Cinema Siracusa - Siracusa era

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Siracusa era
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Cinema Siracusa

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Per gli anni della mia fanciullezza ricordo il Cinema Lux,( prezzi popolari e quindi accessibile a noi ragazzini);
Centrale, già Ideal, Arena Verga, Diana, Olimpia, Odeon, arena Azzurra "ai marinaretti" (all'aperto come il verga di allora) Cinema Italia Via Caltanissetta lato iazza Santa Lucia e per ultimo il Marconi Via Paubio o viale luigi Cadorna, dopo.


-(commento di Francesco Patanè) A Siracusa, negli anni 60, esistevano altri tre cinema: L'arena Edison, cinema estivo parrocchiale in Piazza S. Lucia; l'arena Progresso, cinema estivo in Via Isonzo; Cinema Aurora, cinema parrocchiale in Viale Teocrito presso istituto S. Maria. In questi cinema così come in alcuni altri della città venivano proiettati film in seconda visione, dal costo più basso e quindi più accessibili alla popolazione.

I CINEMA DI SIRACUSA DOCUMENTAZIONE PDF
Tratto da: “I SIRACUSANI”anno V n. 23 Gennaio-Febbraio 2000



La rivoluzionaria invenzione del cinematografo, da parte (Dei fratelli Lumière, non lasciò indifferente la città di Siracusa che, grazie all'intraprendenza di alcuni lungimiranti imprenditori, si dotò di sale cinematografiche.
E’ datata 1 ottobre 1907 la più antica locandina che faccia riferimento ad un cinema nella nostra città. Si tratta del Cinematografo Centrale ubicato nei locali della "Banca Mutua", in Via Minerva.
Una non meno rara e suggestiva locandina del 1907 fa riferimento ali 'Edison Sani "Cinematografo filiale di Palermo" Direttore Cav. Li Greci.
Più giovane di appeno un anno è la locandina del che una volta chiusa non sarà mai più riaperta.
Cinematografo Imperiale "Teatro delle Varietà", in via Cavour. Nella stessa via era indicato il Cinematografo Savoia, ma probabilmente si tratta, dello stesso locale, ribattezzato.


Negli anni '20 dell'ormai secolo scorso, sorsero numerosi altre sale cinematografiche:
L'Ideal, in via Landolina, nel palazzo Francica Nava (sala e piccola tribuna), gestito dal cav. Santi d'Aquino. In seguito si chiamò Centrale, poi Ariston, 2000, e oggi Salamandra.
L'Aretusa, in Via Maestranza, una saletta di poco più di 100 posti, gestita dai soci Scimò e Di Natale,che una volta chiusa non sarà mai più riaperta.
- Il Cinema del Dopolavoro ferroviario, alla Borgata, nei pressi della Piazza Santa Lucia, gestito dal sig. Salonia. La sala diverrà Cinema Ritz (proprietà Panico) poi Cinema Italia. Ora è chiusa.
Con l'avvento del sonoro fu costruito, sempre alla Borgata, da un imprenditore edile, Alfonso Scimò, il Cinema Littorio, chiamato poi Marconi, e poi Excelsior. Oggi, col nome di Cinema Mignon, funziona a pieno ritmo e presenta il suo ingresso principale su via Luigi Cadorna (in origine era sulla via Pasubio). Il vecchio cinema era dotato di palcoscenico che ospitava l'avanspettacolo, e tetto apribile, per rendere più fresche le afose serate d'eatate. Fu gestito dallo stesso Scimò che poi si associcrà con Sebastiano Di Natale.
Al Cinema Savoia "Spettacoli tutti per famiglie" - (1908).Locandina del Cinema Aretusa, in via Maestranza - 1912.


