Lapidi commemorative Siracusa - Siracusa memorie ricordi

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Lapidi commemorative Siracusa


LAPIDI COMMEMORATIVE PRESSO IL CIMITERO MONUMENTALE SIRACUSA

I SIRACUSANI ILLUSTRI


NOBILI VARI
































LAPIDI E MONUMENTI IN SIRACUSA

MONUMENTO A GARIBALDI




Monumento a Giuseppe Garibaldi
I DUE MONDI
TE SALUTANO EROE
PASSEGGIO ADORNO

LAPIDE COMMEMORATIVA A GAETANO ADORNO SINDACO




Lapide a Gaetano Adorno (Via Ruggero Settimo - passeggio Adorno)
CITTADINI
QUESTO PASSEGGIO
OTTENNE PER VOI
IL CAV. GAETANO ADORNO SINDACO
IL QUALE NEGLI ORDINI NUOVI
DIFESE LA PATRIA LA RESSE CON SAPIENZA:
DEGNO PER QUESTO
CHE IL CONSIGLIO COMUNALE
GLI DECRETASSE NEL 1865
TITOLO DI BENEMERENZA
E QUESTA MEMORIA
1868


LAPIDE COMMEMORATIVA A FRANCESCO CRISPI



Lapide a Francesco Crispi (in via XX Settembre)
Dall’Alighieri l’orgoglio
dal Machiavelli il pensiero
da Mazzini la fiamma
FRANCESCO CRISPI
cospiratore profugo
incitatore apostolo
statista altissimo
nell’asperrima vita
ebbe sicura luminosa costante
la visione della Nuova Italia
forza cuore intelletto
in mirabili gesta
dominanti un'altra volta il mondo
postremo superstite di generazione titanica
tra nani epigoni disconoscenti
con invitta coscienza
poté di sé dire
“Il mio nome è domani”




LAPIDE COMMEMORATIVA A GAETANO FUGGETTA




Lapide a Gaetano Fuggetta (in piazza San Giuseppe)
A GAETANO FUGGETTA
che nei campi fortunosi di Custoza
cimentando con ostinata intrepidezza la vita
con pochi valorosi
trasse in salvo due cannoni
per la morte dei difensori
lasciati a discrezione del nemico
Ferito due volte
mostrò che la fortuna non il valore
venne meno alle armi italiane
nelle supreme battaglie
dell’indipendenza nazionale
Dallo stesso nemico ammirato
meritò
la stima del re
la riconoscenza della nazione
e la più gloriosa ricompensa
cui possa aspirare un soldato
la medaglia d’oro al valor militare.
_____
La società di M. S. fra i militari in congedo di Siracusa
a duratura memoria di tanto prode pose il 3 giugno 1894


LAPIDE COMMEMORATIVA AI CADUTI DELLA GUERRA IN AFRICA  



Lapide ai caduti della guerra d'Africa (in piazza San Giuseppe)

Lapide per ricordare gli eroi siracusani immolatisi nella battaglia di Adua, in Africa Orientale: Alberto Storaci, Giuseppe Lanza, Sebastiano Mazzarella.

LAPIDE COMMEMORATIVA A  RENATO RANDAZZO



Lapide a Renato Randazzo (in piazza San Giuseppe)  
In questa avita dimora
nacque visse morì
RENATO RANDAZZO
docente umanista scrittore
Amò Siracusa
Onorò la cultura del Paese

La municipalità deliberò il segno
di memoria perenne
1994
Lapide a Renato Randazzo (in piazza San Giuseppe)  
In questa avita dimora
nacque visse morì
RENATO RANDAZZO
docente umanista scrittore
Amò Siracusa
Onorò la cultura del Paese

La municipalità deliberò il segno
di memoria perenne
1994


LAPIDE COMMEMORATIVA A VINCENZO STATELLA








Lapide a Vincenzo Statella (in piazza San Giuseppe)
A VINCENZO STATELLA
nella mente pregiato nelle armi valoroso
ferito nel 1849 a Roma
da straniere falangi repubblicane
rivendicanti la tiara
esule e povero giurò la vita al patrio riscatto
imperterrito fulmineo irruppe
a Milazzo a Messina al Volturno
nel 1866 a Custoza
da tenente colonnello al 2 granatieri
tra mille trafitture di imperiali ulani
fortunato glorioso
suggellava colla morte il voto degli eroi
per la patria tutto

