Bernabò Brea Luigi
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Luigi Bernabò Brea è stato uno dei maggiori archeologi del XX secolo.
L'ampiezza dei suoi interessi scientifici, i risultati delle sue ricerche, incentrate soprattutto sul Mediterraneo ed esposte in una bibliografia vastissima, il successo delle sue realizzazioni espositive e soprattutto la sua visione etica dell'attività archeologica fanno di lui un punto di riferimento esemplare per i ricercatori di oggi e di domani.
Questo sito, che deve essere considerato "in progress", intende contribuire a tenerne viva la memoria facilitando l'approccio alle sue opere.
Madeleine Cavalier
È stato uno dei maggiori archeologi del XX secolo. La sua attività di soprintendente ha regalato alla Sicilia Orientale un’indimenticabile stagione di ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico. A Luigi Bernabò Brea è dedicata la puntata di “Italia. Viaggio nella bellezza”, su Rai Storia. I suoi scavi hanno dato un volto nuovo alla preistoria del Mediterraneo; le sue idee hanno anticipato la concezione moderna del museo. Ma è soprattutto la sua visione etica dell’attività archeologica ad aver lasciato un’impronta indelebile. La lezione di resta un punto di riferimento esemplare per gli archeologi di oggi e di domani.
Luigi Bernabò Brea – Note Biografiche
di Madeleine Cavalier
- Dall'inizio della sua attività fino al 1973
- L'attività di Luigi Bernabò Brea dal 1973 al 1999
- Bibliografia http://www.luigibernabobrea.it/biografia1.html
Entrato a far parte dell'Amministrazione delle Antichità e Belle Arti dello Stato, nell'ottobre 1938 è stato assegnato come ispettore al Museo Nazionale di Taranto, diretto da Ciro Drago, e in tale ruolo ha tra l'altro partecipato agli scavi di Gnathia.
Nel giugno del 1939 è stato chiamato a costituire e dirigere la Soprintendenza alle Antichità della Liguria, allora creata. Ha ricevuto inoltre dal Comune di Genova l'incarico della direzione del Museo Civico di Archeologia Ligure di Genova-Pegli, incarico che ha conservato fino al 1951, provvedendo dapprima al suo sgombero di fronte ai pericoli bellici, poi alla sua riorganizzazione.
L'attività scientifica portata avanti in Liguria da Luigi Bernabò Brea, a parte scavi minori eseguiti nella necropoli dell'età del Ferro di Rossiglione e nel Castelliere di Pignone, è costituita specialmente dagli scavi nella caverna delle Arene Candide di Finale Ligure, che hanno rivelato una serie stratigrafica di fondamentale importanza soprattutto per la conoscenza del Neolitico e del Paleolitico superiore. Di questi scavi, continuati fino al 1951 e condotti in collaborazione con Luigi Cardini dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana, egli ha dato relazione, per gli strati a ceramiche di sua diretta competenza, nei due volumi apparsi nel 1946 e nel 1956.
Alla fine del 1941 Luigi Bernabò Brea è stato trasferito a Siracusa, alla Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale, che ha diretto per 32 anni fino al suo collocamento a riposoavvenuto nel 1973, dedicandole la massima parte della sua vita di studioso e di amministratore.
Giunto nella nuova sede in piena guerra, il suo primo compito è stato quello di completare lo sgombero del Museo di Siracusa, già largamente attuato dal suo predecessore G. Cultrera. Il suo primo impegno scientifico è stato lo studio dei monumenti dell'antica Akrai, pubblicato poi nel 1956.
Terminata la guerra, si è dedicato immediatamente a risistemare e restaurare i monumentidevastati e ariorganizzare il Museo di Siracusa, nella vecchia sede di Piazza Duomo, riaprendolo parzialmente fin dal 1947 e totalmente nel 1949. In questo momento ha potuto inoltre iniziare una prima attività di ricerca sul terreno, rivolta soprattutto all'esplorazione delle regioni più lontane dalla sede della Soprintendenza e archeologicamente meno conosciute, come la provincia di Enna (necropoli preistoriche di Calascibetta) e la zona tirrenica della provincia di Messina (Milazzo, Longane, San Basilio di Novara, Tindari, Alaesa). Fra il 1947 e il 1950 si datano le prime ricognizioni effettuate nelle isole Eolie e gli scavi al Piano Quartara e al villaggio del Milazzese a Panarea.
