Ara di Ierone secondo - Monumenti Greci

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti greci
Vai ai contenuti

Ara di Ierone secondo

CLAUDIO PARISI PRESICCE tratto da: Ecatombi nell area dell'altare di Ierone documentazione pdf


Ecatombi nell'area dell'altare di Ierone II a Siracusa
L'altare lungo uno stadio, citato da Diodoro Siculo , è stato identificato senza possibilità di dubbio nell'imponente basamento eretto vicino al teatro, di cui si conserva quasi esclusivamente la porzione intagliata nella roccia, che digrada da nord a sud
(fig. 1).

Della parte in muratura, demolita e asportata dagli Spagnoli nel XVI secolo per la costruzione delie fortificazioni della città , restano nei settori centrale e meridionale pochi tratti discontinui dei filari inferiori e alcuni elementi del coronamento.
Diodoro, l'unica fonte antica a nostra disposizione, menziona l'altare insieme ad altri edifici costruiti in seguito alla prosperità acquisita dai Greci di Sicilia dopo la pacificazione stabilita da Timoleonte. In base al passo, l'erezione del monumento è stata quasi unanimemente attribuita a Ierone lì, benché non manchino problemi interpretativi.
I primi sondaggi furono intrapresi da Giuseppe Maria Capodieci il 22 aprile 1780 , cui fecero seguito nel gennaio 1813 gli scavi condotti insieme al cav. Mario Landolina, Regio Custode Sostituto dell'Antichità, che mediante "alcune aperture nella terra in certe proporzionate distanze" consentirono di scoprire l'intera lunghezza dell'altare, interpretato come un tempio.
Domenico Lo Faso Pietrasanta duca di Serradifalco , che si attribuisce la scoperta del monumento, menziona nuovi scavi eseguiti nel 1839, di cui purtroppo non conosciamo i dettagli .
Nel 1883 i fratelli Cristoforo e Francesco Saverio Cavallari  riuscirono a misurare lunghezza e larghezza del monumento e individuarono l'ingresso settentrionale con la struttura a rampa del vestibolo.
Richard Koldewey e Otto Puchstein nel giugno 1892 e nel dicembre 1893  studiarono e ripulirono l'intera struttura architettonica. Nella pubblicazione di pochi anni successiva fornirono una precisa descrizione dei resti conservatisi e ne proposero una ricostruzione planimetrica (fig. 2) e di alzato che è rimasta fino ad ora l'unica attendibile (fig. 3 a-b).


Seguirono, a distanza di oltre mezzo secolo, gli sterri e poi gli scavi diretti da Gino Vinicio Gentili nel 1950-51  e da Alessandro Stucchi nel 1952-54 , condotti in particolare nell'area a ovest dell'altare. Gli scavi, pur restando almeno in parte inediti, hanno consentito di avere una visione più corretta del monumento, fino ad allora isolato in una sorta di fossato artificiale, circondato da terra di riempimento, accumulatasi verosimilmente durante lo spoglio della struttura architettonica (fig. 4).

In sintesi, lo scavo mise in luce i resti delle fondazioni di un portico a tre bracci - o i tagli nella roccia lasciati a vista in seguito all'asportazione dei blocchi -, una grande vasca al centro del piazzale e 114 deposizioni (thysiai), concentrate nel tratto di accesso a nord dell'altare, collocate sul piano battuto o all'interno di fosse tagliate direttamente sul suolo roccioso (fig. 5).

