Ortigia itinerari turistici - ortigia heritage

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Ortigia
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Ortigia itinerari turistici

Ortigia

Visita completa della zona est dell’isola
Superata piazza Pancali, sulla sinistra vi è l’antico Tempio di Apollo, costruito dai greci nei primi decenni del VI sec. a.C. E’ il più antico dei templi siracusani: esastilo, periptero, con 17 colonne sui lati lunghi; di quella costruzione restano oggi l’alto basamento, due colonne intere delle quali si apprezza l’imponente struttura monolitica e un tratto del muro sud.
Su uno scalino è ancora incisa l’epigrafe “Kleomone, figlio di Cnidieda, ne fu l’artefice”. Epikles fece le colonne, ammirevole opera.
Il tempio fu chiesa paleocristiana, poi moschea, ancora chiesa in età normanna e caserma all’epoca di Carlo V.
Dal tempio si imbocca corso Matteotti (già via del Littorio) moderna arteria dovuta ad uno sventramento del centro storico – comune anche ad altre città italiane – operato negli anni ’30.
Il corso, fiancheggiato da edifici costruiti in stile littorio, ha conservato, al n. 29, il medioevale Palazzo Greco (attuale sede dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico) che, pur rimaneggiato, mantiene strutture trecentesche, visibili nella bifora, nel loggiato e nello scalone d’ingresso.
In fondo al corso è l’ampia piazza Archimede, di fascino ottocentesco. Vi si ammira al centro una bella fontana col tiaso di Artemide, ninfe e mostri marini. Sulla piazza prospettano alcuni palazzi di epoche diverse: palazzo Bucceri-Lanza, palazzo Pupillo del XVIII sec., un palazzo dei primi del Novecento che ospita gli sportelli della Banca di Sicilia, e quello, recente ma con elementi ancora littori, sede di un’altra banca.
Ai due lati di corso Matteotti, meritano attenzione le strade che fiancheggiano l’arteria e che costituivano le due vie di accesso alla piazza prima che avvenisse lo sventramento del quartiere. Percorrendole si notano la dignità dell’edificato (in parte barocco e in parte ottocentesco, interrotto da qualche portale del XV sec.) e le molte botteghe al piano terra.
Negli assi delle due strade è stata riconosciuta la persistenza di arterie urbane dell’antico impianto greco: la via Dione soprattutto, congiungendo il tempio di Atena e quello di Apollo, svolgeva la funzione di via sacra. La via Cavour, antica via dei Bottai, era invece il cuore delle attività commerciali legate al porto.


