Ferdinando Risi - Siracusa memorie ricordi

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Ferdinando Risi

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TRATTO DA "IN CIMA ALLA SPERDUTA" DI ALDO ADORNO documentazione pdf


58.Gruppo di scolari in una classe maschile del 1° circolo (in primo piano Francesco Leone).

La foto si riferisce ad un periodo successivo, ma riconduce all'atmosfera dei "scoli vecchi" descritta da Ferdinando Risi
Il nuovo edificio era stato inaugurato proprio in quell'anno (era il 1929), ma lui fu iscritto nel vecchio plesso detto "scoli vecchi" e destinato ai cosiddetti "figli del popolo". Eppure gli era stata subito riconosciuta una particolare inclinazione allo studio, tanto che, dopo un esame preliminare condotto personalmente dalla direttrice, fu ammesso direttamente alla seconda elementare. Ed ebbe compagni i "figli del popolo" ragazzi che, oltre alla scuola, avevano una grande maestra: "la strada". Fra essi il cameratismo era forte, ma dure le regole che la "strada" imponeva. Bisognava sempre dimostrare coraggio e sprezzo del pericolo e non sottrarsi alle sfide, anche le più rischiose.
Non per nulla lo "sport" prediletto da questi scolari era la "coppia", con il violento lancio di pietre, che solitamente si svolgeva all'uscita di scuola; e spesso qualche "combattente" tornava a casa sanguinante con un buco in testa. Il tutto avveniva tra la piazzetta antistante la scuola e la Via dei Santi Coronati, che allora si chiamava Via Dante ed era poco più di un vicolo.
Altro frequente genere di sfida riguardava la spavalderia, o meglio la cosiddetta "spirtizza".

Rammenta in proposito che un compagno, più "sperto" di altri, più volte usava intingere il pane nell'inchiostro dei calamai (allora incassati nei vecchi banchi di legno) e poi masticarlo fingendo un gran gusto.
Con questi ragazzi legò rapporti intensi di amicizia che mantiene tuttora con coloro che sopravvivono.
Nei "scoli vecchi" la sua aula di seconda elementare era a piano terra, e ricorda ancora la curiosità che suscitava un'antica mangiatoia di pietra che faceva bella mostra in un angolo della stanza, evidente testimonianza che l'aula medesima era stata la stalla di un palazzo patrizio. Ben diversa invece era la collocazione delle altre aule al primo piano, il cosiddetto piano nobile del palazzo, tutte affacciate su un lungo ballatoio interno al cortile e con balconi all'esterno. L'esperienza nei "scoli vecchi" ebbe presto termine, poiché l'anno successivo (1930) fu condotto a frequentare la classe terza nel nuovo solenne edificio sede del 1° Circolo "Dux". Era una struttura scolastica degna di questo nome: aule grandi e luminose, corridoi ampi e, soprattutto, servizi igienici che potevano considerarsi tali, ben diversi da quelli dei "scoli vecchi". Fatto del tutto inatteso, poi, l'esistenza di un'at- trezzata palestra che permetteva una bella attività ginnica.
Rammenta di essere stato presto coinvolto come piccolo "attore", sfruttando le competenze che gli venivano dalla frequentazione dei piccoli teatri locali del tempo, il "San Giorgio" in Via Santi Coronati ed il famoso "Eden" in Via Gemmellaro ("vanedda o sali") che era considerato il ritrovo preferito dei portuali (i cosiddetti "vastasi"). Entrambi i locali erano gestiti dal padre Oreste.
Nel nuovo edificio di Via dei Mergulensi (allora Via dei Gracchi) ha frequentato le classi terza e quarta elementare con il maestro Salibra. Per la quinta classe fu condotto in un edificio scolastico succursale, in Via Roma nei locali dell'ex Ufficio Tecnico Comunale.

