porto Siracusa Maria Rosa Malsani - Siracusa memorie ricordi

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porto Siracusa Maria Rosa Malsani




Il porto di Siracusa (di Mariarosa Malesani)
Il porto di Siracusa ha una superficie di circa 700 ettari, delimitato a nord dall’isola di Ortigia e a sud dagli scogli di Castelluccio. La felicità delle qualità naturali del porto e l’abbondanza di acqua dolce ha certamente convinto i Corinzi di Archia a fermarsi nel 743 a. C. e a fondare una città sull’isolotto di Ortigia. Le splendide condizioni topografiche ed idrografiche di quest’estremo lembo della Sicilia, diedero agio ai greci di poter esplicare tutta la loro attività e l’incremento della potente metropoli fu tale che, in poco tempo, si estese per una ragguardevole superficie con un altissimo numero di abitanti, distribuiti in cinque quartieri, la Pentapoli. Siracusa crebbe fino al momento massimo quando sconfisse la flotta dell’ateniese Nicia nel 413 a.C. Dopo la conquista romana del 212 a.C. da parte del console Marcello la città cominciò una lenta decadenza, interrotta da brevi periodi di rinascita, che sono più evidente durante la dominazione bizantina ed araba. Nel 1300 Federico II d’Aragona, con un decreto confermato poi da Martino I, per compensare Siracusa dei servizi resi, le concedeva il privilegio del porto franco, assicurandole il monopolio dello sbarco e dell’imbarco di tutta la Sicilia Orientale. Il passaggio delle varie dominazioni dai romani , ai saraceni ai normanni, agli svevi, agli angioini fece registrare fasi alterne. Gli spagnoli che, come Attila, facevano inaridire il suolo dove si istallavano, distrussero i pochi gloriosi avanzi della città. In senso reale utilizzando i materiali dei monumenti greci e romani per costruire le fortificazioni e in modo indiretto tassando la città di pesanti oneri, sempre per realizzare le suddette fortificazioni. Tali enormi spese impoveirono il Comune, ridussero la funzione mercantile e fecero emigrare molte famiglie nobili e non. Dagli spagnoli si passò in potere dei borboni ed in fine sotto la dinastia sabauda. Ma il governo italiano ben poco ha fatto per la città che è progredita solo grazie alla laboriosità di cittadini. Nel 1700 Siracusa funziona da base navale per la flotta olandese e inglese. Nel 1798, vi sosta la squadra navale dell’ammiraglio Nelson prima e dopo la battaglia di Abukir, e secondo la tradizione l’inglese attribuisce ai poteri benefici dell’acqua della fonte Aretusa la sua vittoria su Napoleone. Nel 1835 si costruisce una banchina alla Marina, unica opera del periodo borbonico. In quel periodo la Marina aveva una triplice funzione: quella militare (città fortezza fin dalla seconda metà del ‘500) e quella mercantile, che spesso contrastava con quella militare per i due caratteri diversi, l’una auspicava l’apertura del sito per allargare i commerci, l’altra era costretta a limitare i traffici per motivi difensivi. Una terza funzione era quella della fruizione del pubblico, per il passeggio, per la musica domenicale, insomma per la socialità urbana. Questi conflitti ostacolavano anche i lavori di manutenzione ed ammodernamento, poiché non si riusciva a stabilire a chi toccassero le spese. Dopo l’unità d’Italia si inizia una fase di ripresa che, però, risulta difficoltosa per la mancanza di attrezzature e delle banchine ed anche per la immanente presenta delle fortificazioni che richiederanno anni di lavoro per essere rimosse. Intorno al 1875 venne banchinata la riva occidentale di Ortigia ed iniziata la realizzazione del molo Zanagora, mentre nel 1877 fu istallata la gru mobile sulla darsena. Nel 1892 si allargò la banchia che diede origine al piazzale chiamato “IV novembre”. Contemporaneamente fu posizionato il tronco ferroviario e venne aperta la stazione marittima, solo per le merci.. In quel periodo Siracusa era servita da diverse linee postali sulle tratte Napoli- Siracusa – Malta- Tripoli ed altre minori su Palermo- Siracusa – Malta e Palermo- Siracusa. Nel 1895 veniva istituita la linea diretta con Malta. Alla fine del secolo si riempiono i canali che, oltre alla darsena, mettevano in comunicazione le acque del porto piccolo con quelle del porto grande. Tale opera venne giustificata per motivi igienico- sanitari in quanto i fossati erano in stato di abbandono , maleodoranti e ricettacolo di rifiuti, ma in realtà scaturiva dalla necessità di favorire l’estendersi della città sulla terraferma nei nuovi quartieri di S. Antonio e Santa Lucia. Il mancato deflusso delle acque divenne concausa dell’insabbiamento del porto grande che ancora oggi ne condiziona l’operatività. Nel ‘900 si costruisce