Negli anni '30 il Teatro Epicarmo (proprietà Innorcia), famoso per gli spettacoli di prosa e per le operette che vi si rappresentavano, dopo parecchi anni di chiusura, fu trasformato in cinema ed aperto al pubblico dall'ing. Cuturi da Messina. Fu chiamato Cinema Rosa. Ceduto alla società Continentalcine, dopo un'accurata ristrutturazione, divenne il famoso Cinema Diana che, dichiarato inagibile alla fine degli anni '60, non fu mai più riaperto. Nel 1942, l'ing. Musso, in via Savoia costruì il Cinema Odeon che fu aperto con notevole ritardo rispetto al previsto per l'impossibilità di fare arrivare dal nord Italia, macchinari e attrezzature (le vie di comunicazione erano interrotte: le truppe alleate per mesi furono fermate nei pressi di Montecassino da quelle tedesche), ma appena inaugurato, il glorioso Odeon ebbe il successo che meritava; i siracusani ne andavano fieri. Negli anni '70 l'edificio dove era ubicato l'Odeon fu acquistato dalla Banca Commerciale Italiana e, opportunamente ristrutturato, divenne la sede della banca.
Alle spalle del palazzo arcivescovile, per volontà dell'arcivescovo Mons. Giacomo Carabelli (1930) sorse una sala con palcoscenico destinata alle atti¬vità culturali, religiose e ricreative dell'Azione Cattolica, del seminario, delle comunità parrocchiali ecc. ma con l'incremento straordinario che ebbe il cinema, subito dopo la guerra diventò Cinema Lux, gestito dal sig. Alfredo Tamburino e da Matteo Sorrenti; quest'ultimo diventò poi magistrato e pre¬sidente del Tribunale di Siracusa.
film, prima di essere proiettati al pubblico, venivano "censurati"; le scene appena spinte (un bacio sulla bocca, una scollatura accentuata...) venivano eliminate. Il pubblico reagiva a questi tagli con urla e fischi.
supervisore era un dinamico sacerdote, Padre Sebastiano Rosso, che diverrà Vescovo di Piazza Armerina.
Negli anni '50 altri ampi locali, in fondo a via Maestranza, di proprietà dei fratelli Minniti, fornai in via Matteotti, furono opportunamente trasformati e adibiti a cinema. Sorse così Cinema Olimpia, gestito dai soci Scimò e Di Natale. La direzione del locale venne affidata al cav. Santuccio, bancario in pensione che aveva acquisito una certa esperienza, avendo in passato gestito alcune stagioni di lirica e operette al Teatro Comunale.
Dopo alcuni anni la gestione del Cinema Olimpia fu rilevata dalla Continentalcine che, ammodernato il locale, lo riaprì al pubblico col nome di Cinema Ambra.
Indimenticabile l'operatore, il sig. Agati che, privo di una mano, riusciva a fare tutto da solo. - Il Cinema Teatro Vasquez, affermatissimo sul piano nazionale, fu costruito da due fratelli, commercianti di ferro, cemento, legname e altro materiale edile. L'ing. Vitale ne diresse i lavori. In quegli anni il bisogno di posti-cinema nella città (li Siracusa era sempre più avvertito, ma a tutti sembrò una follia l'avere ubicato questo nuovo grande cine¬ma in aperta campagna, lontano dal centro storico della città. Ma subito si dovette constatare che i Vasquez avevano avuto ragione a scegliere quel sito perché il locale divenne un polo di grande attrazione: spinse alla edificazione in quella zona dove prima vi era appena qualche villino per la villeggiatura estiva. 11 Cine Teatro Vasquez fu gestito per anni dagli stessi proprietari fino a quando fu ceduto alla Continentalcine, che praticamente aveva ormai acquisito il monopolio dei cinema in Siracusa. La Ditta Italo Cucchiara, lo gestisce da oltre venti anni, unitamente alle due sale Mignon e Golden.
Il dott. Cucchiara, affiancato da Nino Motta, oltre ai successi cinematografici, offre ai siracusani stagioni teatrali grandiose e indimenticabili. I più gran¬di nomi dello spettacolo hanno calcato e calcano ancora le scene del Vasquez, e tutti gli artisti porta¬no con sé un ricordo incancellabile della funziona¬lità e bellezza del teatro.


Negli anni '60 il comm. Vito Verga, ad Ortigia, in via dei Santi Coronati, dopo l'esperienza positiva di un'arena, costruì sulla stessa area il grandioso Teatro Verga. Da qualche anno esso è chiuso al pubblico, essendo stato acquistato dall'Amministrazione Provinciale per farne un contenitore di attività culturali e ricreative.

la sala del supercinema verga con il proprietario Vito Verga e suo nipote Siena



Prima del supercinema vi era "Il giardino distrutto
Nell'area dove successivamente fu costruito il cinema-teatro Verga vi era un grande e rigoglioso giardino di aranci e di limoni, con palmizi, qualche ficus ed aiuole fiorite. Apparteneva al nobile casato dei Bonanno proprietari dell'attiguo grande palazzo dove attualmente è allocata l'Azienda Turismo. Il giardino si salvò dai bombardamenti della guerra ma non dall'incuria di quanti, in quegli anni, avevano la responsabilità di tutela dei valori ambientali che non posero alcun vincolo e ne tollerarono l'abbattimento. Il giardino prima venne trasformato nel cinema all'aperto l'arena verga.Noi ragazzi nei primi anni 50 visionavamo i films proprio dal palazzo bonanno allora danneggiato dai bombardamenti. Negli anni invernali l'arena veniva utilizzata per il "festavallu" cabine approntata per il sotto novanta nel periodo di carnelale vedi foto. I gelatai di siracusa preparavano i loro gelati nei bassi e all'esterno dell'arena.



