San Giovanni Catacombe - chiese esistenti Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Chiese esistenti
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San Giovanni Catacombe

San Giovanni alle Caracombe

L'antica Basilica di San Giovanni venne edificata attorno al VI° secolo nel luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto il 1° vescovo di Siracusa, Marciano, morto martire sotto Gallieno e Valeriano (metà del III° secolo), la Chiesa di San Giovanni è stata ritenuta per lungo tempo la prima Cattedrale di Siracusa. Dell'antica basilica, che presenta tre navate suddivise da 12 colonne di tipo dorico, oggi sono visibili solamente i resti del colonnato dalla navata mediana e dell'abside in pietra locale. La chiesa subì diverse innovazioni in età normanna e venne ulteriormente modificata nel corso del XVII° secolo, con l'inserimento di una nuova struttura che occupò lo spazio delle prime due campate della chiesa preesistente. Danneggiata dal terremoto del 1693, venne restaurata mediante la ricostruzione della facciata e dell'odierno portico con archi ogivali e capitelli decorati, ottenuto con l'utilizzazione di elementi quattrocenteschi. Sul lato Ovest dell'edificio, si notano il bel portale ed il bel rosone trecentesco.

vedi anche:http://www.antoniorandazzo.it/catacombe%20siracusane/catacombe-san-giovanni.html


LOCALIZZAZIONE STRADALE

Sono intercorsi ben un secolo e 66 anni tra le date di scatto di queste due fotografie. S.Giovanni Evangelista sembra davvero cambiata poco, da quando l'ebbe vista Giorgio Sommer. L'unica differenza per quanto riguarda l'architettura in sè è la mancanza, oggi, nella cella campanaria, della campana (Alessandro Odierna)



 



Testo tratto da: SIRACUSA IN ETA' BIZANTINA
di Santi Luigi Agnello

Il complesso monumentale di S. Giovanni Evangelista, costituito da una grandiosa e singolare basilica a tre navate e da una cripta parzialmente scavata nella roccia, che prende il nome da S. Marciano, è del massimo interesse sia dal punto di vista architettonico - essendo la chiesa il più grande edificio di culto siciliano di epoca premusulmana -, sia da quello storico-religioso, per le memorie connesse con le origini del cristianesimo a Siracusa.
La cripta, con la chiesa sovrastante, è ubicata in un sito, che ricevette una prima sistemazione in età greca classica con l'apertura di una cava di pietra, all'interno della quale, dopo il suo abbandono, si installò in età tardoellenistica un'officina di vasai con annessa area cultuale: è un tipo di impianto che nella stessa Siracusa trova puntuale riscontro con le officine dei figuli da me localizzate nell'ex Vigna Cassia e sotto la piazza s. Lucia. In una fase ancora successiva (età tardoimperiale) il sito ebbe destinazione cimiteriale ed accolse piccoli ipogei, i cui resti sono ancora in parte visibili.



Quest'area cimiteriale fu utilizzata almeno sino al 423, come documenta un'iscrizione consolare; le testimonianze epigrafiche e pittoriche (purtroppo l'affresco delle due Alessandre è andato distrutto) dicono inoltre che il sepolcreto era cristiano. Esso venne interamente manomesso nel VI sec. per far posto alla cripta, realizzata in parte con un approfondimento del taglio in roccia ed in parte con strutture murarie colmate all'esterno da terra di scarico trattenuta da muri di contenimento e rinforzo. In scala minore, l'impresa ricorda quella realizzata a Roma da Costantino per erigere la primitiva chiesa di s. Pietro.




La cripta ricevette un assetto che arieggia quello delle cellae trichorae, ma con l'aggiunta di recessi laterali, in uno dei quali si trova il deposito di reliquie con fenestella confessionis, in forma di sarcofago, che la tradizione attribuisce ah antiquo a s. Marciano; si eresse poi un corpo centrale attestato dalle basi di quattro colonne disposte in quadrato, le quali servivano di sostegno alla copertura e racchiudevano l'altare. In un momento successivo, che è quello della ricostruzione del XII sec., crollato o demolito il corpo centrale, lo spazio interno venne articolato da grandi pilastri in muratura, la quale fodera pure le pareti perimetrali. Residuano pochi resti dei due pavimenti. Ometto di far menzione di tutte le aggiunte e modifiche operate tra il 1428 ed il nostro secolo.
La questione relativa al sepolcro del Santo dette origine 30 anni addietro ad una vivace polemica tra due studiosi probi, ma con modeste cognizioni archeologiche. Oggi, dopo le ricerche cui fui sollecitato proprio da quella polemica, è agevole osservare che i costruttori della cripta e della basilica non avrebbero manomesso un sepolcreto, né avrebbero affrontato le difficoltà tecniche opposte dalla conformazione del sito se non per una grave ragione, quale poteva essere quella della sistemazione definitiva, e rispondente a mutate esigenze di culto, della tomba del protovescovo della città.
Devo aggiungere che la soluzione del problema della chiesa siracusana non va ricercata in Occidente (dove le tombe o le reliquie dei martiri e dei confessori sono collocate sotto l'altare, quasi sigillate), ma in quell'Oriente dal quale la Sicilia era attratta da oltre un secolo; soprattutto in Siria, dove "il culto dei martiri si mantenne distinto dalla liturgia eucaristica e seguì un diverso sviluppo. Partendo dal principio che il reliquiario deve poter essere raggiunto dai fedeli, non si usarono [...] cassette da collocare sotto l'altare, ma [...] sarcofagi speciali muniti di canalini di scolo, dal quale il popolo raccoglieva l'olio santificato dal contatto [...]. I sarcofagi venivano esposti alla venerazione in uno degli ambienti dei pastofori, di regola quello sud, trasformato e reso  adatto alla nuova funzione" (P. Testini). E proprio a sud è il recesso col sarcofago nella cripta siracusana.