Tornati a piazza Archimede, si imbocca ad est via delle Maestranze con le sue ininterrotte quinte di palazzi settecenteschi, la cui architettura ardita e originale segna uno dei vertici del barocco isolano: vi si affacciano, sul fronte nord, palazzo Dumontier, l’imponente palazzo Impellizzeri (n. 17), palazzo Spagna (n. 55), palazzo Reale Rustica (n. 93), palazzo Bucceri (n. 97), palazzo Impellizzeri (n. 99) ricco di decorazioni tardo barocche con cornici a protome; sul fronte sud, palazzo Zappata-Gargallo (n. 50), palazzo Regina, palazzo Ronco Bufardia (n. 72), palazzo Ardizzone (n. 92), palazzo Rizza (n. 110).
Nel lato sud, si inseriscono nell’insieme architettonico della strada il palazzo della Prefettura (giù convento di S. Maria) e il palazzo Interlandi-Pizzuti, caratterizzato quest’ultimo da interessanti interventi dell’inizio del secolo.
Le quinte architettoniche dell’architettura civile sono interrotte, nel lato nord, dal ronco Capobianco dove sono il Convento di S. Teresa e la chiesa del Salvatore, sul lato sud, nella piazzetta omonima, la chiesa di S. Francesco all’Immacolata le cui forme barocche racchiudono resti notevoli di una precedente struttura.
In fondo alla strada, in direzione del mare, svoltando a destra, si è su via Alagona. In questa strada si trova un sorprendente Museo del Cinema. Vi si trovano macchine da ripresa di ogni epoca e formato, ottiche, pellicole, film rari, banchi di montaggio, proiettori, manifesti e svariato altro materiale. Il museo, frutto della magnifica ossessione di un privato (il dott. Romeo, un medico grande appassionato di cinema) è inoltre attrezzato con una sala di proiezioni e dotato di una ricca biblioteca.
Tornando a via delle Maestranze, in direzione nord, si può imboccare via dei Santi Coronati che immette in un quartiere di sapore orientale, un tempo abitato dai tintori e tradizionalmente conosciuto come La spirduta.
Nel cuore di questo quartiere si trova palazzo Mergulese Montalto: un vero gioiello dell’architettura aragonese-catalana a Siracusa. L’edificio è riconoscibile dal bel portale ad arco sormontato da un’edicola, per il paramento murario con cornice marcapiano e per una bifora e una trifora, riccamente intagliate, nel primo ordine.
Dallo slargo prossimo al palazzo, percorrendo le vie Gargallo e Mirabella, si raggiungono il palazzo Dongiovanni, di stile tardo barocco, e piazza del Carmine sulla quale prospettano la chiesa omonima e l’annesso convento. L’interno della chiesa conserva pregiati stucchi settecenteschi e un’edicola del XIV sec.
Sempre in prossimità della piazza, si trovano la settecentesca chiesa del Ritiro e uno dei più antichi edifici religiosi cristiani della città: S. Pietro Intra Moenia, risalente al IV sec., in parte modificato in età successive ed oggi adibito ad auditorium.
Su via Mirabella sono il quattrocentesco palazzo Abela-Danieli e la chiesa di S. Tommaso, di età normanna.


Tornando indietro verso il mare si imbocca la via Gargallo dove si osserva sulla sinistra, l’Oratorio di S. Filippo Neri, opera del primo Settecento di Luciano Alì caratterizzata da un ampio portico e da un suggestivo cortile. Sempre su via Gargallo, il palazzo omonimo è un esempio di architettura catalana. Ha un largo loggiato ed un cortile interno con un pozzo al centro.
Superate la piazzetta dei Cavalieri di Malta con la chiesa di S. Leonardo e piazza S. Francesco, attraversata via delle Maestranze, si può imboccare, a nord, via della Giudecca raggiungendo così l’antico quartiere ebraico di Siracusa.
La fiorente vita delle comunità che abitavano questi vicoli e le tradizioni dell’ebraismo, come è noto, cessarono drammaticamente – a Siracusa e nel resto della Sicilia – alla fine del Quattrocento. Rimangono tuttavia, a testimonianza del passato e della vivacità del quartiere, molte botteghe e alcune presenze architettoniche tra le quali i bagni delle donne e la Sinagoga, oggi coperta dalla settecentesca chiesa di S. Filippo Apostolo.
In fondo a via della Giudecca s’incontrano la piazza Giovanni Battista e la chiesa omonima che conserva elementi trecenteschi nel portale e nel rosone. Nella contigua via Logoteta si trovano il convento e la chiesa di S. Francesco di Paola, edificati nel Settecento con sobrio prospetto e ricca ornamentazione a stucco all’interno. Poco oltre, lasciata la Giudecca, ci si immette in una larga piazza di elegante effetto barocco: piazza S. Giuseppe. All’angolo sud-est vi è il Complesso di S. Domenico: convento e chiesa sono sorti nel 1200 e poi riedificati nel ‘700. Elementi quattrocenteschi sono presenti nel chiostro del convento. Sul lato meridionale della piazza, la chiesa e il convento Aracoeli, del XVI secolo, successivamente rimaneggiati. Al centro, la chiesa di S. Giuseppe, situata su un alto podio, presenta, in tutti i suoi prospetti, raffinate forme barocche. All’interno dell’edificio, una sobria decorazione a stucco in stile rococò ed una tela, copia del Seppellimento di S. Lucia del Caravaggio.
Nel lato sud della piazza, si trova la chiesa di S. Anna (1727). Da via S. Anna, attigua alla chiesa, si raggiunge via Roma, un importante asse viario di Ortigia sul quale si affacciano monumentali palazzi nobiliari, scanditi dal movimento delle ringhiere panciute e dai portali a bugnato caratteristici della tradizione dei Vermexio.
Notevoli, su via Roma, sono i palazzi Arezzo, Ronco, Burlò, Alagona e l’attuale sede della Prefettura (già Convento di S. Maria delle Monache) con i resti di uno splendido portale e l’attigua chiesa d’origine normanna. Sempre su via Roma si trova il Teatro Comunale, del tardo Ottocento.