Nel 1975 i locali del Manhattan, una discoteca-night, in via Eschilo, distrutta da un incendio, furono totalmente ristrutturati dal Cucchiara e adibiti a cinema. Per la sua vicinanza al centralissimo corso Gelone, per la raffinatezza degli arredi, la programmazione accuratamente selezionata e impegnata, il Cinema Golden - così fu chiamato - ebbe subito un buon riscontro di pubblico ed è ancora oggi frequentatissimo.
Nel 1927, a 5 chilometri da Siracusa, a Belvedere sorse il bel Cine-Teatro Eurialo, gestito inizialmente dal proprietario, il sig. Felice, e per un certo perio¬do dall'indimenticabile Oreste Risi. Rimase poi inattivo fino al 1938, quando venne acquistato dai Motta, e tenuto ininterrottamente in attività dal 13 marzo 1939, giorno della sua inaugurazione, con un nuovo impianto sonoro della Zeiss. Fu chiamato Cine Impero. Il film programmato per l'occasione fu 11 Conte di Montecristo. Durante lo sbarco alleato fu requisito e adibito ad infermeria dalle truppe inglesi.
Tutti gli arredi vennero distrutti. Nel 1945 venne riaperto al pubblico col nuovo nome di Aurora, come auspicio di una nuova vita di pace e libertà (l'Impero ormai era un ricordo).
Dopo 60 anni è ancora attivo, accogliente, civettuolo e frequentatissimo dagli intenditori degli spettacoli di qualità.
Il materiale illustrativo di questo servizio appartiene alla collezione di Cesare Samà.

'U cinima Lux di Carmelo Tuccitto
Unu a zeru p' 'o Sarausa! Era questa l'espressione che, negli anni '50, sbottavano i ragazzi abituali frequentatori del Cinema Lux, in via Torres, non appena sullo schermo gli interpreti, per cui essi parteggiavano, e che fieramente chiamavano 'u giovanottu e '« signurina, si scambiavano il primo bacio. Doveva essere proprio un bacio pudico, innocente, altrimenti l'operatore tagliava la scena. Allora si vociferava che que'st'ordine gli fosse stato impartito dall'alto perché il Lux era 'u cinima de ' parrini.
L'immobile era, e lo è tutt'oggi, proprietà della Curia arcivescovile. Difatti qualche volta di mattina si proiettavano films a soggetto religioso per semina¬risti e sacerdoti e si svolgevano anche le "accademie", spettacoli d'arte varia a cura degli stessi seminaristi e della loro "Schola cantorum". All'indirizzo invece di chi interpretava la parte del "cattivo", specie nei films di Tarzan, dagli abituali clienti del Lux venivano lanciati insulti e improperi. Ma la partecipazione del pubblico giovanile alle vicende rappresentate si accresceva durante la proiezione dei films western, nel momento in cui apparivano le scene dell'arrivano i nostri. Non ci si limitava all'applauso e alle urla di gioia, i più facinorosi battevano i piedi sulle spalliere delle sedie che avevano davanti, creando un tale fracasso da richiamare l'intervento di quello che oggi si chiama buttafuori o gorilla e che allora, ironia della vita, al Lux era piccolino. Appena arrivava tornava il silenzio, ma egli, conoscendo bene i responsabili perché erano i soliti, li afferrava p"a cullittina (per il bavero) e li allontanava dalla sala di proiezione. Poi, impietosito dalla loro puntuale dichiarazione di pentimento, li riammetteva in un angolo da cui potevano continuare ad assistere alla proiezione a condizione, però, cu nun sgarrassuru cchiù. Si chiamava don Januzzu Vaccaro ed era il factotum del Cinema Lux, gestito da Alfredo Tamburini. Dopo il suo intervento si sentiva solo rosicchiare rumorosamente chi aveva comprato dal caliaru, che stazionava con il suo carrettino a mano davanti all'ingresso del locale, calia, simenza, pastigghi (castagne secche) e nucidda amiricana. Quest'ultima veniva chiamata anche calacausi (letteralmente: abbassa pantaloni) per l'effetto lassativo che procurava a chi ne mangiava troppa.
Specie di domenica il Lux era affollatissimo e i ragazzi, che non trovavano posto neanche tra i corridoi laterali, sedevano davanti e per terra, proprio sotto lo schermo. Dietro non potevano stare neppure all'impiedi perché allora vi era una tribunetta in legno con poche decine di posti. C'era addirittura chi si recava al Lux anche un'ora prima dell'inizio della proiezione per accaparrarsi un posto a sedere che, prima di andare via e dopo aver visto almeno due volte lo spettacolo, riusciva a vendere mercan¬teggiando sul prezzo. I posti delle prime due file e quelli accanto ai servizi valevano di meno. Qualche anziano, che non poteva stare a lungo all'impiedi perché i films che si proiettavano erano due, era disponibile a pagare per un posto anche trenta lire e cioè la metà del costo del biglietto di ingresso. Si poteva verificare anche che l'ignaro spettatore, appena si liberava il posto accanto al suo, improvvisamente si trovasse addosso due pretendenti che, per occuparlo per prima, avevano scavalcato intere file di poltroncine, anch'esse di legno. Come tanti ancora ricordano, lo slogan che i caramellai di tutti i cinema siracusani ripetevano era: Gazzose, caramillieee! Qualche volta aggiungevano: Ghiacciamentaaa! reclamizzando così una caramella trasparente come il ghiaccio e dal gusto alla menta.
L'intervento del caramellaio doveva essere limitato agli intervalli tra un tempo e l'altro, ma al Lux non sempre era così. Poiché i films che vi si proiettavano erano di terza o più visione, le pellicole, già logore, si laceravano frequentemente e spesso capitava che il caramellaio, che aveva più volte visto il film, con il suo slogan anticipasse di parecchi secondi il riaccendersi delle luci. Inutile aggiungere che, immancabili, seguivano le proteste fragorose degli spettatori.
Oggi non si chiama più cinema Lux, ma Salone Carabelli e viene utilizzato dalla Curia per convegni e conferenze.

