Bruno Costanza
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Bruno Costanza
Crocerossina, nasce il 25 gennaio del 1915. Nel 1935 decide di entrare nelle file della Croce Rossa Italiana come infermiera volontaria e comincia cosi a prestare la propria opera presso il nosocomio aretuseo. Per una ragazza di soli vent'anni, questo sarebbe già motivo di ammirazione, ma allo scoppio della seconda guerra mondiale, Costanza Bruno chiede e ottiene di impegnarsi addirittura sul fronte. Muore il 23 luglio del 1943 e la sua indole umanitaria e il coraggio indomito vengono premiati con più medaglie dall'esercito e dalla Croce Rossa. Dal 1948, le sue spoglie sono conservate nel Pantheon di Siracusa.
Costanza Bruno
di Maria Galizia
Come si può, in un momento politico cosi delicato come quello attuale, quando le sorti del mondo sono nelle mani e nella volontà dei potenti della terra, non ricordare la dolce ed eroica figura di una fanciulla siracusana che si oppose con tutta se stessa alla guerra, non sventolando bandiere arcobaleno o partecipando a marce di pace, bensì offrendosi volontaria a lenire con le sue mani e con il suo indomito coraggio, le tante ferite fisiche e psicologiche che ogni guerra, assurda e beffarda, scava nel corpo e nell'animo degli uomini che di essa ne sono i protagonisti, seppur più o meno consapevoli e responsabili. Del resto, tutta la breve vita di Costanza Bruno, fu legata agli eventi bellici della nostra nazione, come un triste e fatidico presagio didolore e di morte.
Costanza nacque il 31 gennaio 1915, durante la prima guerra mondiale e il crepitare delle mitraglie ed il fischio delle bombe furono le sue prime sensazioni sonore. Fin da bambina, manifesto un intelligenza precoce, viva, attenta e curiosa di tutto, anche se la sua infanzia fu rattristata dall'assenza continua del padre in guerra e dalle tante sofferenze che la circondavano. Con gli anni, affinò il dono naturale di osservazione e di partecipazione emotiva verso gli altri, rendendosi cara a tutti, ricercata ed amata da piccoli e grandi per le sue chiare doti di bontà, d'amore, d'abnegazione per tutti, ma soprattutto per gli afflitti ed i diseredati.
Ad essi, donava tutto quanto aveva: dalle sue vesti, agli oggetti più cari, ai suoi piccoli risparmi. In casa, fu figlia obbediente, remissiva, affettuosa, prodigandosi per la madre ammalata e per la sorella più volte operata e sofferente. Non ancora ventenne, ebbe la sua prima ed unica delusione sentimentale che la fece soffrire molto ma che rinsaldo, nel con-tempo, la sua grande forza di perdono e di apertura verso gli altri.
Frequento con profitto i corsi di infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana ed inizio cosi il suo volontariato nelle corsie dell'ospedale di Siracusa prima, di Palermo e Catania dopo, dove la famiglia si era trasferita per seguire il padre in servizio. Per aiutare i nostri soldati in guerra, chiese con insistenza ed ottenne il permesso di recarsi sui campi di battaglia. Qui, fra le corsie dei feriti, modesta e silenziosa, esplico la sua missione con alto senso umanitario accostandosi più volentieri agli ammalati ed ai feriti più gravi di cui confortava e leniva non solo le piaghe fisiche, ma anche le sofferenze morali, trovando sempre il tono adatto e la parola giusta capace di recare sollievo e conforto.