La revisione dei materiali preistorici a suo tempo principalmente scavati e studiati da P. Orsi e da I. e C. Cafici, condotta in vista del riallestimento del Museo, lo ha portato tra l'altro all'identificazione di alcuni giacimenti del Paleolitico superiore e del Mesolitico, non precedentemente riconosciuti, in alcuni dei quali, come Grotta Corruggi, gli è stato possibile eseguire saggi di scavo. Soprattutto, però, gli ha permesso di porre le basi per una riconsiderazione totale della successione delle culture preistoriche e protostoriche in Sicilia, elaborata anche in base alle nuove ricerche sul terreno, in special modo nelle Isole Eolie. La formulazione più completa di tale successione, come è noto, è stata poi pubblicata nel 1957 nel volume Sicily before the Greeks.
Nonostante l'impegnativa attività siciliana, tra il '48 e il '50 Luigi Bernabò Brea ha nuovamente ripreso, dopo l'interruzione della guerra, anche gli scavi nella caverna delle Arene Candide. Un viaggio di studio in Francia meridionale e in Spagna effettuato nel 1948, dopo la lunga chiusura delle frontiere causata dalla guerra, è stata l'occasione per ampliare il quadro dello sviluppo culturale del Mediterraneo occidentale che andava delineando.
Nel 1951 Luigi Bernabò Brea è stato incaricato dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene, diretta da Doro Levi, di riprendere gli scavi dell'insediamento dell'età del Bronzo di Poliochni nell'isola di Lemnos, per giungere alla pubblicazione delle ricerche eseguite dalla Scuola dal 1930 al 1936. I nuovi scavi, eseguiti nel 1951 e nel 1956, gli hanno permesso di riconoscere la successione delle fasi culturali fin dall'origine dell'insediamento; particolarmente fortunata è stata, nel 1956, la scoperta di un tesoro di oreficerie, affine e contemporaneo al grande tesoro di Troia.
La missione di Lemnos si è conclusa nel 1961 con l'inaugurazione del Museo di Myrina, che ha raccolto i rinvenimenti di Poliochni e quelli degli scavi di Efestia, del Kabirion di Chloi, di Myrina e delle isole di Imbro e Tenedos, e con le due importanti relazioni degli scavi, pubblicate nel 1969 e nel 1976.
È impossibile riassumere l'intensissima attività che Luigi Bernabò Brea ha svolto dal dopoguerra al 1973, come dirigente della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale, nelle cinque province della sua giurisdizione nel campo della tutela, della conservazione e del restauro dei monumenti archeologici, della ricerca sul terreno, dello scavo, della creazione di zone archeologiche organizzate, di antiquaria ad esse relativi, di musei locali.
Non bisogna dimenticare, infatti, che quegli anni hanno visto una formidabile espansione edilizia e industriale della Sicilia, che Bernabò Brea ha dovuto fronteggiare, in difesa del patrimonio archeologico, con una lotta spesso senza quartieri. Nello stesso tempo, la difficile gestione delle ingenti somme che soprattutto la Cassa per il Mezzogiorno investiva in quell'epoca anche nel campo culturale ha messo alla prova le sue doti organizzative. Sono stati infatti realizzati numerosissimi restauri, parchi archeologici e ricostruzioni monumentali che testimoniano una concezione non convenzionale, pur nell'assoluto rispetto del monumento, e una notevole attenzione per le legittime esigenze del pubblico. Basta ricordare a questo proposito il Parco della Neapolis di Siracusa comprendente i principali monumenti classici della città, dal Teatro alle Latomie, il restauro del Teatro di Taormina, lo scavo e il restauro della città romana di Tindari, la villa di Piazza Armerina, la risistemazione delle antichità di Akrai.
Nell'impossibilità di seguire personalmente la ricerca scientifica sul troppo vasto territorio della Soprintendenza, pur mantenendo quale Soprintendente la responsabilità e la sorveglianza dell'attività che si veniva svolgendo, egli ha affidato importanti lavori ai suoi collaboratori, tra cui Gino VinicioGentile, Paola Pelagatti, Giuseppe Voza ed io stessa, ed ha incoraggiato inoltre la collaborazione con Istituti stranieri, quali L'Ecole Française di Roma che ha allora avviato gli scavi a Megara Hyblaea, l'Università di Princeton a Morgantina e numerosi altri.