Questi commilitoni superstiti delle patrie battaglie
per durevole sacra memoria posero il 12 gennaio 1893

STEMMA STATELLA CHIESA MADRE ISPICA




STEMMA STATELLA



Scudo Araldico o Arma

Blasonatura: inquartato: nel 1° e 4° d’oro, all’alabarda d’argento, manicata di nero; nel 2° e 3° di rosso, al castello d’oro.
Variante: inquartato: nel 1° e 4° d’oro, al castello al naturale; nel 2° e 3° di rosso, all’alabarda d’argento, manicata di nero.
La città di Ispica ha come emblema cittadino lo stemma Statella.
Personaggi celebri Antonio Statella fu ambasciatore del Regno delle due Sicilie alla corte di Torino nel 1816; di Madrid nel 1827 e Vienna; ministro degli esteri nel 1830, primo ministro nel 1860.
Nel 1802 sposò Stefania Mon­cada Bologna, figlia del principe di Paternò e dama di corte. Antonio, succedendo a Carlo Filangeri, divenne primo ministro di Francesco II di Borbone, il 1 marzo 1860. Quando l'11 maggio 1860, la spedizione dei Mille guidata da Garibaldi sbarcò a Marsala, Antonio organizzò, per contrastarlo, un esercito di centomila uomini, ma nonostante la grande differenza numerica, le truppe borboniche vennero sconfitte e Garibaldi ebbe via libera per la conquista dell'intero regno.
Vincenzo Statella (1825 - 1866), patriota risorgimentale.
Figura contraposta ad Antonio V, fu il conte Vincenzo Statella nato a Spaccaforno nel 1825. In contrasto con la fede monarchica dei suoi familiari, abbracciò la causa dell'Unità d'Italia e partecipò alla prima guerra di indipendenza come Capitano del Corpo dei Volontari di Sicilia, ottenendo nel 1849 la medaglia d'argento al valor militare. Aggregatosi alla spedizione dei Mille, salvò la vita a Garibaldi, assieme al comandante Missori, nella battaglia di Milazzo[5]. Come ricompensa fu nominato suo "aiutante di campo"[6]. Morì nel corso della terza guerra di indipendenza il 24 maggio 1866, in un carica a cavallo nella zona di Custoza ottenendo, per il suo eroismo, la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Al personaggio sono state dedicate caserme, edifici e corpi speciali come all'Anac, l'Associazione nazionale Arma di Cavalleria, che a Siracusa ha la Sezione Colonnello Vincenzo Statella MOVM; oppure l'antica caserma Vincenzo Statella nel centro della stessa Siracusa, nell'Isola di Ortigia.
Padre Salvatore della SS. Trinità, al secolo Andrea Statella (1678 - 22 aprile 1728), venerabile della Chiesa cattolica.
Figlio secondo­genito di Francesco IV Statella, terzo marchese di Spaccaforno, entrò nell'ordine dei Carmelitani nel 1726. Compì, dapprima, gli studi di filosofia, teologia e leggi civili e canoniche a Catania, e quindi completò la sua preparazione a Roma durante il pontificato di papa Clemente XI. Fu consacrato nel 1711 e si ritirò a Spaccaforno. Nel 1715 fece costruire nella cittadina due chiesette dedicate alla SS. Trinità, di cui una alla Marza (zona marittima). Il 12 maggio 1726 vestì il «sacro abito della Vergine santissima» prendendo il nome di Padre Salvatore Maria della SS.ma Trinità. Da quel momento rinunciò all'eredità familiare per donarla al Convento del Carmine di Spaccaforno, che fece ricostruire e ampliare. Il giorno della sua morte, il 22 aprile del 1728, fu sepolto nel convento di Rimini dove si trovava, ma 28 anni dopo le sue spoglie furono traslate in Sicilia e tumulate nella Chiesa del Carmelo di Spaccaforno. È ricordato come promotore della riforma carmelitana siracusana. Nel 1762 fu proposto per la beatificazione, ma la procedura non ebbe luogo per lo scarso numero dei testimoni superstiti.
Gli Statella oggi
I successori degli Statella conservarono ufficialmente il titolo di Marchese di Spaccaforno, Principe di Cassaro, Barone di Mongiolino fino al 1948 quando, con l'ordinamento repubblicano, tutti i titoli nobiliari non vennero più riconosciuti.
L'ultimo "marchese di Spaccaforno" morì nel 1978 e per mancanza di eredi si interruppe la linea di successione per via agnatizia come già era accaduto per il ramo ultragenito napoletano nel 1958.



