torre Scibini - castellietorrimedievali

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Castelli e torri
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torre Scibini

La torre Xibini o Scibini è un edificio di sorveglianza militare costruito nel 1493 per volere del barone Sortino all'epoca proprietario del feudo Scibini che in seguito diventerà il nucleo centrale dell'attuale abitato di Pachino.
La torre situata in un rialzo roccioso a sud del feudo di Scibini, fu costruita per allertare le popolazioni dai frequenti attacchi pirati e corsari che avvenivano lungo la costa, essa faceva quindi parte di una rete di segnalazione collegata a tutte le torri costiere limitrofe.
La torre possedeva in cima il fano, ovvero un fuoco di segnalazione che veniva accesso in caso di avvistamento di navi corsare dai torrari. Sulla cima vi era anche il manzone, una palla di legno appesa ad una corda che in caso di pericolo veniva sollevata.
La torre simile ad altre torri costiere come la torre di Manfria presso Gela, era costituita da una base scarpa che sosteneva il corpo centrale che a sua volta era sovrastato da una volta a crociera su cui vi era un terrazzo merlato.
Nella base a scarpa vi era un ambiente dove erano stipati i vettovagliamenti e si accedeva attravero una botola, mentre l'ingresso della torre era garantito da una scala lignea retrattile alla quota del piano di calpestio dell'ambiente superiore.
Successivamente il complesso fu dotato di una cinta muraria a migliore protezione del poggio e da strutture edilizie presumibilmente destinate a stalle per i cavalli o per ospitare una piccola guarnigione.
Sulla parete conservata si può ancora ben distinguere la tarda per il reclutamento dei torrari e lo stemma della famiglia proprietaria.




Tratto da SICILIA DIMENTICATA – diario di viaggio- di Diego Barucco
http://www.siciliafotografica.it/

1492, Turris Xibini
Torre Semini
Pachino (Siracusa) Lat. 36°42'5.53"N - Long. 15° 5'7.30"E



Poderosa ed imponente, solitaria e sfuggente, queste furono improvvisamente le emozioni che si profusero in noi alla vista della Torre Xibini in quell'umido giorno d'ottobre fra le serre pachinesi. Fu una scoperta insolita, iniziata con una rigorosa ricerca a tavolino alcuni giorni prima.
Per parlare della Torre Xibini bisogna risalire al 1493, una data che ben ricorda lo storico evento, per il mondo occidentale, della scoperta del continente americano avvenuta l'anno prima. A quel tempo l'isola di Sicilia era uno dei possedimenti del regno di Spagna e i nobili provenienti dalla penisola iberica si insediarono fra queste nuove terre, fondando vasti feudi la cui continuità si protrasse per diversi secoli e di cui spesso se ne possono incontrare le vestigia. Il feudo di Scibini che per difetti di trascrizione fu spesso trasformato in Xibini a causa della stretta vicinanza tra la S e la C la cui unione può dare origine ad una X, era uno di questi vasti feudi che secoli dopo fu destinato a diventare un grosso centro urbano, l'attuale paese di Pachino.
I possedimenti di una tale proprietà erano estremamente vasti ed avrebbero potuto vantare un'ottima rendita data la fertilità del terreno pianeggiante di quelle zone. In questo bel paradiso agreste di cui i signorotti spagnoli andavano certamente fieri, vi era però in agguato un pericolo costante: i pirati e i corsari. E sì, all'epoca le scorribande piratesche per opera di corsari musulmani devastavano le coste siciliane, facendo ampio scempio di qualunque cosa, anche razziando e massacrando la popolazione con un tale disastro che per decenni fu un vero in¬cubo; solo nella seconda metà del cinquecento si decise con fermezza di porre rimedio anche se non in modo risolutivo nella famosa battaglia navale di Lepanto, dove il mondo cattolico occidentale ebbe la meglio ma questa è un'altra storia.

