la segheria - Siracusa era

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Siracusa era
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la segheria

foto Siracusa

LA SEGHERIA di Armando Carrubba



Oggi come oggi, carissimi amici, nun è aieri comu aieri, nel senso che ieri sulu chi non voleva lavorare non trovava lavoro, oggi la musica - purtroppo - è cambiata.
Uno dei posti dove facilmente si trovava lavoro era la segheria, forse per il fatto ch'era una delle attività più produttive negli anni '50 e '60. Le serre a nastro cantavano sin dalle prime luci del mattino e i colpi di martello segnavano il tempo gioioso di quell'ambiente di lavoro.
Un lavoro duro che iniziava quasi sempre alle 6 del mattino, e terminava alle 18 di sera con un'ora di sosta per il pranzo (i ragazzi ci ritagliavano 15 minuti per una partita di pallone, biata carusanza).
Per i picciotti messi dietro le macchine a fornire legname e a incatastarlo dopo la lavorazione, venivano date 100 lire l'ora; chi lavorava a cottimo, piantando chiodi per la produzione di cassette, generalmente guadagnava qualcosina di più.
A Siracusa negli anni '50 c'erano due flotte di pescherecci che avevano bisogno sempre di cassette in legno per i pesci; erano gli Amoruso di Taranto e i Di Giosi di Bari e i loro "cascioli" erano contrassegnati rispettivamente da una A e da una G.
I ragazzi addetti a chiantari chiova, erano riconoscibili per via delle labbra nere ('u mussu niuru) difatti per risparmiare tempo nel prendere i chiodi, una manciata la tenevano fra le labbra ed ad uno ad uno li prendevano per batterli sul legno.
Finito il lavoro, si pulivano i macchinari e il posto dove s'era lavorato e stanchi ma felici andavano a levarsi la segatura che avevano addosso come una seconda pelle.
La domenica mattina era una giornata ppi siggiri 'a simana! Andavano vistiti di domenica e qualcuno metteva addirittura anche la camicia e cravatta!
'U principali o chi per lui, tirava fuori un quaderno e chiamava ad uno ad uno; c'erano segnate le ore di lavoro o i pezzi realizzati, e dava la paga corrispettiva.
Poi, i picciotti, generalmente si davano appuntamento al canneto di Corso Gelone o al costruendo mercato ittico o dentro i vagoni della Stazione Marittima o alla Siracusa Ragusa Vizzini etc. e lì, iniziando per gioco e finendo d'azzardo che alcuni perdevano i soldi guadagnati in una settimana di lavoro, se non anche con debiti.
Nel pomeriggio tutti al cinema e a mangiare 'u puppu 'nte cantini, una serata diversa dalle altre dato che l'indomani non era un altro giorno ma lo stesso come ogni lunedì mattina che le serre a nastro iniziavano a cantare un'altra settimana di lavoro.
A. Carruba


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