Al tempo della polemica non fu neppure osservato che la sepoltura del Santo coincide con l'asse centrale della basilica sovrastante e testimonia l'esistenza di un preciso, non casuale rapporto tra la memoria e la chiesa. E' sì vero che non vi è corrispondenza tra il sepolcro e l'odierno presbiterio, ma ciò è dovuto al fatto che l'edificio, quale si osserva, è la risultanza di quattro diverse fasi costruttive.
In età normanna, quando la cripta e la chiesa furono ricostruite dopo un lungo periodo d'abbandono, gli interventi furono innovatori perché, oltre che della fatiscenza delle strutture originarie, si dovette tener conto delle mutate esigenze liturgiche. Della cripta ho già detto brevemente; della chiesa si ricostruirono pressoché in toto i muri perimetrali; si prolungarono con semicolonne i pilastri che fiancheggiano l'abside, analogamente a quelli addossati alla facciata, ed il numero delle colonne fu ridotto da 12 (secondo uno schema planimetrico prediletto, per es., a Ravenna) a 10; furono date alla piattaforma presbiteriale le proporzioni attuali.  

 




La chiesa del VI sec, della quale presento la ricostruzione grafica della planimetria, era suddivisa in tre navate da due colonnati di 6 sostegni ciascuno, con trasparente allusione agli Apostoli, aveva l'abside gradata e l'altare al centro, in asse con la tomba del Santo. Quale fosse l'alzato, possiamo congetturarlo senza gravi difficoltà, avendo presente il famoso mosaico di Thabraka con la rappresentazione dell'Ecclesia Mater o, per chi ha minore familiarità con la dissociazione prospettica delle figurazioni tardoantiche, la restituzione grafica in prospettiva lineare data da J. B. Ward-Perkins.




Testo tratto da:
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Per motivi ignoti la chiesa cadde in abbandono fino al 1636 quando fu concessa ai Carmelitani di Montesanto i quali, utilizzando parte dell'edificio, inserirono all'interno di esso una nuova chiesa diversamente orientata (N-S).
Il terremoto del 1693 provocò la completa distruzione della chiesa. Nel 1700 si ripararono i danni e fu innalzata una nuova chiesa dedicata a S. Giovanni, utilizzando le strutture del vecchio impianto bizantino-normanno-medievale.
Dopo sessanta anni furono effettuate altre modifiche alla facciata, e al portico, per la ricostruzione del quale fu usato materiale di spoglio, ma i successivi restauri finirono di rovinare l'architettura dell'edificio.
La storia della chiesa di San Giovanni alle catacombe non può essere distinta da quella della sottostante cripta di S. Marziano la quale sorge in un luogo occupato in età greco-classica da una latomia, successivamente da un'officina di vasai e adibito in età tardo-romana a cimitero cristiano che fu manomesso per far posto all'attuale cripta. Essa ha forma di croce greca con volta a crociera e archi a sesto acuto. Presenta negli angoli del corpo centrale quattro colonne sormontate da capitelli con i simboli dei quattro evangelisti. La cripta è ricca di tracce di affreschi che forse riproducevano la figura del Santo e di S. Lucia.
Basilica di S. Marziano. Prospetto Sopra la cripta fu edificata la chiesa di S. Marziano a pianta basilicale, suddivisa in tre navate di 12 colonne di tipo dorico con abside gradata, copertura lignea ed altare maggiore in asse con la sottostante tomba di S. Marziano.
Questa basilica fu una della prime chiese paleocristiane dell'occidente.
Gravemente danneggiata dai Saraceni, la basilica risorse con i Normanni, intorno al 1092. Oltre ad essere ampliata, essa fu dotata di un portale e di un rosone che ancora oggi possiamo ammirare, il più bello che ci abbia lasciato il medio evo siracusano.







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