Alla sua estremità, via Roma sbocca a destra in via Capodieci dove si affacciano il palazzo Bellomo ed il convento e la chiesa di S. Benedetto.
Il palazzo Bellomo (che prende il nome dalla famiglia nobiliare che ne fu proprietaria dalla metà del ‘300 all’inizio del ‘700) è un esempio importante d’architettura civile federiciana. Del periodo svevo conserva il primo ordine del fronte esterno e le volte a crociera, sostenute da esili pilastri, nelle sale corrispondenti.
Una successiva fase quattrocentesca interessa soprattutto il piano superiore e la bella scala interna. Settecentesco è invece il cosiddetto “Cortile delle Palme”.
Dal 1958 l’edificio ospita la Galleria d’Arte Medievale e Moderna – oggi Museo Regionale – che raccoglie preziosi reperti, provenienti da Siracusa e dal suo territorio, tra i quali l’Annunciazione di Antonello da Messina, la Madonna col Cardillo del Gagini, il Seppellimento di S. Lucia del Caravaggio, una ricca Collezione di Stemmi Siracusani ed una di antiche ceramiche siciliane ed arabe oltre a gioielli, abiti del ‘700 e pregiati presepi in ceramica. Il monastero di San Benedetto è oggi parte integrante del Museo di palazzo Bellomo. La chiesa attigua risale al XVII sec. ma è stata riprogettata nel secolo successivo da Andrea Vermexio.
Sul fronte opposto del complesso si trova la chiesa di Gesù e Maria; in via Capodieci, al n. 45, il palazzo Avolio si riconosce per un dignitoso stile liberty.
Da via Capodieci si sbocca in via S. Martino dove è la chiesa omonima. La costruzione risale al periodo bizantino ma la sua origine è resa di difficile lettura dai rimaneggiamenti successivi: del XIV sec. è sicuramente il bel portale aragonesi della facciata. All’interno vi sono un polittico del ‘400 e un crocifisso ligneo del secolo successivo.

Visita completa della zona ovest dell’isola
Un secondo itinerario lungo le strade ed i vicoli di Ortigia, può avere inizio, superata piazza Pancali, da via XX Settembre, arteria realizzata nel periodo post-unitario con l’abbattimento delle fortificazioni spagnole.
A metà di essa scavi recenti hanno messo in luce delle possenti strutture murarie greche di età dionigiana. All’estremità della via, prospiciente il porto, è l’edificio della Camera di Commercio, alla sinistra del piazzale antistante, ciò che rimane delle vecchie mura spagnole è il complesso quattrocentesco della Porta Marina, accesso alla zona portuale della città attraverso il quartiere dei Bottai e dell’Amalfitania. Il passeggio sottostante, il Foro Italico, è del 1836 e fu voluto da Ferdinando I di Borbone.
Superata Porta Marina, sulla sinistra è il quartiere dei Cordari dove si trova la chiesa di S. Maria dei Miracoli. La chiesa, in origine del XV sec., attesta la gratitudine della città per la cessazione della peste nel 1501. Sulla lunetta è scolpita una Madonna tra i Santi Rocco e Sebastiano di scuola gaginesca.
Risalendo per via Ruggero VII, s’imbocca sulla sinistra la via dell’Amalfitania, così chiamata per la presenza di una loggia di mercanti amalfitani. Lo spiazzo antistante consente di godere un magnifico panorama del porto con lo sfondo del territorio siracusano.
La via dell’Amalfitania (al n. 66 vi è ancora l’edificio dell’albergo dove nel 1835 morì il poeta romantico Augusto Von Platen) che si prolungava un tempo nella via delle Maestranze, è adiacente all’attuale via Cavour, un tempo cuore del quartiere dei Bottai, i cui vicoli hanno fatto pensare ad un tratto urbanistico originario. Al n. 30 di via Cavour si trova il palazzo Abela, del XIV sec., modificato nel Seicento.


