Accolla Francesco - Personaggi storici 800 Siracusano

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Personaggi storici
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Accolla Francesco

A
Francesco Accolla, avvocato di Floridia, visse e morì a Siracusa nell’aprile del 1882.
Fu il primo deputato siracusano nel primo parlamento italiano

La via a lui intitola a non è in Ortigia, nella zona riservata alla toponomastica dei personaggi insigni dell’Ottocento siracusano, ma nel quartiere di Acradina, prima del numero 98 di via Alessandro Specchi, che invece è la zona toponomasticamente riservata agli artisti siciliani, come Antonello da Messina, Giacomo Serpotta….. Questo forse non perché non vi erano più vie da dedicare alle nobili figura, perché altrimenti gli avrebbero dedicato una via ugualmente vicina al ponte, anche se sulla terraferma, come è stato fatto per i due Moscuzza e altri, ma perché siracusano a tutti gli effetti non era. In effetti era nato a Floridia, anche se Fu di intelligenza straordinaria e fin da ragazzo si distinse per la fermezza del carattere; anche quando giocava con i compagni, non permetteva soprusi e vigliaccherie, ma si dimostrava in possesso di un senso di giustizia che a quell’età faceva meravigliare e quel senso di giustizia richiedeva caparbiamente dai suoi piccoli compagni nel paese. 128 Divenne pertanto un legale di così grande notorietà, sia nelle questioni penali sia in quelle civili, che in ogni processo di grande rilievo che si faceva al foro siracusano, non mancavano di rivolgersi alla sua straordinaria competenza e di chiedere il suo saggio consiglio, di affidare a lui il patrocinio. Alla sicura riuscita del suo intervento gli erano di grande importanza non solamente la sua profonda conoscenza specifica, la sua esperienza, ma anche l’aspetto, l’eleganza, la voce, il modo di comportarsi, la foga della sua arringa, l’impegno con cui affrontava il più difficile caso e sapeva risolverlo. Tutti lo apprezzavano per la sua scienza politica e per il sentimento patrio che aveva dimostrato fin da ragazzo. Francesco Accolla promotore di leggi che solo ai nostri giorni sono state approvate Nel 1861 aveva indirizzato una lettera al Primo Ministro Urbano Rattazzi in cui aveva esposto delle idee che veramente si possono considerare di grande avanguardia, addirittura di straordinaria preveggenza su quello che poi si sarebbe realizzato nel tempo su questioni politico sociali di levatura nazionale e internazionale. Aveva, tra l’altro, prospettato l’esigenza di estendere il suffragio universale: un diritto che sembrava un’inattuabile e utopistico a quei tempi, in cui avevano il diritto di voto soltanto quelli che pagavano un certo censo, cioè i possidenti, e non ne avevano diritto assolutamente le donne, per cui, in verità la differenza tra deputati di destra e deputati di sinistra non era poi molta… Di grandissimo valore le considerazioni e le proposte di legge che egli faceva allora al Capo del Governo Italiano appena costituito , tra cui queste: 1) La sovranità risiede nell’universalità dei cittadini italiani; essa è inalienabile ed imprescrittibile, per cui nessun altro individuo o frazione del popolo può attribuirsene l’esercizio; 2) Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia o degli Italiani, deve decretare in nome e per volontà del popolo italiano; 3) Tutti i cittadini italiani che abbiamo compiuto i ventun anni, che godono i diritti politici e civili e non ne sono esclusi o dichiarati incapaci per legge, devono avere il diritto di voto senza alcuna condizione di censo, di domicilio speciale o di istruzione. Già nella prime elezioni politiche egli fu presentato come candidato e, anche se Filippo Cordova ebbe la maggioranza dei voti, 471 su 666 votanti, egli riscosse la fiducia di 133 elettori. Venne eletto Deputato di Augusta e partecipò attivamente all’attività parlamentare, mettendosi subito in mostra per la sua grande personalità, per l’impegno e per la incisività dei suoi discorsi alla Camera, dove