San Pietro al Carmine
Il testo è tratto da:
Architettura religiosa in Ortigia
di Lucia Acerra
stampato nel 1995
da: EDIPRINT
CHIESA DELL'EX CONVENTO DEL CARMINE piazza del Carmine
La costruzione attuale, sulla piazza omonima, difronte all'antico monastero del Ritiro, risale al XVII secolo, della precedente chiesa trecentesca esiste solo qualche traccia all'interno.
A tre navate, delimitate da quattro archi a tutto sesto per ognuno dei due lati, la chiesa è impreziosita dagli altari di marmo. Ai lati dell'altare maggiore due statue di marmo raffigurano S. Agata e S. Lucia. Un panneggio di stucco a frange dorate raccolte in un nodo sulla cui sommità vi è uno scudo crociato sostenuto da due putti delimita la navata centrale.
Un recente furto sacrilego ha privato la chiesa delle preziose tavole secentesche che ornavano gli altari. Il 21 aprile del 1870 l'Amministrazione del Fondo del Culto cede la chiesa ex conventuale del Carmine all'Amministrazione Provinciale di Siracusa assieme all'annesso fabbricato dell'ex convento, con l'obbligo di lasciarla aperta al culto e curare la manutenzione. Nel 1915 la chiesa viene ceduta dalla Provincia al Comune per alloggio dei militari, poi per ordine del Comando del Presidio l'immobile viene preso in consegna dall'ufficio "grani" come deposito di grano in sacchi. Quando la chiesa non fu più adoperata come deposito fu restituita all'autorità militare per restaurarla e riconsegnarla all'Ente proprietario.
Ma l'uso improprio fatto dell'edificio aveva prodotto danni ragguardevoli, per cui constatato il grave stato di degrado, soprattutto all'interno, la Soprintendenza acconsentì alla richiesta del Comune di cederla alla Regia Scuola d'Arte per impiantarvi il laboratorio di ferro battuto, mentre al Comune restava l'obbligo di curarne la manutenzione. Questa decisione fu contestata dai Confrati di Maria S.S. del Carmelo, i quali chiedevano la restituzione dell'oratorio annesso alla sacrestia e il ripristino del diritto di passaggio attraverso la chiesa. Altra contestazione riguardava l'opportunità di chiudere al culto la chiesa a cui si ribatteva che esistendo nel circondario molte altre chiese: S. Paolo, S. Pietro, S. Tommaso, S. Filippo Neri, i bisogni dei fedeli erano ampiamente assolti. L'Arcivescovo tentò di proporre un'altra scuola per il laboratorio della scuola d'Arte, ma si replicò che la chiesa del Carmine era la più adatta perché, oltre a non avere al suo interno alcuna opera d'arte pregevole,era la più vicina alla sede della Scuola (Monastero del Ritiro) e consentiva soltanto un breve tragitto per gli alunni. ( Nota dell'Intendente di Finanza di Siracusa al Prefetto per informarlo sulla questione della chiesa del Carmine. 16 dicembre 1925). Fortunatamente la chiesa verrà riaperta al culto e preservata da ulteriori manomissioni.
La Chiesa di S. Pietro viene costruita nel secolo XIV. Il primo registro dei battesimi conservato nella Chiesa porta la data del 1367. La titolarità della Parrocchia nasce dalla Chiesa di S. Pietro menzionata dallo Scobar nel 1520. In seguito, a causa del terremoto del 1693, la Chiesa, come risulta dal “Libro dei Battesimi”, fu trasferita dalle parti dei Cappuccini Vecchi. Nel 1694, dopo la sistemazione dei danni, viene ripristinata al culto. Nel 1914 viene requisita per scopi militari. Nel 1926 l’arcivescovo Giacomo Carabelli (1926-1933) trasferisce la titolarità della Parrocchia nella Chiesa adiacente della Madonna del Carmine, e viene denominata “S. Pietro al Carmine”.
La chiesa del Carmine viene costruita nel XIV secolo e, accanto ad essa, nasce una comunità di Carmelitani, con il convento annesso. Dopo il terremoto del 1693, la chiesa subì delle trasformazioni all’interno e all’esterno. Nel 1750, a spese del barone Giuseppe Arezzo della Targia, furono apportate delle nuove modifiche e decorazioni; fu chiamato Pompeo Picherali a decorare di stucchi alcune zone della chiesa. In seguito i lavori furono affidati al genio di Luciano Alì.
A causa delle Soppressioni del 1886, il convento fu chiuso e trasformato in caserma dei Reali Carabinieri nel 1870, e la chiesa della Maria SS.ma del Carmine veniva usata dai carabinieri che erano alloggiati nel Convento. Successivamente la chiesa fu consegnata al vescovo Benedetto La Vecchia (1875-1896) che l’affidò ad un cappellano per mantenervi il culto. Nel 1901, poiché nella chiesa si erano insediati truppe di soldati con muli, carri, armi e vettovaglie, l’arcivescovo Giuseppe Fiorenza lanciò l’interdetto sulla chiesa. Il 26 dicembre 1926, in seguito alla complessa opera di ridefinizione dei confini delle parrocchie di Ortigia, l’arcivescovo Giacomo Carabelli ridisegna anche quelli della parrocchia S. Pietro, deliberandone la sede nella Chiesa di Maria SS.ma del Carmelo. Il 13 maggio 1939, l’arcivescovo Ettore Baranzini dedicò la Chiesa del Carmine a S. Maria Odigitria, e da quel momento divenne sede della Parrocchia. Gli altari della chiesa furono dedicati alla Madonna del Carmine quello centrale e al Sacro Cuore e Sant’Elia profeta i due laterali. Fu nominato parroco il can. Luigi Scatà (1926-1954), gli successe il parroco sac. Antonino Aliano (1954-1974), poi p. Gaspare Favara s. j. (1974-1977) subito dopo il parroco il sac. Antonino Uccello (1977-1990), che spostò l’altare della Madonna nella navata destra. Nell’altare centrale venne posto un Crocifisso di scuola spagnola e creata una cappella, di transito con la sacrestia, per il S. Cuore. Dal 1990 al 1992 la Parrocchia è retta da tre amministratori parrocchiali: sac. Arcangelo Rigazzi, sac. Giuseppe Caracciolo e dal sac. Giovanni Cultrera. Nel 1992 viene nominato parroco il sac. Giuseppe Lombardo che guida ancora oggi la parrocchia.
La chiesa è ricca di opere d’arte. Si possono ammirare: l’Adorazione dei pastori (opera attribuita a Giuseppe Raiti della “Bottega di Mario Minniti?”); il Martirio dei SS. Quattro Coronati (Mario Minniti); la Madonna in trono col Bambino tra i santi Cosma e Damiano (tavola cinquecentesca di Marco Costanzo, vicino alla scuola di Antonello da Messina); il simulacro della Madonna del Carmine (in cartapesta) con l’annesso altare dell’architetto Pompeo Picherali; sculture in marmo di S. Lucia e di S. Caterina di Alessandria (scuola del Gagini); monumenti funebri della Famiglia Bonanno, di Vincenzo Mirabella e sua moglie Lucrezia Platamone, della Famiglia Ciancio, …; diversi stemmi nobiliari.