Via Cavour prosegue su via Landolina sulla quale s’affaccia la chiesa dei Gesuiti il cui prospetto e la cui pianta si rifanno abbondantemente all’architettura romana della controriforma. Al n. 30 di via Lanolina, palazzo Scandurra Impellizzeri ha un nucleo interno medievale con antiche scale e cisterne. Al n. 8 palazzo Chiaramente del XIV sec.; di fronte, palazzo Francicanava, quattrocentesco, con un bel portale ad ogiva ed elegante paramento murario non alternato dalla ristrutturazione tardo settecentesca del piano superiore.
Da via Lanolina ci si immette su via del Collegio Regionale. Al n. 36 vi è una casa dal bel portale quattrocentesco e bifora e al n. 13 l’antica Sede del Consiglio Reginale, organo di governo del dotario della regina, creato da Costanza d’Aragona nel 1361. L’edificio si riconosce per un portale catalano con figura di S. Michele Arcangelo posta nel calcio della chiave di volta.
Tornati su via Lanolina si raggiunge piazza Duomo, cuore, nel corso dei secoli, della vita civile e religiosa di Ortigia: villaggio preistorico, area sacra in età classica, spazio per fiere durante il medioevo, teatro di scenografiche feste barocche e sede degli edifici del potere civile e religioso nel XVII e XVIII sec., la piazza ha raggiunto nel tempo una sistemazione architettonica e monumentale che non ha mai mortificato il sito né tradito il suo genius loci.
Sulla piazza prospetta il Palazzo del senato. Opera di Giovanni Vermexio risale al XVII sec., si caratterizza per un grande portale a bugnato e per l’ampia balconata barocca del secondo ordine. Il terzo ordine è invece della fine dell’Ottocento. Nel seminterrato, scavi recenti hanno rimesso in luce le fondazioni di un grande tempio in stile ionico, probabilmente un Artemision.


L’entità architettonica che domina l’insieme della piazza è però il Duomo. Il prospetto barocco della chiesa, cui le colonne, le statue, i portali, danno grande profondità ed effetti scenografici di chiaroscuro, è dovuto all’architetto palermitano Andrea Palma.
La chiesa è nel suo insieme una sintesi esemplare dell’intreccio, tutto siciliano, di cultura cristiana e pagana: nel Tempio di Atena, sorto nel 480 a.C. secondo i canoni del tempio dorico di età classica, il vescovo Zosimo, in età bizantina, volle trasferire la cattedrale.
Successivamente vennero chiuse le colonne del perimetro – ancora ben visibili – e si tagliarono otto archi nei muri maggiori della cella ottenendo così una chiesa a tre navate con coronamento absidale. Dopo l’età araba, in periodo normanno, si provvide all’elevazione dei muri della navata centrale, all’apertura di finestre nelle pareti bizantine e all’abbellimento con mosaici della cattedrale e del coro.
La costruzione attuale è dunque il risultato di svariati interventi che si sono succeduti nel tempo: il pavimento, insieme alla porta che si apre sulla navata di sinistra (con l’abside in fondo bizantina), risale al XV sec.; il soffitto ligneo è del XVI sec., la Cappella del Sacramento del Seicento, quella di S. Lucia del 1711 e il fonte battesimale, del XII sec., è stato ottenuto riutilizzando un vaso marmoreo di età ellenistica.
La chiesa contiene la cassa ed il Simulacro argenteo di S. Lucia oltre ad una Madonna della Neve del Gagini, altre statue della sua scuola e vari dipinti. Dalla Cappella del Crocifisso si accede alla Nuova Sagrestia e alla sale del Tesoro del Duomo che comprendono dipinti, oreficerie e tessuti preziosi.
La fiancata sud del Duomo si addossa al Palazzo Arcivescovile, complesso monumentale che si articola in due cortili con una galleria di raccordo fiancheggiata da antiche colonne. Il complesso conserva al suo interno un precedente nucleo architettonico, risalente all’età federiciana, del quale è rimasto un portico. L’edificio attuale risale al XVII sec. ed è opera di Andrea Vermexio. Comprende la foresteria e un giardino pensile. Un terzo ordine fu aggiunto nel 1762 sotto la guida dell’architetto militare Dumontier che unì al complesso, nel secondo cortile, una Casa degli Esercizi. Di fronte a quest’ultima costruzione si può ammirare un corpo di fabbriche con strutture trecentesche arricchite di eleganti bifore. Subito dopo, sono i locali della Biblioteca Alagoniana. Inaugurata nel 1783, conserva preziosi manoscritti miniati e un antico Corano.