L'esegesi di un altare di età greca comporta la necessità di esaminare il monumento da più punti di vista: 1 ) la scelta del luogo di costruzione e le relazioni che ne derivano con le vie di comunicazione e con gli edifici circostanti; 2) la struttura architettonica, le sue proporzioni e la tradizione tipologica a cui appartiene; 3) il funzionamento in relazione alle cerimonie rituali per le quali è stato eretto, che nel caso specifico dell'altare di Ierone II comprendeva certamente sacrifici cruenti. L'insieme di questi fattori suggerisce, quando non è direttamente nota attraverso le fonti letterarie, la motivazione storica che ne ha determinato la consacrazione ad una divinità.
Per i primi due aspetti - definibili convenzionalmente topografico e architettonico - è il monumento stesso a fornire la maggior parte degli elementi utili all'esegesi: quanto più le sue strutture in elevato e la rete delle interconnessioni topografiche siano conservate, tanto più facile ne è la lettura.
Più ardua è la ricostruzione esegetica per quanto riguarda il terzo punto di vista - che può dirsi convenzionalmente rituale - perché ogni tentativo di interpretazione ha a che fare con qualcosa di impalpabile, di invisibile, di non percepibile unicamente sulla base di una unità di misura: ogni lettura riguardo a questo punto concerne le azioni che, secondo un protocollo rituale stabilito a priori e fondato su tradizioni antichissime, venivano ripetute con cadenza periodica da un gruppo di persone, da un'intera comunità o da una federazione di comunità, avente titolo esclusivo a parteciparvi.
Da questo punto di vista occorre tenere presente che l'impianto monumentale originario di un altare comprende anche l'area a ovest di esso, ossia quella che separa l'altare dalla fronte del tempio, quando quest'ultimo è presente. Si può affermare, anzi, che l'area dove prendevano posto i fedeli, che partecipavano al rito sacrificale senza poter sostare nel luogo dove veniva offerta la porzione della vittima spettante alla divinità, sia la più importante. Che questa zona, di norma, sia irrinunciabile nell'organizzazione delle aree sacre, lo si comprende anche dal fatto che essa rimane sempre libera da monumenti, che al massimo si dispongono lungo i suoi margini, mentre la zona a est dell'altare è spesso occupata da altri edifici, eretti a volte quasi a ridosso dell'altare stesso, quando questo non si trovi sul ciglio di una scarpata, come nel caso del santuario di Hera Lacinia ad Agrigento o nella prima fase costruttiva dell'Apollonion di Selinunte.
Nello svolgimento complessivo delle cerimonie sacre, secondo la tradizionale sequenza processione/uccisione/cottura/consumazione delle carni, una minima parte delle azioni, anche se la più importante, si svolge in connessione diretta con l'altare, mentre una parte consistente si svolge ad ovest di esso. Solo considerando questo aspetto, l'impianto monumentale dell'altare acquista maggiore organicità e consequenzialità architettonica.
1. Topografia dell'area.
Dal punto di vista topografico il grande altare è stato costruito poco più di 100 metri a sud-est del teatro ed era raggiungibile dalla plateia maggiore del quartiere di Achradina  (fig. 6), la strada che, identificabile forse con la via lata perpetua menzionata da Cicerone , nel III secolo a.C. si dirigeva di¬rettamente fino all'angolo S-E del temenos dell'altare e ivi, in corrispondenza dell'ingresso all'area sacra, terminava.

Nella pianta fatta disegnare da Gentili alla fine della prima campagna di scavi  è delineato l'angolo formato tra il braccio meridionale del portico e il muro che delimitava il temenos su questo lato (fig. 7).

