chiesa del Duomo
Duomo Cattedrale
La chiesa del Duomo, si trova a Siracusa in piazza Duomo, sin dalle origine zona sacra, utilizzando le strutture dell''antico tempio di Athena.
Venne edificato in epoca bizantina, pare, al tempo dell'episcopato di Deusio, decimo vescovo di Siracusa con il contributo alle prime spese, secondo una leggenda metropolitana, a carico di tal Belisario, capitano dell'imperatore Costantino.
I bizantini la edificarono a tre navate, le due laterali con soffitto a botte, e quella centrale con soffitto in legno e di tegole. Sul fondo, murarando lo spazio tra le colonne doriche, eliminarono i muri della Cella e del Pronao. Aprirono 8 archi per lato e trasferirono l'ingresso da est, attuale via Roma, nell'attuale posizione di oggi.
La parrocchia è dedicata dedicata alla Madonna del Piliere, ma da sempre la chiesa è dedicata a Santa Lucia vergine e martire siracusana
il vescovo Zosimo da Siracusa, poi San Zosimo, nel 640, dedicandola alla “Natività di Maria”, la consacrò quale nuova Basilica al posto dell'antica chiesa di San Giovanni alle catacombe.
trasformazioni bizantine
Nell'878, gli Arabi, conquistata e saccheggiata Siracusa di tutti i suoi tesori, trasformarono la Basilica in Moschea.
Nel 1093, in epoca normanna, venne ripristinato il Vescovado con la nomina del nuovo vescovo Ruggero, realizzarono i muri della navata centrale dove aprirono delle finestre, sostituirono l'antica volta crollata nel terremoto del 1100, il giorno di Pasqua, durante la messa, schiacciando i fedeli in preghiera. Una leggenda metropolitana racconta che si salvarono solo i preti officianti protetti da una lunga "tribuna" da poco realizzata.
I Normanni, chiusero gli intercolunni del peristilio dei due fianchi nord e sud, con una cinta muraria di un metro di spessore che lasciava visibili, da entrambi i lati, le antiche colonne doriche che misuravano due metri circa di diametro, ancora in sito lungo la via Minerva, e, nei muri di divisione delle navate aprirono alcune finestre e vennero realizzati otto grandi archi a pieno centro poggianti su pilastri squadrati per non compromettere la statica dell'edificio. La cella fu elevata in altezza per permettere di ricevere la luce esterna dalla parte superiore.
Le navate laterali rimasero basse con un soffitto in muratura, mentre la sopraelevazione della navata centrale fu chiusa da un soffitto ligneo.
Il portico posteriore venne lasciato ed utilizzato come nartece da parte dei catecumeni.
Dopo aver modificato l'orientamento dell'edificio, ponendo l'ingresso della chiesa ad ovest, anziché ad est come nel tempio, sul lato opposto all'entrata, all'estremità di ciascuna navata, vennero elevate tre absidi semicircolari che in periodo normanno vennero decorate con mosaici.
Per la storia sappiamo che a Siracusa, il 7 Giugno 1125, ci fu un altro terremoto magnitudo 5.8 con conseguente tsunami.
Secondo una ipotesi non confermata, edificarono la facciata nello stile del loro tempo e decorarono l'Abside con mosaici, alcuni oggi conservati nella cappella del Battistero.
Riccardo Palmer, vescovo di Siracusa dal 1169, fece realizzare nuove decorazioni per la Cattedra e il Coro e munì le finestre di vetrate.
Nel XV secolo venne venne realizzato il pavimento policromo e nel 1518 fu rinnovato il soffitto ligneo tuttora esistente.
Nel XVI secolo venne inoltre innalzato il campanile che crollò nel corso del terremoto del 1542.
Testimonianze storiche e racconti tramandano positivamente la facciata Normanna, ma nessuna immagine è pervenuta, salvo una fantasiosa ricostruzione del duomo di Siracusa prima del crollo a causa del terremoto del 1693 eseguita a Londra da Stadler Joseph Constantine.
Nel 700, dopo il terremoto del 1693, venne interamente ricostruito e i lavori per la realizzazione della parte inferiore iniziarono nel 1728 ed il primo ordine fu completato nel 1731.
Solo dopo circa 20 anni, nel 1751, vennero ripresi i lavori completati nel 1753. L'attuale facciata è opera di Andrea Palma che la realizzò su disegni di Pompeo Picherali.
l'interno venne modificato secondo lo shema di questa pianta
e allinterno furono realizzati stucchi e decorazioni in stile barocco che coprirono, inopportunamente, ogni elemento antico
Il campanile con due grandi arcate e senza ornamenti è contemporaneo alla realizzazione della facciata.