LAPIDE COMMEMORATIVA SIRACUSA PATRIMONIO DELL'UMANITA'

Lapide "Patrimonio dell'Umanità" (in Piazza_Duomo)  
SIRACUSA E LE  NECROPOLI RUPESTRI DI PANTALICA

PATRIMONIO DELL'UMANITà

Il sito di Siracusa e le necropoli

rupestri di Pantalica è stato iscritto

il 17 luglio 2005, a Durban, nella Lista

patrimonio mondiale della

convenzione per la protezione del

patrimonio culturale e naturale.

Una eccezionale stratificazione di

differenti epoche che testimonia lo

sviluppo delle più significative culture

del Mediterraneo nel corso di tre

millenni. Siracusa, la più importante

colonia greca d'occidente, mostra

vestigia archeologiche e monumenti

che sono tra i più alti esempi della

civiltà greca e romana e dell'età

barocca. La Necropoli di Pantalica,

oggi nel territorio di Sortino estesa a Cassaro

e Ferla, con le sue cinquemila

tombe scavate nella roccia, data tra

il tredicesimo e il settimo secolo

avanti Cristo. Nell'area, di rilievo anche

le fondamenta dell'Anaktoron e tracce

dell'età Bizantina


LAPIDE COMMEMORATIVA A LUIGI BIGNAMI



Lapide a Luigi Bignami (in via Minerva)
A perenne memoria
dell'arcivescovo
LUIGI BIGNAMI
nell'esercizio dell'episcopato
sull'esempio di Marciano e di Ambrogio
non smarrì mai l'autorità nell'amore
mai l'amore nell'autorità
die' la mano ai caduti
confirmò i vacillanti
ebbe per tutte le miserie della vita
larghezze di cuore
nel XX° anniversario della morte
XXVII dicembre MCMXXXIX - XVIII E.F.
i Siracusani

LAPIDE COMMEMORATIVA A GIUSEPPE MAZZINI



Lapide a Giuseppe Mazzini (presso le Latomie dei Cappuccini)
GIUSEPPE MAZZINI
perché tra noi
sia durabilmente onorata
la memoria di un grand'uomo
pongono riverenti questa lapide
gli operai della Società Archimede

MONUMENTO COMMEMORATIVO SAN PIETRO



Lapide Statua di San Pietro (all'esterno del Duomo)
APOSTOLORUM
PRINCIPI
FUNDATORI
SUO
ECCLESIA
SYRACUSANA
P.

LAPIDE COMMEMORATIVA A DANTE ALIGHIERI



Lapide Omaggio a Dante Alighieri (in Via Dante Alighieri)
Citta' di Siracusa
Amor, ch'a nullo amato
amar perdona,
mi prese del costui piacer si' forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Dante Alighieri.
La Divina Commedia, Inferno, Canto V, Paolo e Francesca.

LAPIDE COMMEMORATIVA LACRIMAZIONE MADONNA  



Lapide Ricordo Lacrimazione Madonnina (in via degli Orti di San Giorgio)
Heic
lacrimis per quatuor dies
ubique deinceps
perpetuis profusis sanitatum prodigiis
Virgo Dei Mater
mundo universo obstupenti
uberrima aperuit
cordis sui pientissimi
fluenta.
Syracusis - IV Kal. Sept. A. MCMLIV
Primo anniversario die
I. Immordini
LAPIDE COMMEMORATIVA GIOVANNI FRANCICA NAVA



Lapide On. Giovani Francicanava (in Via Landolina)
A memoria ed onore
del N.H.
On. GIOVANNI FRANCICA NAVA
di Bondife'
il quale
dal 1900 al 1935 Deputato e Senatore del Regno,
favori' e tutelo' sempre gli interessi di Siracusa
e ad essa
con gesto degno di riconoscenza imperitura
lego' morendo
tutto il suo patrimonio
per l'Ente Com.le di Assistenza

LAPIDE COMMEMORATIVA SALVO RANDONE


( targa realizzata su progetto di Viviana Pipitone)