Questa piccola traccia del recinto rinvenuta impone un'importante riflessione. L'altare, che vi fosse o non la presenza di un tempio, di norma non era isolato, bensì inserito in un temenos delimitato da un peribolos. Ciò significa che l'altare siracusano lungo uno stadio non si esauriva nella sua monumentale struttura, ma doveva insistere in un'area più o meno vasta, delimitata in origine mediante l'azione del temnein, che definiva lo spazio consacrato alla divinità. Se a ovest la delimitazione era costituita evidentemente dal portico o dalle strutture che lo avevano preceduto nella fase più antica, a est doveva esserci qualcosa che svolgeva la medesima funzione. Su questo lato, infatti, vi è un muro a blocchi squadrati, che finora non sembra essere stato mai preso in considerazione , il quale corre parallelamente al lato maggiore dell'altare e il cui spessore suggerisce una sola possibile funzione, quella di muro di peribolos.
L'area a ovest dell'altare, verso il margine occidentale del piazzale, è attraversata dal passaggio di due strade intagliate della roccia, con tracce dei solchi delle ruote dei carri e con nicchie votive intonacate e dipinte ricavate sulle pareti rocciose . Almeno in un caso la strada è stata obliterata dal portico. Da questo dato risulta evidente che l'area era già in uso precedentemente alla costruzione ieroniana.
Considerando, inoltre, che per la costruzione del monumento il piazzale a ovest dell'altare è stato spianato e livellato con grandi opere di riempimento , soprattutto verso il settore sud-ovest, e coperto con un forte battuto di colore bianco , si può immaginare una configurazione originaria del terreno ben più scoscesa.
Le caratteristiche morfologiche dell'area, rispettata dai percorsi viari intagliati nella roccia, che per raggiungere il teatro non seguono il tragitto più breve, denotano l'esistenza di un paesaggio sacro più antico dell'epoca di costruzione dell'altare ieroniano, forse caratterizzato da un semplice bosco sacro (alsós).
Non si dispone di dati sufficienti per stabilire se la camera irregolare scavata nella roccia esistente sotto il monumento, in corrispondenza del terzo più settentrionale dell'altare,  possa risalire ad un'epoca precedente, né se alcune delle fosse per deposizioni scavate sul suolo o sulle pareti rocciose che costituiscono la parte inferiore dell'elevato dell'altare nel settore più settentrionale, siano più antiche dell'età ieroniana.
Occorre considerare, tuttavia, che gli altri monumenti pubblici attribuiti a Ierone II non furono impiantati su un terreno vergine. Ciò vale tanto più per un complesso architettonico di natura sacra così grandioso. Infatti non solo la città classica si estendeva ben oltre i confini della Neapolis , ma soprattutto la politica propagandistica del re presupponeva un'appropriazione strategica dell'esistente, piuttosto che la creazione di nuovi rituali.
In questa prospettiva è lecito domandarsi se le celebrazioni in onore di Zeus Eleutherios, con il sacrificio imponente di 450 buoi, decretate dall'assemblea cittadina (ekklesia) subito dopo la morte del tiranno Trasibulo , si svolgessero in questa stessa area, come sembra dare per scontato Biagio Pace nella sua monumentale opera sulla Sicilia antica.
Sebbene l'ipotesi sia alquanto suggestiva, la domanda ha un carattere speculativo e resta senza risposte certe. E verosimile, tuttavia, che nell'area dell'altare vi fosse una continuità di culto da epoca molto antica.
2. Struttura architettonica.
Dal punto di vista architettonico l'altare, lungo uno stadio, è il più grande del mondo antico, almeno tra quelli finora noti. Di misura identica è ricordato soltanto l'altare di Ermocrate a Paro .
Il suo schema planimetrico riprende una tipologia monumentale 'a pi greco', grandemente diffusa a partire dalla metà del VI secolo a.C. , costituendone il punto di arrivo. Nell'altare ieroniano viene mantenuto quel rapporto dimensionale legato all'agibilità del sacrificante, che aveva consentito prima di estendere senza limiti la lunghezza degli altari e poi di sopraelevare, senza modificare la distanza tra il gradino superiore e il piano della mensa, il piano d'appoggio del sacrificante, convenzionalmente definito prothy- sis, mediante l'aggiunta, a ovest, di una scalinata sempre più alta.
D'altra parte l'impianto planimetrico dell'altare, attraverso un'evidente volontà di 'gigantismo', anticipa le soluzioni che saranno adottate a partire dal II secolo a.C. negli altari costruiti nelle capitali dei regni ellenistici (Pergamo, ecc.).
