Santa Lucia extra moenia
Testo tratto da: GUIDA AI MONUMENTI ADOTTATI-Ediprint
chiesa di Santa Lucia extra moenia, borgata piazza Santa Lucia
La chiesa ed il monastero sorgono in prossimità del sepolcro in cui, segretamente, venne inumata la vergine siracusana dopo il martirio. Secondo gli "Atti greci", Lucia, che rifiutava di sposare il giovane al quale era stata promessa in sposa, fu da questi accusata all'arconte Pascasio di adorare il dio pagano. Sottoposta a varie torture, risultate inutili, fu decapitata il 13 dicembre del 304. La chiesa sorta in età bizantina (sec. VI), fu riedificata in età normanna. Dell'età bizantina rimane probabilmente il lato orientale, le tre grandi absidi e molti degli elementi del portale del prospetto. Intorno al 1115 furono eseguiti alcuni lavori di rifacimento da parte dei Normanni e tra il 1296 e il 1337 altri importanti lavori di ristrutturazione: rosone, soffitto della navata centrale, etc. Nel sec. XIV, nel fianco settentrionale fu aperta una porta principale con un portaletto di cui ancora vi è traccia. Tra il 1600 e il 1628 Giovanni Vermexio eseguì importanti lavori di ammodernamento e, dopo il terremoto del 1693, i lavori di consolidamento e di ristrutturazione culminarono con la realizzazione, ad opera del Picherali, di un arioso porticato che avvolge a sud-est le antiche mura della chiesa.
II tempietto del sepolcro, come la chiesa di S. Lucia, era ubicato extra-moenia. Il luogo intorno al sepolcro della santa, che la tradizione addita in uno dei loculi nel gruppo di catacombe che da lei prende il nome, fu oggetto di culto anche dopo che Giorgio Maniace, nel sec. XI, trasportò a Costantinopoli il corpo della vergine siracusana e la tradizione dice che fu qui edificato un tempietto di cui però non vi è alcuna traccia. Si sa tuttavia con certezza che la chiesa che sorgeva sul sepolcro era dedicata a S. Agata, legata strettamente di amicizia alla santa siracusana. Il senato siracusano nel 1629 dispose che in questo luogo sorgesse un tempio e trasse i proventi da una delle gabelle più cospicue del tempo "quella del grosso e del sottile" di cui furono impegnati i frutti per la somma di 800 onze. Del progetto della costruzione fu incaricato Giuseppe Vermexio il quale realizzò il bel tempietto ottagonale seminterrato che oggi ammiriamo. Il piano sul quale fu costruito era al disotto del piano della campagna circostante e per questo l'edificio risulta compiutamente decorato nelle facce prospicienti la chiesa e la piazza, mentre il retro, architettonicamente non finito, è ancorato al banco roccioso. Il tempio presenta nella facciata esterna un susseguirsi di contropilastri coronati da capitelli corinzi arricchiti da esuberanti decorazioni. Lo svolgimento dei pilastri è interrotto da superfici piane che accolgono in modo alterno le nicchie ed i portali. La costruzione doveva essere completata da un piano superiore destinato a sorreggere la cupola. Ma le autorità militari dell'epoca ne ostacolarono l'attuazione per timore che, in caso di assedio, la costruzione divenisse una postazione nociva alla difesa della città. Il prospetto di sud-ovest del tempietto venne particolarmente curato e qui fu impostata una scala di accesso che lasciava ampio spazio tra il piano stradale e il fabbricato. Un grande muro di cinta si svolgeva lungo il ciglione del fossato. All'interno la costruzione rispecchia l'ideale rinascimentale della pianta circolare. È un perfetto ottagono e presenta sul lato nord il loculo cimiteriale ove si ritiene sia stata sepolta la vergine siracusana. In corrispondenza con esso si leva l'unico altare nella cui base è collocata la statua marmorea, opera di Gregorio Tedeschi (1634), raffigurante Santa Lucia giacente. La decorazione interna è priva di qualunque apparato scultoreo e le grandi bellissime porte, incorniciate da strutture calcaree eleganti nella loro semplicità, creano con le linee del frontone uno schema cruciforme.