Sul fronte opposto della piazza – in una disposizione che in parte asseconda l’andamento naturale del sito e in parte accoglie le esigenze espressive della cultura barocca – si susseguono le facciate di illustri palazzi privati e pubblici: partendo da nord si incontra il Palazzo Beneventano del Bosco opera di Luciano Alì che, alla fine del Settecento, riadattò delle strutture preesistenti del XIV e XV sec., adeguando la costruzione al gusto rococò.
Nella parte centrale della piazza si trova il Palazzo Arezzo della Targia, anch’esso opera di Luciano Alì. All’angolo sud-ovest vi è il Palazzo del vecchio museo archeologico dove si custodisce ancora un Medagliere che è tra le maggiori collezioni numismatiche del mondo.
Chiude la piazza, sul fronte sud, la chiesa di S. Lucia alla Badia. Ricostruita subito dopo il terremoto del 1693 con ricche decorazioni da intaglio, raggiunge, con il campanile, un’altezza di venticinque metri. L’interno, decorato con stucchi e dorature, contiene un Martirio di S. Lucia del XVI sec., dipinto da D. Giunaccia e, all’altare maggiore, un prezioso paliotto in argento.
A sinistra della chiesa, oltrepassata la via delle Vergini, s’incontrano la chiesa e il Monastero di Montevergine. Opera di Andrea Vermexio la chiesa, del 1622, sovrastata da un grande timpano, ha forme ancora rinascimentali.

Tornati in piazza Duomo, si discende per la via Picherale: sulla destra sono l’elegante Palazzo Borgia, tardo barocco, e più oltre la casa Migliaccio (XV sec.). In fondo alla discesa un belvedere domina il porto e si affaccia su uno dei luoghi più suggestivi della città: la Fonte Aretusa.Il bacino della fonte, un tempo a diretto contatto col mare, ha ricevuto l’attuale sistemazione alla metà del secolo scorso. Il mito di Aretusa, che dà il nome alla fontana, testimonia l’arcaicità del culto di Artemide (nome eponimo di Aretusa) portato dal Peloponneso a Siracusa dai primi coloni greci. Una particolarità del luogo è data dalla presenza del papiro che vi cresce rigoglioso.
Dalla fonte, percorrendo via Castello Maniace, c’incontrano il Palazzo Fortezza (n. 32) e il seicentesco Palazzo Blanco (n. 56) riconoscibile per l’ampio portale a bugnato di Andrea Vermexio e la balconata a grandi mensole figurate.
In fondo alla via, con accesso sbarrato da una serie di costruzioni militari, è l’edificio medievale più importante della città: il Castello Maniace. Costruzione federiciana tra le più rilevanti, conserva nel nome, legato al generale bizantino Maniakes, il ricordo di eventi e strutture fortificate di epoche precedenti. Il castello è a pianta quadrata con torri circolari ai quattro angoli. Lo splendido portale d’ingresso, a forma ogivale, è rivestito di marmi policromi e mostra, ai due lati, le nicchie che ospitavano due arieti bronzei di età ellenistica (l’unico superstite è oggi al museo archeologico di Palermo).
All’interno lo spazio era organizzato in una grande sala coperta da venticinque campate a crociera sostenute da sottili colonne: la campata centrale era un grande cortile a cielo aperto al cui centro si trovava una vasca. Le finestre monofore si aprono in corrispondenza di questa partitura interna mentre quattro monumentali camini segnavano gli angoli della sala.