Il Cinema Rosa ovvero il "Diana" di Oreste Reale

Durante la dominazione spagnola il Municipio di Siracusa, che allora si chiamava Senato, aveva l'obbligo di pagare il vitto e l'alloggio a tutti gli ufficiali di S.M. il Re di Spagna, in transito, con le loro famiglie. A seguito dei fatti accaduti nel 1499 (il governatore Margarit aveva fatto impiccare e squartare il servo del vescovo Dalmazio, imprigionare lo stesso Prelato e chiudere tutte le chiese), questo balzello venne convertito in un canone annuo da pagare al regio fisco come tributo per il costruendo quartiere militare nei pressi della porta civica fortificata. Perciò, quando nel 1929 il Podestà di Siracusa, su richiesta del Soprintendente Paolo Orsi e con il beneplacito del prefetto Edoardo Salerno, deliberò l'abbattimento del Quartiere Vecchio, ormai fatiscente, insieme ad alcune case addossate al Tempio di Apollo, il popolo gioì, non solo perché piazza Pancali riceveva un nuovo splendore, ma anche perché, nel ricordo della dominazione spagnola, vedeva, per dirla col poeta "...ogni vestigio suo con lui distrutto". L'abbattimento del vecchio e fatiscente edificio liberò tutta l'area da via Diana (oggi via dell'Apollonion) al mercato. Di questa superficie solo la parte dove insiste il Tempio di Apollo fu esplorata a fondo, mentre quella più vicina al mercato, fu lasciata a terreno battuto.

Tempio di Apollo: "Proprio in quel sito nel 1929, l'ingegnere Cuturi decise di rea lizzare un cinema all'aperto che battezzò Arena Rosa (dal nome della figliola)".
Proprio in quel sito l'ingegnere Cuturi decise di realizzare un cinema all'aperto che battezzò Arena Rosa (dal nome della figliola).


