ruspe e vecchi palazzi
Ortigia Documenti
Dalla fornita biblioteca di Ermanno Adorno che gentilmente ha concesso. Mi associo alle considerazioni e rendo omaggio ad Efisio G. Picone che mise per iscritto le scelleratezze di quell'epoca di distruzione e cancellazione di un patrimonio monumentale e archeologico inestimabile. Grazie Efisio e grazie Ermanno Adorno, col vostro permesso provo a rendere questo servizio alla mia città e ai siracusani rinnovando queste memorie per tanti sconosciute e per altre dimenticate. Un velo pietoso, mai, scellerati che avete distrutto la mia città.
Ruspe e vecchi palazzi di Efisio G. Picone, tratto da:
Non ero amato dagli abitanti del (villaggio,
tutto perche dicevo il mio pen- (siero,
e affrontavo quelli che manca- (vano verso di me
con chiara protesta, non nascon- (dendo ne nutrendo
segreti affanni o rancori.
Mi biasimi chi vuole - io son (contento.
Edgar Lee Masters
PREFAZIONE
L'osservazione di G. Gargallo, nel primo libretto di questa Collana, secondo cui gli stessi che assistono indifferenti alla ro- vina delle testimonianze del passato, poi si affannano a procu- rarsi le false e rozze ricostruzioni di quello stesso passato, sotto- linea un fatto di costume a tutti noto. E tuttavia esso e meno contraddittorio di quanto a prima vista puö apparire. Alla radice dei due comportamenti c'e la stessa insensibilitä per il valore del passato e la stessa disponibilitä a disarticolare la propria vita dalle piü autentiche radici, rendendola soggetta alle piü oppres- sive forze della attuälitä e del conformismo.
Non credo che in questa direzione si indirizzino gli sforzi degli amici di Ortigia - Piuttosto il loro discorso e diretto ai ti- midi ed ai pavidi che pur convinti della forza di ben determinati valori, dubitano delle possibilitä di una battaglia che vede alli- neati sulla opposta posizione troppi nemici.
A costoro e rivolto un discorso che alla fine mostra la sua natura politica: si tratta di raggiungere un nuovo livello di vita associata che certo renda impossibile gli scempi dei centri sto- rici, rivaluti le testimonianze di un passato sempre presente nella coscienza civile - ben diverso quindi da un fossile che dl mas- simo susciti la passione archeologica di uno specialista - e che tuttavia renda impossibile l'esistenza degli obbrobriosi ghetti che la speculazione, l'ignoranza, lo squallore spirituale hanno saputo oggi edificare.
Un appello dunque ad una nuova politica dell'uomo che anche "Italia Nostra" ha da tempo raccolto e per cui non cessa di battersi.
Certo l'impegno e gravoso ed i compiti sono molti e difficili: l'annosa battaglia per Palazzo Montalto insegna quanto difficili siano i risultati e come rari, quando manchi un movimento col- lettivo d'opinione che vinca d'impeto gli ostacoli.
Per questo siamo grati ai giovani come Efisio Picone che s'impegnano nella polemica e che mostrano eloquentemente di capire che saper conservare e anche saper innovare e costruire per un futuro migliore.
SALVATORE RUSSO
Siracusa, Aprile 1974
ad un sogno
nato alla Marina di Ortigia
RÜSPE E VECCHI PALAZZI
Si dice comunemente che al peggio non c'e fine; questo an- cora e vero.
Leggevo la notizia sui giornali locali, alcuni giorni or sono: con apposita ordinanza e stata ingiunta la demolizione di un vec- chio e cadente edificio in via del Consiglio Reginale, all'angolo con Corte degli Avolio.
Detto edificio vecchio lo e senza dubbio, pare anzi che la sua costruzione sia antecedente al terremoto del 1693 e forse, proprio per questo, c'e qualche maligno che lo definisce antico. E' anche vero che sia cadente: lo dimostrano visibilmente le travi di sostegno, le crepe che sconciano la sua facciata. Da un certo punto di vista, allora, appare giustificato il provvedimento in- teso com'e a garantire la pubblica incolumitä. Quello che non puö essere giustificato e, tantomeno, sottaciuto e che un altro pezzo della nostra Ortigia venga divorato dalla ruspa; scompare un pa- lazzo dall'armoniosa facciata barocca, priva di moderne superfe- tazioni con gli ultimi, forse, dei fondaci sui quali si reggeva l'eco- nomia della vecchia Siracusa.
Tutto questo, lungi dall'essere bello ed istruttivo, non e che un aspetto della mania distruggitrice dell'antico, da altri importa- ta nelle nostre contrade, mania che sviluppatasi nei primi decenni post-unitari grazie ai colonizzatori trova oggi i piü degni suoi epi- goni nei patiti della ruspa che per la rinascita di Ortigia inten- dono ammannirci sui piatto d'argento di un Piano Regolatore dif- ferenziato la copia, brutta per giunta, dell'edilizia per mass-me- dia di Milwaukee. Chi voglia documentarsi vada a rimirare il pregevole casamento sorto recentemente di fronte al Liceo Clas- sico.
Tutto questo awiene con la paterna e disinvolta benedi- zione di coloro che l'amico Gioacchino Gargallo ha definito, in un recente articolo, «i ridevoli proconsoli dei governi centrali»; ridevolissimi, aggiungo io, siano essi a livello politico-amministra- tivo che a livello prettamente tutorio.
II processo pare ormai irreversibile; le sue fasi - restiamo in tempi a noi vicinissimi - sono contrassegnate dalla Mastrarua, il mese scorso, da via del Consiglio Reginale, oggi. Sono quasi certo, e mi auguro di tutto cuore di rivelarmi un cattivo profeta, che quanto prima a tutela della pubblica incolumitä verrä ordi- nata la demolizione di palazzo Montalto: le travi di sostegno ci sono e le crepe sfregiano la sua facciata in maniera visibilissima; qualcuno ha proposto di ricostruirlo «nell'ampio spazio fiancheg- giante onde favorire la circolazione»: mi astengo, in proposito, da ogni commento che lascio a chi mi legge.
Quando ciö dovesse accadere non sarö io a stupirmene; or¬mai ci sono preparato. Non se ne stupiranno i miei amici, tutti preparati come siamo ad assistere, quanto prima, alla trasforma- zione della Fönte Aretusa in lavanderia popolare, naturalmente dopo che ne siano stati sfrattati i sorci quintaleggianti che l'han- no eletta a palestra per i propri ludi ginnico-natatori.
Non ci stupiremo, no; come non ci siamo stupiti nel sentire tante volte quelle voci - qualcuna anche autorevole - che si sono levate a propugnare lo sventramento della Grazieila e della Giu- decca; persino alcuni reverendi si son fatti portavoce di tanto ci- vilissime istanze: il solito maligno ha subito pensato alla per- suasione occulta!
Non ci stupiremo: perche ciö rientra nella logica delle cose.