Lasciato il Castello Maniace, da piazza Federico di Svevia si prosegue per il lungomare di levante sul quale si affaccia il bel prospetto della settecentesca chiesa dello Spirito Santo il cui interno è movimentato da colonne, da pregevoli opere a stucco e dagli affreschi del soffitto. In corrispondenza di via Nizza si nota l’edificio del Convento degli Agostiniani: superato il forte S. Giacomo, allo sbocco di via delle Maestranze, ci si immette in una delle strade più suggestive della città settecentesca: via Vittorio Veneto, un tempo via Mastrarua. Era la principale via di accesso al centro e un percorso obbligato per il passaggio delle carrozze cittadine. Non meraviglia pertanto la presenza di edifici civili e religiosi di un certo rilievo oltre ad una importante costruzione quattrocentesca, Palazzo Interlandi (n. 89), che oggi ospita le suore Orsoline.
Lungo la via si succedono: Palazzo Vitale (n. 4), attribuito ad Andrea Vermexio; Palazzo Russo (nn. 26-28); Palazzo Blanco (n. 41); Casa Mezio (n. 47); l’Oratorio di S. Filippo Neri (attuale sede del Liceo Classico Gargallo), opera di Luciano Alì, e l’attigua chiesa progettata da Giovanni Vermexio. Notevole l’interno di quest’ultima: a pianta ellittica, con due cappelle alle estremità laterali e un’armoniosa distribuzione delle aperture.
All’incontro con via Mirabella si trova Palazzo Dongiovanni. Al n. 111 il Palazzo Romano ed al 138 la casa natale di Elio Vittoriani. Superato il forte di S. Giovannello, di fronte al carcere borbonico, è possibile vedere ampi tratti delle fortificazioni cinquecentesche dell’isola, venuti di recente alla luce nel corso dell’esecuzione di lavori di sbancamento. Il bianco palazzo eclettico sulla riva della Posta è la sede degli uffici postali.