In tale contesto si inserisce la presenza del portico a tre bracci che delimita l'area a ovest dell'altare. Come è noto, Gentili e Stucchi, sulla base di dati stratigrafici non determinanti, avevano proposto una datazione del portico in età augustea2J, mentre Lippolis e Bell propendono fortemente per una cronologia in età ieroniana. A favore di quest'ultima datazione, o almeno dell'esistenza di elementi attribuibili a un portico contemporaneo all'altare, vi è una nuova considerazione.
Koldewey e Puchstein menzionano tra gli elementi della trabeazione ancora conservati in situ otto pezzi di geison dorici di modulo maggiore e sei di modulo minore. Dei primi, cinque sono stati rinvenuti lungo il lato est dell'altare e tre lungo quello ovest; dei secondi la totalità si trova nella zona settentrionale davanti alla fronte ovest dell'altare, dove è stato rinvenuto anche un blocco incompleto con un triglifo e parte di una metopa a sinistra, di dimensioni compatibili con le cornici.
Due dei blocchi di geison di modulo minore presentano resti di stucco anche nella parte posteriore, cosicché gli studiosi tedeschi ipotizzano la loro pertinenza alla parete esterna delle rampe, senza precisare in che modo questa soluzione potrebbe giustificare la presenza delio stucco. In un altro punto del testo essi precisano che due dei sei blocchi sono rivestiti con stucco anche sul lato superiore, mentre gli altri quattro non sono accuratamente lisciati come sulla superficie inferiore. Da ciò ne deducono che con questi blocchi di cornice la parete terminava.
I due studiosi non lo dicono, ma la conseguenza inevitabile è che le rampe non fossero coperte a terrazza, come appare nelle sezioni pubblicate , ma restassero a cielo aperto. Due blocchi di syma, tuttavia, hanno gocciolatoi a testa di leone e, di conseguenza, dovevano essere connessi con un tetto a spiovente.
E probabile, quindi, che i geisa di modulo minore appartenessero a un altro edificio e non all'elevato dell'altare. Poiché le sagome delle due cornici di misura differente sono attribuibili entrambe all'età ieroniana come proposto da von Sydow, che le data su base stilistica nel 240 a.C. , ne consegue che fin dall'origine il complesso monumentale doveva comprendere un edificio porticato.
3. Funzionamento dell'altare.
Alcuni studiosi hanno rilevato un nesso assai stretto con il teatro e hanno messo in relazione il periodo di costruzione dell'altare con gli interventi effettuati da Ierone II all'edificio teatrale, databili dopo il matrimonio di Ge¬lone, figlio del re, con Nereide, per via delle iscrizioni che menzionano en¬trambi con i titoli reali.
Lars Karlsson  si è spinto oltre, ipotizzando che la ricostruzione ieroniana del teatro fosse motivata dalla necessità di ospitare le assemblee generali del koinon ton Sikeliotan, la cui esistenza risulta documentata da tre fattori: un'iscrizione rinvenuta a Siracusa contenente un messaggio ad esso rivolto dal re; l'analogo istituto di epoca romana denominato Commune Siciliae\ le monete d'argento con la leggenda Sikeliotan coniate verosimilmente tra il 214 e il 211 a.C. L'area dell'altare sarebbe stata, quindi, la sede delle attività religiose connesse con gli incontri periodici del koinon, attività che dovevano vedere la partecipazione di centinaia di persone.
Malcolm Bell , invece, ha proposto come occasione per la costruzione del grandioso complesso monumentale l'anniversario dei 500 anni dalla fondazione di Siracusa, celebrato presumibilmente nel 233 a.C. dal re e dal demos.
Entrambe le ipotesi concordano in un punto: le dimensioni eccezionali del complesso architettonico e la sua dislocazione alla periferia della polis ieroniana si spiegano con la necessità di riunire un numero enorme di persone.
In base ai dati disponibili, non è ancora possibile risolvere i problemi della ricostruzione dell'altare, che certamente, tuttavia, non poteva raggiungere l'altezza ipotizzata dagli studiosi tedeschi. Probabilmente la struttura non aveva due corpi veramente separati, come essi hanno proposto, e il piano di cottura doveva essere facilmente accessibile e ben visibile dal basso.
Dai due ingressi posti alle estremità della gradinata occidentale parte una rampa (fig. 8) che doveva avere due tratti in pendenza, simmetrici sui due lati, e un tratto in piano al centro. Il settore centrale consentiva, attraverso alcuni gradini, di avvicinarsi alla mensa per deporre le porzioni di carne offerte alla divinità. La zona più elevata della rampa doveva trovarsi al livello della sommità degli Atlanti posti ai lati degli ingressi, in modo che lo sforzo da essi compiuto risultasse commisurato al gran numero di persone che la attraversavano contemporaneamente.

