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castello Eurialo
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Il castello Eurialo
La fortezza chiamata Euryelo, dal greco “chiodo a testa larga”, considerata la più complessa opera di difesa militare dell’antichità, si trova a circa 7 km da Siracusa, frazione Belvedere, a metri 120 sul livello del mare, punto più alto della terrazza dell’Epipoli, antica città della Pentapoli.
Dall’alto delle sue torri, alcune alte circa 15 metri, e dalla muraglia, edificata in zona interamente rocciosa inaccessibile dall'esterno, era possibile controllare tutto il territorio nord, dal monte Climiti a scala Greca, la costa e l’entroterra di levante, fino a quasi l’intera costa alta da Acradina a Ortigia e a ponente, Portella del Fusco e l’intero porto, dall’imboccatura alla limitrofa penisola Maddalena-Plemmirio.
Estesa metri quadrati 13.358, secondo Francesco Saverio Cavallari, fu fatta edificare tra il 402 e il 397 a.C. da Dionisio I, tiranno di Siracusa, forse su precedenti altre fortificazioni, utilizzando i conci e il materiale estratto dalla vicina latomia del filosofo, sita in contrada Bufalaro, a sud dell’Eurialo.
L’ingresso principale alla fortezza, al vertice nord dell’altopiano, era difeso da 3 fossati scavati nella viva roccia:
Il primo più piccolo, lungo metri 6 e profondo metri 4, forse mai completato, oggi, interrato, è all’ingresso del cancello di entrata ai resti del maniero;
il secondo fossato, distante dal primo e diviso da una spianata di metri 86 circa, a pareti verticali parallele, quelle ai fianchi, e convergenti al centro quelle avanzate, è lungo metri 50 circa e largo metri 24. Oggi seminterrato e invaso da blocchi lapidei e pietrame residuo dei muri di contorno crollati del Rivellino, sul quale, oltre ad alte mura, corridoi e scale di discesa sotterranee verso il terzo fossato, erano posizionate le complesse armi di difesa, pare costruite da Archimede;
il terzo ed ultimo fossato, al margine del rivellino, sul quale posizionavano le baliste, e le opere di difesa all’ingresso delle 5 torri è di forma irregolare, profondo metri 9, nella parte meridionale metri 9,50, al centro metri 15,60 e nella parte settentrionale, largo metri 16,50.
Sul lato nord del fossato, oltre alle scale di risalita sul rivellino, vi sono locali sotterranei, forse cisterne, accessibili da scalette intagliate nella roccia.
Nella parte ovest del fossato vi sono 3 massicci piloni squadrati, alti metri 9, due dei quali addossati alle pareti estreme ed uno al centro, realizzati, secondo gli archeologi, per reggere un ponte di collegamento tra il Rivellino e un recinto di prima difesa del mastio. Nella parte opposta, a levante, il fossato è chiuso da un massiccio muro di robusti blocchi lapidei e comunica con l’aperta campagna tramite un’apertura nel muro.
Il Mastio, in origine costituito da una fronte a prua triangolare è di forma trapezoidale, a sua volta, era difeso da cinque grandi torri larghe metri 4 e lunghe metri 6, distanziate tra loro da passaggi di metri 3, chiusi in epoca successiva, con mura spesse metri 5 circa, oggi solo l’ultimo, quello accanto alla torre ovest è aperto per l’ingresso al primo recinto.
Il corpo principale della fortezza è diviso in due ampi recinti:
il primo, di forma quadrangolare, con mura spesse metri 2,75 è cosparso da numerosi e massicci blocchi lapidei e, addossati alle mura perimetrali laterali, due stanzette con relativi ingressi.
Al centro del muro divisorio con il secondo recinto c’è un piccolo ingresso largo metri 1 predisposto per l’alloggiamento della porta.
Il secondo recinto è di forma poligonale contornato ai lati da mura perimetrali. Un’alta torre, a sinistra, sul ciglio dello sperone roccioso guarda verso il sottostante ingresso a tenaglia e a ponente, all’angolo del muro perimetrale di congiunzione con il primo recinto, altra torre da sotto la quale, si accede scendendo da una scala intagliata nella roccia, a quello che è l’inizio vero e proprio delle gallerie sotterranee scavate nella roccia.
In fondo al secondo recinto, nel muro trasversale di confine del corpo principale della fortezza, che procede verso il vertice sud chiudendo ad imbuto il recinto, a metà, c’è una porta di comunicazione con la campagna e sull’alta roccia dell’angolo, una torre di metri 11,25 per lato, dalla quale è controllabile la campagna sottostante, l’intero porto e le mura Dionigiane che iniziando da lì scendono a ponente fino a giungere sul costone di Portella del fusco.
Le gallerie sotterranee, seguono la stessa linea di contorno delle mura esterne e, oltre ai collegamenti con il terzo fossato, vanno a finire sotto una delle torri di difesa ad est, in prossimità dell’ingresso alla fortezza chiamato a “tenaglia”, il quale, a sua volta, era difeso da più torri, due delle quali ai lati dell’ingresso, e altre ad est, di raccordo e chiusura con l’inizio delle “mura Dionigiane” vere e proprie.
Le imponenti mura Dionigiane, circa 48 chilometri, realizzate in massicci conci di pietra, come per il castello prelevati dalla vicina latomia chiamata “del Filosofo” sita in contrada “bufalaro”, chiudevano tutta la Pentapoli, con alte mura intervallate da torri di difesa ai vari accessi e, collegate con quelle esistenti già in Ortigia, rendevano inespugnabile l’antica Siracusa.
Diodoro Siculo, con dovizia di particolari, racconta che la costruzione di questa immensa opera coinvolse l'intera popolazione di Siracusa, perché venisse realizzata con la massima segretezza e nel più breve tempo possibile e quindi Dionigi mobilitò circa 60.000 uomini distribuendoli lungo il settore di muro da costruire e, per ogni stadio, designò un architetto, per ogni pietra un mastro muratore, al quale vennero assegnati 200 operai e e complessivi 6.000 gioghi di buoi.
Dionigi, ispezionando ogni luogo e facendo sostituire quelli che erano stanchi, controllava personalmente l’esecuzione dei lavori e per stimolare l'entusiasmo prometteva grandi premi agli architetti, ai mastri muratori e agli operai.
In 20 giorni vennero realizzati 30 stadi di mura di altezza proporzionata, intervallate da alte e robuste torri costruite con blocchi lunghi 4 piedi, accuratamente giuntati.
Le mura del versante di levante, dall’Eurialo, scendono sul ciglio dell’alto costone fino a scala greca, dove era l’unica via di accesso alla città, la porta chiamata Exapylon, "sei porte", per proseguire poi per tutto il Platò fino a collegarsi con le mura di Ortigia.
I resti attualmente visibili del castello sono il risultato di successivi rifacimenti e perfezionamenti, che occupano il lungo periodo di tempo compreso tra la fine del v sec. a. C. e l'assedio romano di Marcello.
Secondo gli storici il castello non fu mai espugnato e i difensori arrendendosi, ricevettero l’onore delle armi dai romani che già, con il tradimento avevano occupato tutta la città.
Testi consultati:
Francesco Saverio Cavallari, Topografia Archeologica di Siracusa;
Luigi Mauceri, il castello Eurialo nella storia e nell’arte;
Elio Tocco, la memoria, le vicende, l’urbanistica, la storia di Siracusa
Rielaborazione testi, montaggio e documentazione a cura di Antonio Randazzo
Il castello Eurialo di Siracusa
FINE"