Duomo crollo campanile 1693 - ortigia heritage

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Ortigia
Vai ai contenuti

Duomo crollo campanile 1693

Duomo

il Duomo di Siracusa prima del terremoto del 1693




Relazione distinta del terremoto di Siracusa l'anno 1693" scritta dal vescovo Fortezza al  papa in data 22 febbraio 1693.[...] dopo la percossa, che precisamente per li miei peccati è  caduta dalla mano del Signore sopra questa città, ed anco dall'altre di questa Diocesi di  Siracusa per li terremoti tremendi, quali successero nel principio di quest'anno presente e  che tuttavia ancora perdurano, tra le confusioni e costernazioni (...) non avendo prima  d'ora ricavare le notizie necessarie e distinte in quel modo che fosse possibile per  parteciparle a V.E., lo fo umilmente adesso per merito di questa supplicando la benignità di  Nostro Signore i cui santissimi piedi prostato a terra ossequiosamente bacio (...]. Dirò  dunque brevemente a V.S. Eccellentissima la serie dell'occorso il venerdì 9 del passato  gennaro dell'anno presente 1693 ritrovandomi in una villa della Dignità Vescovale tre miglia  distante di questa città, circa l'hore cinque della notte già ritirato al riposo, accadde il primo terremoto ben forte, e che durò sopra lo spazio della recitazione d'un intero simbolo dé Santi Apostoli, che fu poi accompagnato di due altri più leggeri tremori di terra. Le persone della mia famiglia, che ancora non erano a letto, senza ricordarsi di me in quella turbazione, uscirono fuori dalla casa allo scoverto, e cessata la prima scossa entrarono, e mi condussero pur fuori riducendomi nella aperta campagna, ove stetti tutta quella notte, come potei in quel miserabile accidenti e udendo toccare le campane della città conobbi essere stato anche il terremoto in essa. Al farsi del giorno non venne da me alcuno né da parte del Governatore né dal Senato, né da altro Ministro a riferirmi [...]. La protezione della gloriosa Santa Lucia mosse il Senato e tutto il popolo a dimandare l'esposizione della statua con le reliquie della Santa nella Chiesa Cattedrale e, dubitando io che poteva accadere disgrazia per qualche nuovo terremoto, differii concorrervi sino alla mattina della seguente 20 domenica nella quale rinnovando quelli le istanze, io con l'istessa considerazione procurai che l'esposizione si facesse fuori dalla Chiesa nel largo della Cattedrale, non potei però vincere il dettame della nobiltà e popolo, onde deliberai celebrare la messa nell'altare avanti la statua e reliquie della Santa Gloriosa nella Cattedrale [...]. Uscì voce che il Cappellone vacillava, nulladimeno, già preparato, cominciai la Santa Messa e giunto al fine del credo improvvisamente fui preso da tre o quattro persone assistenti e condotto alla Sacrestia col motivo di haver corso voce nella porta della Chiesa, che cadesse il Campanile d'altissima fabbrica elevata sopra quattro colonne fin da tempo di Archimede, benché la torre fosse opera rinnovata nell'anno 1542, altro successo terremoto. [...). Doppo pranzo verso ore 21 dell'istesso giorno scoppiò altro terremoto maggiore, e mi ritrovai attualmente col Vicario Generale e un Attuario della Corte. Viddi tremare tutte le mura di quelle stanze, e aiutato dalli due, la debolezza delle gambe cagionata dalla podagra, corsimo uniti a prendere la scala più vicina per uscire allo scoperto, e giunti al riposo della scala vedendo la volta di sopra che traboccava, e fermati un poco sotto l'architrave della porta scesimo la scala uscendo alla pianura della piazza dinanzi, il Palaggio, e Chiesa Cattedrale, in questo medesimo tempo precipiò la sudetta torre del Campanile, e per misericordia di Dio piegò la rovina di