Le due coppie di Atlanti, exempla servitutis , e il frammento di aquila, noto da un disegno edito da Lo Faso Pietrasanta  (fig. 9), confermano che titolare dell'altare era Zeus, venerato come Olympios, come Eleutherios o come Soter. Quest'ultima epiclesi, in particolare, è documentata dall'iscri¬zione dedicatoria incisa su una piccola arula in calcare della seconda metà del III secolo a.C. rinvenuta a Siracusa , che affianca al nome di Zeus Soter quello di Ierone (Diòs Sotéros Hiéronos), suggerendo una identificazione tra il re di Siracusa e la divinità, secondo un costume in vigore nell'Egitto tolemaico in quegli stessi anni.

La rampa doveva essere stata concepita per permettere il lento e continuo scorrimento della moltitudine di persone, che partecipava al rito sacrificale salendo da un lato e scendendo da quello opposto, dopo aver compiuto, direttamente o dando la porzione di carne nelle mani del sacerdote, il proprio atto di offerta alla divinità, cui corrisponde un riconoscimento del proprio status e della propria appartenenza al gruppo.
La funzione e le dimensioni dell'area ad ovest del grande bomòs, circondata su tre lati da un porticato, possono essere spiegate soltanto in relazione alle cerimonie religiose che si svolgevano annualmente in onore di Zeus.
Che l'area potesse essere destinata all'uccisione rituale delle vittime sacrificali in occasione delle ecatombi, trova riscontro nella rilettura dei pochi dati emersi dallo scavo, ossia delle fosse quadrangolari interpretate come traccia in negativo di possibili piante arboree  (fig. 10). Si tratta, in realtà, delle tracce in negativo delle c.d. pietre sacrificali, ossia blocchi con anelli che serviva¬no a legare una corda annodata con l'altra estremità al collo o alle corna della vittima sacrificale e che consentivano di immobilizzarla, nel momento in cui veniva sferrato alla nuca dell'animale il colpo mortale  (fig. 11).

Numerose sono le testimonianze della presenza presso gli altari della c.d. pietra sacrificale, adoperata per sacrifici di singoli animali (Cirene, Velia, Istria) o di più vittime contemporaneamente (Thasos, Poseidonia). Di particolare interesse sono i resti rinvenuti a Claros (fig. 12) e a Dion (fig. 13), do¬ve la quantità di pietre con anello messe in luce induce a ritenere che servis¬sero per ecatombi annuali .
Anche la presenza della grande vasca quadrangolare posta al centro del piazzale, con scalette agli angoli e canale di drenaggio costruito in blocchi, può essere spiegata in funzione delle grandiose cerimonie sacrificali ieronia- ne. All'interno di essa vi è un grande basamento, visivamente correlato con l'edificio collocato al centro del lungo portico occidentale. L'edificio, con la facciata rivolta verso l'altare e sporgente rispetto alla fronte del porticato , piuttosto che un propileo di accesso da ovest , era verosimilmente un vero e proprio tempio, dedicato forse a Zeus Soter e a Ierone, la cui immagine non poteva mancare nel grande complesso architettonico.
Fig. 2 - Planimetria dell'altare di lerone II a Siracusa (da KOLDEVC'EY - PuCHSTFJN, Die grie- chischen Tempel, cit., tav. 10).
Fig. 3 a-b - Ricostruzione dell'altare di Ierone II a Siracusa: a) estremità settentrionale dell'alzato vista da ovest; b) sezione (da KOLDEWEY - PUCHSTEIN, Die griechischen Tempel, cit., figg. 54-55).
Fig. 4 - Siracusa, altare di Ierone II. Veduta dell'area a ovest prima dell'inizio degli scavi Gen- tili-Stucchi (da GENTILI, Siracusa - Ara di Gerone, cit., fig. I).
Fig. 5 - Siracusa, altare di Ierone II. Veduta alla fine degli scavi Gentili-Stucchi.
Fig. 6 - L'area del temenos dell'altare di Ierone II (da VOZA, L'attività della Soprintendenza al¬le antichità della Sicilia Orientale. Parte II, cit., tav. LXXXIX).
Fig. 7 - Planimetria dell'altare di Ierone II a Siracusa con il portico a tre bracci rinvenuto a ovest (GENTILI, Siracusa - Ara di Gerone, cit., fig. 3).
Fig. 8 - Siracusa, al-tare di Ierone II. In-gresso settentrionale lungo il lato ovest.
Fig. 9 - Disegno degli elementi della decorazione architettonica rinvenuti presso l'altare di Ierone II a Siracusa. In alto a sinistra i resti dell'aquila (da Lo FASO PLETRASANTA, Le antichità della Sicilia, IV, cit., tav. XXIV).
Fig. 10 - Planimetria ricostruttiva dell'altare di Ierone II a Siracusa, con l'allineamento per file parallele delle pietre sacrificali a ovest (da NEUTSCH, AA, cit., fig. 71). 
TAV. VI
Fig. 11 - Claros, Santuario di Apollo. Veduta delle pietre sacrificali con anello metallico al momento del rinvenimento (da DE LA GENIÈRE, Hékatombe à Claros, cit., fig. 2).
Fig. 12 - Schizzo ricostruttivo dell'area del Santuario di Apol¬lo a Claros, con pietre sacrificali a ovest all'altare (da DE LA GE¬NIÈRE, Hékatombe à Claros, cit., fig. 4).
Fig. 13 - Schizzo ricosiruttivo dell'area del Santuario di Zeus a Dion, con pietre sacrificali a ovest dell'altare (da PANTERMALES, Dion 1998. Ekatómbes, cit., fig. 5).
23 GENTILI, Siracusa - Ara di Cerone, cit., 350, 353; STUCCHI, FA VII, cit. La datazione è stata accolta in seguito da CoarelJi, in Sicilia, cit., 256 e da R.J.A. WILSON, Sicily under the Ro¬man Empire. The Archaeology of a Roman Province 36 BC-AD 535, Warminster 1990, 51.