L'esecuzione dei lavori venne affidata a mio padre, titolare di una impresa di costruzioni edili e stradali. Vuoi per i buoni rapporti che intercorrevano tra mio padre e l'ingegnere Cuturi, vuoi per ragioni di bilancio, la società fra i due sembrò quasi d'obbligo. L'Arena Rosa funzionò per pochi anni in quanto la Soprintendenza decise, in seguito al ritrovamento di alcuni reperti, di recingere l'intera area ex Quartiere Vecchio, per destinarla a parco archeologico.
Ma l'esperimento imprenditoriale e la società Cuturi-Reale avevano dato buoni risultati per non dargli l'opportunità di continuare. Fu così che l'in¬gegnere decise di rimettere in attività il vecchio Teatro Epicarmo del quale possedeva la parte prospiciente sulla via S. Pietro. Nacque allora il Cinema Rosa subito ribattezzato Cinema Diana. Venne presentato all'esame e al visto della Soprintendenza un progetto riflettente il restauro e il recupero del vecchio teatro. Il progetto prevedeva pochissime modifiche all'assetto originario, con le quali si adattò il locale alle nuove esigenze ricettive. Fu abolito il palcoscenico e ampliata la sala, ma non vennero toccati i palchi e la "piccionaia", ovvero la galleria. Non venne annesso il foyer perché quei locali erano serviti per sistemarvi la Biblioteca comunale (con accesso dal n. 16 dove ancora c'è l'i¬scrizione sull'architrave del tortone), fortemente voluta dal Prof. De Benedictis, sto¬rico siracusano di grandissima sta¬tura morale e intellettuale. La tappezzeria dei palchi venne realizzata in rosso carminio, così come il velluto delle poltrone e dei tendaggi di cortesia. L'inaugurazione di questo atteso cinematografo avvenne con imponente cerimoniale. Mio padre diceva sempre che quella fu la cerimonia dei sostituti. Infatti il Prefetto Salerno fu rappresentato dal Consigliere di Prefettura dr. cav. Antonino Gibilisco; l'Arcivescovo Mons. Carabelli dal Vicario Canonico Cannarella e il Presidente della Provincia Avv. Antonino Pupillo, dal dr. Paolo Fici, Segretario Generale di fresca nomina. I soli che si presentarono personalmente, furono il segretario federale cav. Menotti Rizza; il cav. dr. Rapisardi ingegnere capo del Genio Civile, il dr. cav. Barreca ingegnere-capo dell'Ufficio Tecnico del Comune e il Direttore Didattico delle scuole elementari di Ortigia prof. Francesco Descloux.

Locandina del Teatro Epicarmo, datata 1904.


Furono ammirate quella sera le elegantissime signore della Siracusa bene: la signora Lucia Zammit, tutta in verde, agghindata come l'Ornella dannunziana e, come questa, adorabile e festosa; la contessina Grande, esile e flessuosa; la signora Emma Cultrera dal nobile portamento; Iole Re, dal pallido viso come quello della Mimi pucciniana; la baronessa Caterina Del Bosco in elegante abito da sera guarnito di merletto nero; Enrichetta Dejean; la duchessa Annunziata Consiglio Impellizzeri; Eva Casu e la contessa Aliù Grandi che tagliò il nastro al posto della signora Sara Salerno, moglie del Prefetto, assente perché pro-prio il giorno prima aveva messo al mondo una bel¬lissima bambina dal nome Lina. Le cose, a quel tempo, si facevano in grande stile: di sole rose per addobbare il salone e per farne omaggio alle signore furono spese ben mille lire! Fino al 1960 il "Diana" ebbe un posto di primissimo piano nelle preferenze dei siracusani. Ben presto mio padre però passò, come suol dirsi, la mano; anche per un motivo di correttezza nei confronti del socio, in quanto mio fratello Sebastiano si sentiva autorizzato, perché figlio di uno dei proprietari, ad usare due palchetti del cinema per ospitarvi gli altri componenti della sua "combriccola", insieme ad avvenenti "straniere". Nell'immediato dopoguerra il cinema Diana subì l'avvento del capitale del Continente. Sotto la gestione della "Continentalcine" ebbe nuovo lustro e nuova ristrutturazione. I palchi furono trasformati in galleria e si diede maggiore importanza e dignità alla sala. Il direttore, il milanese cav. Ventura, si interessava pure della squadra di calcio che allora militava nella serie B. Suo collaboratore era il rag. Dejean, un tipetto "tuttu spinnuli". Ma il pezzo forte della società era la figlia del cav. Ventura: una biondina tutto pepe, dalle procaci forme, che in breve tempo divenne la "mascotte" del Siracusa A.S. La sua foto con i giocatori, in occasione di vittorie azzurre, veniva esposta nella sala ingresso del Diana. Ricordo i salti di gioia della tifosina milanese, dopo la memorabile vittoria dei "leoncelli" sul Modena, abbracciata al caro Ciano Brugaletta che piangeva come uno scolaretto. Diceva una vecchia canzone che cantava Alida Valli: "Ma come le rose son tutte le cose che durano un giorno un'ora e poi più" e fu così che il cinema Rosa-Diana, nato con tanta voglia di vivere e inaugurato con una cerimonia pari a quella del varo del Titanic, piano piano è appassito anche nella memoria dei siracusani di oggi. Oggi quel poco che resta dell'ex cinema Diana, potrebbe rappresentare il simbolo del degrado della vecchia Ortigia



