Logoteta Giuseppe - Personaggi storici 800 Siracusano

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Personaggi storici
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Logoteta Giuseppe

L
Giuseppe Logoteta nacque in Siracusa nel 1748 dal padre Diego, oriundo della Calabria, e dalla madre Anna Brawn, di origine inglese, entrambi di condizione modesta.
Morì a Siracusa il 19 aprile del 1809.

 
IL PARROCO GIUSEPPE LOGOTETA DI CHIARA MENTE E VASTA DOTTRINA FU UNO DEI PIU’ COLTI SACERDOTI SIRACUSANI, SCRITTORE DI NUMEROSE OPERE STORICHE, PRIMO CUSTODE DELLA BIBLIOTECA ALAGONIANA. La via Giuseppe Logoteta, è sempre nella zona dei personaggi insigni siracusani, però di quelli che come il Landolina, il Gargallo, il Capodieci, gli Avolio, appartennero alla generazione precedente a quella cui appartennero le illustri figure del risorgimento siracusano. Tale via va dai nn.71,73 di via Roma al n. 70 di via della Giudecca. “ Parroco chiaro per elevatezza di mente e per vastità di dottrina” lo definì il Canonico Giuseppe Cannarella in un articolo che apparve sulla Rivista Economica “ Siracusa” nel gennaio del 1929, in cui parlando della Biblioteca Alagoniana e dei suoi fondatori, faceva una considerazione che è bene riportare: “ Nel secolo XVIII, dopo continue vicende di guerre, di terremoti e di carestie, la città di Siracusa, ridotta alla sola isola di Ortigia e circoscritta dalle fortificazioni costruite dall’imperatore Carlo V nel 1544, contava appena quattordici mila abitanti: troppo piccola, in confronto della antica metropoli, che era la più grande e la più bella delle città greche, a dire del sommo oratore romano ( orazione IV contro Verre). Quasi per compenso, però, fiorirono tra le sue anguste mura, specialmente nella seconda metà di quel secolo, alcuni nobili ingegni, che fecero a gara per richiamare ai propri concittadini e agli stranieri le glorie della Città, con la illustrazione della sua storia e dei suoi monumenti. Tra i più insigni siracusani di quel tempo basterà ricordare il conte Cesare Gaetani ( 1718/1805) poeta, filosofo, storico e archeologo; il cav. Saverio Landolina( 1743/1814) Regio Custode delle Antichità della Sicilia Orientale; gli abati Vincenzo Moscuzza e Filadelfo Casaccio, che furono i primi e valorosi maestri del poeta Tommaso Gargallo (1760/1843); il parroco Giuseppe Logoteta ( 1748/1809), chiaro 45 per elevatezza di mente e per vastità di dottrina; il sacerdote Giuseppe Capodieci ( 1749/1828) che può considerarsi come il Muratori di Siracusa, i due fratelli avv. Francesco (1763/1839) e mons. Ignazio Avolio ( 1765/1844), eruditi scrittori di cose patrie” Carattere e formazione di Giuseppe Logoteta Giuseppe Logoteta nacque a Siracusa il 22 maggio del 1748. La sua nobile famiglia era di origine calabrese, il padre si chiamava Diego e la madre Anna Bravun. Fu uno dei più illustri uomini di cultura del Settecento, da tutti stimato per la somma cultura e la sensibilità dell’animo, come per lo zelo con cui compiva la sua missione sacerdotale e si interessava dei problemi della città., come per le numerose opere scritte, nonché per aver contribuito validamente a formare il primo nucleo della biblioteca Alagoniana. Fin da bambino dimostrò eccezionali qualità di mente, memoria straordinaria, intelligenza vivacissima, senso di controllo personale e consapevolezza, nonché un grande amore per il prossimo, tanto che spesso si privava del suo per donarlo ai compagnetti che vedeva nell’indigenza. Particolarmente inclinato all’applicazione, all’impegno culturale e allo studio, tanto che spesso dovevano essere i familiari a esortarlo a uscire per prendere un po’ d’aria e rilassarsi, andando a giocare con i compagni che gli volevano un gran bene per la sua bontà e non vedevano l’ora che egli si dicesse a stare un po’ a giocare con loro. Per tale raro talento intellettuale e caratteriale, man mano che cresceva in età cresceva il prestigio di cui godeva tra piccoli e grandi; ma colui che lo ebbe più a cuore fu l’abate Don Giuseppe Cadorna che lo prese a figliolo spirituale e su lui profuse ogni cura affinchè il ragazzo trovasse la via che più gli si confaceva nella futura attività sociale. Così il buon prelato, visto che economicamente la famiglia di Giuseppe Logoteta si era andata a trovare in crescenti difficoltà, volle mantenerlo a suo spese negli studi presso la scuola di lettere umanistiche, filosofia e storia religiosa e civile che l’insigne reverendo Teatino siracusano Padre Gregorio Maria Daniele teneva da quando era ritornato a Siracusa. Quell’egregio uomo di cultura aveva, infatti, insegnato molti anni a Vienna, era stato nelle principali città italiane e dovunque