San Francesco d'assisi all'Immacolata
Immacolata
chiesa di San Francesco d'assisi all'Immacolata
Siracusa, chiesa di San Francesco d’Assisi all’Immacolata.
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La chiesa dell’Immacolata, “a ‘mmaculata” per noi siracusani, si trova a Siracusa in piazza Corpaci.
Nel 1225, secondo gli storici, fu affidata in uso ai frati minori conventuali di San Francesco d’Assisi, i quali, edificarono, con ingresso da via Gargallo, il loro Convento, poi palazzo di Giustizia.
L’origine trecentesca della prima chiesa, dedicata a Sant’Andrea apostolo, è confermata dal ritrovamento dei due portali gotici ai lati dell’abside, a sinistra, oggi murato, era comunicante con il convento e a destra, oggi ingresso agli uffici parrocchiali.
L’attuale edificio, a pianta squadrata, inglobato tra l’antico convento, la via maestranza e antichi palazzi nobiliari, oggi parrocchia di San Giovanni Battista all’Immacolata, oltre che a Sant’Andrea Apostolo, agli inizi del XVI secolo intitolata a San Francesco d’Assisi, alla Concezione e alla Madonna del soccorso, secondo gli storici fu progettata da Pompeo Picherali.
La facciata, in severo stile tardo barocco, edificata in massicci conci squadrati sovrapposti è caratterizzata dalla particolare forma convessa aggettante all'esterno, rielaborata da Luciano Alì, dopo il terremoto del 1693.
L’ordine inferiore, con al centro il grande portale d’accesso, caratterizzato da stipiti angolari e arco a sesto ribassato, sopraelevato dal piano stradale, al quale si accede tramite 3 gradoni della stessa linea della facciata, è inglobato tra paraste, pilastri e due massicce colonne con capitelli corinzi a sostegno della elegante trabeazione curva.
Sul timpano ad arco semicircolare, campeggia il cartiglio in calcare scolpito dei frati minori conventuali, sormontato da un massiccio elaborato cornicione e timpano realizzati con una serie di gole dritte e rovesce, tori e lesene.
Nel secondo ordine superiore, inquadrati da pregevoli bassorilievi, un elegante finestrone arcuato e cinque pilastri con capitelli corinzi sormontati da un cornicione arcuato e da una guglia con pennacchio a nicchia centrale arcuata, sostenuta da contrafforti a spirale, e ai lati da quattro pinnacoli piramidali, due per lato.
A destra, angolo via Maestranza, una elegante finestra bifora con arco a tutto sesto e in alto, la torretta campanaria con due piccole campane con a fianco un orologio per lato, uno dei quali quello della demolita chiesa di Sant’Andrea ai Teatini di piazza Archimede.
L’interno, a pianta squadrata e unica navata, abbellita e ristrutturata nel 1613, con volta a canne e gesso, decorata con stucchi a fiorame, ulteriormente arricchita e affrescata, nel 1756, con la vergine Immacolata Concezione tra San Francesco e Sant’Antonio, opera del palermitano Giuseppe Crestadoro, o Cristadoro, purtroppo molto deteriorata.
Nell’ampia sala, addossate alle pareti, tre altari in marmo per lato sovrastate da grandi nicchie arricchite da preziosi quadri e statue di Santi.
A sinistra, sull’altare adiacente all’abside, un prezioso secentesco Crocifisso ligneo; in quello al centro, nella nicchia a vetri, la statua di Maria Immacolata, e nel primo, il quadro con Gesù Risorto e San Francesco d'Assisi, opera di ignoto.
A destra, adiacente all’abside, la statua di San Francesco d’assisi, sormontata in alto da un maestoso quadro con il battesimo di Gesù; al centro la statua di Sant’Antonio di Padova e nella prima la nicchia, con la Madonna addolorata sotto la quale c’è la preziosa teca a vetri con Gesù morto.
Si accede al presbiterio, sopraelevato rispetto al piano sala, salendo tre gradoni in marmo, inquadrati tra pilastri sormontati da doppio cornicione sul quale svetta un arco a tutto sesto con al centro, tra putti e fiorame, il cartiglio in gesso dei nobili Gargana dell’ordine di Malta.