Era amata da tutti: malati, medici, colleghi che operavano attorno a lei tanto da essere chiamata "la piccola fata". Era sempre presente, sempre al capezzale dei sofferenti, instancabile, indomabile. Intanto il precipitare degli eventi bellici, aveva consigliato
la famiglia Bruno ad allontanarsi da Siracusa, per cercare più sicurezza al centro dell'Isola, nella originaria Nicosia. Qui in un piccolo ospedale civile, male attrezzato e con un solo medico, Costanza continuo a prestare la sua opera d'amore e di conforto ai tanti feriti delle truppe in ritirata. Per lunghi giorni non conobbe riposo, spendendosi tra i feriti, dall'alba fino a tarda sera, sempre sorri-dente, sempre felice del dovere compiuto. La sua giovane e delicata mano, si posava confortevole e pietosa sulla fronte dei moribondi per una carezza materna, per un istante di comunione all'assurda sofferenza della guerra.
II 21 luglio 1943, alla vigilia della sua morte, lavo la bocca cancrenosa ad un giovane soldato morente, sussurrandogli dolci parole. II povero giovane, non potendo parlare, la ringrazio con un ultimo profondo sguardo. Dopo due gironi dovevano riposare accanto, nella nuda e fredda terra del cimitero di Nicosia. II 22 luglio, mentre la battaglia infieriva alle porte di Nicosia, una violenta incursione aerea bombardò e mitragliò la zona attorno all'ospedale. Costanza, intenta come sempre a soccorrere i feriti, venne raggiunta da una pallottola che le spezzo tre dita della mano sinistra e da alcune grosse schegge che la colpirono profondamente alla coscia ed all'addome. Trasportata nel posto di medicazione di una vicina Divisione, si fece amputare le dita senza emettere un lamento.
Per la gravità della ferita all'addome venne trasportata con un ambulanza nell'ospedale da campo di Ristretta per essere operata urgentemente. Prima di partire, pregò una sua arnica e parente, la signorina Beritelli, di porgere il suo ultimo e devoto saluto all'Ispettrice Nazionale delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana: Principessa Maria losè di Savoia.
Durante i quaranta chilometri di percorso, mentre fuori la battaglia infuriava ed i bombardamenti si susseguivano incessanti, straziata dalle scosse e dal dolore, non ebbe un lamento, una lacrima, un grido, per non affliggere ancora oltre il padre che l'accompagnava. Ma l'ospedale di Ristretta non disponeva di un chirurgo ed inutilmente il padre disperato, corse dietro alle truppe in ritirata verso Messina per cercarne qualcuno. Venne riportata a Mistretta e da qui a Nicosia, dove in una grotta di ricovero, mentre i cannoni tuonavano insistenti, si spense serenamente circondata da parenti e da estranei. Dopo cinque anni di riposo nella nuda terra del cimitero di Nicosia, per desiderio della famiglia e della Croce Rossa Italiana, comitato di Siracusa, per concessione degli Amministratori della città Aretusea, la salma venne accolta ed inumata definitivamente al Pantheon, dove riposa tutt'ora, esempio umile e luminoso di come alla follia della guerra si possa rispondere immolando la propria giovinezza e, al vento dell'odio, si possa riparare con quello più forte dell'amore e del supremo sacrificio della vita. Alla sua memoria sono state conferite:
- La medaglia Florence Nightingale, la più alta distinzione internazionale della Croce Rossa, istituita a Washington nel maggio del 1912.
- La medaglia d'oro della Croce Rossa Italiana come fulgido esempio dei più nobili sentimenti di pietà e di altruismo nonché simbolo degli ideali di fraterna solidarietà della C.R.I.
- La medaglia di bronzo al valor militare per aver svolto durante la guerra la sua volontaria missione con intelligenza ed abnegazione fino al sacrifico supremo della vita.
La città di Siracusa ha voluto onorare la memoria della crocerossina Costanza Bruno, dedicando a lei una importante via cittadina, mentre la Provincia Regionale di Siracusa ha intitolato al suo nome il salone di ricevimento. Oltre a Siracusa, anche la città di Palermo ha reso omaggio al gesto eroico della infermiera volontaria dedicandole una stele che si trova presso il corpo militare e recentemente e stata scoperta una lapide in sua memoria presso una piazza di un quartiere popolare della città capoluogo, eretta su un terreno confiscato alla mafia.