aveva riscosso la più grande stima per il suo vasto sapere. Compiuti gli studi umanistici, dunque, Giuseppe Logoteta andò a Palermo per sostenere il concorso per la cattedra di Storia nella Reggia Accademia Siracusana, tenuta dalla Compagnia di Gesù nel famoso collegio di via Landolina. Vinta brillantemente la prova, divenne un docente tenuto nella massima stima per la sua formazione culturale unitamente al suo straordinario stile retorico sia nell’esprimersi verbalmente sia nel fissare il proprio pensiero nello scritto, ma soprattutto per la nuova maniera di tenere i più cordiali rapporti con gli allievi che in lui trovavano non solo il professore, ma soprattutto il perfetto educatore e il miglior padre. La splendida carriera e gli scritti del Logoteta Nel 1771 venne ordinato sacerdote e fu promosso catechista parrocchiale nella chiesa di San Filippo, Fu da lì che cominciò a farsi conoscere per la sua vasta cultura e la saggezza. Nel 1774 la memorabile conferenza “Sul vecchio e il nuovo regime ecclesiastico e laico di Siracusa”, mise in luce tutta la brillantezza della sua profonda e poliedrica dottrina e del suo stile. Così ottenne la cattedra di Teologia Dogmatica e cominciò a insegnare tale difficile disciplina nel seminario vescovile di Siracusa. 46 In seguito a concorso, nel 1781 venne eletto parroco di San Giacomo. E come parroco di quell’importante parrocchia profuse tutta la sua dottrina e tutto il vigore del suo zelo apostolico, non solo dal punto di vista della dottrina, ma anche dal punto di vista dell’amore del prossimo, non risparmiandosi affatto nel servire i bisognosi e nel cercare di alleviare le sofferenze ai più deboli. Per questo si meritò la stima più profonda del vescovo Alagona, che godeva la più vasta stima come pastore delle anime e come luce di sapienza sia in nella sua Diocesi, sia in tutta la Sicilia. Il Vescovo Alagona lo nominò canonico nel 1795 nel Capitolo della Cattedrale e collaboratore particolare di tutta la sua vasta attività apostolare e culturale. Lo nominò pertanto Custode della biblioteca da lui stesso fondata nel 1783 e che grazie al suo vivo interessamento si arricchì di tanti altri volumi, anche rari e di notevole importanza , tanto che divenne una delle più apprezzate di tutta la Sicilia. Questa sua importante carica lo mise in contatto con le figure più rappresentative della cultura siracusana, come il conte Cesare Gaetani, che l’ebbe come intimo amico e che spesso con lui si accompagnava nel fare le sue culturali passeggiate tra gli antichi monumenti, trattenendosi con lui a parlare delle glorie passate della città aretusea. Egli fu un appassionato cultore dell’archeologia e della storia di Siracusa e su questi argomenti scrisse numerose opere di gran pregio, servendosi anche della straordinaria conoscenza che si era fatta delle lingue orientali. Per la stima che si era acquistata come uomo di somma cultura e devozione, venne invitato a far parte del Concilio Tridentino. Tra le opere storiche sono meritevoli di essere ricordate le numerose dissertazioni sull’Origine della Chiesa Siracusana, importantissime per la storia paleocristiana. Egli , per invito dello stesso arcivescovo Alagona, che le aveva sommamente apprezzate, le leggeva nelle riunioni culturali che si solevano tenere nel Seminario. Le numerose sue opere di storia e di dottrina Le più importanti sue Dissertazioni sono: “Dissertazioni storiche sui riti della Chiesa Siracusana”., in cui spiegava la liturgia e i riti locali, a partire dalla venuta di San Palo a Siracusa e il primo apostolato di San Marziano. Di grande rilievo la puntualizzazione sull’avvicendamento dei riti dal greco al latino, nonché la considerazione che dopo la cacciata dei Saraceni da parte dei Normanni, a Siracusa vi sia stato anche il rito gallicano. Spiega pure come dal rito gallicano si passò nel 1500 al rito romano. “ Dissertazioni sull’uso dei vecchi canoni penitenziali della chiesa siracusana”, in cui , servendosi di antichi codici manoscritti, si trattiene a descrivere le penitenze pubbliche che la chiesa siracusana applicava alle diverse categorie dei peccatori; “ Dissertazioni sugli scrittori ecclesiastici siracusani”, ricche di importanti notizie storiche, tra cui quelle sul celebre frate agostiniano P. Gaspare Ventura. Diversi Commentari critico storici scrisse, tra cui quello sull’origine apostolica della chiesa siracusana e quello su San Metodio, vescovo siracusano che poi divenne patriarca di Costantinopoli. Importante la sua opera storica sui re e i tiranni di Siracusa., tratta dalle antiche monete., quasi una guida per chi anche oggi studia la numismatica siracusana. Anche di argomento storico