scinni scinni rundinedda
Tuccitto perchè si dice
Tra i miei ricordi c'è un gioco che facevamo da bambini recitando questa specie di filastrocca in stretto parlare siracusano:
scinni scinni ririnedda, aranciu va e aranciu veni, nun ti scantari ro vabberi, ca ti nesci sangu ro peri.
Secondo i ricordi di Sebastiano Ninny Purpura:
Tre ragazzi si mettevano appoggiati al muro piegati in modo che altri tre potessero sormontarli come se stessero in sella. Della coppia di centro, quello che stava sopra tappava con le mani gli occhi di quello che gli stava sotto e recitava la filastrocca, rivolgendosi a uno dei due compagni di squadra che stavano in groppa, chiamandolo con nome concordato prima. Questi appena nominato scendeva lentamente, senza farsi sentire da quello con gli occhi tappati , gli dava un bel pizzicotto, o qualcos’altro, e tornava su al proprio posto senza fare rumore. Se il bendato non indovinava chi era stato si doveva mettere sotto nuovamente coi compagni, se invece indovinava si cambiava turno.
Questa la filastrocca
“ scinni scinni riririnedda
Araciu vai e araciu veni
Nun ti scantari ro vabberi
Ca ci nesci sangu ro peri
Scinni, scinni scinni scinni e pronunziava il nome concordato.
La traduzione DOVREBBE essere questa : scendi scendi rondinella, adagio vai e adagio vieni, non temere lo sparviero, se gli esce sangue dal piede. Scendi scendi …..il nome, stabilito.
Erano giochi e filastrocche infantili....QUINDI non sottoposti a regole logiche MA AGLI infiniti ,inspiegabili percorsi DELLA FANTASIA. ....
La versione originale dovrebbe o potrebbe essere: scinni scinni rundinedda araciu vai e araciu veni, nun ti scantari ro sparvieru (spriveri) ca ci nesci sangu ro peri (è ferito), scinni scinni rundinedda. (non aver paura)
Libera traduzione in italiano tenendo conto dei contributi degli amici: scendi scendi rondinella piano vai e piano vieni, non aver paura dello sparviero in quanto ferito al piede e sanguina, scendi non aver paura.
In rete la raccontano così:
Si giocava all’aperto. Un ragazzo ad occhi chiusi si appoggiava ad un muro piegandosi ad angolo retto. Gli altri, pigliando la rincorsa, gli balzavano addosso come se si mettessero in sella e poi cantavano in coro:
scinni, scinni, ririnedda –
cu si senti la cchiù bedda –
scinni scinni, campana d’oru –
dimmi dimmi cu è ca fuoru. –
Il ragazzo che era sotto doveva indovinare l’ordine con cui gli altri gli erano saltati addosso, o il primo o l’ultimo, secondo i patti. Se qualcuno non riusciva a cavalcare o toccava con i piedi chi era sotto, perdeva e doveva prenderne il posto.