Paolo Orsi sui monumenti
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Memorie siracusane dalle cronache passate a cura di Vittorio Giaracca
Sin dalla costituzione dello Stato unitario del Regno d'Italia si ritenne necessario procedere ad una catalogazione dei beni monumentali ed artistici presenti sul territorio nazionale. I vari progetti al tempo presentati in Parlamento non ebbero vita facile, sia per la poca chiarezza sia per le farraginose sanzioni legislative. Più disegni di legge dì regolamentazione del tema si ebbero nel 1887, poi nel 1892 e ancora nel 1898 e infine si pervenne a quello definitivo del ministro Gallo del 4 dicembre 1900, che con alcune modifiche apportate dal Senato, imponeva la formazione di un Catalogo ufficiale delle Opere d'Arte. La funzione del catalogo aveva come fine precipuo la necessità di una normativa giuridica che presiedesse alla tutela del patrimonio artistico e monumentale. Ulteriori successive modifiche al testo non mutarono sostanzialmente il quadro d'insieme. Sorse pertanto la necessità da parte delle Sovrintendenze di produrre un elenco aggiornato degli edifici monumentali, che successivamente il Ministero della PI., raccolti i dati, fece pubblicare in unico elenco nel 1902, e su appositi Bollettini per provincia a partire dal 1911. In tempi in cui il nostro Patrimonio Artistico, con le recenti leggi emanate dall'attuale Esecutivo, potrebbe subire un rischioso depauperamento, giova riportare e rileggere la lettera inoltrata il 21 novembre 1916 dall'allora Sovrintendente delle Province di Siracusa e Catania, Paolo Orsi; lettera indirizzata al Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti di Roma, Corrado Ricci. Tale lettera fa da introduzione al Bollettino attinente l'Elenco degli Edifici Monumentali della Provincia di Siracusa.
Paolo Orsi 1859-1935 Lettera sui monumenti di Siracusa
(Introduzione all'Elenco degli Edifici Monumentali della Provincia di Siracusa pubblicato nel 1917) di Paolo Orsi
Nello scorrere l'Elenco degli edifici monumentali della provincia di Siracusa, che ho l'onore di presentare alla S. V. Illustrissima, sono rimasto colpito io stesso dal numero relativamente esiguo di essi. Ove si tolga Siracusa città, che fu la grande metropoli dell 'ellenismo occidentale, e nella quale si è relativamente abbondato per tutto ciò che riguarda l'epoca classica, il resto della provincia presenta una desolante scarsezza di avanzi veramente monumentali.
Una tale deficienza io attribuisco a due fattori ugualmente negativi, uno politico, l'altro sismico. Siracusa fu davvero grande soltanto nell'antichità; nei tempi di mezzo l'architettura v 'ebbe una modesta fioritura all'epoca normanna e sveva; dopo di allora è una desolante decadenza, corrispondente alle sinistre condizioni politiche, decadenza che è durata sino a pochi lustri orsono. Pressoché nulla possediamo del buon Rinascimento; viene poscia un dilagare dell 'arte barocca, che solo col secolo XVIII, talvolta per opera di monaci e architetti, assunse forme più purgate e piacevoli. Mancarono però sempre i maestri di grido, sebbene, convenga riconoscere che le maestranze dall'epoca sveva al Quattrocento seppero costruire con una solidità invidiabile in suolo così malfido, alla solidità giustamente sacrificando a parte ornamentale, che rimane sempre eccessivamente austera. Ma in quell 'epoca si costruì piuttosto in servizio dei privati e delle casate nobili che della collettività religiosa e civile; onde mancano chiese ed edifìci pubblici dei secoli XII-XV, all'infuori di alcune opere di difesa costiera. Invece, l'esaltazione dell'ascetismo dovuta, dalla metà del secolo XVI, alla controriforma, ebbe larga ripercussione in Sicilia anche nel campo dell'architettura. Città e borgate si popolarono allora di una miriade dì nuove chiese, di chiesette, di oratori, e soprattutto di monasteri, taluni sontuosissimi, contro i quali troppo ha inveito il modernismo, senza discernimento distruggendo e abbattendo sovente anche ciò che aveva pregio d'arte. L'architettura ecclesiastica, e soprattutto monastica del Sei e Settecento, effetto di un fenomeno, oltre che religioso, artistico, che converrebbe amorosamente studiare, è un campo del tutto vergine, per chi indaga la storia dell'architettura nelle sue svariate manifestazioni. Noto e Catania ebbero tale singolare dovizia di monasteri aristocratici, sontuosamente decorati, focolari di pietà, di ascetismo inerte, ma di beneficenza e talvolta anche di studio (basti ricordare i Benedettini di Catania, una fastosa cittadella monacale), che lo studioso della decadenza spagnola di Sicilia non può ignorare, e quanto meno non deve men che serenamente valutare.