Di particolare pregio gli ornamenti e le statue opera di Ignazio Marabitti.
Sul secondo ordine della facciata, oltre alla lapide commemorativa in ricordo dei Vescovi Tommaso Marini e Francesco Testa, promotori del restauro della chiesa,
al centro, le staute dell'Immacolata,
a sinistra San Marziano e a destra Santa Lucia.
Si accede al luogo sacro dalla centrale scalinata in marmo, più volte modificata, delimitata ai lati da una ringhiera in pietra e da grandi basamenti sui quali troneggiano le statue marmoree, a sinistra, di San Pietro e a destra San Paolo.
Sopra la porta maggiore una grande aquila reale di pietra bianca collocata nel 1757 dal vescovo Requisens e sopra, nell'arco della porta il blasone del vescovo Marini.
da una "Mappa di Siracusa da levante, metà XVI secolo, opera di anonimo, risulta che in origine aveva l'ingresso da via Roma come l'antico tempio di Athena.
La famosa torre campanaria, crollata in seguito al terremoto del Val di Noto del 1693, era sul retro, oggi piazza Duomo.
Al contrario di quanto tramandato nel testo che la indica "quadrata" dal viaggiatore francese, Alberto Jouvin, nel 1672, così descrisse il Duomo siracusano di epoca normanna
"Vedemmo, nella piazza grande, la chiesa vescovile di S.Lucia ornata da un'alta torre quadrata e un'iscrizione induceva a dedurre che un tempo fu il tempio di Minerva"
Disegno del 1576 "anonimo- biblioteca Angelica di Roma"
Duomo-prima del-crollo del-1693, particolare da un-disegno del 1576 "anonimo- biblioteca Angelica di Roma"
L'interno è costituito da tre navate; quella centrale termina nel presbiterio distinto in coro e tribuna. Nella parete in fondo all'abside vi è un quadro ad olio della Natività di Maria, dipinto dal messinese Agostino Scilla nel 1663. L'altare è costituito da un grosso blocco monolitico che era parte della trabeazione dell'antico tempio.
Sopra il coro due grandi tele del Galimberti rappresentanti S.Pietro che affida a S. Marziano il compito di cristianizzare la città di Siracusa e S. Paolo che predica alle turbe nelle catacombe. Il soffitto ligneo a trabeazione scoperta, con grandi riquadri, è adorno di, rosoni dorati e di stemmi delle più nobili famiglie siracusane di quel tempo. In alto lungo le pareti di destra e di sinistra si nota la seguènte scritta: "Ecclesia Siracusana prima divi Petri filia et prima posi Antiochenam Christo dicata ", che ricorda il diploma del 1517 in cui il pontefice Leone X riconobbe la chiesa siracusana prima figlia di Pietro e seconda dopo Antiochia.
Nella navata destra si può ammirare il Battistero che contiene un vaso greco di marmo del periodo ellenistico posato su sette leoni di bronzo, adattato a fonte battesimale. Nelle pareti frammenti di mosaici parietali del periodo normanno.
La, seconda cappella è quella di S. Lucia del 1712, Sull'altare si apre un nicchione che custodisce il prezioso simulacro in lamine argentee cesellate,opera del palermitano Pietro Rizzo; (1599). posato sopra una cassa laminata d'argento, con basso rilievi rievocanti il martirio della Santa, opera di Nibilio Gagini. .
Il pavimento di marmo fu eseguito per disposizione del vescovo Requisens che volle essere sepolto nella cappella, come attesta il sarcofago marmoreo attaccato a! muro fra le due arcate e la lapide sul pavimento sottostarne. Alle pareti laterali i due grandi medaglioni marmorei con le effigie di S. Lucia e di S. Eutichio vescovo che amministra il viatico, sono opera del Marabitti. Posata sul pavimento nella parte destra della cappella vi è una grossa bomba che, secondo la tradizione cadde nella stanza del generale Orsini durante l'assedio spagnolo di Siracusa del 1735 e rimase inesplosa per un miracolo della Santa.
La cappella seguente è quella del SS. Sacramento. Fatta erigere dal vescovo Giovanni Torres nel 1616 su progetto di Giovanni Vermexio. Sull'altare rivestito di marmi policromi vi è il ciborio a forma di Tempietto,opera del Vanvitelli; il paliotto di marmo ai piedi dell'altare, opera di Filippo Valle del 1763, rappresenta l'Ultima Cena.
La balaustra realizzata in marmi policromi, con spigoli e sinuosità di elegante movimento, è opera di Ignazio Marabitti che la eseguì in collaborazione con G. B. Marino.