LE ROVINE CINEMA DIANA




CINEMA IN ATTIVITA' (foto manipolata da Carlo Arribas)


CINEMA DIANA OGGI



TEATRO COMUNALE



trattoda:
http://www.cineaurorasiracusa.it/aurora/index.php?option=com_content&view=article&id=46&Itemid=62


Luoghi che hanno fatto parte della storia e della cultura della città

Purtroppo non si hanno notizie certe sulle date delle prime sale cinematografiche di Siracusa.
Solo il riferimento di due locandine pubblicitarie datate 1907 ci da delle indicazioni su un CINEMATOGRAFO CENTRALE, ubicato in Via Minerva e di un “Cinematografo Filiale di Palermo” EDISON SAAL diretto dal Cav. Li greci. Una locandina datata 1908 fa riferimento invece al CINEMATOGRAFO SAVOIA ubicato in Via Cavour all’altezza di Via Gemmellaro.

Notizie più certe si hanno invece dagli anni ’20 in poi.
In Via Amalfitania, esisteva una sala cinematografica dei Fratelli Puretti (ce ne sfugge il nome) che fu in attività solo per pochi anni e poi venne trasformata in sala da biliardo.
Nel palazzo Francica Nava di Via Landolina (angolo Piazza Duomo) sorse invece  il CINEMA IDEAL, con sala e piccola tribuna, gestito dal Cav. Santi D’Aquino.
La sala si chiamò nel tempo prima CENTRALE, poi ARISTON, poi 2000 e per ultimo SALAMANDRA.
Su Via Maestranza hanno inciso nel tempo tre sale cinematografiche l’ARETUSA saletta con poco più di cento posti, il cinema GIUDECCA poi  SALETTA (che fu gestita anche da Alfredo Vaccaro, anima per decenni dell’Opera dei Pupi ) anch’essa molto piccola e il CINEMA OLIMPIA.
Il Cinema Olimpia era di proprietà dei fratelli Minniti, fornai in Via Matteotti, la gestione fu dei soci Scimò e Di Natale e la direzione venne affidata al Cav. Santuccio, bancario in pensione, ma con l’esperienza della gestione di alcune stagioni di lirica e operetta al Teatro Comunale.
Ristrutturato e ri ammodernato dalla Continental cine il locale fu riaperto al pubblico col nome di CINEMA AMBRA di circa 500 posti che nel tempo si trasformò da locale destinato alle famiglie in cinema a luce rossa fino alla chiusura definitiva e alla trasformazione in discoteca.

In Borgata, nei pressi di Piazza Santa Lucia esisteva invece un CINEMA DEL DOPOLAVORO FERROVIARIO gestito dal Rag. Salonia, e in Via Caltanisetta lo storico CINEMA ITALIA (due film e tanto fumo) divenuto poi CINEMA RITZ  e poi definitivamente chiuso alla fine degli anni ’70.


Con l’avvento del sonoro, nel 1926 fu costruito, sempre in borgata ad opera dell’imprenditore edile Alfonso Scimò e del commerciante Sebastiano Di Natale il CINEMA LITTORIO, con ingresso in Via Pasubio, poi divenuto MARCONI e poi EXCELSIOR e infine con ingresso in Viale Cadorna divenne MIGNON chiuso definitivamente nel 2008.


Ma  il più piccolo dei cinema della borgata era un salone del Collegio Santa Maria di Viale Teocrito, il CINEMA AURORA che con alterne vicende e con una programmazione limitata fu aperto al pubblico e poi chiuso definitivamente negli anni ’60 con la ristrutturazione del collegio stesso.

Nel 1882, i fratelli Norcia, netini, affidarono, all’Ing. Borgia la progettazione e la direzione dei lavori di un teatro politeama i cui lavori vennero ultimati  in tempi brevissimi.
Esattamente dopo un anno, venne aperto al pubblico il Teatro Politeama Epicarmo, intitolato al grande commediografo greco, ubicato in Via San Pietro, attaccato all’allora Biblioteca Comunale, vicino alla Chiesa del Carmine.
Il teatro ebbe notevole successo con grandi artisti di fama nazionale,ma dopo qualche decennio di vera gloria per vari motivi non ultimo il tempo di guerra del 15/18 e il seguente dopoguerra il teatro rimase chiuso al pubblico per alcuni anni.
Alla fine degli anni venti l’ing. Cuturi, messinese, con esperienze di esercizio cinematografico nella città dello stretto, stipulato  un accordo coi proprietari dell’Epicarmo ne rilevò la gestione e dopo la eliminazione del palcoscenico, fatte alcune  trasformazioni, pochi  adattamenti  come  la creazione della cabina cinematografica al posto del palco centrale, riaprì il locale solo come cinema. Lo chiamò CINEMA ROSA subito dopo ribattezzato CINEMA DIANA.
Nel dopoguerra la gestione di questo storico locale di Ortigia venne assunta dalla Continentalcine che attuò una nuova trasformazione. I palchi diventarono galleria e fu data una nuovo assesto alla platea. Direttore ne fu il milanese Cav. Ventura collaborato dal Rag. Dejean. Il cinema, dichiarato inagibile alla fine degli anni ’60 non ha più riaperto.

