via Dione
2.2.3. Via Dione
La Via Dione é senza ombra di dubbio il percorso più antico di Ortygia, quello stesso che i Siculi dovettero calpestare per muoversi sullo scoglio in tutto il suo sviluppo longitudinale, e inoltre quello che meglio documenta la storia della città.
Ancora oggi asse principale di Ortygia, accoglie alcuni tra i più significativi e qualificati esempi di architettura minore del Settecento siracusano: prospetti piccoli con eleganti balconate e mensole fantasiosamente decorate. Frammisti a questa architettura sono grossi frammenti di costruzioni scampate al terremoto del 1693.
Dopo il primo tratto molto chiaro e schematico (da Piazza Archimede a Via Resalibera), segue il secondo, quello che conduce al Largo dei Pescatori e quindi a mare: é un tratto intricatissimo, pieno di vicoli e ronchi, composizione di un tessuto urbano veramente unico nella storia dell'urbanistica italiana.
Ciò che caratterizza maggiormente questa strada é l'intimità e il silenzio dei suoi vicoli (Bagara e Pagani) e dei suoi cortili (ad esempio quello delle Api) in contrasto col movimento e il rumore causati dal traffico del vicino frequentatissimo mercato e dal lento ma intenso lavoro dei pochi pescatori rimasti che qui vivono e commerciano.
« Le strade sono impraticabili, piene di fango e di sentina, prive di lastricati, di fogne e di scolatoi. Sono impraticabili persino dalle carrozze e producono un odore nauesante e pungente specialmente nei mesi estivi. In alcuni luoghi abitati dalla bassa gente (Il riferimento alla Graziella é evidente) l'aria é viziata e corrotta e le malattie mortali sono diffuse » (Tommaso Gargallo, « Memorie Patrie », 1791).
La situazione della Graziella e della Via Dione nel primo quarto del nostro secolo non si doveva scostare di molto da questa raccapricciante descrizione della Siracusa del Settecento. Prova ne è il fatto che negli anni trenta, durante il regime fascista, si cercò di cancellare l'ingresso di Ortygia e cioè quella « spina » urbana compresa tra la Via Dione e l'ex Via dei Bottari (ora Cavour).
Si pensò di risanare la città sventrandone il proprio tessuto, un metodo quanto mai barbaro ma molto diffuso in quegli anni. Lo sventramento fascista di Via del Littorio (ora Corso Matteotti) é il taglio più grave che sia stato praticato alla trama urbanistica medievale dell'isola delle quaglie.
Seguiamo comunque con ordine lo sviluppo di tale vicenda.
Da una lettura della planimetria della Via Dione nel plastico di Ortygia del 1773 modellato da Giuseppe Costa il tessuto urbano si presenta nella sua organicità strutturale e funzionale; anche il plastico napoletano del Museo Bellomo conferma questa realtà architettonico-ambientale che nel 1881 Saverio Cavallari divulgherà con la sua scrupolosa « Topografia Archeologica >. Anche un preziosissimo catastale del 1916 presenta la Via Dione nella sua integrità: é la stessa via ricostruita dopo il terremoto del 1693. Dunque in quasi due secoli e mezzo, nonostante le varie vicende belliche, nulla era stato modificato. Purtroppo negli anni trenta il sogno fascista dell'architettura celebrativa colpisce anche Siracusa e senza commenti vengono sventrati cinque grossi isolati compresi tra la Via Dione e la Via Cavour. La scala del progetto evidentemente fu quella monumentale (più attinente al metro celebrativo) e infatti con una strada circa quattro volte più larga della Via Dione si collegarono lo spiazzale del Tempio d'Apollo con la Piazza Archimede. Il crudele sogno fascista é realizzato: l'architettura che farà da sciatta scenografia sarà subito progettata da Salvatore Caronia e da Francesco Fichera (il Marcello Piacentini della situazione).
Per tale sogno Ortygia dovette rinunziare a cinque delle maglie più interessanti del suo tessuto urbano e ciò per fare posto a un « inutile quartiere di catapecchie in cemento » (G. Gargallo). Furono abbattuti alcuni tra i più significativi esempi della passata architettura e tra questi la quattrocentesca Casa Pria in stile aragonese.
La tipologia degli alloggi degli isolati abbattuti, da considerazioni fatte sul catastale del 1916 e sulla dichiarazione della proprietà immobiliare prima dello sventramento, era molto vicina (almeno planimetricamente) a quella delle abitazioni gentilizie della Via Mirabella. Gli isolati erano essenzialmente costituiti da residenze nobiliari (il Costa colloca nei cinque isolati più di dieci casati nobili).
Architettura nobiliare dunque, come quella visibile ai Bottari e in Via Dione, frammista ad architettura religiosa.
La tipologia dell'alloggio caratteristico della Graziella si ritrova unicamente nel tratto più tortuoso della Via Dione (dalla Via Resalibera al Largo dei Pescatori): qui é caratteristico il Ronco Rubino ove il modello della casa a ballatoio é segno della ristrettezza spaziale e allo stesso tempo della spiccata creatività dei pescatori.
L'attuale Via Dione (unitamente all'attuale via Roma) era il tracciato dell'antico DECUMANO MAGGIORE via sacra che collegava il tempio di Apollo al tempio di Athena.
vedi pianta di ortigia con schema dell'impianto greco