archeologico furono “Le Siracuse antiche illustrate” e “Il Pritaneo siracusano”, sulla base della documentazione degli antichi uomini illustri, come Teocrito e Cicerone che ne avevano parlato., nonché le ricerche critiche intorno all’anfiteatro, che egli pubblicò quando questo venne scoperto.. Egli fondò anche il Giornale Ecclesiastico di Sicilia, che venne molto apprezzato an- 47 che negli ambienti ecclesiastici fuori di Sicilia. Molto addentro fu pure nel Diritto Canonico e Civile su cui scrisse diverse pregevoli opere, come quella su “Gli uffici del parrocato” Fu un grande conoscitore dei problemi filosofici. Anche su questa disciplina scrisse stimatissime opere, come i versi sciolti su “I diritti dell’uomo”, che proprio in quel periodo portava avanti il Razionalismo. Ma si intende che egli si ispirava totalmente alla dignità dell’uomo che scaturiva dall’essere tutti figli dello stesso Padre Eterno. In questo suo poemetto dimostrò di possedere anche una straordinaria vena poetica, che meritò gli elogi da parte di illustri personalità del mondo culturale nazionale. Alla profondità delle conoscenze giuridiche e filosofiche, alla facondia delle sue dissertazioni, alla sincera vena poetica, si unirono pure le straordinarie conoscenze scientifiche, che gli permisero di scrivere delle opere di notevole valenza, come quella su “ La pioggia, di manna caduta in Vizzini di Sicilia il 25 settembre 1792 ”, con cui dimostrò che lo straordinario fenomeno realmente accaduto fu provocato dalla esalazione delle piante trasudanti materie zuccherine levatesi dall’atmosfera. Nel 1793, quando a Siracusa scoppiò un’epidemia di febbre che cagionò la morte di numerosi cittadini, il Logoteta scrisse una dissertazione di straordinario acume, avendo egli trovato la ragione di tale epidemia nella diffusione nell’aria di un gas mefitico formatosi sia in seguito alla putrefazione di cibi che all’acqua putrida dei Pantanelli. Il giudizio sul Logoteta espresso dallo storico Privitera Il noto storico siracusano, a lui contemporaneo, ne lasciò un giudizio di grande apprezzamento. Tra l’altro egli scrisse: “Apprezzatore della gloria della patria, di cui molte cose illustrò, ed anelante di vederla rialzata dalla miseria, fondò un’Accademia Agraria, per promuovere e ravvivare l’agricoltura, che è fonte di ricchezza, cotanto allora decaduta, e che chiamò allora Accademia Georgico Ecclesiastica. L’occasione della fondazione di tale accademia fu determinata nel 1802, dalla venuta in Siracusa del canonico Andrea Zucchini, direttore di Agricoltura a Firenze, il quale incitò il Logoteta a cooperarsi per la bonifica dell’agro siracusano.” Su tale argomento egli scrisse un’opera di grandissimo valore, in cui espresse, tra le altre cose, delle opinioni che ben si possono considerare d’avanguardia. I soci di tale Accademia , tra cui il dotto canonico Benedetto Bufardeci, si riunivano nell’aula della biblioteca Alagoniana, di cui egli fu nominato primo Custode, e leggevano dissertazioni su svariati argomenti agrari, quali quelli sulla coltivazione delle viti, sul pascolo degli animali, e sui mezzi per curarli Riguardo ai suoi straordinari studi archeologici e al ritrovamento di numerosi e importanti reperti, tra cui numerose preziose monete siracusane, ( divise in monete riferentisi al culto religioso, monete riferentisi ai re e ai Siracusani illustri e monete riferentesi al territorio) si deve dire che essi lo portarono pure all’idea di fondare, accanto alla Biblioteca Alagoniana, un museo. Da questo primo incunabolo nacque, nel 1809, con la munificenza di Saverio Landolina e a spese del vescovo Filippo Trigona, il museo archeologico che sorse nei locali della medesima biblioteca in Piazza Duomo. 48 Memorabile fu il saggio accademico che ,sui vasi greco siculi, vi diedero 19 nobili giovani, tra cui l’appena quattrenne Francesco Gargallo Grimaldi, primogenito del poeta Tommaso Gargallo che discusse su una figura vascolare egiziana.. Altre opere di notevole rilievo scrisse riguardanti l’archeologia e la numismatica, quella sulla classificazione delle piante incise sulle monete e quella sulla descrizione dei monumenti rimasti al suo tempo, raffigurati sulle stesse monete. Sui monumenti scrisse pure un libro, in cui li descriveva per gli stranieri che venivano a visitare Siracusa. Ancora altre opere scrisse ed un epistolario di grande rilevanza storico-giuridico-scientifico. Morì il 19 aprile del 1809, all’età di 61 anni, compianto da tutta la cittadinanza. Fu sepolto nella chiesa di San Pietro al Carmine.
a lui è intitolata la via dai nn.71,73 di via Roma al n. 70 di via della Giudecca

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