Ma il cinema che più di ogni altro era specchio dei tempi era l’indimenticato CINEMA LUX.  
“ U cinima re parrini” in quanto, sorto in Via Torres, alle spalle del palazzo arcivescovile per volontà dell’allora arcivescovo Mons. Giacomo Carabelli (1930) come sala destinata alle attività culturali e religiose dell’Azione Cattolica, del Seminario e delle comunità parrocchiali divenne cinema con la gestione di Alfredo Tamburini e Matteo Sorrenti, magistrato, poi presidente del Tribunale di Siracusa.
Il LUX aveva un fascino particolare, e per le censure apportate da Mons. Rosso alle già vetuste pellicole di terza, quarta visione, e per il clima che si creava in sala fra fischi e la vendita dei posti a sedere, al tutto esaurito, da parte dei ragazzi.
Il rumore e l’ odore di calacausi, calia e simenza , cioè noccioline, sementi e ceci abbrustoliti, un continuo ruzzolare di bottiglie di gazzose vuote sul pavimento, un’abbondante cortina fumogena per le  sigarette faceva da cornice alla visione del film interrotto di tanto in tanto dall’intervento del factotum del Cinema Lux don Januzzu Vaccaro che cercava, per quanto possibile, di mettere un po’ di ordine.

Nel 1942, ad opera dell’Ing. Musso, sorse in Via Savoia un altro storico cinema di Ortigia : il CINEMA ODEON, inaugurato con notevole ritardo rispetto al previsto in quanto i macchinari e le attrezzature rimasero bloccate, per la guerra, per parecchio tempo, in nord Italia.
Ma il cinema, una volta aperto, ebbe nel tempo, anche per la posizione strategica in cui era ubicato, un successo enorme, e per un “cavillo” venne ingloriosamente chiuso negli anni ’70 e i locali ospitarono poi la Banca Commerciale Italiana.

La fine degli anni 50 vide nascere due “colossi” della storia dei cinema di Siracusa, due locali di oltre 1500 posti dove si faceva anche teatro.

Nel pieno cuore di Ortigia, in Via dei Santi Coronati, sulle ceneri di un’arena il Comm. Vito Verga costruì e gestì il grandioso CINE TEATRO VERGA  che, sia per l’ubicazione (Ortigia era ancora popolatissima) sia per la capienza ebbe da subito un successo enorme.
Lì trovarono spazio i film più commerciali creando nella zona, specie nei giorni festivi, un impressionante movimento di pubblico che veniva copioso anche dalla provincia.
Alla morte del Comm. Verga il locale venne acquistato dal Dott. Mimmo Costa di Trapani, magnate dell’esercizio cinematografico siciliano  e poi rivenduto all’Amministrazione Provinciale di Siracusa che in breve tempo avrebbe dovuto trasformarlo in un contenitore di attività culturali e ricreative. Realtà è che il locale è ancora chiuso.

Con ben altro spirito venne progettato e costruito in una zona, allora semideserta, quello che per decenni ha scandito il ritmo dello spettacolo a Siracusa : il CINE TEATRO VASQUEZ.
I fratelli Vasquez, originari di Canicattini Bagni, commercianti in ferro, cemento, legname ed altro materiale edile in Siracusa, , avvertendo con lungimiranza il bisogno di posti-cinema e l’esigenza per la città di un adeguato spazio teatrale , dopo non pochi problemi, diedero il via alla costruzione, affidando all’ Ing. Vitale la direzione dei lavori, di un vero e proprio centro polivalente che al tempo sembrò una follia perché ubicato in aperta campagna.
Il  tempo, gran galantuomo, diede ragione ai fratelli Vasquez che profusero in quest’opera energie economiche non indifferenti dando alla città quanto di più moderno, efficiente, all’avanguardia, uno
spazio destinato allo spettacolo potesse richiedere.
Il locale fu, con una grandiosa inaugurazione, aperto nel 1957. Indubbiamente l’attività cinematografica era l’asse portante ma grande spazio ebbe anche il teatro e altre attività collaterali quali ricevimenti nuziali.