Fino ad allora, i signorotti spagnoli, per difendere i propri possedimenti, fu¬rono costretti a rimboccarsi le maniche nel trovare una soluzione affinché i loro sudditi e le loro proprietà non subissero l'onta dei barbari venuti dal mare. In un momento in cui ancora non si pensava minimamente all'idea di Carlo V di met¬tere a punto un sistema difensivo anti-piratesco lungo la costa, costituito da una fitta rete di torri costiere, molti feudatari avevano già provveduto da se come Blasco d'Alagona che in quel di Eloro, alla fine del '300, eresse la torre Stampace che inizialmente ebbe più un ruolo di confine territoriale ma successivamente assunse il compito di valida sentinella.
Fra questi nobili vi era anche Antonino Xurtino, signore del feudo di Scibini, il quale ebbe certamente il beneplacito dei reali di Spagna per ricostruire un vecchio fortino abbandonato all'interno del suo feudo. Attenzione, ricostruire e non costruire, infatti, antecedentemente alla data del 1493 vi era sicuramente una struttura difensiva, lì dove ora sorge la torre Xibini, poiché il sito è un piccolo promontorio roccioso che sorge in mezzo alla piana dalla quale si ha una buona visione del territorio circostante fino al mare. In passato, grazie a questa particolare natura strategica, avrà fatto gola ai precedenti dominatori; persino durante la seconda guerra mondiale vi fu costruito una casamatta con tanto di lode al duce.

Arrivati sul posto la meraviglia è tanta, dopo aver attraversato ettari ed ettari di fredde serre moderne in un paesaggio che non ha più nulla né di storia né di natura, ritrovarsi davanti una torre tardo-medievale è come essere improvvisamente catapultati in un altro tempo. Il cielo era plumbeo e pesante ma nono¬stante ciò, il sole faceva capolino a tratti, illuminandone come per magia un lato ed evidenziando i forti contrasti delle sue linee severe. L'effetto dato dall'ampia base a scarpa con pianta quadrata e un alto corpo superiore, è notevole, soprat-tutto se la si osserva dal suo angolo più integro.

Antica targa per il reclutamento La torre era suddivisa in due ambienti: la base a scarpa consisteva in un vano estremamente fortificato con un muro spesso oltre un metro, il cui accesso avveniva esclusivamente dal piano superiore attraverso una botola; sicuramente fu utilizzato sia come armeria sia come deposito di vettovagliamenti. Il secondo vano era la parte superiore, il corpo centrale, la stanza del capitano della guarni¬gione ed aveva un soffitto con volta a crociera. Il terrazzo, in origine merlettato da feritoie, era dedicato alla sorveglianza ed oltre alle sentinelle era presente il fano, il fuoco di segnalazione che veniva acceso in caso di pericolo dando l'allar¬me a tutta la regione.
Sorprende molto l'integrità di questa torre sebbene ormai il piano superiore e le sue pareti siano quasi interamente crollate per i numerosi terremoti, nono¬stante ciò, ancora oggi è possibile osservarla in tutta la sua magnificenza, grazie anche ad un buon intervento di restauro effettuato alla fine degli anni '90 che ne ha salvaguardato la fragile struttura da ulteriore degrado.
Ancora è presente l'antica targa che oltre alla data di ricostruzione del fortino vi è riportato anche l'invito di Antonino Xurtino per il reclutamento di uomini abili all'uso delle armi, affinché le proprie terre non avessero più subito rovina.
Vicino alla torre si intravvedono anche resti di antiche costruzioni che molto probabilmente dovevano fungere da stalle e da caserme per i soldati.
Attualmente questo monumento, che rappresenta la più antica costruzione del territorio di Pachino, è praticamente sconosciuto e versa in uno stato di ab¬bandono, almeno da quanto è possibile osservare dalla copiosa erba che cresce tutt'attorno e alle numerose siringhe rinvenute all'interno della base. Auspichia¬mo quindi una migliore valorizzazione e un più completo intervento per circo¬scrivere l'area e salvaguardarla anche da possibili atti vandalici. La sua riscoperta potrebbe essere un ulteriore ed importante elemento per alimentare la flebile scintilla del turismo in quelle zone, oltre che per il buon ciliegino.
Quel giorno il cielo fortemente violento e variabile, dopo una nottata di piog¬gia, ha reso una luce particolare, a tratti ovattata, la quale più volte ha dato la possibilità di esaltare i lineamenti dell'antico profilo medievale



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