chiesa dello Spirito Santo
chiesa dello Spirito Santo
Siracusa, chiesa dello Spirito Santo.
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La chiesa dello spirito Santo si trova a Siracusa, sul lungomare di Ortigia, quartiere Maniace.
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In un appunto, scritto nel XV secolo dal parroco Anguillara, poi ripreso da Giuseppe Logoteta e trascritto da Serafino Privitera, nel suo testo “illustrazioni sul Duomo di Siracusa”, si legge che, “il beato Germano, vescovo, nel 363 edificò in Ortigia la chiesa dello Spirito Santo”, a quel tempo impossibile dedicazione alla terza persona della Santissima Trinità.
Secondo la tradizione, in quel luogo sbarcò San Marziano, primo vescovo di Siracusa ed è quindi possibile che la prima chiesa paleocristiana fosse a Lui dedicata, confermata dall’incisione sull’arco dell’abside: “de Spiritu Santo, prima post antiocheam”.
L’attuale edificio, edificato sulle rovine della precedente chiesa paleocristiana bizantina del IV secolo, è a pianta squadrata suddivisa in tre navate da colonne in stile neo corinzio rielaborate in gesso, e l’abside semicircolare, impreziosito da stucchi e finte colonne sul quale svetta la volta avvolgente della maestosa cupola. inglobato tra due colonne sovrastate da un arco a tutto sesto.
Tra gli anni 1685-86, secondo gli storici, la struttura medievale fu interessata da lavori di ristrutturazione e ammodernamento, affidati ai capimastri, Giorgio Casanova e Antonino Puzo, collaborati dai maestri Biagio Romano, Giuseppe, Michele e Giovanbattista Alminara, incaricati di ricostruire la facciata, le scalinate d'ingresso e l'altare maggiore; la costruzione della splendida cupola, otto metri di diametro, unica totalmente visibile fra tutte le chiese di Ortigia, fu affidata a Scipione Flores, ma i lavori furono interrotti a causa del disastroso terremoto del 1693, nel corso del quale, come trascrissero gli Annalisti: «...si rovinò anche la chiesa di Confraternita, come la Chiesa dello Spirito Santo».
Il primo e secondo ordine della facciata, edificata in luminoso bianco calcare siracusano, strutturalmente definita da armoniose morbide e fantasiose decorazioni, venne realizzato su progetto di Pompeo Pichelali, confermato da nome e data, 1727, incise sotto il cartiglio della confraternita, sopra l’architrave del portale di ingresso, al cento del semicerchio spezzato che sovrasta il portale delimitato da due colonne in stile neo corinzio.
Secondo Serafino Privitera, durante il vescovado di F. Tommaso Marini, salito in sede nel 1724 e morto nel 1730, «...i confrati dello Spirito Santo eressero il frontespizio e proseguirono la fabbrica della loro Basilica...».
Il terzo ordine e la cuspide della facciata, venne realizzata da Luciano e Gaspare Alì, contraddistinta da una trifora campanaria nella quale sono due campane, una più grande con il marchio di forgiatura 1799 e una piccola con il marchio 1811, probabilmente, come riferisce Serafino Privitera, quella della demolita chiesa di Santa Maria di Porto Salvo.
Si accede alla torre campanaria da una bellissima scala a chiocciola, realizzata con la stessa pietra bianca della facciata.
Nel prosieguo dei lavori vennero realizzate in canne e gesso le volte che coprirono l’antico tetto in legno e gli intonaci, gli stucchi e le decorazioni barocche, furono realizzati dal maestro Francesco Carrera, diretto dal maestro Leonardo Mazzarella; fu risistemato il coro e il pregiato organo a canne, con l’aggiunta di altre 24 colonne realizzate da Luciano e Antonio Alì; Sebastiano Monaco realizzò le colonne tortili e i pregevoli stucchi degli altari laterali opere in marmo dal maestro catanese Mario Biondo e la volta della cupola fu affrescata con l’allegoria della “Virtù” dal palermitano Ermenegildo Martorana.
Tra i preziosi dipinti conservati la pregevole tela raffigurante San Gregorio di Antonio Maddiona.
I gradini d'ingresso che dovevano trovarsi nel progetto originario, sono oggi scomparsi, forse in seguito al livellamento del piano stradale.
La confraternita del Divino amore e dello Spirito Santo dei Cavalieri della Fede e della Colomba, venne istituita nel 1652 da monsignore Giovanni Antonio Capobianco, allora vescovo di Siracusa, ratificata con decreto del re di Spagna con l’obbligo di “propagandare la fede, il culto della chiesa, i sacramenti, svolgere servizi negli ospedali, visitare le carceri e l’albergo dei pellegrini”.
Spettacolari e pregne di significato, le sfilate per le vie di Ortigia, dei confrati incappucciati con un sacco bianco e corpetto cremisi con lo stemma ricamato in oro e le splendide rappresentazioni sceniche di una tappa della Via Crucis, allestite con manichini a grandezza naturale raffiguranti ogni anno un diverso momento della passione di Cristo.
Una pregevole struttura in marmo a forma di vaso, sormontato da un cartiglio scolpito, forse dei nobili Mazzanti, è addossata alla parete laterale della navata destra, con incisa sul frontale, in lingua latina, la scritta dedicatoria ai coniugi Anne Termini&Mazzanti.
Per la storia, nel 1912, l’edificio, venne utilizzato dall’amministrazione militare ad uso della Leva e poi come deposito grano e vettovaglie per conto del Ministero degli approvvigionamenti fino al termine della guerra e, derequisita soltanto nel 1925 per i nuovi interventi di restauro, affidati all'ingegnere Giuseppe Ottone.