reggia palazzo dei tiranni - Monumenti Greci

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti greci
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reggia palazzo dei tiranni

La reggia e il palazzo dei tiranni-tyranneion
Non esistono dati certi sull'ubicazione della reggia e del palazzo dei tiranni di Siracusa ma ipotesi e deduzioni scaturite dal confronto di citazioni tramandate.
La fortezza con il palazzo di Dionigi, secondo i dati archeologici con il confronto delle fonti storiche e degli studi filologici di Luigi Polacco del 1993, il tyranneion, reggia palazzo dei tiranni, si trovava sull'attuale Montedoro, ossia sull'antico istmo, dove era anche l’Acropoli.
Dionisio primo aveva trasformato in fortezza la zona a cavallo dei due porti e collegata al Lakkios tramite una stazione portuale, il Naustathmos, per controllare strategicamente la città e difendersi da eventuali nemici interni ed esterni.
"DIODORO S. (XIV 7, 5 e XVI 7-2) riferisce inoltre che il nuovo arsenale del Lakkios fu cinto tutto all’intorno da mura e torri collegate a quelle della fortezza di Dionigi.
L’esistenza nel periodo della colonizzazione greca (VIII sec. a.C.) del promontorio di Acradina e del suo successivo collegamento con l’istmo artifi ciale all’isola vengono confermati, oltre che dai dati geologici, anche dai rinvenimenti archeologici.
Sulla parte terminale e ristretta del promontorio di Acradina, dove iniziava la fortezza dionigiana, almeno dal XI sec. esisteva un Castello normanno che difendeva Siracusa sull’istmo.
Secondo Santi Luigi Agnello, 1996, fu distrutto con mezza Siracusa dal terremoto del 1169, ricostruito nella stessa sede e terminato nel 1189.
Il Castello di Marquet, così chiamato inizialmente nel 1327 è ancora ben visibile sul collo della penisola nelle piante o carte cinquecentesche poco prima della sua demolizione del 1577, perché rovinato anche dal terremoto del 1542 e per la strategica costruzione di nuove e avanzate difese (v. Fig. 2).
Venne poi sostituito dagli Spagnoli con la costruzione di due colossali bastioni appaiati (S. Antonio e Sette ponti)”.
Negli scavi del 1552, fra le attuali Vie Messina e Cairoli, furono rinvenuti grandi blocchi calcarei squadrati di probabili edifi ci greci alternati a numerosi mattoni di laterizio romano che sembravano resti di terme; infatti, come testimonia Fazzello, 1558, gli scavi successivi per il fossato dovettero essere sospesi per la fuoriuscita improvvisa di un copioso flusso di acqua dovuta alla rottura di una grossa condotta in piombo che risultò essere opera romano-imperiale (età di Claudio, 70 a.C.) (DUFOUR, 1987; AGNELLO 1996).
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Fig. 2
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