ARA DI IERONE II tratto da Galleria Roma Siracusa documentazione pdf

E' il più grande altare sacrificale greco nel quale si eseguiva l'ecatombe, cioè il sacrificio di 100 buoi, Fu costruito in onore di Giove Eleuterio, per aver aiutato il tiranno a cacciare Trasibulo che voleva impossessarsi del potere. (commento di Lucia Acerra)



Parlando della prosperità della Sicilia nel periodo di Timoleonte e in quello immediatamente successivo, Diodoro ricorda gli edifìci più importanti allora costruiti a Siracusa: tra questi cita due monumenti dovuti a Ierone II: l'Olympieion presso l'agorà e l'altare presso il teatro, che era lungo uno stadio e alto e largo in proporzione. Siamo così in grado di identificare senza possibilità di dubbio l'Ara di Ierone II nel lunghissimo basamento, del quale rimane quasi solo la parte intagliata nella roccia, ancora visibile circa 100 m a sud-est del teatro. Si tratta di un nucleo ricavato dalla roccia (la parte costruita fu demolita dagli Spagnoli nel XVI secolo) lungo 198,40 m, misura che corrisponde approssimativamente alla lunghezza di uno stadio olimpico (192 m), confermando così l'affermazione di Diodoro. La larghezza massima era quella della testata nord (22,60 m), che costituiva uno dei due ingressi (insieme all'opposta testata sud) alla piattaforma superiore. L'ingresso della rampa nord era fiancheggiato da due telamoni: restano i piedi di quello di destra. È possibile che all'altare appartenga anche la statua di satiro, anch'essa con funzione di telamone, trovata nei paraggi e conservata al museo di Siracusa (non è escluso però che essa appartenga al teatro, come l'altra rappresentante una menade.


L'ampia piazza a ovest dell'altare era circondata su tre lati da un portico allungato, costituito da 14 colonne sui lati brevi e da 64 sul lato lungo; questo era interrotto al centro da un propileo. In mezzo alla piazza era una grande vasca, con al centro un basamento, probabilmente destinato a sostenere una statua. Un canale di drenaggio costruito in blocchi si distacca dalla vasca, attraversando il portico. Numerose cavità sulla superfìcie del piazzale erano probabilmente destinate a ospitare alberi: l'area era dunque occupata da un giardino. Il portico, che sostituisce una più antica strada incassata nella roccia (nella quale erano ricavate numerose nicchie votive), fu aggiunto all'altare in un secondo tempo (forse in età augustea). Ignoriamo a quale divinità fosse dedicato l'altare, che è il più grande conosciuto del mondo greco. Si è pensato a Zeus Eleutherios (« liberatore »), al quale, dopo l'espulsione nel 466 dell'ultimo dei Dinomenidi, Trasibulo, fu dedicata una statua colossale, in onore del quale veniva celebrata la festa delle Eleutheria, con il sacrifìcio di 450 tori (Diodoro, XI 72, 2): le dimensioni del sacrifìcio spiegherebbero quelle dell'Ara. .
Altar of Ierone II
Traduzione di Annalisa Giammanco

