Castello Palazzolo Acreide
Castello di Palazzolo Acreide o Rocca di Castelmezzano
Descrizione storica – Il Castello di Palazzolo Acreide o Rocca di Castelmezzano fu certamente caposaldo della difesa bizantina nella Sicilia sud-orientale. La fortezza venne assediata nell’827 d.C. dalle truppe di Asad Ibn al Furat. L’esito dell’assedio rimane incerto ed è possibile che Ibn al Furat decidesse dopo poco tempo di levare il campo e puntare direttamente su Siracusa 1) 2). Nel 1150 d.C. Edrisi ricorda la località con il toponimo Balanzul (Palatiolum) 3). Nel 1355 si ricorda la presenza, in zona, di una “turris” 4), notizia confermata da Michele da Piazza, il quale menziona l’abitato in qualità di “villa et turris” 5)
Descrizione topografica e architettonica – Il Castello di Palazzolo Acreide o Rocca di Castelmezzano si impiantava su di una rupe calcarenitca, posta immediatamente a ridosso dell’antico nucleo del paese. L’antica fortezza controllava, a nord, la valle dell’Anapo e instaurava un contatto visivo diretto con il castello di Buscemi. Ai ruderi, oggi chiaramente visibili grazie a recenti interventi conservativi volti a sgomberare il poggio dalla vegetazione infestante e a consolidare quanto rimaneva del castello, si accede da sud-est. La rupe, infatti, si presenta a strapiombo lungo i versanti nord, nord-ovest e ovest. Tagli isolavano il poggio anche a meridione, permettendo l’accesso solo per una stretta via. Sembra evidente l’intervento umano atto a modificare e isolare il rilievo. E’ probabile che i tagli della roccia risalgano, similmente al Castellaccio di Lentini, ad un periodo precedente alla costruzione del castello medievale. I ruderi del castello non occupano uniformemente il piccolo pianoro e, secondo le foto satellitari, si distribuiscono incentrandosi soprattutto nella zona settentrionale, ove è possibile che sorgesse il nucleo originario, forse la torre citata dalle fonti. A meridione si possono osservare resti di strutture destinate, apparentemente, ad un uso residenziale e, presumibilmente, più tarde. E’ certo che le strutture in muratura del castello sfruttassero la roccia della rupe, adattandola opportunamente alle esigenze di difesa e soggiorno. Anche in questo caso non è improbabile che i tagli nella roccia e i vani in essa ricavati siano ascrivibili ad epoche precedenti all’innalzamento degli edifici medievali.
Bibliografia –
M. Amari (1854), Storia dei Musulmani di Sicilia scritta da M. Amari, Firenze 1854.
M. Amari (1880/81), Biblioteca arabo-sicula, 2 vol., Torino- Roma, Loescher 1880-1881.
V. Amico (1855/56), Dizionario topografico della Sicilia, trad. da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855/56.