Lapide a Salvo Randone (in via Alagona
In questa casa nacque
il 25 Settembre 1906
SALVO RANDONE
grande protagonista
del teatro italiano

la Citta' di Siracusa
la Fondazione INDA
L'associazione Amici dell'INDA
nel centenario della nascita


MONUMENTO COMMEMORATIVO FRATI CAPPUCCINI



http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Immagine:Siracusa_-_Lapide_commemoratifa_frati_cappuccini.jpg

TRASCORSO FELICEMENTE IL QUARTO SECOLO DA QUANDO QUESTO CONVENTO FU EDIFICATO
SOTTO IL NOME E LA PROTEZIONE DELLA BEATA MARIA VERGINE DEI PERICOLI,
I FRATI MINORI CAPPUCCINI DOPO I RITI SOLENNI INDETTI PER TRE GIORNI
E MAGNIFICAMENTE CELEBRATI CON GRANDE CONCORSO DI POPOLO,
SI PRESERO CURA DI SCRIVERE QUESTA LAPIDE DI MARMO
PERCHE' PER L'AVVENIRE PIU' VIVIDA RESTASSE LA MEMORIA
E MAI FOSSE DESTINATA A SVANIRE
10 GIUGNO 1549  10 GIUGNO 1949
Quarto feliciter saeculo revoluto
cum coenobium hoc fuerit excitatum
sub nomine et tutela B.M.V. de Periculis
fratres minores capucini
post sacra solemnia per triduum indicta
et frequentissimo populo magnifice celebrata hunc lapidem e marmore inscribendum curarunt
quo vividior in posterum memoria
et nunquam dilapsura
IV ID IUN MDXLIX - VI ID IUN MCMXLIX

http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Immagine:Siracusa_-_Lapide_commemorativa_frati_Cappuccini.jpg
TUTTA QUANTA L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE SI PRESE CURA DI RICOLLOCARE
NELL'ANTICA SEDE QUESTA CROCE DELLE SANTE MISSIONI RIFATTA COME
QUELLA PRECEDENTEMENTE A SUO TEMPO DISTRUTTA AFFINCHE' PIU' FELICEMENTE
IN OGNI TEMPO FOSSE SEGUITO IL DIVINO DONO PER FAVORIRE
LA DIFFUSIONE DELLA FEDE SIRACUSA
3 LUGLIO 2004
Hanc sanctarum missionum crucem
in similitudem priori iad dirutae restitutam Pristina in basi iterum collocandam
civica administratio universa curavit
quo felicius in omne tempus exequeretur divinum
munus ad propagandam adiuvamdamque fuerunt
http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Immagine:Siracusa_-_lapide_commemorativa_ripristino_croce_da_amministrazione_comunale.jpg

Quarto feliciter saeculo revoluto
cum coenobium hoc fuerit excitatum
sub nomine et tutela B.M.V. de Periculis
fratres minores capucini
post sacra solemnia per triduum indicta
et frequentissimo populo magnifice celebrata hunc lapidem e marmore inscribendum curarunt
quo vividior in posterum memoria
et nunquam dilapsura
IV ID IUN MDXLIX - VI ID IUN MCMXLIX

MONUMENTO COMMEMORATIVO CADUTI IN AFRICA






Lapidi monumento ai caduti d'Africa
FRONTE NORD
1935 - Adigrat - Adua - Axum - Macalle - Dembeguina Selaclaca - Abbi Addi - Af Gaga
1936 - Passo Vaiev -Ò Zeban Herkata - Monte Lata - Debra Amba Amba Aradam - Uork Amba - Dembela - Amba Alagi - Amba Tzellere - Debuk - Adi - Haimanal - Acab Saat - Mai Laham - Selaclaca - Adi Abo - Zuan Debre - Enda Mariam Manne - Debuk - Aussa - Socota - Passo Mecan - Amba Piatta - Gondar - Dessie - Addis Abeba
FRONTE SUD
1935 - Gherlogubi - Dagnerei - Gorahei - Hamanlei - Lama Scillindi
1936 - Neghelli - Malca Murri - Vadara - Curati - Gianagobo - Birgot - Gunu Gadu - Sassabaneh - Dagabur - Giggiga - Harar - Dire Dava

