teatro Comunale Siracusa - palazzi di pregio

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Palazzi di pregio
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teatro Comunale Siracusa

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Non tutti sanno che il teatro comunale di Siracusa, quando la cultura era qui di casa, costituiva un banco di prova per le compagnie che vi recitavano. A quei tempi il teatro era frequentato da veri amanti e i siracusani erano considerati "palati fini", intenditori e conoscitori della musica. Quando una compagnia debuttava nel nostro teatro, se veniva fischiata, aveva chiuso la sua carriera e viceversa se acclamata aveva il futuro assicurato. In sostanza il pubblico del nostro teatro era considerato un banco di prova per chiunque calcasse le scene. Il foyer del teatro era spesso utilizzato dagli artisti locali per mostre espositive di grande successo oltre che a fucina per tanti giovani artisti che si confrontavano con i professionisti del tempo. Questo album raccoglie tutte le foto che nel tempo ho archiviato. Grazie a Giovanni Raciti una serie di foto dopo il restauro


la data 1896, dipinta sopra la porta di ingresso alla sala, non lascia dubbi sulla data completamento lavori



teatro comunale Siracusa




teatro comunale disegno almeyda, 1887



la volta centrale e il telone del sipario erano dipinti con scene pastorali ispirata agli idilli di Teocrito.  
Oggi, restaurata, si presenta in tutta la sua magnificenza
Plafond  opera di Gustavo Mancinelli



La costruzione del Teatro risale al 1872 ad opera dell'ingegnere militare Breda e realizzato dove prima  sorgevano la chiesa e il monastero dell'Annunziata e il palazzo del principe della Cattolica. I materiali utilizzati per la costruzione furono gli stessi provenienti dall'abbattimento degli edifici sacri. Ben presto, però, i lavori furono interrotti a causa dell’insorgenza di gravi crepe nel prospetto. Il municipio chiese allora l’intervento dell’architetto Damiani D’Almeyda - autore del Politeama di Palermo - per eseguire le perizie. Questi propose di demolire quanto fino ad allora realizzato. Nacque così un lungo contenzioso giudiziario che si concluse con la revoca dell’incarico al Breda ed il successivo affidamento al Damiani D’Almeyda che modificò il progetto originario.
Il teatro si presentava con un aspetto imponente.
All'esterno era presente un ampio porticato per la sosta delle carrozze e un cantonale architettonico, con una nicchia alla base e coronato da un'aquila (simbolo della città). Tuttora si possono ammirare sui prospetti dell'edificio, maschere teatrali e simboli delle muse .
All' interno del Teatro un ampio foyer dava accesso alla direzione, al guardaroba, all'ingresso della platea, al caffè e, a sinistra e a destra, alle scale dei palchi.
Nella sala principale che poteva ospitare 700 spettatori, erano presenti tre ordini di palchi, il loggione con le panche e un ampio palcoscenico, con il ridotto, i camerini e un'orchestra..
Il telone del sipario principale raffigura Dafne in un bosco popolato da ninfe a simbolo della poesia bucolica che a Siracusa con Teocrito ebbe le proprie origini.
Il Teatro venne inaugurato nella primavera del 1897, con la rappresentazione della "Gioconda" di Ponchielli e del "Faust " di Gounod. L’attività del teatro è stata brevissima: circa sessant’anni. Chiuso per restauri nel 1957, dopo la rappresentazione de "Il Trovatore" di Verdi, de "La Boheme di Puccini, de "La Cavalleria Rusticana di Mascagni e de "I Pagliacci di Leoncavallo; da allora non ha più riaperto.

recentemente è stato inaugurato dopo anni ed anni di restauro


come era prima foto Angelo Maltese



società "Dante Alighieri", in piedi, il Sen.Eduatdo Di Giovanni, allora presidente onorario




decori esterni, foto Antonio Gentile

 

l'aquila, secondo il racconto orale del figlio Aurelio, è opera di tale Amato, siracusano


Sito nella via omonima, ad angolo con via Roma, il Teatro Comunale è attualmente inagibile e le opere di restauro, attualmente ancora in corso, sono state lunghe e faticose come le vicissitudini della sua costruzione. L'esigenza di avere una teatro che sostituisse quello in legno, che si approntava nelle sale del Palazzo del Senato, era fortemente sentita dalla cittadinanza, sicché si diede inizio, nel 1872, alla sua costruzione affidandone i lavori all'ingegnere militare Breda (in una città d'arme gli ingegneri militari avevano un forte ruolo). Venne realizzato sull'area proveniente dall'abbattimento della chiesa e del monastero dell'Annunziata e del palazzo del principe della Cattoloca. Anche per la costruzione vennero utilizzati materiali rimasti dall'abbattimento di tali edifici e dalla demolizione della chiesa di S. Andrea dei Teatini e della chiesa di S. Giacomo. Ma l'unione di sacro e profano non giovò all'edificio e, dopo lunghe polemiche, la prosecuzione dell'opera venne affidata all'architetto Damiani D'Almeyda (autore del Politeama di Palermo).
Il Teatro, che poteva ospitare ben 700 spettatori, venne inaugurato nella primavera del 1897, con la rappresentazione della "Gioconda" di Ponchielli e del "Faust " di Gounod. Poi il teatro, nel 1956, dopo la rappresentazione de "Il Trovatore" di Verdi, de "La Boheme di Puccini, de "La Cavalleria Rusticana di Mascagni e de "I Pagliacci di Leoncavallo, scese il suo sipario per i restauri ad oggi non ancora ultimati. Il teatro si presentava all'esterno con un porticato, per la sosta delle carrozze e con un cantonale architettonico, con una nicchia alla base e coronato da un'aquila (simbolo della città). Ancora oggi, maschere teatrali e simboli delle muse decorano i prospetti dell'edificio. All'interno, un ampio atrio (foyer) dava accesso alla direzione, al guardaroba, all'ingresso della platea, al caffè e, a sinistra e a destra, alle scale dei palchi. Nella sala principale, con poltrone e posti distinti, si affacciavano tre ordini di palchi, il loggione con le panche e un ampio palcoscenico, con il ridotto, i camerini e un'orchestra. Nel sipario principale, il telone raffigurava una scena pastorale, ispirata agli idilli di Teocrito, così come era decorata la volta principale.

foto durante i lavori di restauro di proprietà esclusiva di Giovanni Raciti (si prega non copiare ed utilizzare)
foto varie epoche e vicissitudini
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