Arsenali via Vittorio Veneto - Monumenti Greci

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti greci
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Arsenali via Vittorio Veneto

Gli Arsenali di Siracusa.
XII) Restì murari attribuiti ai neósmkm rinvenuti in via Via Veneto
Resti di 25 muri in blocchi disposti parallelamente su 200 m ca. di lunghezza
XII 1) Storia delle ricerche
46 Per la storia delle trasformazioni subite dalla città in questo settore si veda: Dufour, Raymond 1998, pp. 58-59.
I lavori di rinnovamento delle rete fognaria, eseguiti fra il 1999 ed il 2001 ad Ortigia hanno permesso di indagare l'angolo nord-orientale dell'isola, fino ad allora sconosciuto dal punto di vista archeologico* In questo settore le strutture di epoca greca erano state coperte da un interro di età medioevale sul quale, poi, era stata impostata la torre detta Casanova. Successivamente, nel XVI secolo, Carlo V aveva sostituito le vecchie mura con un nuovo sistema difensivo dotato di bastioni, potenziando inoltre il tratto compreso fra il torrione Casanova ed il forte di S. Giovannello. Qui, successivamente, lo spazio esterno alle mura era stato occupato da un quartiere, infine distrutto fra il 1717 ed il 1735 per motivi strategici46. Fra i resti scoperti dalle indagini meritano una particolare menzione quelli rinvenuti in via Via Veneto, nel tratto compreso fra piazza Cesare Battisti a nord ed il Forte di S. Giovannello a sud: qui, infatti, sono comparsi diversi muri paralleli, disposti in senso ortogonale alla costa (fig. 1).

XII, 2) Descrizione
 
I muri paralleli, per l'orientamento, rientrano in tre gruppi convergenti verso il mare. Il settentrionale, composto da una coppia di setti, è orientato nord/sud; invece il centrale, costituito da quindici tramezzi, è disposto in senso est-nord-est/ovest-sud-ovest; infine il meridionale, formato da due insiemi di tre muri ciascuno, è allineato nord-est/sud-ovest47.
 
         
  
Fig.2 e 3
       
 

 
 
All'interno di ciascun gruppo le strutture, lunghe fra 16 m e 28 m, distavano 5 m ca. ed erano state realizzate con blocchi di due diverse qualità di pietra: la calcarenite giallastra ed il calcare bianco del tipo dei Monti Climiti48* I muri, conservati fino al primo filare di spiccato, erano stati impostati sulla roccia. Ma, nei punti in cui il banco presentava andamento irregolare, la superficie «-a stata livellata con uno strato di limo e terra misto a ghiaia, che ha restituito resti lignei e malacologici.
 
47 Per il setto occidentale del primo gruppo si veda: Basile, Mirabella 2003, pp. 315-317.
 
** L'interasse fra i setti paralleli oscilla fra 5 m all'altezza delle fondazioni ed i 5,50-6 m al livello dello spiccato.

Poi, dal punto dì vista strutturale, le fondazioni constavano di due assise costituite ciascuna da due filari di conci, posti nell'inferiore di testa e nella superiore di taglio. Invece l'alzato eia composto da un solo allineamento di Bocchi, disposti parallelamente all'asse del muro.
 
 
L'esame stratigrafico ha accertato che, in una prima fase, i setti erano stati realizzati in calcarenite e mostravano lo spiccato alla quota del piano di frequentazione fatto dì scaglie dello stesso materiale. Successivamente dopo la spoliazione degli elevati, l'area era stata coperta da uno strato di schegge di calcarenite sul quale, inoltre, era stato steso del tritume di calcare bianco. Infine questo livello, die costituiva il nuovo calpestio, erano stato tagliato per alloggiare le trincee di fondazione dei più recenti muri in calcare (fig. 4).

XII, 3) Commento
 
La disposizione dei muri, unita alla prossimità dei resti alla linea di costa ed alla presenza di chiazze di pece sui battuti ha spinto B. Basile e S. Mirabella a riconoscere negli apprestamenti una parte degli arsenali antichi di Siracusa. Inoltre, i materiali di datazione compresa fra la fine del W e la seconda metà del VI sec. a.C., rinvenuti al disotto delle strutture, hanno indotto le studiose ad assegnare le costruzioni fra la fine di quest'ultimo secolo e l'inizio del successivo. Invece, la presenza di uno strato di epoca ellenistica a copertura della cresta dei muri ha costituito il terminits ante quem per l'abbandono delle opere. Dati più precisi, poi, sono stati desunti per il setto occidentale (US 57) del primo raggruppamento. Infatti l'opera, di spessore maggiore rispetto alle altre, era stata realizzata con blocchi di calcare dei Monti Climiti nel V sec. a.C. e distrutta prima della seconda metà del IV sec. a.C., quando lo spazio intorno era stato livellato (fig. 5).
 
         
       
 

 
Riassumendo, l'analisi dei contesti ha suggerito di riconoscere nell'area un settore di spiaggia destinato al ricovero ed alla riparazione delle imbarcazioni, già dalla fine del W sec. a.C. Infatti, a quell'epoca rimanderebbe la ceramica associata con frammenti lignei e sostanze per calafatare rinvenuta sul livello sabbioso sottostante alle strutture murarie. Poi, alla fine del VI o all'inizio del V sec. a.C., sarebbero stati edificati i primi neósoikoi, realizzati con muri in calcarenite. Successivamente, dopo la distruzione e la parziale spoliazione, gli apprestamenti sarebbero stati ricostruiti con setti in calcare dei Monti Climiti che, tuttavia, sarebbero andati in disfunzione non più tardi dell'epoca ellenistica49. Oltre alla datazione, l'esame dei resti ha permesso di avanzare un'ipotesi di ricostruzione degli alloggi delle navi, che prevede una serie di edifici articolati in senso est/ovest su piani digradanti verso il mare (fig. 6).
 
Fig.6

 
49 Uh confronto potrebbe essere avanzato con i resti dell'arsenale antico scoperti a Naxos di Sicilia. Infatti, le strutture nassie sembrano confrontabili con quelle siracusane tanto per cronologia quanto per dimensioni. Per i neória siracusani si veda: Basile 2002, pp. 150-156. Invece, per quelli nassi: Lentini, Blackman 2009, pp. 41-79.
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