LAPIDE COMMEMORATIVA GIOVANNI ALBERTO BECHI LUSERNA



DA WIKIPEDIA


Giovanni Alberto Bechi Luserna (Spoleto, 1904 – Macomer, 10 settembre 1943) è stato un ufficiale e scrittore italiano.
L'inizio della carriera
Figlio di Giulio Bechi, anch'egli ufficiale e scrittore, e di Albertina Luserna dei conti di Campiglione e Luserna, apparteneva a famiglia toscano/piemontese di tradizione militare. Un appartenente ad altro ramo della famiglia, Alessio Bechi, era stato militare napoleonico e successivamente maggiore dell'artiglieria granducale; morì in Toscana nel 1850, contrariamente a quanto riferito erroneamente da Paolo Caccia Dominioni, secondo il quale sarebbe morto nella Campagna di Russia. Un figlio del precedente, Stanislao Bechi, fu ufficiale garibaldino fucilato dai russi nel 1863 a causa della sua partecipazione all'insurrezione per l'indipendenza della Polonia[1].
Bechi frequentò la Scuola Militare Nunziatella (o meglio, della Nunziatella) a Napoli e l'Accademia Militare di Modena, per passare quindi all'arma di cavalleria. Partecipò alle guerre coloniali in Libia e in Etiopia. Per il servizio in Cirenaica al comando di uno squadrone di Savari, ricevette due medaglie di bronzo al valor militare, nel 1929 e nel 1930; una terza ne ottenne nel 1935 in Africa, dove ebbe il comando di una banda irregolare a cavallo [2].
Considerato uno degli ufficiali più brillanti del Regio Esercito, destinato, nel giudizio dei superiori, "a raggiungere i più alti gradi della gerarchia," richiamò l'attenzione del ministro degli esteri Galeazzo Ciano, del cui ambiente entrò a far parte anche grazie ai legami di parentela della moglie diciannovenne, Paola dei conti Antonelli (la famiglia del famoso cardinale Giacomo Antonelli) con un ramo della famiglia Colonna. In questo periodo fu concessa l'aggiunzione del cognome Luserna, della nobile famiglia materna.
Ricevette quindi l'incarico di addetto militare a Londra, e, nel 1940, di direttore dell'Ufficio Finlandia (paese allora in guerra con l'Unione Sovietica, al quale l'Italia inviava segretamente materiale bellico) al ministero degli esteri.
El Alamein
Durante la seconda guerra mondiale, dopo un breve periodo al Servizio Informazioni Militare, chiese il passaggio alla nuova specialità dei paracadutisti, dove, pur a confronto con uomini tutti di tempra eccezionale, emerse rapidamente come la figura forse più carismatica. Al comando del IV Battaglione Paracadutisti della Divisione Folgore (il battaglione più scelto, da lui formato e addestrato, dove ebbe come comandanti di compagnia Guido Visconti di Modrone e Costantino Ruspoli di Poggio Suasa) raggiunse l'Africa settentrionale il 15 luglio del 1942 ed in ottobre, come comandante interinale del 187º Reggimento paracadutisti "Folgore", condusse la difesa del settore settentrionale della divisione (sacca minata-Deir el Munassib) durante la battaglia di El Alamein, per cui ricevette una quarta medaglia di bronzo.
L'epigrafe posta all'ingresso del Sacrario Militare Italiano di El Alamein è tratta da uno scritto di Bechi Luserna (I ragazzi della Folgore):
Fra le sabbie non più deserte
son qui di presidio per l'eternità i ragazzi della Folgore
fior fiore di un popolo e di un Esercito in armi.
Caduti per un'idea, senza rimpianto, onorati nel ricordo dello stesso nemico,
essi additano agli italiani, nella buona e nell'avversa fortuna,
il cammino dell'onore e della gloria.
Viandante, arrestati e riverisci.
Dio degli Eserciti,
accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell'angolo di cielo
che riserbi ai martiri ed agli Eroi.
Nella "Nembo"
Richiamato in patria (4 novembre 1942) durante l'epica ritirata della Divisione nel deserto, Bechi, ormai tenente colonnello, assunse l'incarico di Capo di Stato Maggiore della divisione paracadutisti Nembo, di cui divenne il principale animatore.
L'8 settembre 1943 la Nembo era di stanza in Campidano, a circa quaranta chilometri da Cagliari. La notizia dell'armistizio di Cassibile fu accolta negativamente da molti paracadutisti; in particolare, il XII battaglione (comandato dal Maggiore Mario Rizzatti), insieme ad una batteria del 184º Artiglieria, decise di unirsi ai tedeschi della 90ª Divisione Panzergrenadieren, che si stavano ritirando verso la Corsica. Il generale Ercole Ronco, comandante la Divisione, cercò di richiamare all'ordine il reparto, ma senza risultato; anzi, secondo la Relazione Ufficiale, fu temporaneamente sequestrato[2]. In un estremo tentativo di indurre il battaglione, in ritirata sulla Carlo Felice, a recedere dalla scelta compiuta, il colonnello Bechi riuscì