Ortigia origini storiche
Ortigia dai greci all'unità d'Italia
Siracusa, Ortigia.
testo video filmato
Ortigia, è l’isola cantata dai poeti.
Virgilio, Eneide, libro III-1095 Giace della Sicania al golfo avanti un’isoletta che a Plemmirio ondoso è posta incontro, e dagli antichi è detta per nome Ortigia. A quest’isola è fama, che per vie sotto il mare il greco Alfeo vien, da Doride intatto, infin d’Arcadia per bocca d’Aretusa a mescolarsi con l’onde di Sicilia…
L’isola fu il primo territorio nel quale si insediarono i coloni Corinzi guidati, secondo la leggenda, da Archia Bacchiadi.
Ortigia non è Siracusa, Syrakosia, la prosperosa, ricca e potente città che dominò la Sicilia e primeggiò nell’intero bacino del Mediterraneo, ma solo parte di essa.
Secondo Tucidide, i coloni Corinzi dell’Ecista Archia, nell’VIII secolo a.C., 734, sbarcarono all’interno del porto Grande, sulla costa, probabilmente punta Calderini, a ridosso delle Paludi, oggi Lisimelie forse già sede di uno scalo commerciale Fenicio e forse accolti pacificamente e rifocillati dai Siculi presenti all’interno, nella zona oggi chiamata Cozzo Pantano.
Il toponimo Ortigia, secondo la tradizione, deriverebbe dal greco Ortix, Quaglia, che alcuni ritengono derivi dalla forma dell’isolotto, ma potrebbe essere invece, secondo la mia personale riflessione, dovuto a ciò che avviene e avveniva alla fine di ogni estate, inizio settembre, in tutta la costa siracusana, quando era normale assistere alla “passa” di volatili, Tortore in particolare, in sosta prima di ripartire per svernare nel continente africano.
L’attuale isoletta, in antico molto più estesa, è lunga circa 1660 metri da punta Maniace a punta forte del Gallo superiore e larga circa 660 metri da ponente, Foro Italico, a levante, largo Belvedere San Giacomo., con una superfice totale di circa un kilometro quadrato.
Il punto più alto, metri 18,561 sul livello del mare, è determinato dal caposaldo n. 15, angolo piazza Duomo-via Minerva degradante fino a metri 1,67, al centro della villetta Aretusa.
Secondo gli storici, confermata dai ritrovamenti archeologici, fu abitata da popolazione indigena e, dal XV secolo a.C. dai Siculi, secondo alcuni di origine indoeuropea o italica.
L’antica posizione strategica di Ortigia, scali marittimi protetti, insenature, risorse naturali, ricca di sorgenti d’acqua, fertili terreni, conosciuta, tramandata e raccontata da viaggiatori fenici, Micenei e mediterranei in genere, con molta probabilità indusse, i greci in particolare, alla colonizzazione dell’ambito territorio.
In seguito, i nuovi venuti, occuparono l’isolotto Ortigia sottomettendo i Siculi fondarono la loro città suddividendola in lotti familiari ad impianto a Stringas confermato dai ritrovamenti archeologici come risulta dagli studi e disegni del benemerito soprintendente Giuseppe Voza.
Dalla fusione tra i Greci e Siculi nacque una nuova stirpe e cultura, detta siceliota, che raggiunse l'apice dello sviluppo nel V sec. a.C., favorita dalla conformazione geologica carbonatica di roccia tenera che ha consentito l’estrazione di materiale lapideo e la diffusa antropizzazione, nonostante le numerose trasgressioni e conseguente modifica della costa.
Nell’VIII secolo, l’isola, era divisa dal continente solo da un basso fondale e per consentire un agevole passaggio a persone e mezzi, la lingua di roccia venne quasi subito colmata dai greci con materiale di riempimento.
Sul basso piano a nord, metri 1 circa dal livello del mare, venne edificato il tempio di Apollo e nelle adiacenze, oggi quartiere Graziella, secondo Luigi Polacco, la zona mercatale, magazzini esercizi pubblici e rivendite.
La parte più alta, l’Agorà, venne destinata a zona sacra come dimostrano i templi di Athena e successivi.
Per la storia, la città, Syrakosia, per i greci, nome che secondo la tradizione deriverebbe dal nome della vicina palude Syrako, dai Fenici chiamata Sur Acco, tra alterne vicende politiche e lotte intestine, si estese nell’entroterra, urbanizzando villaggi e sobborghi divenuti poi vere e proprie città fortificate: Akradina, Tycha, Epipoli e Neapolis, unitariamente chiamate, insieme ad Ortigia, Pentapoli, le cinque città.
Conquistata e sottomessa dai Romani dopo circa due anni di assedio, perse la sua indipendenza fino alla caduta, per vizi, corruzione, dell’impero romano.
Fu dominio dell’impero Bizantino di oriente del quale fu, per un breve periodo anche capitale.
Assediata e conquistata per fame, dopo giorni di assedio, dagli arabi che dominarono per circa 90 anni, dal il 21 maggio dell’878, nel corso dei quali cambiarono radicalmente cultura e abitudini e persino il nome che diventò Saracusa, pur introducendo nuovi sistemi di irrigazione, impianti e tecniche che svilupparono l’economia agricola accrescendo la produttività di ogni tipo di seminato.
Agli Arabi succedettero i Normanni di Ruggero primo gli Aragonesi e nel 500 gli Spagnoli di Carlo V, i quali ridussero Ortigia in una cittadella fortificata.
Secondo gli storici, Ortigia era configurata, in relazione all'impianto viario, edifici, abitudini e attività varie zone impropriamente chiamate Quartieri e, gli stilemi, quartieri e confini utilizzati, non sono altro che un modo per indicare la diversità di usi e costumi.
Per tutto il Medioevo, Siracusa e Ortigia fu semidistrutta dai disastrosi terremoti degli anni 1100-1168-1351-1542 e 1693 come evidenziato nella mappa disegnata nel post terremoto, 1694/95.
Dopo una breve appartenenza ai Savoia, 1713-1720, fu governata, regno delle due Sicilie, dai Borboni di Napoli e infine dopo i moti rivoluzionari, dal 1860, con l’unità d’Italia, seguì le vicende storiche del nuovo Stato.