L’Abside semicircolare, in elaborato stile barocco, pilastri, stucchi, volute, foglie dorate e copertura a volta a botte in canne e gesso, e nel catino un pregiato affresco con “l’ultima Cena” opera del palermitano Giuseppe Crestadoro, o Cristadoro.
Al centro, su tre gradoni, lo splendido altare maggiore in marmo policromo, sul quale svetta la settecentesca tela ad olio con Sant’Andrea Apostolo, opera di ignoto, in origine appartenuta alla demolita chiesa di Sant'Andrea dei Teatini.
All’ingresso, sopra il portale, illuminata dal grande finestrone a vetri della facciata, su un arco a tutto sesto con frontale decorato con stucchi a fiorame e formella sulla quale è incisa la scritta con data a ricordo,
il palco Cantoria, un tempo comunicante con l’annesso convento, finemente arricchita da una pregiata balaustra che ripete la sagoma della facciata, in pregiato legno noce e all’interno un pregiato organo a canne.
Per la storia:
All’inizio del 600, dopo nuovi restauri, divenne luogo privilegiato di sepoltura di nobili famiglie siracusane, Gargana, Daniele, Vianisi e Borgia, le quali eressero monumenti funebri ormai inesistenti, anche se alcuni stemmi nobiliari sulle nicchie degli altari, alcuni illeggibili, e qualche lapide e lo stemma, sopra la nicchia dell’altare di Sant’Antonio di Padova della famiglia Daniele, lo dimostrano.
Nel 1762 le opere di ristrutturazione furono affidati ai maestri Carmelo Mudanò, Nunzio Caracciolo e Luciano Alì, i quali, utilizzarono i conci di pietra crollati in precedenza, anche per ristrutturare le attigue botteghe limitrofe alla chiesa e al convento.
L'8 dicembre 1800 i Cavalieri dell'Ordine di Malta dalla vicina chiesa di San Leonardo, in processione, muniti di numerose scope, raggiunsero la chiesa e la pulirono per devozione alla Vergine Santissima, usanza poi ripetuta nel 1825 dal vescovo Giuseppe Amorelli e dal Clero, e successivamente, per molti anni da varie classi di giovani studenti e loro insegnanti.
Con l’unità d’Italia, legge soppressione degli Ordini religiosi del 7 luglio 1866, il Convento venne ceduto al Municipio e adibito a Palazzo di Giustizia.
Nel corso della prima guerra mondiale fu struttura al servizio dell’esercito e solo negli anni 20, a spese del Ministero della Guerra, dalla locale Soprintendenza, vennero eseguiti lavori di restauro, consolidamento e conservazione degli affreschi.
Nel 1926, in piena era fascista, sul muro a destra della facciata, venne posta la targa ricordo dedicata a Frate Francesco sulla quale è inciso: “mentre tutto il mondo prima l'Italia saluta e celebra come elevazione di anime il settimo centenario ritorno dacche fu tratta in cielo alla mercede l'anima preclara di Frate Francesco/ Siracusa/ a ricordanza del primo asilo oui aperto agli scalzi eredi di madonna poverta vivo ancora lo stesso archimandrita pone concorde questa memoria a lui che nel suo farsi pusillo ai sitibondi dell'oro agli agghiacciati dell' egoismo ricondusse l'eco della voce di cristo fra i difettivi sillogismi delle passioni disperse e quasi smarrita raccogliendone i suoni in una parola sola rigeneratrice/ amore. Io Immordini. Anno V dell'era fascista, il municipio di Siracusa Addi XXIXI MCMXXVI (1926)”.
Nel 1942, i pesanti bombardamenti danneggiarono i due altari vicini all’ingresso, parte di decorazioni e affreschi della volta e la torre campanaria, poi ricostruita.
Nelle foto d’epoca di Matteo Masoli, il parroco padre D’asta con i giovani dell’Associazione Cattolica, presidente Sergio Infantino, negli anni del dopoguerra.