniace, rimesso in libertà, fu inviato a combatterli, ma, mentre si organizzava per lo scontro, fu dì nuovo chiamato a Costantinopoli.
Temendo dì essere nuovamente incarceralo, si ammutinò e lasciò l'Italia; raggiunto da un'armata bizantina, speditagli da Costantino Monomaco, fu sconfitto ed ucciso.
La Sicilia ricadde in mano araba, non essendo riusciti i Bizantini a predisporne adeguate difese né ad ottenere l'appoggio del popolo perché "... più barbari che gli stessi Saraceni, null'altro avendo di cristiano se non che il nome e di umano se non la figura" (Erchempert).
Ma i Normanni erano ormai pronti ad attraversare lo stretto.