Il contratto per la sua costruzione è del 1746 e fu redatto da Pompeo Picherali che, ormai vecchio, ammirava il giovane Marabitti. Il pavimento della cappella viene attribuito agli stessi due scultori, sebbene nessun documento a riguardo sia stato trovato, ma il disegno e la scelta dei marmi policromi in armonia con la balaustra, fanno pensare agli stessi autori che abbiano voluto adattarlo allo schema della cappella.
La volta è decorata con bellissimi affreschi del celebre messinese Agostino Scilla.
Nei cinque vani della volta sono rappresentati avvenimenti biblici. Nel primo vi è il re David che riceve il pane santificato dal sacerdote Achimelec; nel secondo un angelo che offre del pane e dell'acqua al profeta Elia; nel terzo vi è Daniele nella fossa dei leoni che riceve il pane dal profeta Abacuc indotto da un angelo; nel quarto riquadro due esploratori israeliti che portano un mazzo di spighe ed un tralcio di vite con un grosso grappolo d'uva nera; nel quinto vi è raffigurato Mosé che assieme ad altri raccoglie la manna piovuta dal ciclo. Nel vano centrale vi è un medaglione con il ritratto del vescovo Torres, fondatore della cappella, sostenuto da due angeli. Nel vertice della volta vi sono putti ed angioletti che calano dal cielo l'ostensorio col SS. Sacramento; negli archivolti ancora putti ed angeli con ghirlande e festoni.
Dei tre bellissimi cancelli in ferro battuto agli ingressi della cappella, i due laterali risalgono alla fondazione della cappella stessa, mentre quello centrale è del 1809, firmato dall'artigiano Ruggeri.
In fondo alla navata destra vi è la Cappella del Crocifisso.La cappella fu costruita nel 1692 sacrificando le ultime tre colonne del tempio greco ed è quasi una chiesa a sé. Si possono ammirare sulla destra il monumento bronzeo dell'arcivescovo Baranzini che comprende la statua ed il sarcofago con fregi che ricordano la lacrimazione della Madonna ed i suoi miracoli, opera dello scultore Poidimani del 1970; ed accanto il monumento all'arcivescovo Carabelli, opera di Sgandurra del 1937.
Sopra i due altari di destra e di sinistra vi sono rispettivamente un S. Marziano, tavola della scuola antonelliana ed un S. Zosimo tavola dipinta da Antonello da Messina. Nel corono vi sono tredici pannelli di scuola antonelliana con figure di Cristo ed Apostoli.
Sull'altare maggiore spicca un grande crocifisso ligneo di scuola bizantina.
La volta, fatta costruire dal vescovo Alagona nel 1778 a gesso, presenta clipei affrescati con figure di santi. Il pavimento di marmo a scacchiera con quadrati bianchi e neri è del 1885. Il browser in uso non supporta frame non ancorati oppure è configurato in modo che i frame non ancorati non siano visualizzati.
navata di sinistra
La statua di Santa Lucia di Antonello Gagini nella navata di sinistra
La Madonna con il Bambino di Domenico Gagini
Santa Caterina d'Alessandria della scuola dei Gagini
nella cappella in fondo alla navata sinistra la statua della Madonna della Neve di Antonello Gagini
L'interno è costituito da tre navate; quella centrale termina nel presbiterio distinto in coro e tribuna. Nella parete in fondo all'abside vi è un quadro ad olio della Natività di Maria, dipinto dal messinese Agostino Scilla nel 1663. L'altare è costituito da un grosso blocco monolitico che era parte della trabeazione dell'antico tempio.
Sopra il coro due grandi tele del Galimberti rappresentanti S.Pietro che affida a S. Marziano il compito di cristianizzare la città di Siracusa e S. Paolo che predica alle turbe nelle catacombe. Il soffitto ligneo a trabeazione scoperta, con grandi riquadri, è adorno di, rosoni dorati e di stemmi delle più nobili famiglie siracusane di quel tempo. In alto lungo le pareti di destra e di sinistra si nota la seguènte scritta: "Ecclesia Siracusana prima divi Petri filia et prima posi Antiochenam Christo dicata ", che ricorda il diploma del 1517 in cui il pontefice Leone X riconobbe la chiesa siracusana prima figlia di Pietro e seconda dopo Antiochia.
Nella navata destra si può ammirare il Battistero che contiene un vaso greco di marmo del periodo ellenistico posato su sette leoni di bronzo, adattato a fonte battesimale.
Nelle pareti frammenti di mosaici parietali del periodo normanno.