a raggiungerlo nella zona di Castigadu, alle porte di Macomer. Lì venne infine fermato da un posto di blocco stradale istituito dal reparto ammutinato al bivio di Borore. Nel disperato tentativo di imporsi agli uomini del blocco e di riuscire a passare, Bechi si scontrò col Capitano Corrado Alvino, il quale, conformemente agli ordini ricevuti, gli rifiutava il passaggio. Il drammatico alterco si concluse con una raffica del fucile mitragliatore a presidio del blocco, sparata dal Parac. Cosimo, mentre Bechi si trovava ancora sulla Fiat 1100 di servizio. La stessa raffica uccise anche un carabiniere della scorta, mentre il secondo carabiniere rimase ferito, e successivamente si aggregò al XII Battaglione in qualità di scritturale. Il corpo di Bechi, chiuso in un sacco, fu caricato su un camion e successivamente, dopo il rifiuto dei frati di un convento di farsi carico della salma, venne sepolto in mare alle Bocche di Bonifacio[3], nei pressi di Santa Teresa di Gallura[4].
Qualche mese dopo, lo stesso Cosimo riportava alla vedova il portafoglio e l'orologio.
Bechi fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Per la sua morte, dopo la guerra fu processato e ritenuto responsabile il capitano Alvino, forse innocente.
Lo scrittore
Come già il padre, Bechi svolse anche una notevole attività letteraria, con una nutrita serie di scritti giornalistici apparsi poi in tre successivi volumi: "Noi e loro," "Britannia in armi," e infine I ragazzi della Folgore, nel quale narrò le vicende della divisione nella battaglia di El Alamein.
Quest'ultimo libro, composto da una serie di articoli di stampa raccolti in volume nel dopoguerra a cura di Paolo Caccia Dominioni e Livio Pesce, costituisce la principale fonte, in parte romanzata, della leggenda della Folgore a El Alamein.
Bechi fu l'ideatore, nel 1943, del "Foglio di campo dei Paracadutisti d'Italia", testata che visse fino al 1946 e che recentemente è stata ripresa dalla rivista dell'ANPDI[5] "Folgore", la quale si considera sua continuazione e dichiara Bechi suo fondatore[6].
Bechi disegnò anche un fregio per la Folgore destinato al calendario 1942 del IV battaglione[7].
Come il padre usava firmarsi Miles[8], così il figlio si firmava talvolta Eques[1].
Onori e genealogie
Ad Alberto Bechi Luserna è intitolata la caserma di Macomer che ospita il 45º Reggimento Fanteria "Reggio" ed il 5º Reggimento Genio Guastatori. Un'altra caserma porta il suo nome a Pisa (sede del 6º Reggimento di Manovra).
Dalla moglie Paola, sposata nel 1937, ebbe una figlia, Antonella, poi adottata dal secondo marito della madre, l'industriale Enrico Piaggio, e conosciuta da allora come Antonella Bechi Piaggio. Dal matrimonio con Umberto Agnelli Antonella ebbe un figlio, Giovanni Alberto Agnelli, paracadutista nel Battaglione Tuscania, tragicamente scomparso a 33 anni nel 1997, mentre si accingeva ad assumere la direzione del gruppo Fiat. Dal secondo matrimonio Antonella ebbe una figlia, Chiara Visconti di Modrone, ora Pervanas.
Opere
"Noi e loro. Cronache di un soldato vagabondo", 1941
"Britannia in armi: cronache di pace e di guerra", Edizioni Luigi Alfieri, 1941
"La falsa democrazia della Gran Bretagna", 1941
"I ragazzi della Folgore" (a cura di Paolo Caccia Dominioni), Edizioni Luigi Alfieri, 1943 - L'opera era stampata e pronta per la distribuzione nel 1943, ma una bomba nemica distrusse i locali dell'editore; l'opera fu ricostruita postuma, ma nuovamente tutto andò distrutto a causa di un bombardamento[1].
Onorificenze
Medaglia d'oro al valor militare
«Ufficiale di elevate qualità morali ed intellettuali, più volte decorato al valore, capo di S.M. di una divisione paracadutisti, all'atto dell'armistizio, fedele al giuramento prestato ed animato solo da inestinguibile fede e da completa dedizione alla Patria, assumeva senza esitazione e contro le insidie e le prepotenze tedesche, il nuovo posto di combattimento. Venuto a conoscenza che uno dei reparti dipendenti, sobillato da alcuni facinorosi, si era affiancato ai tedeschi, si recava, con esigua scorta e attraverso una zona insidiata da mezzi blindati nemici, presso il reparto stesso per richiamarlo al dovere. Affrontato con le armi in pugno dai più accesi istigatori del movimento sedizioso, non desisteva dal suo nobile intento, finché, colpito, cadeva in mezzo a coloro che egli aveva tentato di ricondurre sulla via del dovere e dell'onore. Coronava così, col cosciente sacrificio della vita, la propria esistenza di valoroso soldato, continuatore di una gloriosa tradizione familiare di eroismo.[9]»
— Sardegna, 10 settembre 1943

