Dionisio primo
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Dionisio primo o Dionig di Siracusa, detto il Vecchio o anche il Grande (in greco antico: Aiovùoiog7, Dionysios; Siracusa, 430 a.C. - 367 a.C.) è stato un militare e politico siracusano, che fu tiranno di Siracusa e tragediografo.
Fu un uomo di grande cultura e un mecenate, la sua corte ospitò personalità come Platone (388 a.C.), Eschine Socratico, Filosseno e Aristippo di Cirene, senza contare i numerosi artigiani e studiosi che accolse.
Egli è tutt'oggi ricordato come esempio della crudeltà che un tiranno può raggiungere, infatti, si narrano molti aneddoti riguardanti la sua personalità e la maggior parte di essi è raccolta nelle Tusculanae dìsputationes di Cicerone e nei Moralia di Plutarco.
Nacque a Siracusa nel 432 a.C. da una umilissima famiglia (pare che suo padre facesse il carrettiere); riuscì, giovinetto, ad occupare la carica di scriba. Fu il più accanito accusatore dei generali che, anzichè aiutare gli Agrigentini, li avevano "venduti" ai Cartaginesi.
Astuto e ambizioso, riuscì a farsi accettare dal popolo con incredibili "messe in scena". Fu generale, poi stratego ed infine capo assoluto di ogni cosa. Rafforzò militarmente Siracusa e fortificò Ortigia; si stabilì nell'Arsenale, ritenuto la parte più sicura della città. Si arricchì facendo confiscare i beni ai più ricchi che, con studiate calunnie, riusciva a fare condannare.
Per dare lustro al suo nome, sposò Aristomaca, figlia di Ermocrate (quasi contemporaneamente sposò anche Donde, una nobile della città di Locri). Appoggiò gli artisti ed ospitò a corte poeti e filosofi. Egli stesso compose delle tragedie giudicate da tutti assai mediocri; a tale proposito si racconta che un giorno abbia fatto leggere un suo lavoro a Filosseno e che questi, trovandolo orrendo, l'abbia strappato senza nascondere una smorfia di disgusto. Dionisio punì l'incauto critico facendolo chiudere nelle latomie. Liberatolo dopo pochi mesi, gli sottopose un nuovo lavoro e Filosseno, senza rispondere, rivolto alle guardie disse: "Soldati, alle Latomie".
Depredò i gioielli dei templi e con trovate teatrali riuscì a farsi consegnare dalle matrone tutti i loro preziosi. Quando sconfisse i Cartaginesi, liberò solo i prigionieri in grado di "regalargli" 300 talenti.
Temendo per la vita, rafforzò la guardia al suo palazzo e non uscì più di casa. Diffidò di tutti, fece crocifiggere il barbiere solo perchè "avrebbe potuto tagliargli la gola" e da quel momento si fece radere dalla figlia.
Ad Atene, nel 368 a.C., dopo anni di tentativi non riusciti, ad una sua tragedia, Il riscatto di Ettore, fu assegnato il primo premio. Tale fu la sua felicità che offrì un sontuoso banchetto a tutti gli amici; egli stesso si ingozzò fino a stare male: non si riprese più e morì poco dopo, nel 367 a.C.
moneta raffigurante Aretusa circa 405 a.C.