Corso Umberto su uno dei canali interrati, per favorire il collegamento tra la stazione ferroviaria e quella marittima. Dopo il 1860 i Savoia decidono di dare risorse economiche per la ricostruzione dei porti siciliani per dare lavoro ai poveri e per avere porti commerciali funzionanti , così tra il 1862 e i11868 la Marina assume l’aspetto attuale. Il nuovo secolo vede un risveglio del porto e il movimento merci arriva alle 100 mila tonnellate e il movimento passeggeri conta circa 8000 unità l’anno. Questo felice inizio diede il via ad una serie di progetti per lo sviluppo dello scalo e nel 1904 viene studiato il piano regolarore del porto che viene varato nel 1909, ma viene attuato solo in parte. La guerra di Libia fa istituire dei collegamenti con la Tripolitania e la Cirenaica e il movimento di merci e passeggeri è in crescita. La Prima Guerra mondiale, invece, fa registrare una diminuzione del traffico commerciale. Nel 1920 avviene una ripresa e si forma il “ Comitato pro porto”, ma i lavori del molo S. Antonio restano fermi. Già nel 1925 si toccano cifre record per il traffico viaggiatori e merci che sono quelle legate all’economia siracusana: frumento, carbone, legname. Si esportano asfalto,agrumi.e carrubi. La pece viene commercializzata al molo S. Antonio, mentre i commercianti delle arance in botti usavano il molo Zanagora. Le bucce di arancia in salamoia messe nei barili venivani spedite in Inghilterra e in Germania, e spesso anche negli Stati Uniti, dove si usavano per fare le marmellate. C’era rivalità tra i vari commerci e tra i moli e ciò vivacizzava il mercato. Interessante notare in questo periodo il sorgere dei grandi alberghi sulla marina perché, dato l’aumentato numero di passeggeri, le grandi famiglie di esportatori come i Bozzanca e i Boccadifuoco capirono che era necessario investire negli alberghi, che vennero edificati a ridosso degli sbarcaderi: nascono il Grand Hotel e l’Hotel dès Etrangères. Il Canale della Darsena era, invece, riservato al commercio dell’orto- frutta e alla pesca locale. La crisi economica del ’29 si fa sentire e nei primi anni trenta vi è una flessione del traffico merci e passeggeri, ma ciò nonostante vengono istallate due nuove gru e nel 1933 viene inaugurata la nuova stazione marittima, oggi sede della Capitaneria di Porto in Piazzale IV Novembre, seguita dalla costruzione dell’edificio della Dogana. Il traffico si sposta quindi attorno a questi edifici e gli altri moli vengono lasciati ad uso diverso. La guerra d’Africa ( 1935-’36 ) ha come porto d’imbarco di truppe e rifornimenti per l’Etiopia, proprio il porto di Siracusa, che però subisce un nuovo colpo dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, in quanto i trasporti dovevano essere scortati da unità da guerra. Lo sbarco degli alleati fa del porto una base logistica, anche se i bombardamenti l’avevano danneggiato. Finita la guerra si ricomincia, ma le merci sono ormai ridotte al trasporto di carbone e grano. La concorrenza del mezzo ferroviario ed aereo fa sparire il traffico merci e passeggeri dell’era prebellica. L’ industrializzazione degli anni ’50 cambia il volto della città, ma non porta alcun beneficio per il porto , se non momentaneo, finchè le industrie petrolchimine costruiscono i propri pontili.; in più il porto di Catania ,meglio attrezzato , fa una grande concorrenza a Siracusa. Gli anni sessanta vedono la decadenza del porto e si fanno molti studi per trovare soluzioni, ma tutto rimane sulla carta. Nel ’70 vi è una certa vitalità e vengono costruiti i silos per le granaglie provenienti soprattutto dall’Unione Sovietica, ma nuovamente si assiste al progressivo spegnimento del traffico. Negli anni ’80 la ricerca del petrolio nel Mediterraneo porta nuova vita al porto di Siracusa e la Compagnia portuale, grazie ai fondi della Regione, adegua le strutture per questa nuova attività. Il disgelo tra Est ed Ovest e le mutate condizioni economiche mondiali fanno abbandonare anche questa strada. Nel 1990 il Porto si sposta ad Augusta facendo perdere non solo i traffici, ma anche le tradizioni dei lavoratori del porto.
Bibliografia
P. Giansiracusa - Ortygia - vol. II 1981 E. Mauceri - Siracusa nei miei anni lontani - BO 1940 P. Magnano – Memorie siracusane - SR 1980 L. Lombardo – La provincia di Siracusa e le sue tradizioni SR 1984 P. Fillioley – Schegge e schizzi - Flaccavento SR 1986 S. Adorno - Conferenza del 16 gennaio 2004 SR Villa Reimann Di Raimondo – Requiem per un porto - I Siracusani n. 33 2001 C. Miduri - Siracusa Annottanta - Romeo ed. 1990 G. Avolio – Il porto di Siracusa - Soc. Tip. di SR 1919



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