il Temenite - Monumenti Greci

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti greci
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il Temenite

teatro antico
Il teatro antico di Siracua- il Temenite di Luigi polacco

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IL TEMENITE
Il visitatore è invitato a salire in cima al teatro, donde potrà abbracciare con lo sguardo un'ampia zona, e qui sedersi, meglio se proprio sull'asse del teatro, cioè sul piccolo rilievo roccioso che incontra subito sulla sua sinistra non appena ha terminato la salita. Per arrivarvi più comodamente prenderà la strada che gli si presenta sulla destra, passata la biglietteria, dopo aver attraversato gli archi di un acquedotto di età spagnola.
La strada, che nel primo tratto fino ad un tornante è antica, costeggia poi tutta la conca del teatro, tenendosi ad oriente (cioè, salendo, sulla destra di essa); passa sotto una pittoresca casa moderna (detta "dei mugnai"), arroccata in cima ad un grosso spuntone di roccia. Al di sotto della casa, a mezzogiorno, si potrà vedere l'ingresso di una tomba preistorica scavata nella roccia. La strada sovrasta sulla destra la suggestiva latomia (= cava) detta del Paradiso, folta di vegetazione e incassata tra alte pareli verticali di roccia viva, che, soprattutto al mattino di buonora e alla sera si colmano di calda luce. Se il visitatore ha tempo, potrà dopo la visita del teatro passeggiarvi all'interno fino alle grandi grotte (il c.d. orecchio di Dionigi e la grotta detta dei cordai scavate nella parete di settentrione. Alla latomia si accede da una via sulla destra dopo la biglietteria e prima di attraversare l'acquedotto spagnolo.
Seduto sullo spuntone di roccia sull'asse del teatro, il visitatore ha modo ora di orientarsi comodamente. Anzitutto sui punti cardinali, perché il teatro è esattamente orientato secondo quelli. Davanti ha il sud, quindi alle sue spalle è il nord, a destra l'ovest, a sinistra l'est.
Egli collegando nella sua mente l'attuale veduta con quelle colte per arrivare al monumento, osserverà la lunga costa rocciosa che oggi praticamente divide l'abitato cittadino lungo un senso est-ovest in una parte più bassa (la vera e propria città antica) e una più alta (l'Epipole: un vasto terrazzo triangolare, sul cui vertice occidentale è la grande fortezza dell'Eurìalo). Detta costa, proprio in corrispondenza del sito del teatro, fa come una prominenza che divide una zona ad ovest brulla e disabitata da una zona verso nord-est, ove sono le latomie e si stende la città.
Questa prominenza ha avuto una importanza fondamentale nella storia di Siracusa da un punto di vista sia culturale sia militare e politico. Costituiva un caposaldo essenziale nella difesa della città ma soprattutto, un po' per questa ragione un po' per la stessa natura di prominenza un po' perché molto ricca di acque e perciò anche ricca di vegetazione (almeno prima di monumenlalizzaisi interamente). fu sempre fin dai primi abitatori ritenuta un luogo particolarmente sacro. Temenos in greco, che vuol dire "santuario", e quindi Temenite il colle.
Al tempo degli indigeni pregreci i Siculi c'era un cimitero; poi con i Greci presero sede i culti delle prime divinità: Pan, le Ninfe, i Satiri, gli Eroi (cioè i "Morti", noi oggi diremmo i "Santi"), Artemide, Apollo, Dioniso, ma soprattutto le due divinità più care e venerate dai Greci di Sicilia, Demètra e Kore Persèfone (alla latina, Cèrere e Lìbera). Praticamente al culto di queste due dee apparteneva tutta la zona ma via via che il teatro aumentava di estensione, il loro santuario si formalizzava specialmente nell'area che sovrasta la terrazza superiore del teatro. Un santuario specifico delle dee era anche in basso, dove poi sorgeranno i vari impianti scenici del teatro.
Infatti il dosso roccioso ora considerato (il Temenite) presentava in basso una conca naturale, della quale nelle sue varie trasformazioni approfittò il teatro. Questa conca aveva nel complesso un orientamento obliquo, nord-ovest/sud-est, rispetto al bacino attuale del teatro; donde la presenza e la forma angolata della stessa terrazza superiore. Ma ovviamente la parte più bassa della conca venne fin dai primi tempi orientata sulla migliore esposizione di sud e ciò determinò via via l'impostazione generale del teatro.
Si osserverà appunto nel fondo della conca un'area pianeggiante (sarà l'area scenica e l'orchestra del teatro), fiancheggiata da due strutture rocciose massicce, oggi squadrate in seguito alle opere successive del teatro e perciò convenzionalmente da noi dette "piloni"; in origine esse costituivano i fianchi naturali della conca.