Del maestro Salibra conserva ancora un intenso ricordo.
Abitualmente nel pomeriggio frequentavala sua abitazione - in Via Roma nei pressi della "Turba" - dove, insieme ad altri compagni, riceveva del tutto gratuitamente una più accurata preparazione; ciò anche in vista dell'esame che allora si doveva sostenere per essere ammessi alla scuola di grado superiore che al tempo si chiamava Ginnasio.
Dopo la licenza di quinta elementare aveva luogo una considerevole selezione, determinata non solo e non tanto dal merito, quanto dall'appartenenza degli alunni ad un ceto sociale piuttosto che ad un altro.
C'è da considerare anche che al Ginnasio era notevole il costo dell'iscrizione e soprattutto dei libri di testo.
Era una caratteristica non propriamente positiva della scuola di quel tempo.
Per converso vi erano, in prevalenza, docenti di alto profilo sia umano che professionale.


59. Esercitazioni scolastiche di educazione stradale intorno agli anni 50


La selezione dopo le Elementari

Ferdinando Risi, parlando di "selezione dopo le Elementari" si riferisce chiaramente agli anni '30. Ma questo modo di essere della scuola (pur con le dovute distinzioni di tempi, di luoghi e di per¬sone) si è protratto per vari decenni.
La data che segna l'inizio di una svolta reale è il fatidico 1968.
"Uno dei libri che hanno innescato in Italia la ribellione del '68 è il libro di un prete. "Lettera ad una professoressa" esce nel 1967 ed è firmato dai ragazzi della Scuola di Barbiana, ma il vero autore è in realtà don Lorenzo Milani, che morirà un mese dopo l'uscita del libro. "Nel 1954 Lorenzo Milani arriva a Barbiana, nei monti del Mugello, sopra Firenze. Non c'è strada, nè luce, nè acqua. Nella parrocchia vivono poche famiglie sparse tra i monti. Don Milani fonda una scuola nuova fatta su misura per i suoi ragazzi. "Lettera ad una professoressa" appare come una denuncia contro la scuola italiana che boccia i poveri." "Verrà tradotta in tedesco, spagnolo, inglese e perfino giapponese."1
Impadronirsi di "conoscenza" e di "critica" e-per Don Milani e per "i sessantottin la necessaria premessa per il riscatto degli esclusi.


Tuttavia ancora dieci anni dopo, nel 1978, la situazione nei fatti non è poi tanto cambiata, se - riferendosi alla realtà siracusana - Sebastiano Mazzeo così si esprime:
"Se da una parte la scuola media è aperta a tutti i ceti sociali, dall'altra parte, a causa della composizione eterogenea della popolazione scolastica, il metodo del giudizio bipolare (promozione-bocciatura) rivela la sua funzione discriminante quasi sempre a danno delle famiglie meno abbienti e di basso livello culturale".
"A questo punto bisogna pur chiedersi: È preferibile 'perdere' un alunno perché ritenuto 'insufficiente' in diverse materie, oppure non sarebbe pedagogicamente più corretto aiutarlo con tutti i mezzi possibili, impegnandolo in rapporto ai suoi limiti, e infine, promuovendolo, invece di umiliarlo con la bocciatura" .

1. Da F. Castronovo - È successo un 68 - Ed. Demetra - 2000.
2-Da "Rinnovamento Sr" del 2/6/1978 S. Mazzeo "La scuola che boccia".

60-61. Frontespizio e interno della pagella di prima cvlasse dell'alunna Nisi Giuseppina rspinta con nove in condotta in data 23-6-1961
Promozioni e bocciature
La considerazione di Sebastiano Mazzeo riguarda gli alunni di scuola media. Tanto più essa appare oggi inequivocabilmente valida se riferita alla scuola elementare (e specialmente ad alunni delle prime classi).
E' risaputo, infatti, che nella prima infanzia, più che mai i ritmi dell'apprendimento possono non coincidere con i ritmi di crescita. Ciò per possibili difficoltà di carattere fisiologico o - più spesso - in relazione a situazioni di disagio familiare ed ambientale.
Tale concetto che oggi risulta scontato non era tale fino agli anni '60 ed oltre. Si bocciavano talora alunni anche di prima classe elementare, e ciò nonostante il nove in condotta.
1)può essere utile ricordare che nella scuola dell'obbligo (elementare e media) bisogna innanzitutto favorire la crescita complessiva della personalità dell'alunno, e non deve intervenire un criterio di selezione.
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