Talking about the prosperity of Sicily in the period of Timoleonte and in that immediately next, Diodoro remembers the most important buildings at that time built in Siracusa: between these two monuments he quotes Ierone II: the Olympieion in the agorà and the altar near the theatre, which was along a stadium and high and wide in proportion. So we are able to identify without any doubt the Altar of Ierone II in the very long basement, of which remains only the part incised in the rock, still visible about 100 m south-east of the theatre. It is a core obtained by the rock (the built part was demolished by Spanish in XVI century) long 198,40 m, measurement which approximately pays to the length of an Olympic stadium (192 mt), so confirming the affirmation of Diodoro. The maximum width was that of the North head (22,60 m), which constituted one of the two entries (together to the opposite South head) to the superior platform. The entry of the North ramp was flanked by two telamons: they remain of that of right. It is possible that also the satyr's statue belongs to the altar, also it with telamon function, found in the surroundings and conserved in the Museum of Siracusa (it is not however excluded that it belongs to the theatre, as the other one representing one maenad).
The wide square at the west of the altar was surrounded on three sides by a lengthened porch, formed by 14 columns on the short sides and 64 on the long side; this was interrupted to the center by a propylaeum. In the middle of the square there was a big basin, with at the center a basement, probably designed to support a statue. A channel of drainage built in blocks breaks off from the basin, crossing a porch. Several cavities on the forecourt surface were probably destined to lodge trees: so the area was engaged by a garden. The porch, which replaces a more ancient road boxed in the rock ( in which several votive niches were obtained), was added to the altar in a second moment (maybe in the Augustan period). We ignore to which divinity was dedicated the altar which is the biggest known of the Greek world. It was thought about Zeus Eleutherios (the liberator), of whom, after the expulsion of the last one of Dinomenids, Trasibulo, was dedicated a colossal statue, in honour of which Eleutheria feast was celebrated, with the sacrifice of 450 bulls (Diodoro, XI 72, 2): sacrifice dimensions would explain the ones of Ara .

Pianta dell'Ara con il portico antistante





IERONE II
Nacque a Siracusa intorno al 306 a.C. da nobile famiglia. Le sue qualità morali ed intellettuali lo portarono nel 269 a.C. ad essere nominato stratego della sua città assieme ad Artemidoro.
Sposò Leptine da cui ebbe un figlio che chiamò Gelone, in segno di ammirazione per il primo grande tiranno di Siracusa. Governò 54 anni e rese la città ricca e prosperosa. La fortificò e la difese dagli attacchi dei vari nemici, con la collaborazione del suo amico e consigliere Archimede.
Alleato di Roma, attuò con la Lex hieronica un sistema per il pagamento delle decime, che in seguito sarà adottato dagli stessi Romani.
Abbellì Siracusa con magnifici monumenti: nell'Agorà fece innalzare un Tempio a Zeus Olimpico di cui non rimane traccia e, nei pressi del Teatro Greco, per ricordare la cacciata di Trasibulo, fece costruire un'immensa ara nella quale, pare, si sia giunti a sacrificare ben 450 buoi in una sola giornata.
Ristrutturò il Teatro Greco la cui costruzione era iniziata nel 238 a.C. e lo dotò di una tettoia, nei pressi del Ninfeo, con lo scopo di proteggere gli spettatori dal caldo e dalla pioggia.
Alla sua corte vissero Teocrito, primo esponente della poesia bucolica, e Mosco, suo seguace.
Alla morte di Pirro ne ospitò la figlia Nereide che in patria correva seri pericoli e la fece sposare al figlio Gelone. Durante il suo regno alcuni atleti siracusani si cinsero di alloro nelle Olimpiadi alle quali egli stesso non disdegnò di partecipare, riuscendo anche a conseguire alcune vittorie.
Con la sua morte (215 a.C.), la potenza di Siracusa decadde rapidamente.
Traduzione di Annalisa Giammanco
Ierone II
He was born in Siracusa about 306 b. C. by a noble family. His morals and intellectuals qualities took him to be named strategist of his town together with Artemidoro. He married Leptine who gave him a son who called Gelone in honour of big admiration for the first despot of Siracusa . He governed 54 years and made the town rich and prosperous. He strengthened it and defended it from the attacks of the several hostiles, with his friend's cooperation and adviser Archimede. Roman ally carried out with the Lex hieronica (ierone’s law) a system for the payment of the taxes, which will afterwards be adopted by the same Romans.
He beautified Siracusa with magnificent monuments: in agorà raised a temple to Olympic Zeus of which it does not remain any sign and, near the Greek theatre, to remember the Trasibulo banishment, raised a neverending altar where took place sacrifice with 450 bulls per day. He restored the Greek theatre whose building began in 238 a. C. and provided him with a roof, near nymphaeum, with the purpose to protect the spectators from the heat and from the rain.
To his court lived Teocrito the first exponent of the bucolic poetry and Mosco his follower . He lodged Pirro’s daughter Nereide, after her father’s death, because she was in serious danger in her country, and married her with his son Gelone. During his reign some Siracusan athletes took the laurel crown. He himself took part to the Olympiads, winning in some races. The power of Siracusa decayed quickly with his death.
vai a Ierone secondo

Filistide immortalata in una moneta (TETRAGRAMMA SIRACUSA)






Torna ai contenuti