mura dionigiane - Monumenti Greci

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti greci
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mura dionigiane

Le mura Dionigiane, secondo gli storici e archeologi, vennero fatte edificare da Dionisio I tra il 402 a.C. e il 397 a.C..
Le imponenti mura cingevano completamente l'altopiano calcareo dell'antica Siracusa, ad est, per tutta l'alta costa rocciosa, dalla fortezza Eurialo al porto Lakio dove si raccordavano con le già esistenti mura di difesa di Ortigia, e ad ovest, dall'Eurialo scendevano fino all'estremità sud del Fusco.

Complessivamente tutto il perimetro era circa 27 km.
Furono costruite con rocce calcaree estratte dalle vicine cave di pietra a cielo aperto ancora oggi visibili, in parte sovrapposti alle precedenti mura esistenti.
le possenti mura resero inespugliabile la città.
Edificate su piani di posa scavate nella roccia, alla base erano spesse metri 3,3 e in alcuni tratti anche metri 5,35 e alte metri 14, erano intervallate da numerose torri delle quali sono state trovate solo alcune tracce, una delle quali, la più grande, misurava metri 8,5 x 8,5.
Diodoro Siculo, (Diod. XIV, 18,2-5), scrive: "Sapendo che durante la guerra con Atene la città era stata isolata con un muro da un mare all'altro, [Dionisio] temeva, se si fosse trovato in un'analoga situazione di svantaggio, di avere precluso il collegamento con la campagna. Vedendo che la località detta Epipole era in una buona posizione naturale rispetto alla città di Siracusa, chiamò gli architetti e in base al loro parere decise che si doveva fortificare l'Epipole dove ora si trova il muro con sei porte (hexapyla). Questo luogo è rivolto a settentrione, tutto scosceso e inaccessibile dall'esterno per la sua asperità. Volendo accertare la costruzione delle mura, radunò la popolazione della campagna, tra questa scelse circa sessantamila persone con i requisiti adatti e divise tra loro la zona da cintare con il muro. Assegnò poi un architetto ad ogni stadio, in ogni plethron mise un capomastro e al loro servizio duecento operai per ogni plethron, scelti fra la gente comune. Oltre a loro, innumerevoli altre persone cavavano la pietra grezza e seimila coppie di buoi la portavano a destinazione". Poi vengono descritti l'instancabile personale impegno di Dionigi e la sua continua presenza in cantiere, uno sprone per tutti coloro che lavoravano alla costruzione delle mura. Diodoro conclude poi (XVIII, 8): "Perciò il muro fu, contro ogni aspettativa, finito in venti giorni; era lungo trenta stadi ed alto in proporzione e per di più tanto solido, da essere inespugnabile; a brevi intervalli vi erano interposte alte torri ed era fatto con pietre squadrate lunghe quattro piedi ben connesse tra loro".
I primi scavi e studi sistematici furono eseguiti da Francesco Saverio Cavallari


la postierla a sud ovest della fortezza Eurialo punto di unione al vertice nord oggi ricostruita e in sito sulla viale Epipoli, frazione Belvedere
foto Giovanni Dell'Orto


