Piero Follioley
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Piero Fillioley
Nasce in Via dell'Amalfitania (calata del Governatore) all'ultimo piano di quello che un tempo era stato "l'Albergo Sole" in cui, nel 1835, aveva trovato alloggio e morte il poeta August Von Platen.
Ha frequentato le prime tre classi elementari nelle cosiddette "scoli vecchi" alla Spirduta. Per le classi quarta e quinta fu dirottato nel plesso di Via Santa Teresa (allora Via dell'Ospedale) con il maestro Archimede Fazzina. È viva nel ricordo la figura di questo insegnante, poi nominato direttore reggente. Personaggio che appariva austero, esigente nella disciplina e prodigo nelle sue lezioni e dissertazioni, che spesso diventavano lezioni di vita. Fazzina era di carnagione lentigginosa e di capigliatura folta e fulva (per cui era detto "pilu russu"), raffinato nel vestire, elegante nei modi, gradiva le grazie femminili; fatto questo che gli procurò anche una spiacevole disavventura.
Ricorda con simpatia il maestro Domenico Foti. Aveva animo di poeta e possedeva una sensibilità che caratterizzava anche la sua attività di educatore. Diede alle stampe vari scritti di narrativa tra cui il romanzo "La Sperduta" e alcune raccolte di liriche.
Il filo dei ricordi lo conduce poi all'edificio prospiciente il porto, allineato con il Grand Hotel, nell'attuale Viale Mazzini. Vi erano, a piano terra, tre immensi locali destinati ad aule per le classi elementari quinta, sesta e settima. Allora (siamo negli anni '20) dopo la licenza elementare le due classi successive erano facoltative, e i ragazzi che le avevano frequentate se ne facevano giustamente vanto. In quei stanzoni, spesso invasi dall'odore del mare, avevano insegnato suo padre Agostino e il maestro Pasquale Salibra. Sua madre insegnante Carmela Iapichino era impegnata nei "scoli vecchi" della Spirduta.
65. L'ingresso - del vecchio- carcere di Via Vittori» Veneto-, Un evidenza, sotto la la scultura in rilievo- (ormai quasi logorata dalla salsedine) del famoso "occhiu": dovrebbe rappresentare l'occhio severo della Giustizia.
Questo plesso fu poi trasferito, parte in Via Logoteta e parte alla Borgata dove il padre Agostino fu nominato direttore reggente. Un caro ricordo dell'attività del padre riguarda la sua dedizione, scevra di compenso, nell'istruzione elementare ai detenuti del carcere di Siracusa (il vecchio edificio vicino al mercato detto "casa c'un occhiu"), attività che svolgeva fuori dagli orari abituali e talora fino a tarda sera. Della madre insegnate Carmela ricorda la grande energia che prodigava nell'educazione degli alunni, oltre che dei figli. Si appassionava anche a preparare gli scolari per recite e spettacoli scolastici, ricompensata soltanto dalla felicità dei piccoli "attori" dopo il buon esito delle rappresentazioni.
Si era allora nel periodo del Governo Fascista. La scuola era permeata dagli umori e dalle direttive del regime con la sua enfasi militarista, la retorica della nazione e della razza, la disciplina piuttosto rigida specialmente nei confronti dei ragazzi cosiddetti "del popolo".
I genitori, che avevano una formazione politica e culturale di segno opposto, insieme a pochi altri colleghi, si distinguevano per comportamenti e metodi educativi spesso non conformi al clima dominante. Ciò veniva tollerato dalle autorità del tempo, specialmente per il rispetto di cui essi godevano.
Rinnovo locazione dei "Scoli vecchi"
Piero Fillioley, come Ferdinando Risi e vari altri "testimoni" hanno ricordato avvenimenti legati ai cosiddetti "Scoli vecchi" di Via dei Gracchi
(oggi Via dei Mergulensi). Fillioley, tra l'altro, rammenta la figura del proprietario dello stabile, sig. Salvatore Capodieci: una persona piuttosto irascibile che, puntualmente, si affacciava da un balcone del secondo piano rimproverando aspramente gli alunni che, liberati infine dalla disciplina, davano spazio alla naturale vivacità durante la cosiddetta "ricreazione".
66. 1913. Delibera comunale relativa al rinnovo di locazione della casa di proprietà del Signor Salvatore Capodieci che ospitava i cosìddetti "Scoli vecchi"- da Archivio di Stato Siracusa