Tra le innumerevoli indagini che sono state allora effettuate, si possono ricordare in questa sede quelle principali nel campo preistorico:
- in provincia di Messina gli scavi del Riparo della Sperlinga, degli abitati di Tripi, Tindari, Longane, Monte Scurzi, Naxos, della necropoli di Rodi, dei villaggi del Milazzese a Panarea, di Capo Graziano, Filo Braccio, Casa Lopez a Filicudi, di Serro dei Cianfi e Portella a Salina, di Castellaro Vecchio, Piano Conte, Diana e del Castello a Lipari, delle necropoli di Piazza Monfalcone a Lipari e di Milazzo;
- in provincia di Enna gli scavi delle necropoli di Malpasso, Realmese, Calcarella, valle Coniglio a Calascibetta;
- in provincia di Catania gli scavi delle grotte di Novalucello, Pellegriti, Pietralunga, Maccarone, della sepoltura
- in provincia di Siracusa gli scavi delle capanne della Metapiccola e delle tombe della valle di S. Eligio a Lentini, dei villaggi di Stentinello e dell'Ognina, delle grotte del Conzo, della Chiusazza, Genovese, Palombara, Masella di Buscemi, Calafarina a Pachino, della necropoli di Thapsos, della necropoli di Pantalica e i restauri dell'Anaktoron.
Da parte sua, Luigi Bernabò Brea ha concentrato i propri interessi di studioso soprattutto sulle Isole Eolie e sulle zone vicine della provincia di Messina (Milazzo, Tindari) dove si è potuto avvalere della mia collaborazione fin dal 1951, quando, stabilitami a Lipari, ho iniziato ad assicurare la continuità e la sistematicità della ricerca, proseguita da allora ininterrotta.
A causa di una serie di circostanze favorevoli, gli scavi delle Isole Eolie sono stati particolarmente fortunati. A Lipari, per quanto riguarda la preistoria, sul Castello e nella piana sottostante è venuta in luce una regolarissima successione stratigrafica che ha permesso la ricostruzione dell'evoluzione culturale dagli inizi del Neolitico medio fino all'età storica, e che costituisce tuttora il paradigma per l'evoluzione culturale anche della Sicilia e dell'Italia meridionale.
Le stazioni minori della stessa isola e gli insediamenti di Filicudi, Panarea e Salina hanno offerto importantissime conferme e complementi al quadro che gli scavi del Castello di Lipari permettevano di ricostruire.
Ha rivelato altresì due singolarissimi artigianati locali: quello della ceramica policroma, fiorita nella prima metà del III secolo a.C. ad opera del Pittore di Lipari e di altri maestri della sua cerchia, e quello delle terracotte di argomento teatrale (modellini di maschere della tragedia, del dramma satiresco e della commedia, statuette di attori comici o satiresche) che inizia nei primi anni del IV e si sviluppa per un secolo e mezzo. Gli oltre 1300 pezzi rinvenuti offrono una documentazione eccezionalmente ricca e completa sul costume scenico del teatro greco, sull'arte della maschera e sulla loro evoluzione.
I resoconti degli scavi eoliani sono stati presentati nella serie Meligunìs Lipára, iniziata nel 1960 e giunta ormai all'XII volume, mentre una serie di studi monografici e di articoli riguarda le diverse classi di rinvenimenti eoliani sia preistorici, sia di età classica e medievale.
Lo studio delle testimonianze preistoriche e storiche di Lipari non ha esaurito, tuttavia, l'intera attività di Luigi Bernabò Brea; con la mia collaborazione, egli ha anche voluto raccogliere l'eredità scientifica del suo maestro e amico Luigi Cardini, curando la pubblicazione (1989 e 2000) degli scavi da questo compiuti per l'Istituto Italiano di Paleontologia Umana nelle grotte di Praia a Mare (CS).
Merita infine di ricordare, poiché i suoi vasti orizzonti culturali non si limitavano all'archeologia mediterranea, il lavoro compiuto nel campo dell'arte giapponese, alla quale si era interessato fin dalla sua prima gioventù. La profondità di tale interesse è testimoniato da un catalogo delle opere dell'Ukiyo-e conservate al Museo d'Arte Orientale E. Chiossone di Genova, pubblicato nel 1979 in collaborazione con la studiosa giapponese Eiko Kondo.
Luigi Bernabò Brea è scomparso il 4 febbraio 1999, mentre stava lavorando all'XI volume di Meligunìs Lipára.
*Si vedano gli articoli pubblicati dall'Accademia Selinuntina di Scienze, Lettere, Arti di Mazara del Vallo (Trapani, 1985) in occasione del conferimento del premio "Selinon", nel 1984: L. Bernabò Brea, La Sicilia nella mia vita, pp. 33-45; S.L. Agnello, LuigiBernabò Brea: abbozzo per un ritratto, pp. 47-57; G. Voza, Luigi Bernabò Brea: Soprintendente alle Antichità della Sicilia Orientale, pp. 59-70