San Filippo Neri - chiese esistenti Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Chiese esistenti
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San Filippo Neri

chiesa di San Filippo Neri
Siracusa, chiesa di San Filippo Neri

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La chiesa di San Filippo Neri si trova a Siracusa, in via Vittorio Veneto, largo Santa Croce, adiacente all’ex palazzo Interlandi, oggi in parte proprietà delle monache Orsoline.
Era annessa all’adiacente omonimo convento, in origine Oratorio di San Filippo Neri, poi nel 1887, congregazione delle cinque piaghe, esteso nell’area compresa tra via Vittorio Veneto, e via Gargallo, poi sede del prestigioso Liceo Classico Gargallo.
Giuseppe Maria Capodieci, nei suoi Annali, al tomo 10, riferisce che: “il nobile Sacerdote Francesco De Grandi, promosse, nel 1650, sotto il vescovo Giovanni Antonio Capobianco, la fondazione dell'Oratorio di S. Filippo Neri, con atto del 28 maggio, stipulato dalla Santa Sede.
Nel 1652, iniziarono i lavori di costruzione della chiesa, promossi dal Sacerdote Francesco De Grandi, con l’utilizzo dei fondi donati dalla zia Margherita De Grandi.
Il progetto, è opera di Giovanni Vermexio, come testimonia il lucertolone scolpito a bassorilievo sulla facciata, a fianco del portale, simbolo firma di Giovanni Vermexio.
Nel 1969 vennero completati i lavori del primo ordine inferiore e il cornicione.
L’edificio, di forma rettangolare, è delimitato, a sinistra, dall’ex Monastero e a destra da palazzo Interlandi, oggi proprietà delle suore Orsoline.
La chiesa, consacrata nel 1770 a San Filippo Neri, ha la facciata in calcare bianco in elegante stile barocco.
Si eleva in due ordini, suddivisi da un imponente cornicione aggettante che sovrasta quattro finte colonne squadrate con capitello a decorazioni geometriche.
Nella parte inferiore, al centro, un elegante portale rettangolare, delimitato da colonnine laterali a rilievo sormontate da volute a fogliame, mascheroni e sirenette, scolpiti a bassorilievo, e dall’architrave elegantemente delimitato da colonnette e cornici geometriche, adornato con un mascherone e bassorilievi, sormontati da un timpano a semiarco chiuso.
A sinistra e a destra del portale, due ingressi minori sovrastati da timpani angolari.
Nella parte superiore sono inserite, tra finte colonne, lesene e cornicione finale sporgente, tre ampi finestroni con timpano semicircolare.
L’interno è a pianta ottagonale ad ellisse e unica navata, decorata con stucchi e squadrate colonne corinzie con archi a tutto sesto e copertura a volta in canne e gesso, modifiche all’impianto originario di Giovanni Vermexio, pare realizzati dall'architetto Rosario Gagliardi, nel post terremoto del 1693.
L'Abside, delimitata da colonne squadrate e da un duplice arco a tutto sesto, sul quale svetta, tra due putti, un cartiglio nobiliare, probabilmente della famiglia De Grandi, è adornato dall’altare maggiore in marmo sormontato da un quadro ovale, olio su tela, cm.190x215, la Madonna con bambino e Santi, opera di ignoto del XVIII secolo, all’interno di una cornice in legno patinato a foglia d’oro.
La navata, di forma ellittica e copertura a volta in canne e gesso, arricchita da stucchi e nicchie contenenti pregiati opere pittoriche è lastronata in calcare bianco e nero, suddiviso a scomparti simmetrici e originali disegni a fioroni con al centro una lastra tombale ignoto del XVII secolo, tripartita, ad intarsi marmorei con volute e motivi floreali, sulla quale è incisa, in lettere latine: NOS VESTRAM, HEU! NOSTRAM MODO VOS CURATE SALUTEM REDDERE, QUOD DEDIMUS. QUIS NEGET AUXILIUM?
Noi la vostra, ahimè! Voi altrettanto cercate di ottenere la nostra salvezza. Chi ci negherà l'aiuto che abbiamo dato?
Sulle pareti, nelle prime due nicchie laterali adiacenti all’abside, nel disegno contrassegnate con le lettere “E”, Mosè e il serpente di bronzo Olio su tela, cm. 180x 250, opera di ignoto del XIX secolo;
di fronte, contrassegnata con la lettera “C”, Mosè fa scaturire le acque Olio su tela, cm. 180x250, opera di ignoto del XIX Secolo.
Due altari minori in marmo, forse quelli della sconsacrata chiesa di San Tommaso in via Mirabella, si fronteggiano dalle piccole absidi al centro della sala, su ognuna delle quali, a sinistra, contrassegnata dalla lettera “F” è un Crocifisso ligneo Dimensioni cm.170x150, opera di ignoto del XVIII secolo e, in quella di destra, contrassegnata con la lettera“B”, Cristo nell'Orto, olio su tela, cm. 205x155 opera del napoletano Giuseppe Mancinelli.
Accanto al portale centrale, a sinistra, contrassegnato con la lettera “G” il martirio di Santa Lucia, Olio su tela, cm. 129 x 80, opera di Ignoto del XVII Secolo e a destra, contrassegnato con la lettera “A”, Martirio dì S. Agata, olio su tela, cm.129x80, opera di ignoto del XVII Secolo.
Per la storia
L’originario Oratorio di San Filippo Neri, il cui progetto è attribuito a Luciano Alì, fatto edificare il 28 maggio 1650 dal sacerdote Don Francesco de Grande e sua madre Donna Margherita de Grande, dotato di tutti i loro possedimenti, col permesso del vescovo Giovanni Antonio Capobianco con l’approvazione del Papa Innocenzo XI che concesse tutte le prerogative di cui godevano le Congregazioni di S. Filippo Neri, sorgeva nell’area compresa tra via Vittorio Veneto, e via Gargallo.
Nel 1750, su richiesta del vescovo Francesco Maria Testa, il papa Benedetto XV cambiò l'oratorio di S. Filippo Neri in Collegio di S. Carlo, il quale, per ordine del vescovo mantenne il nome di S. Filippo Neri.
Nel 1851, l'arcivescovo Michele Manzo ottenne da Pio IX e Ferdinando II il permesso di assegnare legalmente il collegio di San Carlo, sotto il titolo di S. Filippo Neri, con tutti i fondi relativi, al Superiore dei Padri missionari di San Vincenzo de Paoli, i quali, istituirono un convitto per l'istruzione dei giovani che comprendeva le classi ginnasiali e liceali, e scuole ecclesiastiche per i chierici della Diocesi, ricordata a perpetua memoria, in una lapide di marmo sulla quale è incisa la storia dell'oratorio.
Dal 1866, il pregiato edificio, fu sede del prestigioso Liceo Classico Gargallo per la frequenza delle classi ginnasiali e liceali, poi dismesso e trasferito altrove.
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