Ci risulta che generazioni di sposi conservano ancora  le foto del ricevimento del loro matrimonio al Vasquez con, in particolare, la classica foto sulla scalinata.

Il Vasquez fu gestito per anni dagli stessi proprietari, poi subentrò nella gestione la Continentalcine che in pratica riuscì ad avere il monopolio dei cinema di Siracusa.
Negli anni la gestione a distanza della Continentalcine cominciò a dare segni di stanchezza fino al 1980 quando venne rilevato dal Dr. Italo Cucchiara, già gestore di altri cinema a Siracusa.
Il locale nel tempo non era stato adeguato alle esigenze dei tempi. La  nuova gestione lo ristrutturò e lo dotò delle più moderne tecnologie (fu il secondo locale della Sicilia ad installare il Dolby Stereo), sostituì gli arredi e le poltrone in legno fecero spazio a quelle  imbottite.
Il tempo diede ragione agli investimenti fatti e in effetti in pochi anni furono toccati altissimi traguardi sia in campo cinematografico che teatrale.
Da un’indagine fatta dall’ AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) tramite l’Università la Sapienza di Roma nel 1986 il Vasquez  risultò il 58° teatro d’Italia dei circa 800 teatri esistenti in Italia-
Detta gestione si esaurì nel 2007 quando il grandioso locale, storica pagina della città di Siracusa, venne rilevato per essere trasformato in multisala.

Storica foto di esercenti  cinema di Siracusa e Provincia  in una riunione dell’AGIS sulla scalinata del Cine Teatro Vasquez di Siracusa.  Era il 1966.





Negli anni ’70 Siracusa si stava trasformando e con la città le esigenze e i gusti del pubblico.
La programmazione dei cinema era rivolta più che altro ad un genere commerciale mentre da più parti si avvertiva il desiderio di un cinema di qualità.
Vari tentativi di Club privati si esaurirono in breve tempo. Solo uno spazio in Viale Teocrito ebbe una discreta fortuna : il cineclub LA MOVIOLA che in vero di cineclub aveva ben poco in quanto era aperto a tutti pur non avendone i requisiti.

Nel 1976 però questa esigenza fu esaudita. In Via Eschilo, una traversa del centralissimo Corso Gelone, i locali dell’ex discoteca Manhattan, distrutta da un incendio vennero rilevati dal Dr. Italo Cucchiara e, totalmente ristrutturati vennero adibiti a cinema. Ecco che il 30 ottobre del 1976 con il film “Nina”  aprì i battenti un vero e proprio salotto di 200 posti, il  CINEMA GOLDEN.
Il pubblico ne decretò subito il successo e per l’eleganza del locale e per la programmazione selezionatissima dove la qualità trovava ampio spazio.
Scaduto il contratto di affitto l’INPS, proprietario dell’immobile, ne richiese la disponibilità ed ecco che nel 2002 anche questo locale, fiore all’occhiello della cinematografia di Siracusa ha dovuto chiudere i battenti.

Negli anni ’70 esplose anche il fenomeno del cinema a luci rosse che per fortuna si esaurì in poco tempo e che a Siracusa ebbe il suo vertice con il CINEMA CAPITOL, oramai chiuso, nel quartiere di Santa Panagia.

Così anche Siracusa ha seguito le sorti del cinema in Italia dove alla fine degli anni ‘ 50 si contavano circa 12000 monosale e adesso si contano poco più di 3500 schermi , la stragrande maggioranza in multisale.
In particolare a Siracusa si contano solo 6 schermi: 5 nella multisala Planet e 1 in questo Cine Teatro Aurora, unica monosala della città.

Questa la panoramica della storia dei cinema di Siracusa, certo non esauriente, certo lacunosa (e ce ne scusiamo) scaturita dalla memoria storica del gestore di questo Cine Teatro Aurora , Carlo Motta (classe 1920) che “cinematografaro” per hobby da oltre 70 anni, tiene ancora duro cercando di esaudire le esigenze e i gusti del pubblico, mirando, da oltre un decennio, ad una programmazione di film selezionati con particolare attenzione per il cinema italiano che costituisce parte integrante della nostra storia, della nostra qualità della vita, e della nostra cultura. Anche se purtroppo, spesso, la qualità non paga.




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