Attualmente la cinta muraria è parzialmente leggibile, in prossimità del castello Eurialo essa risulta ben evidente, mentre in altre parti non restano che sparuti frammenti. Questo patrimonio architettonico risulta finora non valorizzato per la sua naturale predisposizione turistica, tuttavia nell'ultimo Piano Regolatore Generale della città è prevista la costruzione di un "parco delle mura dionigiane", un immenso parco ad anello atto a proteggere e consentire una fruizione delle mura stesse. Tuttavia la sua istituzione necessita ancora di adeguata progettazione e di finanziamenti.
L'assedio ateniese, aveva dimostrato la vulnerabilità di Siracusa in tutto il settore nord-ovest, dove la presenza del vasto altopiano delle Epipole, che domina la città, rendeva agevole l'attacco da posizione favorevole e il blocco delle principali vie di accesso. Diodoro Siculo ci ha tramandato con molti dettagli l'iniziativa di Dionigi il Vecchio che, nel 401 a. C., al momento di iniziare una campagna contro i Cartaginesi, volle premunirsi, dando inizio all'opera ciclo- pica di chiudere entro un'unica linea di mura l'immenso pianoro (Diodoro, XIV 18, 2-7).
« Avendo visto che durante la guerra con Atene la città era stata bloccata da un muro che andava da mare a mare, temeva, in casi analoghi, di venir tagliato fuori da ogni comunicazione con il territorio circostante: vedeva bene, infatti, che la località chiamata Epipole dominava la città di Siracusa. Rivoltosi ai suoi architetti, in base al loro consiglio decise di fortificare le Epipole con un muro, ancora oggi conservato nella zona intorno all'Exapylon (le " sei porte "). Questo luogo, rivolto a Settentrione, interamente roccioso e a picco, è inaccessibile dall'esterno. Desiderando che le mura fossero costruite con rapidità, fece venire i contadini dalla campagna, tra i quali scelse gli uomini migliori, in numero di 60.000, e li distribuì lungo il settore di muro da costruire. Per ogni stadio designò un architetto e per ogni pietre un mastro muratore, a ciascuno dei quali assegnò 200 operai. 6.000 gioghi di buoi erano impiegati nel luogo designato. L'attività di tanti uomini, che si applicavano con zelo al loro compito, presentava uno spettacolo straordinario. E Dionigi, per stimolare l'entusiasmo di questa moltitudine, prometteva grandi premi a coloro che avessero: terminato per primi, specialmente agli architetti, poi anche ai mastri muratori, infine agli operai. Egli stesso, con i suoi amici, assisteva ai lavori per intere giornate, ispezionando ogni luogo e facendo sostituire quelli che erano stanchi. In breve, rinunciando alla dignità del suo ufficio, si riduceva a un rango privato, e assoggettandosi ai lavori più pesanti, sopportava la stessa fatica degli altri: ne nacque di conseguenza una grande emulazione, e alcuni aggiungevano .anche parte della notte alla giornata lavorativa. Tale era l'entusiasmo di quella massa di lavoratori. Di conseguenza, il muro fu terminato, al di là di ogni speranza, in 20 giorni: esso era lungo 30 stadi, e di altezza proporzionata, e così robusto da esser considerato imprendibile. Vi erano alte torri a intervalli frequenti, costruite con blocchi lunghi 4 piedi, accuratamente giuntati ».
Questi lavori riguardano evidentemente solo la parte nord delle Epipole, il lato cioè più sguarnito, e che era più urgente fortificare: la lunghezza di questo muro, 30 stadi (probabilmente stadi attici di 177,6 m), corrisponde a circa 5528 m. Si tratta di una indicazione notevolmente precisa, poiché la lunghezza delle mura dionigiane nel settore nord, tra il mare e il Castello Eurialo, è di circa 5580 m (Dionigi fornisce evidentemente una cifra tonda). Una conferma della descrizione antica si ricava anche dalla tecnica di costruzione del muro, che è assolutamente omogenea nel settore nord (segno evidente di unità di esecuzione), mentre presenta differenze notevoli negli altri settori, che sembrano realizzati in tempi più lunghi, e con maestranze diverse.
I lavori dovettero proseguire negli anni successivi nei settori sud ed est, e furono terminati probabilmente, intorno al 585, poiché Diodoro ne parla in corrispondenza di quell'anno, affermando che la cinta era ormai conclusa, e che era la più ampia esistente in una città greca (XV 15, 5). Le misure ci sono fornite da Strabone (VI 2, 4), per il quale tutta la cerchia di mura misurava 180 stadi, cioè, in stadi attici, poco meno di 52 km. Anche se si tratta ancora una volta di una cifra arrotondata, essa corrisponde con buona approssimazione alla realtà (circa 51 km). Che il settore meridionale non fosse del tutto terminato nel 596 risulta chiaramente da un episodio di quell'anno, quando Imilcione occupò il quartiere esterno dell'Acradina (più o meno corrispondente alla zona del Fusco), e saccheggiò il santuario di Demetra e Kore. Questa zona, particolarmente vulnerabile, fu in seguito protetta da una grandiosa fortificazione, che si staccava dalla portella del Fusco in direzione sud, inglobando gran parte della necropoli. Settori di un grandioso muro, spesso 6 m, furono scavati alla fine del secolo scorso nei pressi del cimitero, ma è probabile che la muraglia in questo settore fosse addirittura doppia. Essa doveva poi continuare lungo il margine della terrazza del Fusco, fino a collegarsi con un altro tratto di muro, visto a nord del cosiddetto ginnasio, e poi con le mura di Acradina.
galleria mura dionigiane
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