LAPIDI COMMEMORATIVE  CHIESA DEL PANTHEON

Lapidi chiesa del Pantheon

A ricordo
dei volontari di guerra
di terra di mare e dell'aria
caduti
su tutti i fronti di battaglia
dove accorsero
per l'onore d'Italia
La citta di Siracusa fiera e memore pose
XXIV - MAG - MCMLXXXI




Lapidi chiesa del Pantheon
All'eroe ignoto
che alla patria
diede il sangue e la gloria
a sé
l'ombra e l'oblio
nel nome del popolo
versate lacrime o madri
sciogliete inni o poeti
innanzi al mare e al cielo
infiniti
IV NOV. MCMLXVI





Lapidi chiesa del Pantheon
In memoria
dei martiri e degli eroi
della resistenza e della guerra di liberazione
perché sia di monito nei secoli
che il popolo oppresso
risorge
nella libertà e nel diritto
IV NOV. MCMLXVI

LAPIDE COMMEMORATIVEA PALAZZO MERGULENSE MONTALTO




Lapide Palazzo Mergulense-Montalto
HAEC MIRGULENSIS MAC
CIOTTA PALATIA STRUXIT
CUI SUARUM SUMMA VIRTUTUM
COPIA SURGIT
ANNO MILLENO TERCEN
TENO NONAGENO
SEPTENO MUNDO VERNO
VENIENTE SUPREMO

LAPIDE COMMEMORATIVA AL CASTELLO MANIACE




Lapide sul frontone d'ingresso del Castello Maniace
CARLO V EMPERADOR REG. DE ESPANA 1545 -
TRASLADOSE ESTE ESCUDO EN TIEMPO DE
D. PHELIPE III DEI GRACIA DE ESPANA Y DE SICILIA
SIENDO BIREI DESTE REINO D PEDRO GIRON DUQ DOSVNA
CASTELLANO ESTE cAS TL O PRSV M FLCPI DE ROCA MALDONATO ANNO 1614

LAPIDI COMMEMORATIVE  CADUTI E INVALIDI SUL LAVORO




Lapidi del monumento ai caduti e invalidi sul lavoro
Città di Siracusa A.N.M.I.L. di Siracusa
L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
E L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE
MUTILATI ED INVALIDI SUL LAVORO
DEDICANO
A COLORO CHE CON IL PROPRIO SACRIFICIO
HANNO CONTRIBUITO ALLO SVILUPPO
ED AL PROGRESSO DELLA COLLETTIVITA'
Siracusa 7 dicembre 2003