La, seconda cappella è quella di S. Lucia del 1712, Sull'altare si apre un nicchione che custodisce il prezioso simulacro in lamine argentee cesellate,opera del palermitano Pietro Rizzo; (1599). posato sopra una cassa laminata d'argento, con basso rilievi rievocanti il martirio della Santa, opera di Nibilio Gagini. .
Il pavimento di marmo fu eseguito per disposizione del vescovo Requisens che volle essere sepolto nella cappella, come attesta il sarcofago marmoreo attaccato a! muro fra le due arcate e la lapide sul pavimento sottostarne. Alle pareti laterali i due grandi medaglioni marmorei con le effigie di S. Lucia e di S. Eutichio vescovo che amministra il viatico, sono opera del Marabitti. Posata sul pavimento nella parte destra della cappella vi è una grossa bomba che, secondo la tradizione cadde nella stanza del generale Orsini durante l'assedio spagnolo di Siracusa del 1735 e rimase inesplosa per un miracolo della Santa.
La cappella seguente è quella del SS. Sacramento. Fatta erigere dal vescovo Giovanni Torres nel 1616 su progetto di Giovanni Vermexio. Sull'altare rivestito di marmi policromi vi è il ciborio a forma di Tempietto,opera del Vanvitelli; il paliotto di marmo ai piedi dell'altare, opera di Filippo Valle del 1763, rappresenta l'Ultima Cena.
La balaustra realizzata in marmi policromi, con spigoli e sinuosità di elegante movimento, è opera di Ignazio Marabitti che la eseguì in collaborazione con G. B. Marino.
Il contratto per la sua costruzione è del 1746 e fu redatto da Pompeo Picherali che, ormai vecchio, ammirava il giovane Marabitti. Il pavimento della cappella viene attribuito agli stessi due scultori, sebbene nessun documento a riguardo sia stato trovato, ma il disegno e la scelta dei marmi policromi in armonia con la balaustra, fanno pensare agli stessi autori che abbiano voluto adattarlo allo schema della cappella.
La volta è decorata con bellissimi affreschi del celebre messinese Agostino Scilla.
Nei cinque vani della volta sono rappresentati avvenimenti biblici. Nel primo vi è il re David che riceve il pane santificato dal sacerdote Achimelec; nel secondo un angelo che offre del pane e dell'acqua al profeta Elia; nel terzo vi è Daniele nella fossa dei leoni che riceve il pane dal profeta Abacuc indotto da un angelo; nel quarto riquadro due esploratori israeliti che portano un mazzo di spighe ed un tralcio di vite con un grosso grappolo d'uva nera; nel quinto vi è raffigurato Mosé che assieme ad altri raccoglie la manna piovuta dal ciclo. Nel vano centrale vi è un medaglione con il ritratto del vescovo Torres, fondatore della cappella, sostenuto da due angeli. Nel vertice della volta vi sono putti ed angioletti che calano dal cielo l'ostensorio col SS. Sacramento; negli archivolti ancora putti ed angeli con ghirlande e festoni.
Dei tre bellissimi cancelli in ferro battuto agli ingressi della cappella, i due laterali risalgono alla fondazione della cappella stessa, mentre quello centrale è del 1809, firmato dall'artigiano Ruggeri. Il browser in uso non supporta frame non ancorati oppure è configurato in modo che i frame non ancorati non siano visualizzati.
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In fondo alla navata destra vi è la Cappella del Crocifisso.La cappella fu costruita nel 1692 sacrificando le ultime tre colonne del tempio greco ed è quasi una chiesa a sé. Si possono ammirare sulla destra il monumento bronzeo dell'arcivescovo Baranzini che comprende la statua ed il sarcofago con fregi che ricordano la lacrimazione della Madonna ed i suoi miracoli, opera dello scultore Poidimani del 1970; ed accanto il monumento all'arcivescovo Carabelli, opera di Sgandurra del 1937.
Sopra i due altari di destra e di sinistra vi sono rispettivamente un S. Marziano, tavola della scuola antonelliana ed un S. Zosimo tavola dipinta da Antonello da Messina. Nel corono vi sono tredici pannelli di scuola antonelliana con figure di Cristo ed Apostoli.
Sull'altare maggiore spicca un grande crocifisso ligneo di scuola bizantina.
La volta, fatta costruire dal vescovo Alagona nel 1778 a gesso, presenta clipei affrescati con figure di santi. Il pavimento di marmo a scacchiera con quadrati bianchi e neri è del 1885. Il browser in uso non supporta frame non ancorati oppure è configurato in modo che i frame non ancorati non siano visualizzati.