Ma fermiamo ora la nostra attenzione al teatro vero e proprio.
Quello che noi vediamo oggi è il monumento nella sua massima estensione raggiunta in età romana. Cominciando dal basso, l'area pianeggiante è, come detto, quella dove stava l'edificio scenico (skenè o scaena), che in età romana inglobava anche i piloni; davanti all'edificio scenico l'area lasciata libera, ai piedi dell'emiciclo per gli spettatori, era detta "orchestra". perché in origine particolarmente destinata alle danze (in greco "danzo" dicesi orchèomai); ma non più in età romana.
Quindi l'imbuto dei sedili per gli spettatori (thèatron in greco, càvea in latino), diviso in settori sia verticali sia orizzontali. Si vedono nettamente otto scale (in origine forse dieci, le due estreme essendo scomparse) che dividono la cavea in parti corrispondenti. In senso orizzontale, facendo un po' di attenzione, si possono distinguere tre ambulacri (diàzoma in greco, diazòmata al plurale) che separano perciò la cavea in quattro scomparti orizzontali. La separazione più bassa è data da un corridoio che sta sopra un netto salto ("bàlteo") del circuito roccioso, in corrispondenza del 12° sedile dal basso: la mediana è stata ottenuta sopprimendo il 4° sedile sopra il "bàlteo"; il corridoio più alto si presenta ampio e ben visibile sette sedili sopra il precedente.
Un fatto importante e significativo del teatro di Siracusa è che il monumento è completamente tagliato nella roccia, almeno fino circa al 14°/15° sedile sopra il diàzoma maggiore. Complessivamente questo teatro doveva comprendere 62 ordini di sedili, di cui però solo un terzo circa, in alto, era costruito con conci di pietra poggiati su un terrapieno. Sul colmo poi, dove il visitatore sta ora seduto, correva una ampia galleria chiusa a monte e aperta verso la conca teatrale mediante una serie di colonne o pilastri.
Questo è l'ultimo teatro, del II secolo d.C.: ma esso non è che il risultato di numerose trasformazioni fino a risalire al suo primo impianto in età arcaica (VII VI sec. a.C.), consistente in un rustico palco di legno smontabile. Momento particolarmente felice fu quello che più o meno dovette coincidere con la presenza del drammaturgo ateniese Eschilo (2° quarto del V sec. a.C.); allora il monumento era di forma assai diversa, con sedili rettilinei disposti a formare un trapezio e di dimensioni assai minori (10 ordini di sedili). Un complesso e raffinato meccanismo, certo copiato da Atene ma anche assai perfezionato, serviva al cambio dei fondali scenici; ne è ancora ben conservata la struttura in una fossa trasversale (E-W), la più corta delle tre che si vedono nell'area scenica.
La terrazza superiore, angolata mediante un netto taglio ortogonale del pendio roccioso, restava chiusa tra la galleria superiore del teatro e due lunghi edifici addossati alle pareti rocciose. All'incirca al centro della parete nord si apre una grotta-fontana (ninfèo) a suo tempo riccamente decorata. Le camere che oggi si vedono scavate nelle due pareti rocciose sono delle tombe di famiglia cristiane, presumibilmente della seconda metà del V secolo d.C., quando il teatro pagano doveva aver ormai cessato di funzionare.
Presso l'angolo della terrazza si insinua nel fianco del colle una pittoresca strada completamente tagliata nella roccia. Essa porta appunto al sovrastante santuario di Demètra e Kore. I nicchioni che si vedono al suo inizio fanno parte dell'apparato liturgico e decorativo di esso, mentre le camere (ipogèi), che sono state scavate entro le pareti della via, sono sempre tombe cristiane più tarde.
La scala tutta tagliata anch'essa, come il resto, nella roccia serviva per accedere da est al santuario ma anche ad altri santuari, che certo stavano accanto, e comunque all'area sovrastante, da identificarsi forse con la località detta in aulico Syke.
Ora il nostro visitatore è invitato ad alzarsi e a recarsi sulla estremità sud-ovest della terrazza, da dove potrà vedere in basso davanti a sé i resti dei muri di sostenimento dell'ala sud-ovest del teatro (nella sua massima estensione in età ellenistica e romana) e tracce varie di stabilimenti sacri.
Di qui potrà ammirare lo splendido panorama: a sinistra la città sia nella sua parte di terraferma sia l'isola Ortigia; sul davanti, il Porto grande, teatro nel corso della storia di tante battaglie; a destra, le verdi valli dei fiumi Anapo e Ciane.
Qui, nell'antica Siracusa, sbarcarono Saffo. Pindaro, Eschilo e Platone; qui, nella difesa della città dai Romani, espresse il suo genio Archimede. Qui soggiornò Cicerone. Qui fece tappa San Paolo e Santa Lucia donò i suoi occhi.
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