si attirò l’amicizia di molti parlamentari di spicco . Il Ricciardi, proprio per questo suo impegno e per la grande stima che si era guadagnata, ebbe ad affermare che egli era “ preziosissimo in un Parlamento che voglia fare leggi savie davvero”. Fu sempre vicino al popolo minuto e soprattutto alla classe degli operai e degli agricoltori. Quando il Cordova, che era stato nominato sia nel distretto di Siracusa che in quello di Caltagirone, optò per questo, Francesco Accolla dovette sostenere il ballottaggio con un altro suo collega del foro siracusano: l’avvocato Luigi Greco Cassia. Il Greco Cassia era sostenuto dal capo di un gruppo di elettori molto influenti, il dott. Carmelo Campisi; ma gli elettori, delusi per la rinuncia che aveva fatto il Cordova, disertarono le urne e Siracusa rischiò di non vedere eletto nessun suo rappresentante. Alla fine la maggioranza dei voti andò a Luigi Greco Cassia, che fu un grande difensore dei diritti e degli interessi dei suoi concittadini. Fu lui che insistette presso il Ministro Urbano Rattazzi affinchè Siracusa fosse restitui- 129 ta nel diritto della titolarità del capoluogo, e presentò alla Camera un progetto di legge, sostenuto dal Cordova, per il trasferimento del capoluogo da Noto a Siracusa , che però non potè essere discusso per la crisi politica provocata dai fatti di Aspromonte, quando Garibaldi, volendo marciare su Roma, fu fermato e ferito dall’esercito mandato dal Rattazzi stesso. La questione fu ripresa, sempre dietro la spinta di Luigi Greco Cassia e fu risolta in favore di Siracusa quando il Rattazzi fu sostituito da Marco Minghetti e Giovanni Lanza, nuovo ministro degli Interni, propose la ristrutturazione amministrativa dello Stato. L’ultima esecuzione capitale avvenne a Siracusa Quando nel 1865 mentre in Parlamento si discuteva sull’abolizione della pena di morte, proprio a Siracusa veniva eseguita l’ultima pena capitale: la mattina dell’8 giugno veniva decapitato Giovanni Schembari, che fino all’ultimo si era dichiarato innocente. A difenderlo, inutilmente ,m era stato l’avv. Francesco Accolla, che in seguito a quella esecuzione inviò al Ministro degli Interni Stanislao Mancini e pubblicò una lunga e risentita lettera di protesta, in cui, fra le molte frasi di grave incisività scrisse. “ La giustizia del patibolo non è la giustizia del diritto e della civiltà; la giustizia del patibolo è irreparabile; può colpire confusamente il colpevole e l’innocente, e lasciare, senza alcun ripèaro, il rimorso della iniquità!” Frasi che ancora oggi che si discutono le stesse problematiche in campo mondiale, si presentano quanto mai attuali Quando ,nel 1870, l’attività del traffico cominciava ad avere il più incoraggiante sviluppo, a sostenere l’incremento dell’agricoltura fu soprattutto Francesco Accolla che favorì l’estendersi della viticoltura e dell’agrocoltura che divennero ben presto tra le fonti di maggior guadagno nella provincia di Siracusa. E quando, proprio in vista della sviluppo agrario si formò la Società Agraria della quale fu presidente il senatore Gaetano Moscuzza, Francesco Accolla fu inserito nella rosa dei Consiglieri. Nel maggio del 1880 , quando vi furono le elezioni per la XIV legislatura. Oltre a candidarsi Greco Cassia e Landolina Interlandi- i due eterni rivali, rappresentanti dei due partiti avversi- si presentò anche Francesco Accolla, come pure Don Emilio Bufardeci che era tra i liberali più sfegatati, garibaldino e mazziniano. In quelle elezioni , su 900 elettori, il Greco Cassia ottenne 211 voti, mentre Francesco Accolla ne ebbe 175, Interlandi 129 e Bufardeci 120. Nel ballottaggio che ne seguì lottarono il Cassia e l’Accolla. Ebbe la meglio Greco Cassia, con 447 voti, mentre Accolla ne ebbe 242 solamente. E fu l’inizio del tracollo politico di Francesco Accolla, che tuttavia rimase una delle figure di spicco nella città, dove continuò ad esercitare la sua professione forense godendo della massima stima da parte di tutti.
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