Descrizione Ortigia Centro Storico
L'isola di ortigia, ricca di bellissimi palazzi e chiese ha il suo cuore nella Piazza Duomo, caratterizzata dalla forte presenza del Duomo di Siracusa splendido esempio di architettura barocca che sorge sui resti dell'antico tempio dorico dedicato ad Athena, fatto costruire nel V° secolo a.c. dal tiranno Gelone.. Edificato nella parte più alta di Ortigia, dell'antico tempio, che contava 14 colonne laterali e 6 frontali, sono ancora visibili alcune colonne del peristilio e parte dello stilobate. I primi cambiamenti del tempio di cui si ha notizia, avvennero nel VII° secolo d.c., quando il vescovo Zosimo lo trasformò appunto in basilica cristiana. Le colonne del peristilio vennero però conservate chiuse in una cinta muraria, e vennero aperti in ciascun lato della cella degli archi in modo da ottenere una basilica a 3 navate con un nuovo orientamento. In epoca normanna, il Duomo subì ulteriori trasformazioni con l'innalzamento dei muri della navata centrale e l'apertura di finestre nei muri perimetrali, inoltre le absidi vennero ricoperte di mosaici. In seguito al terremoto del 1693 la Cattedrale subì profonde trasformazioni: vennero distrutte le absidi laterali, venne costruito il presbiterio al posto dell'abside centrale e la Cappella del Crocifisso (abbattendo una parte delle colonne doriche), al posto dell'abside meridionale. La facciata barocca, interamente distrutta dal terremoto, venne ricostruita tra il 1728 ed il 1753 su disegno dell'architetto trapanese Andrea Palma. Decorano il prospetto principale le statue raffiguranti la Vergine del Piliere al centro, Santa Lucia a destra, San Marziano a sinistra, opere dello scultore palermitano Ignazio Marabitti (1757). Dello stesso Marabitti sono le 2 statue di San Pietro e San Paolo che affinacano la gradinata. Lungo la navata laterale destra si aprono diverse cappelle. Tra queste da visitare vi è il Battistero, con fonte battesimale costituito da un vaso marmoreo ellenistico adorno di sette leoncini in bronzo del XIII° secolo, e la Cappella di Santa Lucia, costruita nel XVIII° secolo, che ospita un altare decorato da un paliotto argenteo di Decio Furnò (seconda metà del XVIII° secolo) sul quale è posta la nicchia che accoglie il simulacro argenteo di Santa Lucia (Padrona della città), opera del palermitano Pietro Rizzo (1599). Più avanti vi è la Cappella del Sacramento voluta, nel XVII° secolo, dal vescovo Torres ed attribuita a Giovanni Vermexio. La cappella, a pianta poligonale, presenta una volta a botte con un ciclo di affreschi di Agostino Scilla (1657) e ospita sull'altare un ciborio di Luigi Vanvitelli (1752). Dal fondo della navata destra si passa alla Cappella del Crocifisso, fatta edificare, a pianta rettangolare, dal vescovo Fortezza sul finire del XVII° secolo. Uscendo dalla cappella si passa al presbiterio, distinto in due parti: la tribuna ed il coro. L'altare maggiore, di età barocca, attribuito a Giovanni Vermexio, ha per mensa un blocco dell'architrave del tempio, crollato col terremoto del 1693. Sull'altare vi è una tela raffigurante la Natività della Vergine.
La Fonte aretusa unisce il fascino del mito alla bellezza di questo angolo del centro storico; Secondo il mito, la ninfa Aretusa per sfuggire al fiume Alfeo si gettò in mare dalle coste dell'Elide e ricomparve sotto forma di fonte; ma Alfeo, la raggiunse e mescolò le proprie acque con le sue è una sorgente d'acqua dolce, legata alle più antiche origini della città e celebrata nell'antichità da Pindaro e da Virgilio, sgorga in un caratteristico bacino piantato a papiri ed ospita alcune anatre.
L'attuale sistemazione entro un bacino circolare, è del 1843.
Sempre ad Ortigia, troviamo il Palazzo Bellomo costruzione sveva risalente al XIII sec. e rimaneggiata nel XV sec. Ospita la Galleria Regionale che comprende una sezione con sculture paleocristiane, bizantine, medioevali e rinascimentali e la pinacoteca, con tavolette italo-bizantine e slavo-bizantine dei secc. XV e XVIII tra le quali il trittico della scuola Stroganov, dipinti dei secc. XIV - XVIII ed in particolare il S.Lorenzo attribuito a Lorenzo Veneziano e l'Annunciazione di Antonello da Messina, argenterie, paramenti sacri, mobili, stoffe, oreficerie, ceramiche, terrecotte, planimetrie, stampe della città. Tra le opere d'arte provenienti dalla Chiesa di S.Lucia transitoriamente depositate presso la Galleria Regionale a Palazzo Bellomo, sono da segnalare due Crocifissi su tavola di cui uno del '400 ed uno del '200 ed il "Seppellimento di S.Lucia" del 1609 ad opera del Caravaggio. Oltre al Bellomo, notevoli sono i palazzi Beneventano e Vermexio.
All'estremità dell'isola di Ortigia si eleva il castel Maniace, fortezza in forma di Palatium la cui costruzione si deve a Federico II di Svevia ma che prende il nome dal generale bizantino che nel 1038 riconquistò Siracusa. Ha la struttura duecentesca a pianta quadrata con torri cilindriche angolari. Notevole il portale d'ingresso di forme gotiche, fiancheggiato all'origine da due pregevolissime sculture bronzee di arieti, di cui uno è ancora esistente ed esposto al museo Salinas di Palermo. Sull'altopiano dell'Epipoli, con il mastio ed il recinto, il Castello Eurialo e' una imponente opera militare dell'epoca greca, costruita da Dionisio il Vecchio dal 402 al 397 a difesa dei Cartaginesi. Sotto il Castello si estende un sistema di strutture sotterranee con gallerie per lo spostamento a sorpresa delle truppe, cisterna per il rifornimento idrico e pozzi di aerazione e illuminazione colossali.
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