quella gran machina verso la tramontana, e parte verso ponente, che se fosse stata verso mezzogiorno avrebbe subbissato tutto il Palazzo Vescovale senza restarne vestigio. [...] la Chiesa Cattedrale restò scossa et aperta, che si stima irreparabile, né vi si potrà celebrare i divini offici e li santi sacrifici, nel punto istesso rovinarono quasi tutti gli edifici della città, e quelli pochi che sono rimasti in piedi rimasero aperti minacciando rovine. Le strade della città sepolte sotto li dirupi delle fabriche cadute non possono disconoscersi, e distinguersi dagli occhi parendo montagne di pietre inaccessibili. Furono sepolte sotto le rovine persone d'ogni genere, e condizione, che sin'adesso non sen ha saputo il numero. [...) per providenza di Dio mi ritrovai una carrozza di mia Casa, dove potermi raccogliere. I...1. La maggior parte delle Monache degli otto Monasterij di questa città vennero a ritrovarmi e passarono quella notte attorno la mia carrozza repetendo di tempo in tempo li terremoti con pioggia e vento. [...] alcune zitelle hanno intenzione di cluaustrarsi, e farsi monache, il che saria convenienza delti destrutti Monastereij per potersi servire delle loro doti per la necessaria reedificazione e riparazione di essi essendo che per disposizione del Sacro Concilio Trentino non si possono ricevere le doti fino al tempo della professione, oltre d'essere capitali, se paresse alla Santità Sua abbreviare o minorare il tempo dell'anno del noviziato, e parimenti di potersi erogare li capitoli delle doti per rifacimento delli Monasterij destrutti. Alcuni Prelati della Diocesi di questo regno, che non hanno patito l'effetto suddetto dé terremoti mi hanno offerto pietosamente ricevere nelli loro Monasterij quel numero di monache di questa Diocesi. [...]. Stetti venti giorni dentro il mio Giardino senz'altra comodità che una carrozza, et havendo il Viceré nominatomi Vicario Generale di questa Val di Noto e Diocesi, e al medemimo tempo gionto da Messina il Mastro di Campo Generale D. Sancio De Mirando fui costretto ad uscire dalla Città, et alloggiatomi in una baracca di tavole nella Marina [...). Dentro la città assiste il Vicario Generale alla cura delle Monache, e altre incombenze, in mio luogo, ritrovamdomi libero per attendere solamente al governo spirituale delle mie pecorelle. Iddio ha permesso che strologi ignoranti habbino consultato alle Monache, lasciandomi la fatiga di persuadere alla vera dottrina, che li terremoti non hanno sciolto li voti nelle loro professioni. [...). lo mi ritrovo senza contante alcuno, e delli pochi argenti che tenevo me ne furono rubati fino alla somma di scudi quattrocento e tolto il precisamente necessario per l'Altare, ho venduto il rimanente per il mio mantenimento, e soccorso di bisogni, alli quali può solamente soccorrere l'onnipotenza divina, e sul principio non havendo denaro diedi, per sovvenire i poveri, salme trecento di vino, e quel frumento, col quale mi trovava nel magazzeno assicurando a V.E., non haver mancato sin dove ho potuto alla sovvenzione dé poveri l'argento, ho dato e continuo a dare [...].restò scossa e aperta...

Di nuovo supplico a V.E. à piedi S. Santità per ricevere la Sua Santa Benedizione, con la quale possa li giorni che Iddio mi concederà di vita adempiere la parte di buon pastore, et a
V. E. rassegnando la mia obbedienza per i suoi stimatissimi comandamenti La riverisco e bacio la Sacra Porpora.
Dalla Marina di Siracusa 22 febbraio 1693. Humilissimo servitore Francesco indegno Vescovo di Siracusa"

falso storico, I.C. Stadler da un disegno di Cooper Williams in Cooper Williams , A Voyage up the Mediterraneam..., London 1802. Incisione , 18 x 25.

Torna ai contenuti