A queste circostanze negative per l'arte si aggiunge la grande sventura di un suolo eminentemente e fatalmente sismico; poche province d'Italia, ove si tolgano le regioni dello Stretto, vennero così fieramente percosse, secolo per secolo, dal flagello del terremoto, e troppe volte di terremoti catastrofici, come la provincia di Siracusa. E' quasi ironia della sorte, che davanti a tanti flagelli (si ponga anche mente alle ripetute distruzioni subite dai monumenti siracusani per vicende belliche e di sfruttamento come cave di pietra, dai Bizantini sino ali 'ultima sacrilega distruzione del teatro greco, consumata dagli ingegneri militari di Carlo V) nefasti al Tane, così poca cosa sia a noi pervenuta della grandezza ellenica, laddove rimangono intatte o quasi le migliaia dì sepolcri rupestri a forno, delle antichissime genti indigene sicule, delle quali viceversa ogni traccia di abitato è scomparsa.
E le necropoli sicule, per affinità di tecnica, richiamano la nostra attenzione sopra un 'altra peculiarità di questo angolo della Sicilia, peculiarità dovuta alla sua speciale conformazione litologica. Nessuna regione d'Italia, nessuna parte dell'isola possiede, appunto per ciò, tante opere di escavazioni rupestri dovute alla mano dell'uomo, quante ne possiede la provincia di Siracusa. A prescindere dalle migliaia di sepolcri siculi (la cui esplorazione è, fortunatamente, molto progredita), che culminano nella meravigliosa e fantastica necropoli dì Pantalica, nessun 'altra regione d'Italia vanta un complesso dì cimiteri cristiani quali Siracusa, a ragione proclamati da G. B. De Rossi rivali per grandiosità a quelli di Roma. E dire che sino ad un trentennio addietro si conoscevano solo le insigni catacombe di San Giovanni, alle quali negli ultimi lustri altre due vastissime se ne sono aggiunte,. e molte altre minori. Fuori dì Siracusa, poi si contano ora parecchie altre decine dì grandi e piccole catacombe, solo in parte esplorate ed illustrate per opera mia e del mio compianto amico J. Fù'hrer.
Con le opere di escavazione sicule e cristiane si collega un altro sviluppo trogloditico singolarissimo, sul quale la scienza ha ancora da pronunciarsi, e che è una peculiarità della regione siracusana. Intendo dire dei villaggi aperti nelle fiancate delle "Cave" riposte, talora a più piani, con chiesine, oratori, appartamenti di abitazione vasti e complicati, e sovente, almeno in apparenza, inaccessibili. Codesto gruppo di singolarissimi monumenti costituisce una pagina ancora bianca nella storia politica ed artistica dell 'isola e per la esperienza che io ho, ritengo s'abbiano a riferire a popolazioni rusticane dell 'alto medioevo, forse ai detriti degli antichi Siculi; ad ogni modo constato che tutto è ancora da fare a loro riguardo. Per finire dirò, che sgradevolmente colpisce la mancanza assoluta di una letteratura monumentale dell'evo medio e moderno, mentre abbonda, relativamente, quella dell'evo antico dovuta agli archeologi. La scienza dei monumenti, nata ieri, non ha fin qui avuto in questa provincia un cultore specialista; eppure le case patrizie, i pochi castelli, le poche chiese medievali, i molti monumenti sei e settecenteschi offrirebbero ampio e dilettevole campo ad un architetto erudito per gettare una buona volta le basi di quella storia critica ed analitica dell'architettura siciliana, che ancora manca.
Comunque, la Sovrintendenza ha posto ogni diligenza nella redazione di questo primo elenco di monumenti, che considera come sacro retaggio affidalo alle sue cure. Detto elenco venne redatto dal prof Sebastiano Agati e dal sottoscritto, e la bibliografìa dal sottoscritto.
Siracusa, 21 novembre 1916.
All'illustre comm. Corrado Ricci Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti - Roma.