edifici epoca fascista
edifici ventennio fascista
Durante il Ventennio fascista, numerosi architetti e ingegneri contribuirono a costruire il volto contemporaneo di Siracusa con architetture di grande pregio che ancora oggi ne arricchiscono il paesaggio urbano, specie in Ortigia e nell'area dei Villini. Alcuni di loro avevano studiato presso le migliori scuole d'ingegneria e istituti politecnici italiani, in un momento di trasformazione radicale legata alla formazione delle scuole superiori di architettura e allo sviluppo degli ordini professionali. Nel corso della loro esperienza lavorativa, parteciparono al dibattito mediando fra la tradizione di matrice eclettica e l'avanguardia razionalista, importando nel capoluogo aretuseo modelli e linguaggi architettonici di grande originalità. Si tratta di personalità illustri fra cui Dario Barbieri (1891-1975), presidente dell'INCIS, Gaetano Rapisardi (1893-1988), della scuola romana di Marcello Piacentini, e altri progettisti talentuosi come i catanesi Francesco Fichera (1881-1950), Raffaele Leone (1897-1981) e il palermitano Salvatore Caronia Roberti (1887-1970), esponenti della nuova modernità e autori delle grandi opere pubbliche promosse dalla politica celebrativa del Regime. Nel definire la nuova forma urbana altrettanto significativo è il ruolo di alcuni tecnici siracusani poi caduti inspiegabilmente nell'oblio, fra questi: Salvatore Barreca (1868-1939) capo dell'Ufficio Tecnico Comunale, responsabile dello sventramento di via del Littorio, e Giuseppe Bonajuto (1892-1965), rappresentante dei maggiori Enti Pubblici presenti sul territorio tra gli anni Venti e gli anni Trenta del Novecento.
Federico Fazio
Le trasformazioni urbane di Siracusa dei primi decenni del Novecento vanno riferite al quadro più generale della città italiana dell'età fascista e al dibattito politico culturale di quegli anni. L'architettura dovrà essere immagine del regime e stile dell'epoca. Tra il 1926-34 sono banditi numerosi concorsi per piani regolatori di città italiane che ne segneranno lo sviluppo, indotto anche dall'aumento della popolazione. Le teorie sul diradamento e lo sfollamento consentono di risanare le vecchie aree in ossequio a necessità igienico ambientali e di viabilità con abbattimenti nell'antico tessuto di Ortigia e nuove costruzioni nelle aree di espansione. Emblematico dell'idea di città di quegli anni è il piano di apertura e lottizzazione della nuova Via del Littorio che squarcia con un taglio netto il quartiere medievale di Ortigia tra Piazza Archimede e l'area del tempio di Apollo. Ne dà l'annuncio un articolo in "Siracusa Fascista" con i punti cruciali della politica urbana di quegli anni «[...] la costruzione della nuova arteria importerà l'abbattimento dei vecchi quartieri risolvendo così un problema di grande interesse di risanamento igienico, venendosi a sventrare uno dei rioni più insalubri [...]». Nel 1935 il Podestà approva il piano per la lottizzazione di Via del Littorio, in cui sorgeranno alcuni edifici simbolo dell'epoca come il Palazzo dell'INA di Francesco Fichera. Tra le opere pubbliche che vanno realizzandosi è il Palazzo del Consiglio Provinciale dell'Economia Corporativa (completamento nel 1923- 31), il Palazzo della Dogana (1927), la Stazione Marittima (1927), il Palazzo del Banco di Sicilia (1927-28), il Palazzo delle Poste e Telegrafi (1 929), la sistemazione della Banchina della Darsena, I apertura della Via del Littorio (1934-36). Alla nuova idea di città si associano architetti, archeologi, letterati e intellettuali favorevoli a Siracusa, come altrove, agli interventi di rinnovamento urbano purché siano nel rispetto dei "monumenti" della città, non considerata nel suo insieme storico. Proget¬tisti e artisti di rango sono chiamati a dare forma alla nuova edilizia tra i quali Salvatore Caronia Roberti, Francesco Fichera, Duilio Cambellotti, Romano Romanelli, ma anche Francesco Valvo, Giuseppe Bonajuto, Gaetano Avolio ed altri. La zona adiacente l'Apollonion in via di scopri¬mento dovrà indurre una migliore sistemazione per motivi archeologici, di igiene e di traffico con la creazione di una piazza che ne isoli tutti i ruderi. L'ingresso alla città, in un continuum architettonico con i nuovi edifici simbolo del razionalismo che stanno sorgendo nell'area dei fortilizi abbattuti, come il Palazzo dell'INFPS, ed in Via del Littorio è oggetto del Piano del 1 939 di Gaetano Rapisardi, che deve segnare l'ingresso trionfale in Ortigia. Il piano, pur non realizzato, rimane un modello di quell'idea di città alla ricerca di simboli dell'antica grandez¬za, cara all'età del fascismo.
Lucia Trigilia