Lapidi del monumento ai caduti e invalidi sul lavoro
MONUMENTO AI CADUTI ED
AGLI INVALIDI SUL LAVORO
L'opera è stata realizzata grazie alla
sensibilità dimostrata dall'avv.
Giambattista Bufardeci,sindaco di
Siracusa e dal cav. Giuseppe Zaccarello
presidente dell'ANMIL provinciale
di Siracusa.
Con essa si intende ricordare le fatiche
profuse ed il dolore con cui molti lavoratori,
donando parte di sè, hanno contribuito allo
sviluppo e alla crescita umana, culturale ed
economica del territorio siracusano.
La volontà di tradurre in immagine la figura
del mutilato ed invalido del lavoro vuole essere
presenza concreta e simbolica, da
innalzare nel cuore della città, a duratura
memoria di tutti coloro che, operando
all'interno di molteplici ambiti lavorativi,
hanno con il loro sacrificio reso possibile la
realtà del'oggi.
C'è in questa visione una consapevolezza
amara, dietro ogni "umile", si muove l'ombra
del dolore, della sofferenza:
la vita è un conflitto continuo.
Questi uomini eroici, quasi "spavaldi", che
vivono il loro quotidiano dolore con una
composta dignità, non sono collocati in una
tetra cornice, anziil loro vissuto appare alleggerito da una luminosità che pervade e
permea l'opera; luminosità che sollecita una
riflessione: si può vivere ai margini della società ed essere al centro del mondo.
L'opera è un omaggio ai mutilati ed invalidi
del lavoro affinché la collettività riponga tra
le sue più preziose memorie intangibile il
valore del sacrificio personale. Un Sacrificio
non avvilito ad usbergo retorico, ma ricco e
pieno del senso accordatole dalla sua stessa
etimologia e dalla storia nel quale
universalmente si riconosce chiunque,
svolgendo una qualsivoglia attività
lavorativa, subisca un infortunio. Di qui la
presenza del monumento a testimonianza di
un eventostraordinario ed al tempo stesso
troppo frequente, che ha legato in un unico
afflato uomini e donne nella generosa lotta a
favore della sicurezza nei luoghi di lav oro.
Siracusa, 7 dicembre 2003

LAPIDE COMMEMORATIVA A EMILIO PRAZIO




Lapide a Emilio Prazio
Città di Siracusa
ad
EMILIO PRAZIO
Melilli 1-6-1897
SIracusa 10-2-1977
Artista sensibile ai motivi
dello stile liberty, si affermò
in Italia e all'estero per il
suo spirito creativo e per
la sua profonda umanità
in questo quartiere della
antica acradina trascorse
parte della sua vita
La municipalità siracusana
Anno 1999

LAPIDE COMMEMORATIVA  AI CADUTI DEL CONTE ROSSO



VAI A TRAGEDIA DEL CONTE ROSSO PDF




Lapide ai caduti del Conte Rosso
SIRACUSA
ricorda
i caduti del piroscafo
CONTE ROSSO
affondato da sommergibile britannico
al largo di Capo Murro di Porco
la sera del 24 maggio 1941
mentre trasportava soldati italiani
a servire la patria sul suolo africano
sia ad essi onore e memoria
Siracusa maggio 2007 Associazione Lamba Doria


LAPIDE COMMEMORATIVA  ARMISTIZIO CASSIBILE




Lapidi all'armistizio di Cassibile
Nel 50° Anniversario
della liberazione
i reduci e i combattenti
di Cassibile
commossi
ricordano i commilitoni
che offrirono l'olocausto
della loro giovinezza
per la patria
presenti
Di Stefano Filipponeri 1894-1943
Palmieri Giovanni 1906-1944
Riscica Salvatore 1921-1943
Tine' Giuseppe 1915-1944
Tiralongo Corradino 1921-1943
Vittime Civili
Rizzotti Felice 1912-1943
Spada Vincenzo 1873-1943
VIANDANTE CHE TI SOFFERMI
IN QUESTO MOMENTO INVOCA
PER L'ITALIA PACE E LIBERTA'
E PER I CADUTI
IL SONNO DEGLI EROI.
Anno 1995

LAPIDE COMMEMORATIVA  VISITA FERDINANDO III A SIRACUSA




Lapide visita Ferdinando III  
FERDINANDO III UTRUSQUE SICILIAE
REGI CLEMENTISSIMO QUI
SYRACUSANORUM PORTUS
ET MOENIA LUSTRANDO
HANC AEDEM
ADIUIT HONESTAVIT BEAVIT
FRANCISCUS BENEVENTANO
IN GRATI ANIMI PIGNUS
ET ACCEPTE HONORIS MEMORIAM
POSVIT
DIE XXVIII APRILIS ANO MDCCCVI


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