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Le scienze


Nella Siracusa greca, tanto nelle scienze quanto nella arti con molta probabilità si arrivò alla perfezione; per il suo raggiungimento contribuirono diversi fattori: la fantasia piuttosto vivace ed attiva dei suoi abitanti, un'organizzazione estremamente sensibile e la situazione morale di tutto il mondo greco.
Lo studio della filosofia formò, sin dai tempi più antichi, l'occupazione prediletta dei siracusani, soprattutto dopo che appresero dai popoli orientali tutte le varie dottrine filosofiche. Dagli egiziani in primo luogo impararono lo studio della teologia — materia in cui acquistarono grande rinomanza, specialmente con Esiodo e Omero: antesignani della poetica filosofica e luminari della poesia greca.
La matematica in Siracusa vantava uno dei maggiori studiosi di tutti i tempi, Archimede. Fu infatti il nostro concittadino a dare all'umanità la più esatta approssimazione alla quadratura del circolo, già tentata dai Pitagorici e da Anassagora, e a dare, col primo esempio di quadratura esatta ed assoluta di una curva, la quadratura della parabola.
Con Archimede i principi fondamentali della Statica, dell'Idrostatica e della Meccanica non hanno più segreti. Egli scoprì pure le proprietà della spirale, i rapporti della sfera con il cilindro, la vite a chiocciola e, scoperta sensazionale, — anche se non avallata dagli studiosi — gli specchi ustori.

Si vuole che l'egiziano Thot avesse inventato i numeri, il calcolo e la geometria e che Talete, reduce dall'Egitto, introducesse in tutto il territorio greco le prime cognizioni della matematica. Fu lui a scoprire la proprietà del semicircolo di contenere un triangolo rettangolo e ad insegnare a determinare le altezze e le distanze inaccessibili con i rapporti dei lati dei triangoli facendo, altresì, altre scoperte in questa scienza che formò la sua principale occupazione e quella di tutta la sua scuola.
L'astronomia fu ridotta a vero e proprio sistema. Si predicevano gli eclissi solari, si determinavano le varie posizioni delle Stelle e si studiava il diametro del Sole. Venne riconosciuta la rotondità della Terra e si credeva alla pluralità dei mondi.
Veniva insegnato che la Luna non risplendeva di luce propria e vennero osservati i fenomeni dei corpi celesti e la loro celerità. Il Sole venne immaginato come una grande ruota 28 volte più grande della Terra e la Luna 19 volte più grande del nostro pianeta.
Il grande universo venne immaginato come un triangolo contenente 60 mondi per ogni lato. L'anno venne distribuito in 365 giorni, 5 ore e 33 minuti e venne fissata la posizione della Terra per mezzo della latitudine e della longitudine.
Nelle antiche Siracuse, certamente conoscevano il modo di osservare gli astri. Da Plutarco apprendiamo che Archimede aveva inventato la maniera «per accomodare alla vista la grandezza del Sole».
Atlante e Museo vennero ritenuti gl'inventori della geografia. Tutto quello che i siracusani sapevano della Terra era che essa occupava sulle cartine geografiche uno spazio due volte più lungo della «linea».
«Quel che può con fondamento asserirsi — fa osservare S. Bruno — è che Pitagora fu il primo a dire che la Terra fosse rotonda ed in tutti i sensi abitata; Platone dette il nome di «antipodi» agli abitanti a noi opposti; Ipparco determinò le longitudini geografiche con l'osservazione degli eclissi, ed Anassagora, secondo Plinio, fu il primo a disegnare le «zone» ed i «climi» sulla figura della Terra in forma sferica.
«Anassimandro concepì e pose ad esecuzione in Grecia il pensiero di rappresentare su di una tavola di rame la Terra ed il mare, determinò la figura e grandezza di essa, assegnandole una estensione di 400.000 stadi, che Freret dice corrispondere alla misura di Cassini. Da lui abbiamo inoltre il primo scritto di geografia matematica, come Ecateo il primo della «storica».
«Ateneo parla di una «periegesi» di quest'ultimo, ossia descrizione della Terra, e di un periodo, ossia giro itinerario citato anche da Stefano e Arpocrazione. In seguito Democrito scrisse un libro di elementi matematici di geografia; Eudosso compose un periodo della Terra, e Dicearco scrisse la vita della Grecia di cui esiste un frammento».
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