Teatro storia - Siracusa era

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Siracusa era
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Teatro storia

Teatri Siracusa

Cesare Politi storia teatro siracusa
IL TEATRO A SIRACUSA E LA SUA STORIA: Tiranni e Barbari di ieri e oggi. – 1° parte.

vedi anche:https://www.antoniorandazzo.it/monumentigreci/teatro-greco.html

In età classica, con Atene ed Alessandria, Siracusa fu uno dei centri di irradiazione della vita teatrale nell’antichità. Lo splendore teatrale di Siracusa ebbe inizio quando agli albori del V sec. a. C., Epicarmo vi creò la commedia dorica, a cui nello stesso secolo fece seguito l’invenzione del mimo ad opera di Sofrone. Successivamente , fra il IV e III secolo, seguì  Rintone con la elaborazione di forme espunti popolareschi che si concretizzarono nella Ilarotragedia.
Accanto a questi poeti locali, altri affluivano da Alessandria ed Atene; fra i quali Eschilo, che si recò molte volte a Siracusa, per il cui teatro scrisse Le Etnee.
Anche quello che oggi è conosciuto come il “Teatro Greco” nasce ad opera di “Greci siracusani”.
Tagliato nella roccia viva del colle Temenite, il “Teatro in pietra” di Siracusa conserva tracce delle successive fasi edilizie.
Presso un antico sacello, nel VI sec. a. C., fu alzato un primo palcoscenico di legno, sostenuto da 6 basse colonnine binate, delle quali si sono trovati gli incassi nella roccia.
Anche se al tempo del tiranno Gelone (485- 478 a.C.) si procedette  a una sistemazione più organica del teatro. Dove la conca naturale si apriva a Sud verso il mare e si tagliarono nel sasso le parodoi (πάροδοι), facendoli convergere verso un’orchestra a pianta trapezoidale.

Ancora nel IV sec. a. C. si continuò ad utilizzare il palcoscenico in legno posato sulle colonnine binarie. Questo era preferito dai fliaci ( dal greco φλύακες ), ovvero per  la “farsa fliacica”.
Una tipologia teatrale del tutto particolare che ebbe origine in quel periodo.
Il termine fliaci indicava gli attori o mimi che inscenavano tali rappresentazioni. Questi,difatti, recitavano su di un palcoscenico e non nell'orchestra, vestiti di maschere grottesche od oscene provviste di imbottiture che rendevano ridicole le figure.
In questo teatro operò sin da giovane il siracusano Epicarmo,ma la forma trapezoidale, propria dell’Attica, suggerisce che in esso , accanto alla commedia dorica locale, venisse accolta la tragedia che si andava affermando ad Atene.

Intorno al 475 a.C., con il nuovo tiranno di Siracusa Ierone I°, si ha per opera dell’architetto siracusano Damocopo,la prima grande realizzazione architettonica che, pur ispirandosi al modello ateniese, ebbe un qualche influsso tramite forse lo stesso Eschilo.
I resti del teatro di Damocopo,che funzionò fin verso il 335 a.C., sono notevoli e singolari base principale delle nostre conoscenze sul teatro al’epoca dei grandi tragici greci.
Interessante era la skenè , costituita da un basso edificio a corridoio in muratura ( m.23,20 x 4,40) fronteggiante l’orchestra.Ad esso si addossava il palcoscenico in legno ( m.22 x 2,60) elevato di mezzo metro rispetto al piano dell’orchestra, nella quale si  scendeva per una klimax di tre gradini collocata a metà della fronte del palcoscenico; questo comunicava con l’interno della skenè mediante tre porte sulla parete di fondo.
Trattandosi di teatro all’aperto, le skenè dovevano necessariamente essere manovrate dal basso. Difatti, sotto il palcoscenico vi è una fossa di tre metri destinata a camera di manovre per le macchine. Queste erano riconoscibili dal sistema di 14 antenne a cannocchiale, cioè allungabili a volontà.
Questi dispositivi erano completati da un sistema di gallerie sotterranee, sempre tagliate nella roccia viva e perciò anch’ esse conservate ancora oggi, che dalla fossa scenica raggiungevano una stanzetta a due terzi dell’orchestra, forse con prevalente funzione di cassa di risonanza per la pedana dei musici solisti, e due bòtole laterali , pure nell’orchestra, ma presso il proscenio, le così dette  scale carontee, donde sorgevano all’occorrenza gli attori.
Una di queste porte fu aperta su richiesta di Eschilo quando questi, subito dopo il 472 a. C. e per espresso invito di IeroneI°, rappresentò  a Siracusa I Persiani.


La fase successiva del teatro di Siracusa fu determinato da esigenze politiche.
IL regime democratico instaurato da Timoleonte senti il bisogno di un grande parlamento e verso il 335,l’opera di Damocopo venne sostituita da un teatro semicircolare.
Questo aveva una cavea di 36 gradoni capaci di circa 6.500 spettatori, divisa in 9Kerkides da 8 scalette radiali. Le skenè, parte in muratura e parte in legno, avevano aspetto di tribuna per gli oratori  ( bema).

Verso il 300 a. C., caduta la democrazia, il tiranno Agatocle trasformò il bema in un vero e proprio palcoscenico,con proscenio sostenuto da pilastri di legno alto circa tre metri, e riattivò l’uso della fossa scenica per la manovra degli scenari.
Intorno al 230 a. C.,  Ierone II ampliò la cavea portandola alla capienza attuale di 15.000 spettatori su 59 gradoni e dividendola mediante un ampio diazoma  in due parti, alle quali si accedeva sempre da monte.
Per facilitare al pubblico l’accesso ai posti, ciascun cuneo era contrassegnato dal nome di una divinità o dei membri della famiglia del tiranno, nomi in parte tuttora leggibili sulla parete del diazoma.
In seguito a questo ampliamento la cavea raggiunse un diametro di m.138,50 risultando così  la più vasta di tutti i teatri greci giunti a noi.

Oltre agli adattamenti di comodo del periodo romano,l’ultimo lavoro eseguito al Teatro Greco va collocato ad inizio IV sec. d. C.; l’orchestra è trasformata in un bacino a tenuta d’acqua ( holymbètra) alimentato da apposite cisterne collegate con un vicino acquedotto, e comunicante con il palcoscenico mediante scalette.
Esso serviva  a spettacoli di  soggetto mitico, che peraltro, come nelle nostre riviste, era un semplice pretesto alla esibizione in danze, giochi e figurazioni varie, in scena e in acqua, di schiere di ragazze pressoché nude.

Nel 440 a.C. , anticipando di circa 1550 anni la successiva invasione in epoca moderna, la Sicilia fu occupata dai Vandali e la vita del teatro siracusano ebbe termine.


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